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Cartolarizzazione npl

Quali sono le attività che precedono la cartolarizzazione npl

La cartolarizzazione npl è uno degli strumenti più utilizzati dalle banche per liberarsi dei crediti deteriorati.

Negli ultimi anni dopo le raccomandazioni fornite dalla Banca Centrale Europea, la maggior parte degli istituti di credito in Europa ha fatto ricorso allo strumento della cartolarizzazione per cedere i propri crediti npl.

Sin dall’anno 2015 l’Italia è divenuta la nazione in cui si è concluso il maggior numero di cessioni di crediti deteriorati.

Ma come funziona la cartolarizzazione npl? E soprattutto quali sono le fasi della procedura di acquisto?

In questo articolo ti spiegherò come si svolge la cessione di un credito npl e ti spiegherò quali sono i 4 momenti principali che precedono la cartolarizzazione npl.

Tuttavia prima di proseguire è necessario che ti spieghi il significato di alcuni termini fondamentali.


Che cos’è la cartolarizzazione?

La cartolarizzazione è uno strumento che viene utilizzato per la cessione dei crediti di una società.

La società che vuole cedere dei crediti ricorre allo strumento tecnico della cartolarizzazione per “trasformare” i crediti in titoli obbligazionari.

Grazie a questa tecnica il credito si trasforma in una obbligazione, cioè in un titolo che permette al suo possessore di ottenere il pagamento di una somma di denaro.

Cosa significa il termine “npl”?

Il termine “npl” è una sigla che contiene le 3 iniziali delle parole “non performing loans” che in inglese significano letteralmente “prestiti non performanti”.

Questa sigla viene utilizzata per descrivere i crediti deteriorati, cioè quei crediti che hanno subito un processo di deterioramento a causa del mancato pagamento (prolungato) del debitore (se vuoi avere maggiori informazioni sul processo di deterioramento dei crediti leggi questa pagina).

Attualmente, secondo le nuove direttive della Banca Centrale Europea, il termine “npl” è stato sostituito con il termine “npe”.

Quest’ultima sigla contiene le lettere delle parole “non performing exposures” (che in inglese significano letteralmente “esposizioni non performanti”).

Sebbene il termine “ufficiale” da utilizzare sia “npe” o “crediti npe” ancora oggi (per pigrizia o abitudine) si parla spesso di “npl” o “crediti npl”.

La cartolarizzazione npl

La cartolarizzazione npl non è altro che un’operazione di cessione di crediti npl (cioè crediti deteriorati) con cui una banca trasforma alcuni crediti insoluti in titoli obbligazionari.

Cartolarizzazione npl: cessione di crediti

Cartolarizzazione npl: cessione di crediti

I titoli obbligazionari saranno poi collocati sul mercato e consentiranno ai futuri acquirenti di poter incassare il diritto di credito contenuto nell’obbligazione.


Dopo averti spiegato qualcosa in più sulla cartolarizzazione npl, adesso possiamo analizzare le 4 fasi principali della procedura di acquisto dei crediti deteriorati.

FASE 1 – GLI ACQUIRENTI VENGONO INFORMATI DELLA CESSIONE

La prima fase della procedura di acquisto consiste nell’informare i potenziali acquirenti che la cedente (definita “originator”) ha intenzione di cedere i propri crediti.

Alla data odierna non esiste ancora una procedura istituzionale che consenta ai soggetti interessati all’acquisto di informarsi in modo trasparente sui crediti messi in vendita.

Più di una volta, nei meeting di settore, la BCE si è espressa su questo tema suggerendo agli operatori di creare una piattaforma digitale che favorisca la compravendita dei crediti npl.

In assenza di una piattaforma ufficiale, i fondi di investimento o le società interessate all’acquisto si informano sulle prossime operazioni di cessione tramite dei soggetti che svolgono il ruolo di intermediari.

Grazie all’attività degli “intermediari” gli acquirenti vengono informati:

  • sull’identità della cedente;
  • sul numero delle posizioni da cedere;
  • sulla tipologia dei crediti ceduti.

Si apre così la 2° fase.


FASE 2 –  SVOLGIMENTO DELLA DUE DILIGENCE

Dopo aver conosciuto i dati generali della cessione, gli acquirenti possono manifestare un interesse ad esaminare il portafoglio di crediti ceduti.

Inizia così la fase di “due diligence”.

La due diligence (che in inglese significa “dovuta diligenza”) è l’attività di analisi e raccolta dati con cui si valuta la convenienza dell’affare.

In questo modo la cedente consente ai soggetti interessati all’acquisto di esaminare una porzione del portafoglio prossimo alla vendita.

L’esame può avvenire sia attraverso un accesso presso gli archivi in cui sono contenuti i documenti delle singole pratiche, sia attraverso un accesso ad una stanza virtuale denominata “VDR” ovvero “virtual data room”.

Al termine della fase di due diligence gli acquirenti esaminano i dati delle pratiche analizzate e, attraverso delle proiezioni economiche, attribuiscono un prezzo al portafoglio.

Si apre così la 3° fase.


FASE 3 – PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE: OFFERTA NON VINCOLANTE ED OFFERTA VINCOLANTE

La 3° fase della cartolarizzazione npl prevede la presentazione delle offerte di acquisto.

Se un acquirente ha valutato positivamente il portafoglio messo in vendita, allora sarà interessato all’acquisto.

Per questo motivo si usa abitualmente fissare due termini temporali entro le quali gli acquirenti dovranno formulare le offerte.

1° termine: le offerte NON VINCOLANTI

Il primo termine consente agli acquirenti di formulare le offerte “non vincolanti”, cioè quelle offerte che non vincolano giuridicamente il proponente ad acquistare il portafoglio di crediti.

Si genera così un’asta in cui i vari pretendenti all’acquisto concorrono tra di loro per offrire la somma più alta per aggiudicarsi i crediti.

L’attività delle offerte non vincolanti è molto delicata e nasconde molte insidie.

Da un lato è necessario formulare un’offerta di acquisto che sia superiore alle altre pretendenti; dall’altro lato l’acquirente deve cercare di contenere la sua offerta per evitare di pagare eccessivamente (e oltre il valore stimato) un portafoglio.

L’acquirente si muove in uno spazio strettissimo per cercare di vincere la sfida con gli altri protagonisti.

2° termine: le offerte VINCOLANTI

Superato questo primo termine delle offerte non vincolante, si apre un secondo termine per la presentazione delle offerte vincolanti.

In genere questa è la fase più delicata, poiché l’acquirente che partecipa a questa attività si impegna giuridicamente a formulare un’offerta di acquisto per diventare il nuovo proprietario del portafoglio.

L’apertura delle buste

Dopo la presentazione delle offerte la cedente procede con “l’apertura delle buste”.

Una volta consegnate le offerte vincolanti la cedente esamina le offerte e solitamente accetta quella economicamente più vantaggiosa.

Si arriva così alla 4° e ultima fase.

DISCLAIMER (dichiarazione di esonero di responsabilità): Alcune di queste regole possono variare.

Non tutte le cessioni di crediti si svolgono seguendo queste fasi; tutto dipende dalla decisione dell’originator.


FASE 4 – REDAZIONE DEL CONTRATTO DI CESSIONE

Dopo aver aperto le buste, e dopo aver accettato l’offerta più vantaggiosa, i due protagonisti dell’operazione si impegnano reciprocamente attraverso la stesura di un contratto di cessione.

Il contratto di cessione viene stipulato attraverso delle procedure differenti, che variano molto a seconda dell’identità delle parti e della nazionalità dell’acquirente.

Infatti è molto frequente che l’acquirente del portafoglio sia una società o un fondo estero.

In genere la stesura del contratto è un’attività molto complessa e delicata.

All’interno dell’accordo vengono definiti tutti i dettagli dell’operazione, come il perimetro delle posizioni cedute ed il compenso per la conclusione dell’affare.

Inoltre dentro il contratto è possibile inserire le cosidette “clausole di retrocessione”, ovvero quelle clausole che consentono all’acquirente di ottenere il rimborso dell’importo speso per una singola pratica.

Anche questo è un argomento molto ampio che richiederebbe un lungo approfondimento.

Ma di questo tema ti parlerò in un’altra guida.


Sei giunto al termine di questo articolo. Eccoti un breve riepilogo:

Cartolarizzazione npl: quali sono le 4 fasi della procedura di acquisto?

  1. Gli acquirenti vengono informati della cessione;
  2. Svolgimento della due diligence;
  3. Presentazione delle offerte: offerta non vincolante ed offerta vincolante;
  4. Redazione del contratto di cessione.

Leggi il riepilogo cliccando sull’infografica qui sotto

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Cartolarizzazione npl: le 4 fasi della procedura di acquisto

Cartolarizzazione npl: le 4 fasi della procedura di acquisto


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Come recuperare crediti all'estero

La guida definitiva che ti suggerisce come recuperare crediti all’estero

Come recuperare crediti all’estero? Se hai concluso un contratto con un una società estera questo articolo guida può esserti utile.

