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Super guida privacy - legal e tech

Scopri come proteggere il tuo lavoro da rischi e sanzioni

Ti sei mai chiesto perché è così importante conoscere il diritto della privacy?

Durante la mia esperienza professionale ho incontrato molti imprenditori che hanno sottovalutato l’importanza del diritto della privacy.

In molti casi ignorare le regole generali sulla protezione dei dati personali può causare rischi inutili e può esporre la tua attività a pericolose sanzioni.

In questa guida ti spiegherò quali sono i benefici che puoi ottenere rispettando le norme sul trattamento dei dati personali.

Non sto parlando di benefici astratti, ma di risultati concreti e misurabili.

In questo modo riuscirai proteggere la tua attività da rischi e sanzioni amministrative, e potrai migliorare la reputazione online della tua impresa.

Infatti rispettare le norme sulla privacy ti permetterà di qualificarti in modo più professionale nei confronti dei tuoi clienti e fornitori.

Molte aziende internazionali (come ad esempio la Apple) hanno deciso di puntare sulla protezione dei dati personali, non soltanto per uniformarsi alle norme di legge vigenti, ma anche per dimostrare di voler rispettare la riservatezza della propria clientela.

Iniziamo subito.


Privacy e web

Privacy e GDPR - privacy e web

Chi lavora utilizzando le piattaforme digitali ha dovuto fare i conti con l’adeguamento al GDPR (il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali).

Eppure durante lo svolgimento delle consulenze ho notato che le idee su questi temi sono piuttosto confuse.

Molti imprenditori considerano il diritto della privacy come una materia che si applica soltanto nel caso in cui si possegga un sito web.

Facciamo un po’ di chiarezza.

Il diritto della privacy ed in particolare le norme contenute nel GDPR si rivolgono a tutti i cittadini dell’unione europea, a prescindere dal fatto che si possegga un sito web.

In altre parole: se svolgi la tua attività professionale o imprenditoriale senza un sito web, dovrai ugualmente rispettare le regole del GDPR e del codice della privacy.

Il sito web è uno strumento di business ed in molti casi ti aiuta a trovare nuovi clienti.

Se possiedi un sito web le attività da compiere saranno maggiori in proporzione alla tipologia di sito che gestisci e in base al numero di persone che visita il tuo sito (spesso definito come “traffico web”).

Nel caso in cui la tua attività lavorativa si svolge tramite l’utilizzo di un sito web, allora dovrai adeguare tutti gli asset della tua impresa (compreso il sito web) alle norme inderogabili contenute nel GDPR.

Dopo questa doverosa premessa, adesso veniamo alla successiva parte della guida.


Perché è così importante la privacy

Perche e cosi importante la privacy

Durante una ricerca su Google ho scoperto che questa domanda è diventata una delle parole chiave più utilizzate sul tema della privacy.

Ci alcuni motivi che rendono molto vantaggioso rispettare la normativa sulla protezione dei dati personali.

Non sto parlando della necessità di rispettare una legge.

Mi riferisco piuttosto ad alcuni vantaggi che puoi ottenere rispettando le norme del GDPR.

Infatti l’adeguamento alla normativa europea sulla protezione dei dati personali può incrementare le prestazioni professionali ed economiche della tua impresa.

Vediamo quali sono i principali benefici.

1) EVITI IL RISCHIO DI SANZIONI

Rispettare le norme contenute nel GDPR ti permetterà di non subire sanzioni.

Questo aspetto è sempre sottovalutato.

Moltissimi imprenditori credono che i controlli amministrativi sul diritto della privacy vengono eseguiti sulle società di grandi dimensioni.

Ma questa convinzione è totalmente errata e non corrisponde alla realtà dei fatti.

Non sai quante volte l’autorità di controllo (Garante della privacy) esegue delle ispezioni presso imprese di piccole e medie dimensioni.

Sai per quale motivo?

Perché il Garante della privacy delega le attività ispettive alla Guardia di finanza, che può concentrarsi sulle circoscrizioni territoriali di propria competenza.

Rispettare le norme sul diritto della privacy ti garantisce da qualsiasi rischio.

2) MIGLIORI LA TUA REPUTAZIONE

Rispettare le norme sul trattamento dei dati personali migliora la tua reputazione.

Ricordi lo scandalo di Cambridge Analytica?

Ti rinfresco la memoria.

Nel marzo del 2018, un ex dipendente della società “Cambridge Analytica”, di nome Christopher Wylie rivelò a tre testate giornalistiche inglesi le condotte illecite commesse dalla ex datrice di lavoro sulla raccolta dei dati degli utenti iscritti a Facebook.

Cambridge Analytica era una società di consulenza che raccolse in modo illecito i dati personali di milioni di utenti iscritti in Facebook per influenzare le campagne elettorali.

Lo scandalo fece il giro del modo e costrinse la stessa Cambridge Analytica a dichiarare bancarotta in data 2 maggio 2018.

