Impignorabilità: scopri 3 casi in cui non ti conviene pignorare il debitore

Impignorabilità

Come prevenire spiacevoli sorprese ed evitare di pignorare il debitore: impignorabilità prevista dalla legge e possibili rischi

Impignorabilità: un termine che non vorresti mai sentire pronunciare quando stai cercando di recuperare un credito.

Purtroppo però l’impignorabilità del debitore è un’eventualità che può verificarsi e può mandare in fumo i tuoi tentativi di recupero. Non mi riferisco solo all’impignorabilità stabilita dalla legge, ma anche a quelle situazioni in cui il pignoramento ti farà incassare una somma troppo esigua per giustificare i costi di una causa giudiziale.

Com’é possibile evitare di cadere nella trappola del credito impignorabile?

Basta concentrarsi su alcune semplici regole; se le conosci in anticipo potrai evitare di stipulare transazioni pericolose con il tuo cliente e non ti affannerai ad inseguire un credito irrecuperabile.

Ma quali sono i 3 casi principali in cui non ti conviene pignorare il debitore?

1) QUANDO IL DEBITORE PERCEPISCE UNA PENSIONE DI IMPORTO MOLTO BASSO ➙ Se il tuo debitore percepisce una pensione molto bassa è molto probabile che non riuscirai a pignorarlo. Infatti il nostro ordinamento e la giurisprudenza di legittimità prevedono che la pensione ha una funzione giuridica diversa da quella dello stipendio. Se da un lato lo stipendio costituisce la retribuzione per una prestazione lavorativa, la pensione, invece, ha natura assistenziale; ciò significa che il trattamento pensionistico serve per assistere il beneficiario dopo la cessazione del rapporto di lavoro e per fornirgli un mezzo di sostentamento sufficiente per il prosieguo della sua vita. Di conseguenza la legge stabilisce delle regole differenti per il pignoramento della pensione; infatti una norma del codice di procedura civile (art. 545 cpc) prevede che la pensione non può essere pignorata per intero, ma solo in parte, e cioè solo a condizione che al debitore sia riconosciuto un importo minimo che gli permetta di vivere in condizioni di stabilità economica. Questo importo si definisce “minimo vitale” e rappresenta una quota della pensione che la legge considera impignorabile e che corrisponde alla misura massima mensile dell’assegno sociale aumentato della metà (abbiamo già parlato di minimo vitale in questo articolo). Se il tuo debitore percepisce una pensione di 700 euro, potrai sottoporre a pignoramento solo la somma eccedente il minimo vitale, e precisamente l’importo di € 20,50.

Ricorda però una cosa importante: se pignori un debitore con una pensione di 700 euro il Giudice non ti riconoscerà la somma di 20,50 euro, ma ti assegnerà un importo più basso e cioè un quinto di 20,50 euro (nel nostro caso la somma di € 4,10). In questi casi potrebbe essere poco conveniente promuovere un pignoramento.

2) QUANDO LO STIPENDIO DEL DEBITORE E’ GRAVATO DA UNA CESSIONE DEL QUINTO E DA UN PIGNORAMENTO ➙ Se il tuo debitore percepisce uno stipendio, non cantare vittoria troppo presto. In molti casi capita che la retribuzione sia gravata non solo da una cessione del quinto, ma anche da un precedente pignoramento. Come fai a sapere se c’è ancora spazio per il tuo pignoramento? Devi sapere che la legge (art. 2, DPR n. 180/1950) prevede che il pignoramento e la cessione del quinto non possono colpire più della metà dello stipendio del debitore.

Pertanto prima di affrontare i costi di una causa giudiziale ti conviene conoscere con precisione gli importi e le trattenute che gravano sullo stipendio del tuo debitore.

3) QUANDO IL DEBITORE PERCEPISCE UN REDDITO CHE DERIVA DA UN ASSEGNO ALIMENTARE ➙ Se il tuo debitore riceve mensilmente un “assegno alimentare“, puoi già rassegnarti, il pignoramento presso terzi sarà inutile. L’assegno alimentare viene riconosciuto in favore di una persona che si trova in uno stato di bisogno; il soggetto che è obbligato al versamento è quasi sempre un parente o un coniuge  (art. 433 del codice civile). Il credito alimentare serve, infatti, per sostenere quell’individuo che non riesce a provvedere autonomamente al proprio sostentamento. La legge (art. 545 del codice di procedura civile) stabilisce che i crediti alimentari sono impignorabili.

Non importa quale sia la misura della somma che il debitore percepisce a titolo di credito alimentare; per questa tipologia di reddito il nostro ordinamento ha stabilito regole inderogabili. Il credito alimentare è colpito da un’impignorabilità per materia.

Un consiglio

Quando scopri che il tuo debitore percepisce un reddito, non affrettarti a promuovere un’azione legale contro di lui; non sempre il suo reddito potrà essere pignorato. Ricorda che c’è una grossa differenza tra pensione e stipendio, e solo un’accurata analisi patrimoniale ti potrà suggerire quale strumento di recupero utilizzare.


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Impignorabilità: in quali casi non ti conviene pignorare il debitore?

  1. Quando il debitore percepisce una pensione di importo molto basso;
  2. Quando lo stipendio del debitore è gravato da una cessione del quinto e da un pignoramento;
  3. Quando il debitore percepisce un reddito che deriva da un assegno alimentare.

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Impignorabilità: in quali casi non conviene pignorare il debitore

Impignorabilità: in quali casi non conviene pignorare il debitore


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Tino Crisafulli ➜ avvocato e Founder di RecuperoLegale.it

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