Ti spiegherò quali regole dovrai seguire per ottenere il pagamento da parte di un debitore estero.

Il recupero crediti estero è uno dei temi più delicati del nostro settore: ci sono moltissime insidie e alcuni problemi tecnici da risolvere.

In questa guida troverai 4 regole fondamentali che ti indicheranno come recuperare crediti all’estero e quale strategia utilizzare per ottenere il pagamento del tuo cliente.

Tuttavia prima di spiegarti quali sono le regole da seguire ci sono alcune domande che devi porti prima di procedere con l’attività di recupero.


Esiste un contratto?

Per alcuni potrà sembrare una domanda banale, ma mi è capitato diverse volte di assistere dei creditori che avevano concluso degli affari internazionali con società estere senza predisporre un contratto.

Ricorda che, qualsiasi sia il settore in cui operi, concludere un affare senza un contratto è sempre un errore e una pessima scelta.

Senza contratto sarà molto più difficile provare l’esistenza del tuo credito, e non potrai utilizzare il procedimento d’ingiunzione per ottenere un titolo esecutivo.

Ti ricordo che il procedimento di ingiunzione è un procedimento speciale che ti permette di ottenere un provvedimento giudiziale di condanna in tempi più ridotti rispetto ad un causa ordinaria.

Quale legge applicare in caso di mancato pagamento?

Predisporre un contratto non è la sola raccomandazione da seguire.

Quando concludi una transazione con un cliente estero ricorda di inserire una clausola con cui le due parti scelgono la legge italiana come legge da applicare in caso di mancato pagamento.

Hai verificato l’identità ed i dati fiscali del cliente estero?

Quando concludi un affare con un cliente estero è molto importante verificare la sua identità ed i suoi dati fiscali.

Come recuperare crediti all'estero i dati fiscali

Come recuperare crediti all’estero: i dati fiscali

Nel nostro ordinamento italiano puoi verificare i dati di una società richiedendo una visura camerale presso la Camera di Commercio.

Anche negli altri ordinamenti stranieri le società hanno l’obbligo di registrazione.

Pertanto quando concludi un affare con una società estera fatti consegnare un documento che indichi:

  • la forma giuridica della società;
  • la sua sede legale;
  • i suoi dati fiscali.

Ti consiglio di rispondere a queste tre domande prima di capire come recuperare crediti all’estero.

Concentrati sul contratto, sulla legge da applicare in caso di controversie, e sulla verifica dei dati del cliente estero.


Adesso possiamo passare alla parte pratica di questa guida, in cui ti indicherò 4 regole fondamentali per ottenere il pagamento dal tuo cliente estero.

Come recuperare crediti all’estero?

1. INDIVIDUA LA LEGGE APPLICABILE ALLE CONTROVERSIE

Cosa succede se il contratto che hai firmato non indica qual è la legge applicabile alle controversie?

In questo caso puoi applicare le legge italiana sfruttando il diritto internazionale privato.

Il diritto internazionale privato (contenuto nella legge n. 218/1995) è quell’insieme di norme che disciplina i rapporti tra persone o società che appartengono a stati differenti.

Lo scopo di questa legge è quello di stabilire delle regole che consentano di individuare la legge applicabile a determinate situazioni giuridiche.

Queste regole vengono definite “criteri di collegamento”, ovvero dei criteri che permettono di “collegare” delle situazioni giuridiche reali ad una determinata legislazione nazionale.

Ti faccio un esempio concreto parafrasando la parte iniziale di alcune celebri barzellette: cosa succede se un francese ed un tedesco concludono un contratto in Italia?

Ecco il diritto internazionale privato serve per risolvere delle questioni di questo tipo: individuare il diritto applicabile ad una fattispecie in cui sono coinvolte tante nazioni diverse (nel nostro esempio, la Francia, la Germania e l’Italia).

L’art. 57 della legge n. 218/1995 stabilisce che la legge applicabile in materia di contratti è quella del luogo in cui deve essere eseguita l’obbligazione.

Pertanto se l’obbligazione principale del contratto deve essere eseguita in Italia, la legge applicabile sarà quella italiana.

Se non hai firmato un contratto con il cliente straniero, ti consiglio di concordare che l’obbligazione principale dovrà essere eseguita nel territorio italiano.

In questo modo, in caso di insoluto, potrai applicare la legge italiana per richiedere il pagamento del tuo credito.


2. DIFFIDA IL DEBITORE NELLA SUA LINGUA MADRE

Una volta individuata la legge applicabile alla controversia, è necessario inviare una diffida al debitore estero.

Sia che si tratti di una società, o di un professionista, è sempre preferibile inviare una diffida nella lingua madre del tuo cliente.

Facciamo un esempio concreto: se hai concluso un affare con un cliente tedesco, per prima cosa ti consiglio di predisporre una diffida in lingua italiana.

Successivamente rivolgiti ad un traduttore specialista (o ad un studio legale internazionale) e chiedi di far tradurre la tua diffida nella lingua tedesca.

Entrambe le diffide (quella in lingua italiana e quella in lingua tedesca) dovranno essere inviate al debitore attraverso un servizio postale estero.

Perché devi inviare anche la diffida in italiano?

Perché se deciderai di promuovere una causa giudiziale presso un Tribunale italiano, potrai dimostrare al Magistrato che deciderà la causa che la diffida è stata inviata in entrambe le versioni, facilitando ovviamente il suo lavoro.


3. ESEGUI DELLE INDAGINI PATRIMONIALI ESTERE

Dopo l’invio della diffida, non hai ricevuto alcuna risposta? Ti conviene programmare un’azione giudiziaria.

Tuttavia prima di rivolgerti al Tribunale ti consiglio di eseguire delle indagini patrimoniali sul cliente estero.

L’indagine patrimoniale su un soggetto estero ha un costo maggiore rispetto a quelle su un soggetto italiano, ma ti permetterà di individuare eventuali beni mobili o immobili che potranno soddisfare il tuo credito.

Prima di avventurarti in una causa giudiziale, accerta con precisione se i beni del tuo cliente estero si trovano in Italia.

Solo con queste informazioni complete puoi stabilire la strategia di recupero più adatta per il tuo caso.


4. SCEGLI UNO STUDIO LEGALE INTERNAZIONALE

Cosa succede però se la legge applicabile in caso di controversie è diversa da quella italiana?

La prima cosa che devi fare è individuare uno studio legale internazionale: cioè uno studio legale italiano che offre assistenza legale anche all’estero.

In questo modo potrai contare su dei professionisti italiani che cureranno il tuo contenzioso all’estero tramite degli avvocati stranieri.

Tuttavia prima di avventurarti in questa azione, ti consiglio di richiedere un preventivo iniziale e una stima sui possibili tempi di incasso.

Un processo all’estero può essere molto costoso e potrebbe avere una durata più lunga di quella che ti aspetti.


Sei giunto al termine di questo articolo. Eccoti un breve riepilogo:

Come recuperare crediti all’estero: quali sono le regole fondamentali da seguire?

  1. Individua la legge applicabile alle controversie;
  2. Diffida il debitore nella sua lingua madre;
  3. Esegui delle indagini patrimoniali estere;
  4. Scegli uno studio legale internazionale.

Leggi il riepilogo cliccando sull’infografica qui sotto

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Come recuperare crediti all'estero 4 regole da seguire

Come recuperare crediti all’estero: 4 regole da seguire


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Come recuperare crediti professionali: 4 consigli utili per tutti i professionisti

La guida definitiva per scoprire come recuperare crediti professionali

Se sei un professionista e ti stai chiedendo come recuperare crediti professionali, questa guida può esserti utile.

In questo articolo ti fornirò dei consigli applicabili a tutte le tipologie di professionisti del nostro sistema produttivo.

Il recupero crediti è un’attività mista che prevede una serie di regole che possono essere applicate a diversi settori.

Tuttavia esistono dei principi che possono essere applicati solo ad alcune categorie di professioni, e che possono modificare la strategia di recupero.

Con questa guida non ti spiegherò le regole generali del recupero crediti, ma piuttosto ti suggerirò dei consigli pratici per ridurre al minimo il rischio di insolvenza del tuo cliente e per scongiurare una possibile crisi economica.

Ogni consiglio è stato concepito per risolvere un problema che si verifica frequentemente in diversi settori professionali.

Prima di proseguire, però, è doveroso spiegare meglio alcuni concetti.


Che cosa sono i crediti professionali?

Nel nostro ordinamento giuridico non esiste una definizione che descrive in modo preciso cosa siano i crediti professionali.

Esistono molti riferimenti a questi termini sia in alcune norme giuridiche sia in alcune sentenze della giurisprudenza.

Tuttavia se analizziamo in modo letterale queste due parole potremmo certamente dire che il credito si definisce “professionale” quando nasce da una prestazione “professionale” e cioè una prestazione svolta da un libero professionista.