Anche la società Facebook subì un grave danno economico dopo questa inchiesta giornalistica.

Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook, fu costretto a testimoniare davanti Congresso degli Stati Uniti per fare luce sulle politiche di trattamento dei dati seguiti dalla sua azienda.

Nel giro di pochi mesi il colosso americano di Facebook perse milioni di dollari in borsa generando numerose perdite per gli azionisti.

Un cataclisma senza precedenti.

Molti utenti decisero di abbandonare Facebook, per protestare contro le politiche di trattamento dei dati seguite dal colosso americano.

In quelle settimane il noto imprenditore Elon Musk decise di cancellare il proprio account Facebook come segno di protesta per quell’enorme scandalo.

Non c’è bisogno che aggiunga altre parole per spiegarti come il diritto della privacy può segnare la tua reputazione, soprattutto se operi online.

3) MIGLIORI I RAPPORTI CON I CLIENTI

I clienti amano essere trattati con rispetto.

Pensa quante volte ricevi delle telefonate aggressive da call center o da compagnie telefoniche.

Io personalmente sono diventato molto insofferente a queste attività commerciali.

Rispetto il lavoro di tutti, ma le tecniche di vendita aggressiva (tramite telefonate intrusive) con me non hanno alcun effetto.

Sono convinto che molte persone la pensano come me.

Rispettare le norme contenute nel GDPR ti permetterà di migliorare i rapporti con i tuoi clienti.

Le tue comunicazioni commerciali saranno ascoltate con maggiore attenzione, e le tue vendite si incrementeranno in modo etico.

Far crescere il proprio business rispettano i diritti dei tuoi potenziali clienti produrrà un vantaggio considerevole per la tua impresa.

Inoltre rispettare il diritto della privacy ti consentirà di comunicare le tue abilità in modo più professionale.

Dopo averti spiegato perché è importante conoscere le norme contenute nel GDPR, adesso voglio fornirti alcuni suggerimenti pratici per gestire la tua privacy e quella dei tuoi clienti in modo corretto.


Come proteggere la tua connessione internet

Privacy - Come proteggere la tua connessione internet

Dentro il tuo ufficio esiste sicuramente un modem o un router che utilizzi per connetterti ad internet.

Sebbene molti apparecchi in commercio svolgono entrambe le funzioni (quelle di modem e quelle di router) esistono delle differenze sostanziali che dovresti conoscere.

Partiamo con le definizioni generali.

Che cos’è un modem

Il modem, è un dispositivo informatico che svolge la funzione di ricetrasmettitore.

Il ricetrasmettitore è un apparecchio che svolge in modo simultaneo l’azione di trasmissione (di un dato) e l’azione di ricezione (di un dato).

La parola “modem” deriva dai termini “modulatore” o “demodulatore” e identifica l’apparecchio informatico che converte (modula) i segnali digitali in segnali analogici e viceversa (il segnale analogico viene convertito o modulato in segnale digitale).

Per spiegarti meglio il concetto il modem è un come un traduttore che consente a due soggetti che non parlano la stessa lingua (il pc e la linea telefonica) di scambiarsi i dati di navigazione alla rete di internet attraverso la sua azione di traduzione (modulazione).

Che cos’è un router

Un router, invece, è un dispositivo informatico che si occupa di dirigere i dati di navigazione ad una rete internet in diverse sottoreti.

Per spiegare meglio il concetto, il router esegue un “instradamento” dei dati di connessione, ovvero decide su quale porta di rete inviare una determinata informazione ricevuta.

L’azione dell’instradamento dei dati viene usata come metafora per spiegare la funzione primaria del router, ovvero quella di indirizzare i dati presenti su una rete internet.

Pertanto il “router” si comporta come un vigile o un postino, che smista il traffico o la posta indirizzandola nel posto giusto.

Il router viene anche definito come un “commutatore”, cioè un dispositivo che trasforma i dati ricevuti in un segnale e li invia verso la destinazione desiderata.

Quali differenze ci sono tra il modem e il router

Il modem è il dispositivo necessario se vuoi connetterti alla rete di internet.

Nella navigazione web, il tuo pc invia dei dati che devono essere tradotti in segnali elettromagnetici per viaggiare lungo la rete di comunicazione digitale.

Il modem traduce questi segnali (digitali e analogici) per farti navigare online.

Il router invece serve per gestire la trasmissione di dati in più sottoreti, così da rendere più semplice lo scambio di dati tra vari dispositivi tecnologici.

Se nel tuo ufficio o nella tua abitazione utilizzi un pc, un tablet e una stampante, il router può (tra le altre cose) aiutarti mantenere connessi questi dispositivi alla stessa rete.


Il router e la gestione dei dati

Privacy e GDPR - Il router e la gestione dei dati

Come avrai compreso, il router è un dispositivo molto importante per la tua realtà produttiva o lavorativa.

Grazie al router i tuoi dati personali e quelli dei tuoi clienti possono essere scambiati da diversi apparecchi tecnologici.