Come recuperare crediti professionali: la citazione

Come recuperare crediti professionali: la citazione

Le caratteristiche del libero professionista

Il libero professionista è un lavoratore autonomo, non soggetto ad un vincolo di subordinazione, che svolge servizi prevalentemente di natura intellettuale.

La nostra legge (art. 2229 del codice civile) prevede inoltre che determinate professioni possono essere svolte solo se si è iscritti in appositi albi professionali (come ad esempio gli avvocati, i commercialisti, i medici, gli architetti).


Dopo aver definito il significato del termine “credito professionale”, possiamo passare alla parte pratica di questa guida.

Per scoprire come recuperare crediti professionali, ti elencherò 4 consigli legati alla principali professioni del nostro ordinamento.

Ogni consiglio ha lo scopo di risolvere un problema che si verifica frequentemente in alcuni settori professionali, e va sommato a tutte le regole generali che si applicano al recupero crediti.

In altre parole per recuperare il tuo credito non sarà sufficiente seguire questi singoli consigli ma dovrai anche applicare alcune regole generali che abbiamo trattato in altre guide.


Come recuperare crediti professionali?

1. CONCORDA IL PREZZO PER ISCRITTO

Uno dei motivi principali che spinge i clienti a non pagare è quello di ritenere troppo oneroso il compenso da riconoscere in favore del libero professionista.

Nella mia esperienza professionale, ho notato che molte volte alcuni consulenti accettano gli incarichi dei nuovi clienti senza specificare quale sarà la misura dei loro compensi.

Questa cattiva prassi può generare molte frizioni al momento del pagamento di una fattura, e spesso sfocia nel mancato pagamento.

Per evitare di correre questo rischio è sempre preferibile concordare il prezzo prima di svolgere l’attività.

Predisponi un accordo o un preventivo che indichi il prezzo per la tua prestazione.

Se nel corso della tua attività dovessero sorgere spese impreviste, e tu sei già in grado di prevederle, informa il cliente.

Ti assicuro che le contestazioni sul importo finale da riconoscere al professionista sono molto frequenti.


2. FRAMMENTA IL TUO COMPENSO IN PICCOLE PARTI

Se il compenso per la tua attività è molto elevato, il rischio di mancato pagamento è reale.

Le statistiche ci dicono che più cresce l’importo del tuo credito, più cresce la probabilità di insolvenza.

Come rimediare?

Cerca di frammentare il tuo compenso in piccole parti, e fissa delle scadenze intermedie per il pagamento del cliente.

La soluzione migliore sarebbe quella di frammentare anche la tua prestazione.

Mi spiego meglio: alla scadenza della prima rata, tu dovresti interrompere il lavoro per attendere il pagamento del cliente.

Se il cliente non salda il suo debito, tu non continuerai a svolgere la tua prestazione.

Prevenire è meglio che curare: prima di pensare come recuperare crediti professionali è meglio tutelare il tuo lavoro.

Ti assicuro che questa è la soluzione migliore; puoi inserire una clausola nel tuo contratto che ti autorizza a sospendere il tuo lavoro in caso di mancato pagamento.


3. VERIFICA LA SERIETÀ DELLA TUA CONTROPARTE

Molti liberi professionisti stipulano degli accordi senza valutare la solidità della controparte.

Capita spesso di svolgere prestazioni per delle società in liquidazione o per degli imprenditori poco seri.

Per questo motivo è molto importante che tu verifichi la serietà della tua controparte prima di impegnarti a svolgere una prestazione.

Richiedi una visura camerale sulla tua controparte per verificare lo stato di salute dell’azienda.

Puoi anche richiedere una visura protesti per accertare se il tuo cliente è stato già un debitore inadempiente.

Più informazioni conosci sulla controparte più sarai avvantaggiato.

Se i tuoi accertamenti dimostrano che il tuo cliente è pluriprotestato, accetteresti mai un pagamento tramite assegno? Credo proprio di no…


4. STABILISCI PER ISCRITTO COME ESEGUIRE IL LAVORO

Prima di svolgere qualsiasi attività stabilisci per iscritto come eseguire il lavoro.

Capita spesso che molti clienti contestino la tua prestazione con motivazioni del tutto infondate.

Se non possiedi un documento scritto che descrive come dovevi eseguire il lavoro, o quale risultato dovevi raggiungere, ti sarà difficile smentire le osservazioni della tua controparte.

In questo caso ti consiglio di preparare un documento che indichi in modo molto dettagliato tutte le attività da compiere.

La presenza di un documento simile ti permette di provare in modo oggettivo la qualità del tuo lavoro e di tutelare il tuo credito professionale.


Sei giunto al termine di questo articolo. Eccoti un breve riepilogo:

Come recuperare crediti professionali: quali sono i consigli utili per tutte le professioni?

  1. Concorda il prezzo per iscritto;
  2. Frammenta il tuo compenso in piccole parti;
  3. Verifica la serietà della tua controparte;
  4. Stabilisci per iscritto come eseguire il lavoro.

Leggi il riepilogo cliccando sull’infografica qui sotto

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Come recuperare crediti professionali: 4 consigli

Come recuperare crediti professionali: 4 consigli


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Come recuperare crediti da una società in liquidazione: la guida

La guida da seguire per sapere come recuperare crediti da una società in liquidazione

Come recuperare crediti da una società in liquidazione? Questa è una delle domande più difficili che si possa rivolgere ad un legale o ad un professionista del recupero.

Non è facile trovare una risposta, né tantomeno organizzare una strategia di recupero efficace.

La liquidazione di un’impresa è una situazione spiacevole che può mettere seriamente a rischio il tuo credito.

Negli ultimi anni il numero di società che ha promosso la procedura di liquidazione cresce a dismisura.

E cresce proporzionalmente il numero di fallimenti: quando l’azienda in crisi non riesce a soddisfare i propri creditori, si ritrova molto spesso coinvolta in una procedura fallimentare.

Sarò sincero: se aspetti del denaro da una società in liquidazione le tue possibilità di recupero diminuiscono e la difficoltà che dovrai affrontare aumenteranno.

Non pensare di dover affrontare una situazione semplice.

Tuttavia esiste una soluzione: grazie a questo articolo ti suggerirò 4 azioni che dovrai compiere per sapere come recuperare crediti da una società in liquidazione.

Ma andiamo con ordine: prima di proseguire è necessario che ti spieghi cos’è la procedura di liquidazione.


CHE COS’E’ LA PROCEDURA DI LIQUIDAZIONE VOLONTARIA?

La liquidazione volontaria è una procedura con la quale un’impresa decide di concludere e definire i rapporti patrimoniali con i creditori.

La liquidazione si definisce “volontaria” perché è la stessa impresa che decide volontariamente di usufruire di questa procedura.

CAMBIO DI DENOMINAZIONE

Grazie alla liquidazione volontaria l’azienda muta la propria denominazione sociale inserendo in coda alla propria sigla le parole “in liquidiazione”.

In questo modo se l’azienda “Alfa srl” avrà deciso di promuovere la procedura di liquidazione volontaria, la sua nuova denominazione sarà “Alfa srl in liquidazione”.

SCOPO DELLA LIQUIDAZIONE

Grazie a questa procedura l’azienda effettua delle operazioni di liquidazione per convertire i beni di sua proprietà in denaro che sarà utilizzato per il pagamento dei creditori.

Nella maggior parte dei casi la procedura di liquidazione precede l’estinzione della società: infatti dopo aver liquidato tutti i beni e dopo aver retribuito i creditori, l’azienda può estinguersi.

I RISCHI PER I CREDITORI

Adesso capisci perché la procedura di liquidazione mette in pericolo il tuo credito? Se l’azienda si estingue senza provvedere a saldare il tuo credito, dovrai affrontare una lunga avventura giudiziaria prima di recuperare il tuo credito.

Inoltre devi sapere che le procedure di liquidazione volontaria nascondono molte insidie.

Sono molte le società che ricorrono a comportamenti davvero opachi e poco trasparenti per evitare di soddisfare tutti i creditori.


Dopo questa doverosa premessa, passiamo alla parte pratica di questa guida: se vuoi scoprire come recuperare crediti da una società in liquidazione segui queste 4 regole.

1. VERIFICA SE LO STATO DI LIQUIDAZIONE È REALE

La prima cosa da fare è quella di verificare se lo stato di liquidazione della società debitrice è reale.

Come fare? Semplice, devi richiedere una visura camerale dell’impresa.

E’ molto frequente trovare amministratori di aziende che affermano falsamente che l’azienda è in liquidazione.

In questo modo l’impresa cerca di “intimorire” il creditore facendogli credere che ci sono poche possibilità di recupero.

Credimi sono tanti quelli che mentono: per questo motivo richiedi subito una visura camerale della società e verifica se la sua ragione sociale è cambiata.

Ti ricordo che se l’azienda ha promosso la procedura di liquidazione volontaria, la sua sigla sarà seguita dalle parole “in liquidazione”.

Verifica immediatamente se la tua debitrice è effettivamente in uno stato di liquidazione.


2. NOTIFICA LA DIFFIDA AL LIQUIDATORE

C’è un piccolo trucchetto che puoi applicare per velocizzare il pagamento del tuo credito.

Invia una formale diffida direttamente alla società in liquidazione, ma presso l’indirizzo di residenza del liquidatore della società.

Molti amministratori non aggiornano l’indirizzo dove ha sede legale la società; spesso questa “dimenticanza” è volontaria per rendere la società irreperibile e complicare l’attività di recupero ai creditori.

Se decidi di inviare la diffida al liquidatore potrai evitare il rischio che la tua richiesta non venga notificata al destinatario.

L’indirizzo di residenza è indicato nella visura camerale della società.

Puoi verificare la data in cui è stata aggiornata la visura; se non è trascorso troppo tempo dall’ultima variazione, puoi inviare la diffida di pagamento all’indirizzo che troverai sotto i dati del liquidatore.

Ricorda una cosa importante: la diffida non va inviata al liquidatore in qualità di destinatario, ma alla società in liquidazione presso l’indirizzo del liquidatore.

E’ una differenza sottile ma che può generare grandi contestazioni in sede giudiziaria.


3. ESEGUI DELLE INDAGINI PATRIMONIALI SULLA SOCIETÀ IN LIQUIDAZIONE

Hai ottenuto una visura camerale aggiornata sulla società, successivamente hai inviato una diffida al liquidatore.

Ma nessuno ti ha richiamato.

Come recuperare crediti da una società in liquidazione? Esegui delle indagini patrimoniali sull’impresa.

Cerca di accertare se l’impresa possiede dei beni mobili o immobili che hanno sufficiente valore per soddisfare il tuo credito.

In questa fase ti consiglio di prendere in considerazione qualsiasi ipotesi: persino quella di ricorrere al pignoramento mobiliare.

Di solito il pignoramento mobiliare è uno strumento di recupero poco conveniente: tuttavia in una situazione simile valuta con attenzione se conviene farti assegnare un bene di proprietà del debitore piuttosto che inseguire una somma di denaro che non troverai.


4. ESAMINA IL BILANCIO FINALE DI LIQUIDAZIONE

Esiste anche un’altra possibile soluzione per sapere come recuperare crediti da una società in liquidazione.

Se sei arrivato tardi e la società si è estinta, non tutte le speranze sono perdute.

Ti consiglio di esaminare il bilancio finale di liquidazione pubblicato dalla società debitrice.

Infatti, la procedura di liquidazione volontaria si conclude con un bilancio finale che indica quali e quanti beni sono stati alienati a terzi.

Spesso succede che gli amministratori delle società in liquidazione assegnano ai soci (o a se stessi) dei beni aziendali (come auto, immobili o denaro) senza menzionare la presenza di creditori.

In questo caso cosa devi fare?

Se l’azienda debitrice ha liquidato dei beni aziendali in favore dei soci o in favore di terzi, puoi impugnare l’atto di liquidazione e puoi promuovere un’azione giudiziaria contro i responsabili (per approfondire l’argomento leggi questo articolo).


Sei giunto al termine di questo articolo. Eccoti un breve riepilogo:

Come recuperare crediti da una società in liquidazione: quali sono le 4 azioni da compiere?

  1. Verifica se lo stato di liquidazione è reale;
  2. Notifica la diffida al liquidatore;
  3. Esegui delle indagini patrimoniali sulla società in liquidazione;
  4. Esamina il bilancio finale di liquidazione.

Leggi il riepilogo cliccando sull’infografica qui sotto

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Come recuperare crediti da una società in liquidazione: 4 regole

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Come recuperare crediti da lavoro: 4 regole fondamentali

La guida che ti spiega come recuperare crediti da lavoro

Come recuperare crediti da lavoro: se l’azienda per cui lavoravi ha interrotto il vostro rapporto di collaborazione questo articolo può esserti utile.

In questa guida ti spiegherò 4 regole fondamentali che dovrai seguire per recuperare il tuo credito da lavoro.

Prima di spiegarti come comportarti, ti faccio una premessa importante.

A chi è rivolta questa guida

Questa guida è rivolta a tutti i lavoratori dipendenti che hanno prestato attività lavorativa periodica e continuativa per un’azienda.

Pertanto se lavoravi come dipendente (o anche come professionista a p.iva) per conto di un’azienda il tuo credito può definirsi come un “credito da lavoro” e questa guida è adatta a te.

Non fraintendermi, anche un lavoro prestato in modo occasionale (come ad esempio quello per una singola consulenza esterna) fa nascere un “credito da lavoro”.

Infatti anche in questo caso il tuo credito nasce dal tuo lavoro.

Ma in questo articolo tratteremo in modo più specifico come recuperare crediti da lavoro, nascenti da rapporti di lavoro subordinati, o rapporti di lavoro che per la loro natura sono assimilabili ai rapporti di lavoro subordinati.

Se invece sei un professionista a partita iva o sei un freelance, ti suggerisco di leggere questo articolo.


Le 4 regole fondamentali da seguire.

1. OTTIENI UNA COPIA DEL CONTRATTO FIRMATA DAL DATORE DI LAVORO

So che può sembrarti un suggerimento banale, ma molte volte mi è capitato di assistere dei lavoratori che non possedevano una copia del contratto firmato dal datore di lavoro.

A volte l’assenza del contratto era causata dallo smarrimento del documento.

In altri casi, invece, il contratto non era disponibile perché il rapporto di lavoro non era stato concordato in via scritta.

Devi sapere che, anche se non possiedi una copia firmata del contratto di lavoro, la legge ti consente di ottenere una tutela giuridica in sede giudiziale.

Infatti, diversamente da altre situazioni giuridiche, nel processo del lavoro potrai ottenere il pagamento della tua prestazione non pagata anche in assenza del contratto firmato dalle parti.

Per tutelare lo squilibrio contrattuale che esiste tra il datore di lavoro e il suo dipendente, la legge consente alla parte contrattualmente più debole (il dipendente) di poter provare l’esistenza del rapporto anche grazie alle prove cosidette “atipiche”.

Pertanto se non possiedi un contratto di lavoro firmato dalla tua controparte, ricorda che il tuo credito può essere recuperato.


2. RACCOGLI LE PROVE CHE DIMOSTRANO IL TUO LAVORO

Se non possiedi delle prove scritte che dimostrano lo svolgimento del tuo lavoro, puoi ricorrere alle prove testimoniali.

Infatti come già ti ho spiegato nel primo punto, la legge ti consente di provare che hai svolto il tuo lavoro grazie alle prove “atipiche” ma anche e soprattutto grazie alle prove testimoniali.

Come recuperare crediti da lavoro con le prove testimoniali

Se hai deciso di presentare una causa giudiziale contro il tuo datore di lavoro, ricorda che dovrai chiedere al Giudice (nel primo atto che introduce il giudizio) di ascoltare i testimoni.

Puoi chiamare a testimoniare in udienza tutti i tuoi ex colleghi di lavoro che avevi al tuo fianco durante la tua esperienza lavorativa.

Ricorda che se citi in giudizio i tuoi ex colleghi, essi saranno obbligati a presentarsi davanti al Giudice per rendere la testimonianza.

In molti casi un dipendente che lavora ancora per la tua ex società sarà in difficoltà nell’accettare la tua richiesta di testimonianza.

E’ una situazione piuttosto comune: nessuno vuole testimoniare in tuo favore contro l’azienda che gli paga lo stipendio.

Ma ricorda che, una volta citato in giudizio, il testimone ha l’obbligo di presentarsi e di dichiarare la verità sui fatti per cui è chiamato a rispondere.

In altre parole: nessuno può rifiutarsi di presentarsi in udienza davanti ad un Giudice.

Pertanto ricorda questo principio se un tuo ex collega ti comunicherà che non vuole essere chiamato in giudizio.

Come recuperare crediti da lavoro? Le testimonianze sono spesso le armi migliori durante un processo.


3. QUANTIFICA CORRETTAMENTE L’IMPORTO DEL CREDITO

Capita molto volte che il lavoratore che ha subito il licenziamento non sappia quantificare con precisione l’importo che l’ex datore di lavoro deve riconoscergli.

Questo succede molto spesso quando le parti non avevano sottoscritto un accordo.

Se ti trovi in questa situazione c’è un rimedio al problema: prima di avviare la causa giudiziale puoi rivolgerti ad un “Patronato” o ad un “CAF – Centro di assistenza fiscale” per ottenere un documento che quantifica gli importi che devi ricevere.

La maggior parte dei Patronati e dei CAF offre questo servizio a titolo gratuito, e consegna il documento nel giro di qualche settimana.

Ottenere un documento di quantificazione dell’importo del credito ti aiuterà moltissimo nella richiesta di pagamento.


4. RIVOLGITI AL TRIBUNALE DEL LAVORO

Dopo che avrai ottenuto il documento rilasciato da un Patronato o da un CAF, è arrivato il momento di formulare la tua richiesta di pagamento.