La sottrazione di informazioni sensibili può avvenire attraverso un’intromissione alla tua rete locale, accedendo direttamente al tuo router.

Per questo motivo è molto importante che tu attivi il separatore privacy all’interno del tuo router, soprattutto nel tuo ufficio o studio professionale.

Vediamo come fare.

Dove trovare il separatore privacy del router

I migliori router in commercio permettono di effettuare un isolamento della rete wireless per proteggere maggiormente la privacy della tua impresa e custodire i tuoi dati in modo sicuro.

Questa funzione di isolamento è molto utilizzata nei centri commerciali, negli hotel, o nei luoghi pubblici in cui molte persone si connettono alla rete.

In questo modo qualsiasi dispositivo che si connette alla tua rete potrà solo accedere ad internet e non potrà comunicare con gli altri apparecchi collegati.

Perché è importante questa funzionalità

Negli ultimi anni sono drasticamente aumentati gli attacchi hacker tramite dispositivi tecnologici connessi alla rete di un ufficio.

Qualche anno fa, un nostro cliente (imprenditore nel settore del lusso) ha subito una manomissione e una cifratura del proprio archivio digitale.

Il virus è stato introdotto tramite una stampante connessa alla rete locale dell’ufficio.

Nel router aziendale non era stata attivata la funzione “separatore privacy” e pertanto l’intruso aveva sfruttato questa vulnerabilità della rete per accedere a centinaia di file privati.

Non c’è bisogno che ti spieghi quanto è importante conoscere questa informazione.

Quando più dispositivi si connettono ad una stessa rete informatica, ogni dispositivo viene considerato parte di quella rete e pertanto può comunicare con gli altri apparecchi collegati.

Questo è quello che è avvenuto con il nostro cliente.

Un soggetto terzo è riuscito ad accedere alla sua rete locale; la rete non era protetta con sistemi di sicurezza adeguati, e il malintenzionato ha potuto collegarsi con gli altri dispositivi della rete.

Questa situazione è molto pericolosa.

Di solito nelle reti locali dei centri commerciali o degli hotel, è possibile connettersi alla rete wi-fi libera.

In questo caso è sempre necessario attivare la funzione “separatore privacy”, per impedire che i dispositivi collegati alla tua rete possano comunicare tra loro.

Grazie a questa soluzione sarà più semplice “isolare” le eventuali minacce: se un dispositivo infetto si connette alla tua rete locale, non ci saranno rischi di infettare gli altri dispositivi connessi.

Anche nelle connessioni aziendali è utile attivare questa funzione.

Se qualche collaboratore esterno ti chiede di connettersi alla tua rete, ti conviene creare una rete criptata, isolata rispetto alla connessione che viene utilizzata da te e dal tuo team.

In questo modo i tuoi dati saranno al sicuro, e la tua connessione sarà protetta.

Preciso un punto importante: i tuoi collaboratori possono minacciare la sicurezza della tua rete.

E non perché abbiano intenzioni nascoste: ma semplicemente perché il loro dispositivo può essere infetto e può contagiare la tua rete.

Succede moltissime volte che dispositivi infetti vengano a contatto con altri dispositivi sani, senza che il proprietario ne abbia conoscenza.

La funzione “guest network”

Questa funzione è molto utile per proteggere la tua rete aziendale o domestica.

Prima di acquistare un router da usare in ufficio verifica che il dispositivo sia munito di questa opzione.

Ti spiego come funziona.

L’opzione “guest network” mette a disposizione del proprietario di un router due punti di accesso wi-fi separati e indipendenti.

Il primo punto di accesso, anche definito come “primario”, può essere utilizzato da te e dai tuoi collaboratori dell’ufficio.

Il secondo punto di accesso, anche definito “guest” (ovvero riservato agli ospiti), è isolato dal punto di accesso primario e non consente la comunicazione tra i dispositivi connessi alle due reti.

La rete “guest” può subire delle restrizioni nell’accesso alla rete, secondo le modalità del proprietario del router.

Ti fornisco un esempio concreto.

Se il tuo ufficio è frequentato da clienti o collaboratori esterni che chiedono di connettersi alla tua rete aziendale, potresti creare una rete “guest” e limitare l’accesso in determinati orari.

In questo modo i tuoi collaboratori potranno accedere alla tua rete soltanto negli orari che avrai concordato.

La funzione “isolamento wireless”

Questa opzione consente invece di isolare tutti i dispositivi connessi alla tua rete aziendale, impedendo la comunicazione tra gli utenti abilitati.

Per abilitare queste opzioni dovrai accedere all’interfaccia web del tuo router e cliccare sulla voce delle impostazioni (il pannello di controllo può essere differente in base alla marca del router).

In questo modo riuscirai a proteggere meglio i tuoi dati aziendali e impedirai l’intrusione di soggetti esterni che possono violare la tua privacy.