E’ sempre preferibile tentare di avviare una trattativa stragiudiziale di recupero: molte aziende preferiscono risolvere il contenzioso in via bonaria.

Tuttavia se il tuo tentativo non dovesse avere successo ti conviene rivolgerti subito al Tribunale del Lavoro.

Rivolgiti ad un legale e presenta la tua richiesta al Giudice: in base alle prove in tuo possesso ti sarà possibile richiedere l’emissione di un decreto ingiuntivo o promuovere una causa ordinaria secondo il rito del lavoro.

Ricorda che le spese giudiziarie per i contenziosi di lavoro sono ridotte; in molti casi le spese sono addirittura esenti (come nel caso di notifica degli atti giudiziari di lavoro).

In caso di mancato pagamento, ti conviene avviare una causa contro il tuo ex datore di lavoro; i tempi processuali sono ridotti e le spese che dovrai sostenere sono minori rispetto agli altri giudizi.


Sei giunto al termine di questo articolo. Eccoti un breve riepilogo:

Come recuperare crediti da lavoro: quali sono le 4 regole fondamentali da seguire?

  1. Ottieni una copia del contratto firmata dal datore di lavoro;
  2. Raccogli le prove che dimostrano il tuo lavoro;
  3. Quantifica correttamente l’importo del credito;
  4. Rivolgiti al Tribunale del lavoro.

Leggi il riepilogo cliccando sulla 1° infografica qui sotto

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Come recuperare crediti da lavoro: 4 regole

Come recuperare crediti da lavoro: 4 regole


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Come recuperare crediti da lavoro: le 4 regole da seguire

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Tino Crisafulli ➜ avvocato e Founder di RecuperoLegale.it

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Come recuperare crediti per telefono: le 4 fasi di una trattativa

La guida pratica per capire come recuperare crediti per telefono

Molti consulenti esterni ed avvocati mi hanno spesso chiesto come recuperare crediti per telefono.

La trattativa telefonica è una delle attività di recupero più utilizzate nelle grandi società.

Grazie agli operatori di “phone collection” si cerca di raggiungere un accordo con il debitore per ottenere il pagamento di un credito insoluto.

Gestire una trattativa stragiudiziale telefonica non è un’attività semplice; per avere successo e raggiungere il risultato programmato è molto importante ideare una strategia che consenta di transigere il contenzioso in tempi celeri.

Un vecchio strumento che porta ottimi risultati

I nuovi strumenti tecnologici non sono stati ancora in grado di sostituire l’efficacia e l’immediatezza della telefonata.

Il telefono: uno strumento scoperto tanti anni fa ma che si rivela insostituibile nella nostra vita quotidiana e nelle attività imprenditoriali.

Grazie all’utilizzo dei telefoni fissi le primissime società di recupero crediti degli anni ’90 hanno costruito il loro successo.

Cambiano i tempi ma non i risultati: anche adesso le transazioni condotte per telefono producono risultati davvero soddisfacenti.

Se vuoi scoprire alcuni consigli utili per sfruttare la trattativa telefonica nel recupero crediti, ti consiglio di leggere questo articolo.


Le 4 fasi

Ma il telefono è solo uno strumento, che può rivelarsi inutile se non è usato con una strategia.

Se vuoi scoprire come recuperare crediti per telefono, è molto importante che tu conosca quali sono le 4 fasi di una trattativa stragiudiziale.

In questo articolo ti spiegherò come prepararti per una transazione telefonica, e ti suggerirò come organizzare la tua strategia di recupero per ottenere il pagamento nel più breve tempo possibile.

Come recuperare crediti per telefono: le 4 fasi di una trattativa.


FASE 1 – RACCOLTA E ANALISI DELLE INFORMAZIONI

Prima di avviare una trattativa telefonica è necessario (ovviamente) raccogliere i dati sul debitore.

Le principali informazioni che devi possedere sono:

  • il nome ed il cognome della controparte;
  • il suo codice fiscale (se si tratta di una persona fisica) o la partita iva (se si tratta di una società);
  • il suo indirizzo di residenza;
  • il suo numero di telefono.

Non sempre i dati in possesso del creditore sono corretti; pertanto prima di avviare una trattativa telefonica devi verificare se il numero di telefono del debitore è attivo (anche grazie a dei servizi di indagine patrimoniale).


FASE 2 – PROGRAMMAZIONE DELLA STRATEGIA DI RECUPERO

Dopo aver raccolto tutte le informazioni sul debitore sarà necessario programmare una strategia di recupero.

Prima di avviare una trattativa telefonica, dovrai studiare le caratteristiche del debitore ed individuare i suoi “punti deboli”.

I “punti deboli” della controparte sono tutti i beni (mobili e immobili) e le fonti di reddito che possono essere sottoposte ad un pignoramento.

Il debitore è una dipendente pubblico? Un pensionato? Oppure è una società di capitali? O una società in liquidazione?

Ti consiglio di analizzare, grazie all’aiuto di un consulente, tutte le caratteristiche della controparte per individuare il percorso più adatto per il tuo obiettivo.

Conoscendo in anticipo i punti deboli del debitore potrai dirigere la conversazione telefonica verso quei temi e così potrai creare le premesse per una buona transazione.

Il debitore afferma di essere disoccupato mentre invece è pensionato?

Puoi smentirlo nel corso della telefonata utilizzando quell’informazione a tuo vantaggio.

Più informazioni possiedi più sarà facile condurre la trattativa.


FASE 3 – AVVIO DELLA TRATTATIVA

Adesso che hai individuato i punti deboli della controparte, e dopo aver studiato un piano strategico, sei pronto ad avviare una trattativa.

Ho sempre pensato che l’avvio di una trattativa deve avvenire con uno strumento più solenne di una semplice telefonata.

Per questo motivo ti consiglio di richiedere il pagamento del tuo credito inviando una diffida al debitore.

Successivamente, dopo aver avuto conferma della ricezione, puoi telefonare alla controparte per avviare la trattativa.

Alcuni consigli utili:

  • chiedi alla controparte una conferma esplicita della sua identità pronunciando il suo nome e cognome;
  • comunica il motivo della telefonata solo alla parte interessata e solo se hai ricevuto conferma sull’identità dell’interlocutore (diversamente commetteresti una violazione della legge sulla privacy);
  • qualificati con nome, cognome e titolo professionale, prima di iniziare a parlare.

Un piccolo trucco: se non riesci a parlare con il debitore lasciagli un messaggio cercando di incuriosirlo. Questa frase funziona quasi sempre: “Può farmi richiamare dal sig. TIZIO (debitore) perché ho comunicazioni urgenti che lo riguardano”.

Se il tuo interlocutore chiede maggiori spiegazioni dovrai dire che non sei autorizzato a fornire ulteriori dettagli per motivi di privacy.

Ricorda che rivelare a terzi il motivo della chiamata (specie se si tratta di una situazione debitoria) ti può esporre ad un responsabilità civile per violazione dell’obbligo di riservatezza.


FASE 4 – CHIUSURA E DEFINIZIONE DELLA TRATTATIVA

Nel corso della trattativa telefonica prendi appunti e segna tutte le contestazioni che ti rivolgerà il debitore.

Molto spesso la controparte affermerà delle cose inesatte per evitare di pagare.

Devi sapere che poche persone sanno davvero mentire senza lasciare qualche indizio; mi è capitato molte volte di smascherare delle bugie proprio durante il corso della telefonata.

Chi usa una bugia, spesso lo fa sulla base di una reazione emotiva e senza un copione già pronto: questo significa che se il bugiardo ha un altro “sbalzo” emotivo sarà portato ad affermare una bugia più grossa che spesso smentisce la prima.

Se annoti le informazioni sospette, quando sentirai la seconda bugia potrai chiedere di spiegare l’incongruenza con la prima informazione.

Con questa tecnica sono riuscito a disinnescare moltissimi debitori bugiardi.

In questo modo farai capire al tuo interlocutore che non è il caso di raccontarti delle bugie, perché tu sei così abile da accorgertene.

Come definire una trattativa

Quando il debitore si mostra favorevole ad una transazione, devi chiedergli di firmare un accordo scritto.

Quando la trattativa si conclude con la firma di un atto, le probabilità di recupero aumentano notevolmente.

Inoltre, se il debitore non rispetterà il suo impegno, potrai utilizzare il documento che avrà firmato per avviare una causa giudiziale.


Sei giunto al termine di questo articolo. Eccoti un breve riepilogo:

Come recuperare crediti per telefono: quali sono le 4 fasi di una trattativa stragiudiziale?

  1. Raccolta e analisi delle informazioni;
  2. Programmazione della strategia di recupero;
  3. Avvio della trattativa;
  4. Chiusura e definizione della trattativa.

Leggi il riepilogo cliccando sulla 1° infografica qui sotto

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Come recuperare crediti per telefono: le 4 fasi

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Come recuperare crediti per telefono: le fasi di una trattativa

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Come recuperare crediti insoluti

Scopri come recuperare crediti insoluti studiando il comportamento delle banche

Ci sono molte tecniche che ti suggeriscono come recuperare crediti insoluti.