Privacy e router - le funzioni principali

Il firewall

Una delle misure di sicurezza più efficaci per proteggere la tua rete è quella di usare un “firewall“.

Il “firewall” (la cui traduzione letterale è “muro tagliafuoco”) è un software che genera una difesa perimetrale di una rete informatica e fornisce una protezione dall’accesso indesiderato di soggetti esterni.

In origine il firewall svolgeva funzioni di “protezione passiva”, ovvero impediva l’accesso alla rete informativa da parte di soggetti non autorizzati.

Al giorno d’oggi il firewall può svolgere anche la funzione di “protezione attiva”, agevolando il collegamento tra più segmenti di rete.

Grazie alla presenza del firewall la rete viene divisa di due sottoreti e precisamente:

  1. La rete esterna, definita “WAN” (Wide Area Network) che comprende la connessione ad internet;
  2. La rete interna, definita “LAN” (Local Area Network) che comprende un insieme di dispositivi locali (host).

In alcuni casi può essere creata un’ulteriore sottorete definita “DMZ” (rete demilitarizzata), con lo scopo di ospitare quei sistemi che devono essere separati dalla rete interna, ma che richiedono comunque una protezione da firewall, in quanto possono essere raggiunti da utenti esterni (nel caso dei server pubblici).

DISCLAIMER

Alcune informazioni contenute in questo paragrafo potrebbero essere inadeguate per alcune imprese.

1) L’inserimento del flag di isolamento potrebbe rendere inutilizzabili alcuni device (come stampanti wireless, tv, nas, etc..).

In questo caso è necessario contattare un professionista IT che ti suggerisca come risolvere il problema.

Per le reti SOHO (small office home office) l’opzione “isolamento wireless” potrebbe rivelarsi poco utile ed in certi casi controproducente.

2) La protezione dei tuoi dati non dipende solo dalle impostazioni del tuo modem o router.

Per rendere sicura la tua rete aziendale avresti bisogno di un firewall, sia attivo che passivo, che possa controllare gli accessi alle tue risorse.


Privacy: quando è necessario il consenso

Privacy - quando e necessario il consenso

Uno dei quesiti più frequenti sul settore della privacy è quello che riguarda il consenso.

Con l’introduzione del GDPR (il regolamento europeo) le attività da compiere per la protezione dei dati personali si sono moltiplicate.

Te ne elenco solo alcune:

adeguamento delle proprie policy;

nomina di un DPO;

ottimizzazione di tutti i processi aziendali nella gestione di dati personali.

Quando un provvedimento normativo è così corposo, il rischio concreto è quello di “overload”, cioè di sovraccaricare il nostro cervello con tantissime nozioni.

In questo modo è facile perdere il focus sulle attività più importanti.

Quando regna la confusione bisogna semplificare e concentrarsi sui fondamentali.

Il consenso è uno dei pilastri del GDPR e costituisce l’elemento centrale delle tue attività di trattamento dei dati.

All’interno della tua impresa, il consenso deve essere la bussola che orienta tutte le politiche di privacy.

Per questo motivo ho deciso di creare questa guida pratica per spiegarti quando è necessario chiedere il consenso in tema di privacy.

Facciamo una piccola premessa.

Che cosa si intende per consenso

Il termine “consenso” viene utilizzato nel diritto della privacy per definire la modalità con il quale un soggetto acquista la possibilità di trattare i dati personali di un utente o di un cliente.

In sostanza, se svolgi attività imprenditoriali e hai bisogno di utilizzare i dati di contatto di una persona interessata ai tuoi prodotti o servizi, devi acquisirne il consenso.

Il consenso pertanto è la base giuridica per il trattamento dei dati.

La base giuridica non è altro che il presupposto fondamentale che autorizza un soggetto ad utilizzare i dati personali di un altro individuo.

Se un dato viene trattato senza base giuridica (cioè senza autorizzazione legale), l’azione compiuta risulterà illecita e sanzionabile.


Il consenso nel GDPR

Privacy - Il consenso del GDPR

L’articolo  7 del GDPR spiega quali sono le condizioni generali per acquisire il consenso degli utenti.

Per prima cosa, nel caso in cui tu stia trattando un dato personale di un cliente sulla base del consenso, devi essere in grado di dimostrare che l’interessato ti ha autorizzato.

Tieni a mente questo obbligo quando svolgi campagne di marketing e raccogli i dati di contatto di molte persone.

La tua richiesta per ottenere il consenso deve essere espressa utilizzando un linguaggio semplice e chiaro.

Può sembrare una precisazione banale ma non lo è.

Fin troppe volte il consenso dell’interessato viene “estorto” con frasi complesse e difficili da comprendere.

Ricorda inoltre che l’interessato può revocare il proprio consenso in qualsiasi momento.

Questo significa che dovrai consentire all’interessato di esercitare il diritto di revocare la sua disponibilità al trattamento dei dati, rispettando la sua volontà.

La tua informativa privacy deve informare l’utente sulla possibilità di revoca del consenso.