Ogni strumento (consentito dalla legge) che ti consente di ottenere il pagamento da parte del debitore può essere adattato alle tue esigenze e alla tua realtà aziendale.

Il modo migliore per raggiungere un risultato è quello di studiare chi è più esperto di noi in un determinato settore.

Lo studio degli esperti ci permette spesso di evitare di commettere errori individuando immediatamente le soluzioni migliori per risolvere un problema.

Per questo motivo in questo articolo ho deciso di spiegarti quali sono le strategie più utilizzate dagli istituti di credito per il recupero dei crediti insoluti.

Analizzando il comportamento delle banche potrai organizzare la tua strategia di recupero in modo corretto avendo già un modello da seguire, che potrai adattare alla tua situazione aziendale.

Prima di proseguire però voglio spiegarti un concetto molto utile.

La distinzione dei crediti insoluti

Non tutti i crediti insoluti sono uguali: secondo le direttive della Banca d’Italia i crediti che non sono recuperati da diverso tempo (anche definiti come crediti deteriorati o crediti NPL) vengono suddivisi in 3 categorie.

CREDITI “PAST DUE” – Il credito si definisce “past due” quando non viene incassato per oltre 90 giorni dalla data di scadenza.

CREDITI “UNLIKELY TO PAY” – Il credito si definisce “unlikely to pay” quando è scaduto da più di 90 giorni ed il creditore ipotizza che il debitore non rispetterà l’obbligazione di pagamento.

CREDITI “DEFAULTED” – Il credito si definisce “defaulted” quando è scaduto da più di 90 giorni ed il debitore si trova in uno stato di crisi duraturo che gli impedisce di effettuare il pagamento.

In questa pagina puoi trovare una spiegazione più completa del processo di deterioramento del credito.

Dopo averti spiegato la distinzione delle sofferenze bancarie, passiamo ad analizzare le 3 strategie principali che ti permetteranno di capire come recuperare crediti insoluti.

Come applicare le strategie di questo articolo

Analizza la natura del tuo credito, utilizzando i criteri di distinzione forniti dalla Banca d’Italia.

Non appena hai individuato la categoria in cui inserire il tuo credito insoluto, analizza la strategia utilizzata dalle Banche e adattala al tuo caso, applicando le modifiche opportune.


Le 3 strategie per sapere come recuperare crediti insoluti.

1. LA TRATTATIVA STRAGIUDIZIALE E LA MEDIAZIONE PER I CREDITI “PAST DUE”

Quando il credito è scaduto da 90 giorni la maggior parte degli istituti di credito procedono immediatamente con l’instaurazione di una trattativa stragiudiziale.

Secondo le statistiche fornite da Banca d’Italia, quando il credito è poco deteriorato (come nel caso dei crediti “past due”) le probabilità di recupero tramite attività stragiudiziale crescono notevolmente.

Anche la mediazione civile è uno strumento utile in questi casi, ma è un rimedio meno utilizzato per via di maggiori costi di avvio.

Se il tuo credito insoluto rientra nella categoria dei “past due” ti conviene avviare una trattativa stragiudiziale o una mediazione civile.


2. LA RISTRUTTURAZIONE O IL RIFINANZIAMENTO PER I CREDITI “UNLIKELY TO PAY”

Quando il credito è scaduto da più di 90 giorni, e si ritiene probabile che il debitore non effettuerà il pagamento, molti istituti di credito decidono di proporre alla controparte una ristrutturazione del debito mediante rifinanziamento.

Il rifinanziamento consiste nell’erogazione di una nuova somma di denaro che in parte azzera il precedente debito, ed in parte rimane nella disponibilità del correntista per consentirgli di effettuare nuove operazioni imprenditoriali.

Si tratta di uno strumento finanziario tecnico molto utilizzato per le aziende che non elimina il debito (semmai lo aumenta) ma consente al debitore in difficoltà di avere una nuova disponibilità economica che può utilizzare per risollevare la propria attività.

Se il tuo credito insoluto rientra nella categoria degli “unlikely to pay” puoi suggerire al tuo debitore di rinegoziare le modalità di pagamento, inserendo delle scadenze più dilazionate, o compensando il tuo credito con beni o servizi erogati dal tuo stesso debitore.

Lo comprendo non è la soluzione ideale (tutti preferiscono il pagamento in denaro), ma a volte può essere una soluzione intelligente; sopratutto quando c’è il fondato timore che la tua controparte non riuscirà a pagare il suo debito.


3. LA CESSIONE O UNA PROCEDURA GIUDIZIALE PER I CREDITI “DEFAULTED”

Quando il credito è scaduto da più di 90 giorni, ed il debitore si trova in una situazione di crisi duratura, molti istituti di credito decidono di cedere la posizione a soggetti terzi.

In Italia il numero di crediti “defaulted” è molto alto e costituisce una vera e propria paralisi del sistema bancario.

A fronte di questa situazione di crisi “duratura” le banche decidono molto spesso di procedere con la cessione delle posizioni più problematiche dietro il pagamento di importo più basso che non copre certamente il valore nominale del credito ceduto.

In questo modo la Banca realizza un piccolo incasso che non copre certamente tutte le perdite subite, ma limita i danni dovuti dal mancato pagamento.

In altri casi, molte banche decidono di recuperare i crediti “defaulted” attraverso l’istaurazione di una procedura giudiziale per mettere pressione al debitore e costringerlo a pagare.

Se il tuo credito insoluto rientra nella categoria dei “defaulted” puoi scegliere se cedere la posizione a terzi, producendo un piccolo utile; in alternativa puoi scegliere di avviare una causa giudiziale contro il debitore.

In entrambi i casi si tratta di scelte molto delicate, che ti sconsiglio di prendere da solo: meglio richiedere un parere ad un legale o ad un consulente npl.


Sei giunto al termine di questo articolo. Eccoti un breve riepilogo:

Come recuperare crediti insoluti: quali sono le 3 strategie più utilizzate dagli istituti di credito?

  1. La trattativa stragiudiziale e la mediazione per i crediti “past due”;
  2. La ristrutturazione o il rifinanziamento per i crediti “unlikely to pay”;
  3. La cessione o una procedura giudiziale per i crediti “defaulted”.

Leggi il riepilogo cliccando sulla 1° infografica qui sotto

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Come recuperare crediti insoluti: le 3 strategie

Come recuperare crediti insoluti: le 3 strategie


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Come recuperare crediti insoluti: le strategie utilizzate dalle banche

Come recuperare crediti insoluti: le strategie utilizzate dalle banche


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Decreto provvisoriamente esecutivo

Che cos’è e quando è possibile ottenere un decreto provvisoriamente esecutivo

Hai mai sentito parlare di decreto provvisoriamente esecutivo?

Se devi recuperare un credito e sei costretto a promuovere una causa giudiziale, il decreto provvisoriamente esecutivo potrebbe rivelarsi lo strumento più adatto per ottenere il pagamento da parte del debitore in tempi molto rapidi.

In questo articolo ti spiegherò cos’è un decreto provvisoriamente esecutivo e quali sono i casi principali in cui il Giudice accoglierà la tua richiesta di provvisoria esecuzione.

Decreto provvisoriamente esecutivo: le differenze con quello NON esecutivo

Quando il decreto ingiuntivo viene emesso nella forma NON “immediatamente esecutiva”, il debitore sarà obbligato al pagamento nei confronti del creditore dopo un termine di 40 giorni. Questo termine decorre dal momento in cui il decreto ingiuntivo viene notificato.

Il decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo, invece, è quel provvedimento giudiziale che obbliga il debitore al pagamento immediato di una somma di denaro nei confronti del creditore.

Quindi, se hai ottenuto un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo, puoi notificarlo insieme all’atto di precetto senza dover attendere il termine di 40 giorni previsto dal codice di procedura civile.

Questo significa che potrai pignorare i beni del debitore molto prima rispetto ai tempi previsti dalla legge; in questo modo otterrai un enorme vantaggio rispetto agli altri creditori.

Come richiedere un decreto provvisoriamente esecutivo

Prima di dirti quali sono i principali casi in cui è possibile ottenere un decreto immediatamente esecutivo devi sapere che la provvisoria esecuzione viene concessa dal giudice su istanza del ricorrente (art. 642 1° comma).

Ricorda quindi che la provvisoria esecuzione va espressamente richiesta.

In alcuni casi può capitare che il giudice emetta un decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo senza che tu lo richieda.

A tal proposito ricorda che la concessione della provvisoria esecuzione in alcuni casi è espressamente prevista dalla legge (art. 642 c.p.c. 1° comma) in altri invece è rimessa alla valutazione discrezionale del giudice (art. 642, 2° comma).

Il decreto ingiuntivo diventa definitivamente esecutivo…

Dopo aver notificato un decreto provvisoriamente esecutivo il debitore avrà 40 giorni di tempo per impugnare il provvedimento.

Se sono trascorsi 40 giorni senza che il debitore presenti opposizione, il decreto ingiuntivo diventa definitivamente esecutivo e non può essere più contestato dalla controparte.


I principali casi i cui è possibile ottenere un decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo sono 3.

1. QUANDO IL CREDITO SI FONDA SU DELLE CAMBIALI SCADUTE DA PIU’ DI TRE ANNI

In questo articolo ti ho già spiegato che la cambiale firmata dal debitore (e munita di una corretta marca da bollo sul retro), costituisce un titolo esecutivo.

Per titolo esecutivo si intende quel provvedimento giudiziale o stragiudiziale che ti consente di procedere direttamente con l’esecuzione forzata (il pignoramento) nei confronti del tuo debitore.

Se possiedi delle cambiali firmate dal debitore puoi notificare un atto di precetto senza dover ottenere prima un decreto ingiuntivo.

In questo caso, infatti, le cambiali sono già un titolo esecutivo e non c‘è bisogno che tu agisca in giudizio per ottenerlo.

Se, invece, possiedi delle cambiali scadute da più di tre anni non puoi notificare l’atto di precetto ma puoi utilizzarle come prova scritta per ottenere un decreto ingiuntivo (art. 642 c.p.c. 1° comma).

In questo caso, infatti, potrai richiedere ed ottenere dal giudice la provvisoria esecuzione del decreto.


2. QUANDO IL CREDITO SI FONDA SU UN DOCUMENTO SOTTOSCRITTO DAL DEBITORE

Se possiedi un documento firmato dal debitore in cui egli riconosce il suo debito (ad esempio una scrittura privata o un accordo stragiudiziale), ti conviene utilizzarlo come prova scritta del credito per ottenere un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo.

Infatti, il documento sottoscritto dal debitore viene considerato una prova dell’esistenza del diritto di credito e ti permetterà di ottenere dal giudice la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo (art. 642, 2° comma).

Se non hai stipulato un contratto con il tuo debitore, ma ad esempio il tuo credito si fonda su fatture, ti consiglio di far firmare un accordo transattivo alla controparte (in questo caso è meglio affidarsi ad un legale).

Se il debitore non dovesse effettuare il pagamento, la firma di questo accordo potrebbe procurarti un vantaggio in sede giudiziale, poiché ti permetterà di ottenere un decreto provvisoriamente esecutivo.


3. QUANDO IL TUO DEBITORE E’ UN’AZIENDA CHE SI TROVA IN STATO DI “LIQUIDAZIONE”

Se il tuo debitore è un’azienda che si trova in stato di “liquidazione” potresti ottenere un decreto provvisoriamente esecutivo.

Questa situazione, infatti, può procurarti un enorme vantaggio se dimostri al giudice che lo stato in cui si trova l’azienda debitrice può pregiudicare in modo grave il tuo credito (art. 642, 2° comma).

Infatti la procedura di liquidazione, costituisce spesso (ma non sempre) l’anticamera dell’estinzione della società (o in alcuni casi precede lo stato di fallimento).

Grazie a questa procedura l’azienda cerca di ottenere il denaro necessario per pagare i creditori attraverso la vendita di beni mobili o immobili o attraverso la riscossione di crediti.

Pertanto, se scopri che il tuo debitore è un’azienda in liquidazione, chiedi al giudice la provvisoria esecuzione del decreto specificando che il tuo credito è in pericolo perché il tuo debitore potrebbe fallire da un momento all’altro.

? Per dimostrare che quanto affermi è vero ti consiglio di utilizzare i seguenti documenti:

  • un visura camerale aggiornata della società debitrice, dalla quale si possa dimostrare che la stessa ha promosso la procedura di liquidazione volontaria;
  • qualsiasi prova che dimostri che la società debitrice ha promosso la procedura di liquidazione volontaria a causa della presenza di molteplici debiti.

Sei arrivato alla fine di questo articolo. Puoi leggere il riepilogo qui sotto.

Quali sono i  3 casi in cui è possibile ottenere un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo?

  1. Quando il credito si fonda su delle cambiali scadute da più di tre anni;
  2. Quando il credito si fonda su un documento sottoscritto dal debitore;
  3. Quando il tuo debitore è un’azienda che si trova in stato di “liquidazione”.

Leggi il riepilogo cliccando sull’infografica qui sotto

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Decreto provvisoriamente esecutivo: 3 casi per ottenerlo

Decreto provvisoriamente esecutivo: 3 casi per ottenerlo


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Teresa Rossi ➜ avvocato e Founder di RecuperoLegale.it

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Come recuperare crediti da clienti

Scopri come recuperare crediti da clienti senza aspettare la mossa del debitore

Come recuperare crediti da clienti: ti confesso che questa è una delle domande che ricevo più spesso durante le consulenze telefoniche.

Qualsiasi sia il settore in cui tu operi, probabilmente ti sarà capitato di dover affrontare un caso simile.

Il tuo cliente non ha pagato il tuo lavoro e adesso devi cercare di recuperare i soldi che ti deve.

Il classico problema…

In molti altri articoli ho già spiegato quali sono le cose più importanti da fare nel caso in cui tu abbia dei crediti insoluti.

Se devi ricevere il pagamento da parte del tuo cliente, avrai verificato che non sempre è sufficiente l’invio di una diffida o pec: il debitore spesso rimane indifferente e continua ad ignorare le tue richieste.

In questi casi c’è solo un rimedio: rivolgerti ad un professionista del recupero.

Ma oggi voglio suggerirti uno strumento alternativo.

Una nuova soluzione…

In questo articolo voglio parlarti di una nuova soluzione che ti spiegherà come recuperare crediti da clienti.

L’unico modo che ti permetterà di evitare un insoluto è quello di attuare un strategia di prevenzione durante la fase di contrattazione con il tuo cliente.

Se seguirai questi 4 consigli potrai ridurre al minimo il rischio di insolvenza e verificherai in tempo reale la serietà e la solidità economica della tua controparte.


Come recuperare crediti da clienti: i 4 consigli per evitare insoluti.

1. STIPULA UN CONTRATTO: PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE

Il primo passo che dovrai compiere è quello di stipulare un contratto con il tuo cliente.

Ti sembrerà scontato, ma molti imprenditori non hanno l’abitudine di far firmare un contratto al cliente.

Non sai come scrivere un contratto in modo corretto? Forse questo articolo può aiutarti.

Un contratto scritto in modo corretto riduce moltissimo il rischio di mancato pagamento.

Sfruttando i dati raccolti nell’ultimo anno dal nostro studio legale, è emerso che quando il credito è fondato su un contratto scritto in modo corretto, le probabilità di recupero aumentano e si aggirano attorno al 73%.

Senza contratto è tutto più difficile e soprattutto i tempi di recupero aumentano notevolmente in caso di contenzioso giudiziario.

Un contratto sottoscritto dal debitore, invece, ti permette di ottenere molti vantaggi in sede giudiziale.


2. DEFINISCI IN MODO DETTAGLIATO COME VA ESEGUITO IL LAVORO

Una delle scuse principali utilizzate dai debitori per non pagare, è quella di contestare il lavoro eseguito dal professionista.

A volte capita che il cliente contesti il tuo lavoro, affermando che la tua prestazione non è conforme alle sue istruzioni.

Probabilmente sta mentendo per cercare di non pagare, ma il punto è un altro.

Come fai a dimostrare che sta mentendo?

Se non hai un contratto che descrive in modo dettagliato come doveva essere effettuato il tuo lavoro, non potrai dimostrare che hai eseguito le direttive del cliente.

In una causa giudiziale potresti ricorrere alla prova per testi o produrre le mail del tuo cliente; in entrambi i casi i tempi di recupero si allungano.

Al contrario se descrivi nel contratto come e cosa dovrai fare, sarà molto difficile per il cliente contestare il tuo lavoro.

In questo modo potrai dimostrare in qualsiasi momento davanti ad un Giudice (esibendo il contratto firmato dal cliente) che entrambe le parti si erano accordate in modo preciso su come andava effettuato il lavoro.


3. RICHIEDI UN ANTICIPO PRIMA DI COMINCIARE IL LAVORO

Vuoi mettere alla prova il tuo cliente per verificare se puoi fidarti di lui?

Chiedi un anticipo prima di cominciare il tuo lavoro; in questo modo imporrai una scelta al tuo cliente.

Se ti sceglie e se vuole sfruttare le tue abilità dovrà pagare una somma anticipata.

Ti assicuro che grazie a questo rimedio verificherai immediatamente se la tua controparte è affidabile, e ti libererai di tutti quei clienti che possono trasformarsi in debitori.

D’altronde perché un cliente dovrebbe rifiutarsi di versare un acconto al professionista che ha scelto?

Se la tua controparte rifiuta di versare l’acconto iniziale, hai già un importante indizio su quello che potrà accadere dopo.