Molto spesso alcune imprese o siti web non rispettano questo obbligo giuridico, continuando a trattare i dati del cliente anche dopo la revoca del consenso.

Dopo questa necessaria premessa ti illustro i 4 casi principali in cui è necessario il consenso dell’interessato.

1) Iscrizione alla newsletter

Se gestisci un sito web, e cerchi di raccogliere l’indirizzo email dei tuoi visitatori, hai bisogno del loro consenso.

Questa attività viene definita come “lead generation”, ovvero generazione di potenziali clienti.

Il “lead”, infatti, è una persona che ha manifestato un interesse per i tuoi prodotti o servizi e potrebbe diventare un cliente.

La “lead generation” è una strategia di marketing molto utile che ti aiuta a costruire un database di potenziali clienti, a cui sarà più facile vendere il tuo lavoro.

In genere è molto utile raccogliere i dati di contatto (come l’indirizzo email) di una persona che potrebbe acquistare dalla tua impresa.

Tuttavia, sino alla data odierna, nonostante l’entrata in vigore del GDPR, troppi siti web effettuano campagne di “lead generation” (raccolta di contatti), creando delle pagine web incomplete (nelle quali mancano gli elementi che consentono di acquisire il consenso dell’interessato in modo corretto).

Per abitudine (e deformazione professionale), quando navigo su un sito, controllo sempre i moduli di contatto con cui ci si può iscrivere alla newsletter.

Non è sufficiente spiegare dove si trova il link della tua informativa: è necessario richiedere all’utente di manifestare il consenso all’iscrizione nella tua mailing list, chiedendo di inserire un segno di spunta sul consenso al trattamento.

Inoltre, come già ti ho spiegato prima, è necessario che tu riesca a dimostrare che l’interessato si è iscritto in modo volontario.

Se dovessi ricevere un’ispezione da parte dell’autorità di controllo (il Garante della privacy), devi poter dimostrare come hai acquisito il consenso.

2) Iscrizione ad un bot

Allo stesso modo, nel caso in cui la tua impresa utilizzi un “bot” (sia sul sito web, sia sulla piattaforma “Messenger”), dovrai acquisire il consenso degli utenti prima di utilizzare i loro dati di contatto.

Come saprai, Messenger è l’applicazione di messaggistica istantanea collegata con Facebook (entrambe le piattaforme appartengono al gruppo “Meta”).

Se sei registrato su Facebook, puoi inviare messaggi privati agli altri utenti della piattaforma tramite Messenger.

Negli ultimi anni, molte imprese sfruttano il canale Messenger della propria pagina aziendale, per incrementare le vendite ed inviare messaggi periodici agli utenti interessati ai propri prodotti o servizi.

Per automatizzare questo processo, Facebook consente di collegare al proprio account Messanger un programma di intelligenza artificiale (il bot appunto) che fornisce risposte agli utenti in modo automatico.

In questo modo è possibile mantenere un contatto costante con i propri clienti o con i potenziali clienti per agevolare le future vendite.

Il bot collegato al tuo account Messenger è generato da un software esterno che, in alcuni casi, può registrare e salvare i dati personali degli utenti.

In sostanza il software che gestisce il bot (e che è collegato al tuo account Messenger) può acquisire i dati personali che l’utente ha inserito su Facebook.

Spesso però accade che i dati, inseriti volontariamente dall’utente su Facebook, vengano custoditi su una piattaforma esterna (il software che consente il funzionamento del bot), senza che l’utente ne sia informato.

Se hai deciso di utilizzare un bot per la tua attività imprenditoriale, prima di utilizzare i dati degli utenti, dovrai acquisire il consenso al trattamento.

Questo significa che, prima di avviare il “flusso conversazionale” (tra il bot e l’utente), dovrai seguire queste regole:

a) l’utente che interagisce con il tuo bot deve essere informato che i suoi dati (es. nome, cognome, email, etc.) saranno utilizzati per finalità di marketing;

b) l’utente deve avere la possibilità di manifestare o negare il consenso al trattamento dei suoi dati (es. nome, cognome, email, etc.).

Se vuoi approfondire questo tema ti consiglio di guardare il video qui sotto.

Si tratta di un’intervista che ho concesso a Luciano Zambito, consulente nella creazione di bot (uno dei migliori esperti in Italia) e founder di Chatbot Marketing (marchio specializzato in questa attività).

Ricorda che i chatbot possono essere utilizzati anche su delle pagine web senza l’utilizzo di un account Messenger.

Nel caso in cui tu stia utilizzando un “chatbot web” per la tua attività, le regole che dovrai seguire sono le stesse che ho descritto in questo paragrafo.

Prima di avviare il “flusso conversazionale” (ovvero la sequenza automatica di domande e risposte generate automaticamente dal software che gestisce il bot), dovrai acquisire il consenso preventivo dell’utente che usa il chatbot.