4. FISSA DEI TERMINI DI PAGAMENTO INTERMEDI

Dopo aver firmato il contratto, e dopo aver stabilito come dovrà essere eseguito il lavoro, ti consiglio di concordare con il cliente dei termini di pagamento intermedi.

Mi spiego meglio: se devi realizzare un sito web potresti concordare dei termini di pagamento intermedi, chiedendo al tuo cliente di pagare l’intero importo in 3 rate.

Fin qui tutto semplice: si tratta di un pagamento dilazionato.

Ma quello che ti suggerisco è diverso: una volta che avrai fissato le date dei 3 pagamenti, organizza il tuo lavoro in obiettivi intermedi.

Se raggiungi il primo obiettivo allora il cliente deve pagare la prima rata: se non ti paga la prima rata, tu sospendi immediatamente il lavoro.

Se invece il cliente paga la prima rata allora tu potrai cominciare con il secondo obiettivo di lavoro. Continua così fino a quando avrai terminato gli obiettivi.

In questo modo non sarai costretto a svolgere l’intero lavoro, rischiando persino di non venire pagato.

Così potrai limitare i danni, eseguendo soltanto una parte dell’incarico; se il cliente non paga non sarai tenuto a proseguire la tua attività.

Ti faccio un esempio pratico.

Devi realizzare un sito web: organizza il lavoro in step intermedi.

STEP 1: Pubblicazione della home page;

STEP 2: Pubblicazione delle pagine del sito;

STEP 3: Inserimento dei testi.

Ad ogni step fissa il pagamento del tuo lavoro, così se il cliente non ti paga al primo step, puoi interrompere il lavoro e limitare le tue perdite.


Sei giunto al termine di questo articolo. Eccoti un breve riepilogo:

Come recuperare crediti da clienti: quali sono i consigli per evitare insoluti?

  1. Stipula un contratto: prevenire è meglio che curare;
  2. Definisci in modo dettagliato come va eseguito il lavoro;
  3. Richiedi un anticipo prima di cominciare il lavoro;
  4. Fissa dei termini di pagamento intermedi.

Leggi il riepilogo cliccando sulla 1° infografica qui sotto

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Come recuperare crediti da clienti

Come recuperare crediti da clienti: 4 consigli per evitare insoluti


Clicca sulla 2° infografica qui sotto

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Come recuperare crediti da clienti: i consigli per prevenire insoluti

Come recuperare crediti da clienti: i consigli per prevenire insoluti


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Tino Crisafulli ➜ avvocato e Founder di RecuperoLegale.it

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Crediti inesigibili

Quando puoi  ottenere la defiscalizzazione dei crediti inesigibili

I crediti inesigibili rappresentano uno scoglio insormontabile per l’attività di recupero.

Se hai un credito inesigibile significa che non puoi più pretendere il pagamento da parte del tuo debitore.

L’inesigibilità del credito può dipendere da molti fattori: la prescrizione, l’impossibilità di agire legalmente nei confronti del debitore (perché ad esempio è irreperibile o nullatenente), oppure il reiterato inadempimento nonostante i numerosi solleciti di pagamento.

Se sei un creditore e ti trovi di fronte ad un credito irrecuperabile devi sapere che esiste uno strumento che ti permette di trarre un vantaggio da questa situazione: la c.d. defiscalizzazione.

Ma cosa significa defiscalizzare un credito?

Significa che puoi alleggerire il carico fiscale dello Stato, detraendo l’incidenza di un’imposta dall’importo del tuo credito prescritto o irrecuperabile.

In pratica puoi pagare meno tasse dimostrando l’impossibilità di recuperare il tuo credito.

Prima di spiegarti cosa devi fare per ottenere la defiscalizzazione di crediti inesigibili devo farti una premessa molto importante.

Defiscalizzazione: non per tutti…

Devi sapere, infatti, che non tutti i creditori possono utilizzare lo strumento della defiscalizzazione.

Solo le società o le imprese che redigono annualmente un bilancio contabile hanno la possibilità di ottenere la defiscalizzazione (così come indicato dal Testo Unico delle Imposte sul Reddito – TUIR, art. 101, comma 5).


Se sei titolare di un’impresa e non sei riuscito a recuperare il tuo credito segui questi 3 consigli per pagare meno imposte.

1. VERIFICA SE L’INADEMPIMENTO DEL DEBITORE E’ TEMPORANEO O DEFINITIVO

La legge prevede due meccanismi di deducibilità diversi a seconda della gravità dell’inadempimento.

Ma che cosa si intende per deducibilità?

Per deducibilità si intende una diminuzione del reddito imponibile sul quale viene calcolato l’importo delle tasse da pagare.

  • Se l’inesigibilità è potenziale è prevista una deducibilità in misura forfettaria: si tratta delle ipotesi in cui l’irrecuperabilità del credito rappresenta una condizione solo temporanea.
  • Se l’inesigibilità, invece, è definitiva è prevista la deducibilità totale degli oneri dal reddito imponibile: in questi casi si esclude con certezza che il creditore riesca a recuperare il credito.

L’inesigibilità deve risultare da elementi certi e precisi (TUIR art. 101, comma 5  e Circolare Agenzia delle Entrate del 2013 n. 26) che sono tassativamente indicati dalla legge (per consultare l’elenco completo clicca qui).

I casi di inesigibilità

  • CREDITI DI MODESTA ENTITÀ: un credito si considera di modesta entità quando ammonta ad un importo non superiore a 5.000 euro, per le imprese di più rilevante dimensione, e non superiore a 2.500 euro per le altre imprese. Inoltre tali crediti devono essere scaduti da almeno 6 mesi.
  • DEBITORE SOTTOPOSTO A PROCEDURE CONCORSUALI: quando è in corso il fallimento sul debitore oppure si sta cercando di raggiungere un accordo di ristrutturazione dei debiti. E’ possibile ottenere la defiscalizzazione senza aspettare la chiusura della procedura fallimentare.
  • PRESCRIZIONE DEL CREDITO: quando è decorso il termine previsto dalla legge per far valere il proprio diritto.
  • COMPROVATO STATO DI INSOLVENZA: quando il debitore si trova in una perdurante situazione di illiquidità finanziaria (debitore “pluriprotestato”) oppure non è stato possibile procedere legalmente perché è nullatenente.
  • IRREPERIBILITA’ DEL DEBITORE: quando non è stato possibile notificare diffide o atti giudiziari per irreperibilità del destinatario.

2. FORNISCI LA PROVA DELL’INESIGIBILITA’ DEL CREDITO

Per ottenere la defiscalizzazione devi dimostrare il carattere definitivo della perdita.

Come dimostrare i crediti inesigibili

Ecco un elenco esemplificativo degli atti che devi conservare per dimostrare il carattere definitivo della perdita:

  1. La documentazione da cui risulta l’avvio concreto di procedure fallimentari (ad esempio la sentenza di fallimento, copia dello stato passivo);
  2. Le raccomandate con cui sono stati inviati solleciti ed intimazioni di pagamento;
  3. Le raccomandate “tornate al mittente” per l’irreperibilità del destinatario;
  4. La documentazione che dimostra l’esito negativo delle procedure di recupero (ad esempio la dichiarazione negativa del terzo datore di lavoro oppure i documenti da cui risulta che il debitore è nullatenente);
  5. La documentazione da cui risulta che il debitore è pluriprotestato;
  6. Il certificato di morte del debitore e la documentazione che attesti l’assenza di eredi;
  7. La dichiarazione da parte della pubblica autorità che attesta lo stato di fuga del debitore.

3. OTTIENI LA DICHIARAZIONE DI IRRECUPERABILITA’

Devi farti rilasciare da un avvocato (o anche da una società di recupero crediti) la dichiarazione in cui si indicano tutte le attività svolte infruttuosamente per il recupero del credito.

Alla dichiarazione vanno allegati i documenti che dimostrano l’inesigibilità definitiva del credito.

In alcuni casi è sufficiente anche la dichiarazione con cui l’avvocato ti sconsiglia di intraprendere eventuali azioni legali poiché troppo costose o di esito incerto (ad esempio quando il debitore possiede solo un immobile già ipotecato da altro creditore ed il tuo credito è piuttosto esiguo – in questi casi è sconsigliabile avviare un pignoramento immobiliare).

Se invece hai conferito un incarico ad una società di recupero crediti è necessario che tu ottenga la relazione conclusiva che dimostri che l’intervento è stato infruttuoso.


Se arrivato alla fine di questo articolo. Leggi il riepilogo qui sotto:

Crediti inesigibili: quali sono i tre consigli utili  per pagare meno tasse?

  1. Verifica se l’inadempimento del debitore è temporaneo o definitivo;
  2. Fornisci la prova dell’inesigibilità del credito;
  3. Ottieni la dichiarazione di irrecuperabilità da parte del tuo avvocato.

 Puoi leggere il riepilogo cliccando sull’infografica qui sotto

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Crediti inesigibili: come pagare meno tasse

Crediti inesigibili: come pagare meno tasse


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Teresa Rossi ➜ avvocato e Founder di RecuperoLegale.it

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