3) Invio di comunicazioni commerciali

Se desideri inviare delle comunicazioni commerciali ai tuoi potenziali clienti, tramite email o messaggi in chat, devi acquisire il consenso preventivo.

Negli ultimi anni siamo così abituati a ricevere offerte commerciali sui nostri software (email e chat) e sui nostri dispositivi tecnologici, che ci siamo abituati a subire comportamenti contrari alla legge.

Ti è mai successo di ricevere messaggi commerciali da aziende che non avevi mai sentito prima?

Forse ti sei iscritto alla loro lista email e non lo ricordi.

Ma in alcuni casi il motivo per il quale ricevi queste offerte è differente e totalmente illegale: i tuoi dati sono stati ceduti ad altra società senza che tu sia stato informato.

Non sai quante volte succede.

Lascia che te lo ricordi: inviare email a persone che non hanno prestato il loro consenso al trattamento è un grave illecito civile, che comporta sanzioni pecuniarie molto elevate.

Non farti convincere da alcune strategie di marketing attuate da alcune aziende.

Senza consenso dell’interessato non ti è consentito inviare comunicazioni commerciali.

Esiste però un’eccezione.

Il nostro Codice Privacy (art. 130, comma 4, del Decreto legislativo n. 196/2003) consente l’invio di comunicazioni commerciali ai tuoi clienti via email (il cd. “soft spam“) senza il consenso dell’interessato.

Tuttavia per applicare correttamente la tecnica del “soft spam” è necessario rispettare alcune condizioni fondamentali (te ne parlerò in modo più approfondito in un’altra guida).

4) In caso di trattamento automatizzato

Tutte le volte che utilizzi dei software che trattano in modo automatico i dati degli utenti, devi acquisire il consenso.

Il trattamento automatico consiste nello svolgimento di specifiche azioni che non richiedono l’intervento umano.

Ti fornisco un esempio concreto.

Se decidi di inviare una semplice email ad un tuo conoscente, stai utilizzando un suo dato di contatto (email) in modo personale, e senza il coinvolgimento di un software automatico.

Se invece decidi di inviare la stessa email tramite un “mailer” (spesso anche definito “autoresponder”), stai utilizzando il dato di contatto di un utente in modo automatico, senza il tuo coinvolgimento diretto.

In caso di trattamento automatizzato è sempre necessario acquisire il consenso preventivo dell’interessato.

Lo dice chiaramente il GDPR.

Inoltre l’articolo 15 (lettera “h”) del GDPR stabilisce che l’utente deve essere necessariamente informato dell’esistenza di un processo decisionale automatizzato che utilizza i suoi dati.

Privacy - quando e necessario il consenso - 4 casi

Esistono molti altri casi in cui è necessario acquisire il consenso dell’utente per il trattamento dei suoi dati.

A prescindere dal caso concreto in cui ti trovi, ti consiglio di seguire queste regole per proteggere la tua attività imprenditoriale.

Violare le norme sulla privacy comporta gravi sanzioni economiche.

Ricorda che il consenso è l’elemento centrale del GDPR e rappresenta il presupposto per lo svolgimento delle tue attività di trattamento.

Adesso vediamo quando non è necessario acquisire il consenso dell’interessato per l’invio di comunicazioni commerciali.


Privacy: quando NON è necessario il consenso

Privacy - quando non e necessario il consenso

Allo stesso modo esistono alcuni casi nei quali NON è necessario ottenere il consenso dell’interessato.

Su questo argomento ti consiglio di prestare la massima attenzione.

Infatti, nonostante il GDPR sia entrato in vigore il 25 maggio 2018, è facile trovare in rete delle informazioni sbagliate, che rischiano di farti commettere dei gravi errori in tema di trattamento dei dati personali.

Con grande sorpresa ho constatato che nella prima pagina di Google ci sono degli articoli che contengono errori significativi sui casi in cui non è necessario il consenso.

Allo stesso tempo su molti social network alcuni professionisti condividono informazioni imprecise senza preoccuparsi di eseguire una corretta ricostruzione delle fonti normative attualmente in vigore.

In questo paragrafo ti spiegherò quando NON è necessario chiedere il consenso dell’interessato per il trattamento dei dati.

Ma andiamo con ordine.

Prima del GDPR

Prima dell’entrata in vigore del GDPR, nel nostro ordinamento giuridico la fonte normativa più importante sulla protezione dei dati personali era il “Codice della privacy” (Decreto Legislativo n. 196/2003).

Nella vecchia versione del “Codice della privacy” l’articolo 24 stabiliva in quali casi non era necessario ottenere il consenso dell’interessato.

In base alle norme contenute nell’articolo 24 potevamo distinguere 5 casi, e precisamente quando il trattamento:

1) era necessario per adempiere ad un obbligo previsto dalla legge;

2) era necessario per eseguire obblighi derivanti da un contratto;

3) riguardava dati provenienti da pubblici registri;

4) riguarda dati relativi allo svolgimento di attività economiche;

5) era necessario per la salvaguardia della vita o dell’incolumità fisica di un terzo.

Le norme contenute nell’articolo 24 del “Codice della privacy” indicavano tutti i casi in cui non era necessario ottenere il consenso dell’interessato.

Dopo il GDPR

Tuttavia, dopo l’entrata in vigore del GDPR (25 maggio 2018), le indicazioni contenute nell’articolo 24 del Codice della privacy si ponevano in contrasto con i nuovi principi europei sul trattamento dei dati personali.

Così, in data 10 agosto 2018, il nostro legislatore ha modificato il Codice della Privacy (tramite il decreto legislativo n. 101/2018) abrogando definitivamente l’articolo 24 e tante altre norme contenute nel testo normativo (sono stati abrogati gli articoli che vanno dal 3 al 45).

Pertanto, alla data odierna, per capire in quali casi non è necessario ottenere il consenso dell’interessato dovremo analizzare le norme contenute nel GDPR.

Questo è il motivo per il quale la maggior parte delle guide che trovi in rete contiene indicazioni sbagliate su questo tema.

Infatti molti articoli citano ancora una norma giuridica (l’articolo 24 del Codice della privacy) che è stata abrogata.

Privacy: quando non serve il consenso

Dopo questa necessaria premessa, adesso vediamo qual è la fonte normativa alla quale dobbiamo rivolgerci per capire quando non serve il consenso degli interessati.

Nel GDPR non esiste un articolo simile all’articolo 24 (ormai abrogato) del Codice della Privacy.

Per questo motivo per individuare i casi in cui non è necessario ottenere il consenso dell’interessato dovremo leggere le norme contenute nel GDPR in modo sistematico.

Questo significa che per comprendere quando non serve il consenso è opportuno analizzare diverse articoli contenuti nel GDPR e spostare la nostra attenzione su un tema leggermente differente.

La liceità del trattamento

Per capire in quali casi non è necessario il consenso dell’interessato dovrai soffermarti sul concetto di “liceità del trattamento” (disciplinato dall’articolo 6 del GDPR).

In altre parole, se non esiste un’altra norma simile all’articolo 24 del Codice della Privacy (articolo ormai abrogato) dovremo accertare in quali casi il trattamento viene considerato lecito anche in assenza del consenso dell’interessato.

Pertanto se non ottieni il consenso dell’interessato, le tue attività di trattamento dei dati saranno considerate lecite nei casi previsti dall’articolo 6 del GDPR.

Vediamo adesso quali sono i casi citati dall’articolo 6 del GDPR.

I casi citati dell’articolo 6 del GDPR

Il trattamento dei dati si considera lecito (anche senza il consenso dell’interessato) nei seguenti casi.

1) Il trattamento è necessario per l’esecuzione di un contratto in cui l’interessato è una parte contrattuale.

Se il tuo cliente sottoscrive un contratto di consulenza con la tua impresa, allora potrai utilizzare i suoi dati per eseguire il contratto, anche se il cliente non ha prestato il consenso espresso al trattamento dei dati.

Tuttavia quasi tutti i contratti prevedono una clausola che indica che i dati dei contraenti possono essere trattati per espletare le obbligazioni sorte tra le parti (è raro trovare un contratto che non contenga questo genere di clausola).

2) Il trattamento è necessario per rispettare un obbligo legale che grava sul titolare del trattamento.

Se una determinata legge ti obbliga ad usare i dati personali dei tuoi clienti, il trattamento sarà considerato lecito anche se il cliente non ha prestato il consenso in modo espresso.

3) Il trattamento è necessario per salvaguardare gli interessi vitali dell’interessato.

Se un tuo cliente si trova in una situazione di pericolo, che pregiudica la salvaguardia dei suoi interessi vitali, potrai trattare i suoi dati; in questo caso il trattamento sarà considerato lecito anche se il cliente non ha prestato il consenso espresso.

4) Il trattamento è necessario per eseguire un compito di interesse pubblico.

Se stai trattando i dati di un tuo cliente, nell’esercizio di un pubblico potere, allora il trattamento sarà considerato lecito anche se il cliente non ha prestato il consenso in modo espresso.

5) Il trattamento è necessario per perseguire il legittimo interesse del titolare del trattamento (a condizione che non vengano danneggiati gli interessi, i diritti e le libertà fondamentali dell’interessato).

Se stai trattando i dati dei tuoi clienti per perseguire un “legittimo interesse” allora non sarà necessario ottenere il consenso preventivo dell’interessato (soltanto nel caso in cui siano presenti alcune condizioni).

Per rendere più semplice questo paragrafo puoi consultare l’infografica qui sotto che riassume i casi in cui non è necessario ottenere il consenso preventivo dell’utente.

Privacy - quando non e necessario il consenso - i 5 casi

Il tema del “legittimo interesse” è molto importante e merita un approfondimento maggiore.

Il trattamento lecito per perseguire il legittimo interesse del titolare del trattamento

Se devi perseguire un legittimo interesse per la tua attività imprenditoriale, potrai trattare i dati personali del tuo cliente anche se quest’ultimo non ha prestato il consenso al trattamento.

Tuttavia esiste un limite a tale attività di trattamento: la tua azione non deve pregiudicare o danneggiare gli interessi, i diritti o le libertà fondamentali del tuo cliente.

In quest’ultimo caso la norma si espone a diverse interpretazioni, visto che nel GDPR non viene specificato in modo preciso cosa si debba intendere per “legittimo interesse”.

Tuttavia possiamo ottenere maggiori chiarimenti sul concetto di “legittimo interesse” leggendo il “considerando numero 47” del GDPR dove si afferma che:

I legittimi interessi di un titolare del trattamento … possono costituire una base giuridica del trattamento. […] Può essere considerato legittimo interesse trattare dati personali per finalità di marketing diretto”.

Ti ricordo che i “considerando”, pur non essendo degli articoli del regolamento europeo, forniscono delle indicazioni fondamentali che aiutano a capire meglio il testo del GDPR.

Infatti i “considerando” spiegano in modo conciso le norme essenziali di un provvedimento legislativo europeo, fornendo una motivazione più completa del testo, senza riprodurre e senza parafrasare le parole utilizzate.

I “considerando” (che sono presenti in molti regolamenti europei) non contengono affermazioni di carattere normativo, ma spesso sono necessari per completare il significato di alcune norme giuridiche.

Come verificare se il trattamento è lecito

Il GDPR ci spiega come verificare se il trattamento è lecito quando non hai acquisito il consenso del tuo cliente.

Se il trattamento dei dati non si fonda sul consenso dell’interessato, o non è bastato su un atto legislativo dell’Unione, per verificare se il trattamento è lecito dovrai valutare:

se la tua attività di trattamento è compatibile con la finalità di trattamento che ti ha permesso di acquisire i dati;

il contesto in cui hai raccolto i dati personali del cliente;

la tipologia dei dati raccolti (distinguendo se si tratta di dati personali o categorie particolari di dati – come le informazioni su condanne penali);

se esistono misure di sicurezza che proteggono i dati personali dei tuoi clienti (come la cifratura o la pseudonimizzazione).


Conclusione

Per proteggere la tua attività da rischi e da possibili manomissioni utilizza strumenti tecnologici aggiornati che siano in grado di evitare attacchi esterni.

Conoscere le funzioni principali del tuo modem/router ti aiuterà a prevenire possibili problemi informatici.

Ma la tecnologia non è l’unico aspetto fondamentale da adeguare per rispettare le norme europee sulla protezione dei dati.

Ti consiglio di progettare le tue attività di trattamento sui principi del GDPR che disciplinano il consenso.

Come vedi le nuove modifiche introdotte dal regolamento europee hanno parzialmente modificato il quadro normativo che era contenuto nel Codice della privacy.

I casi in cui il consenso dell’interessato non è necessario possono essere ricavati da una lettura organica e complessiva del GDPR.

Tuttavia alcuni termini usati nel regolamento europeo non ci permettono di definire in modo preciso tutti i casi in cui il consenso dell’interessato non serve.

Alla luce di queste “incongruenze”, ti consiglio di valutare con attenzione se effettuare un trattamento di dati senza aver acquisito il consenso dell’interessato.

Leggi il riepilogo della guida cliccando sull’infografica qui sotto

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Super guida privacy - consigli legal e tech

Privacy: consigli legal e tech per la tua attività


La Legal Community

Grazie per essere arrivato fino a qui.

Prima di terminare ho un ultimo suggerimento per te.

Sai qual è il miglior modo per proteggere il tuo lavoro?

Accrescere le tue competenze legali.

Puoi raggiungere questo risultato grazie alla nostra community di supporto legale.

Ti spiego meglio di cosa si tratta.

Abbiamo creato una community segreta su Facebook che offre suggerimenti e consigli legali a imprenditori e professionisti.

Dentro il gruppo troverai molte guide (in formato pdf) e video che ti spiegheranno come rendere più sicuro il tuo business.

Inoltre all’interno della community potrai rivolgerci tutte le domande che vorrai sui temi più importanti per la tua attività.

L’accesso alla community è gratuito.

Per accedere alla community clicca qui ➜ COMMUNITY.


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Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

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Contratto di servizio - la guida definitiva

Come concludere un contratto di servizio in modo sicuro

Se hai bisogno di un contratto di servizio, sei finito nel posto giusto.

In questa guida ti spiegherò quali sono gli elementi essenziali che non possono mancare nel tuo contratto di collaborazione.

Ti suggerirò come sfruttare il contratto di servizio per trasmettere maggiore fiducia durante le trattative commerciali con i tuoi clienti.

Infine ti racconterò un caso studio che ti aiuterà a capire quali errori evitare quando concludi un accordo contrattuale.

Il contratto è lo strumento più efficace per proteggere il tuo business da potenziali rischi.

Grazie a questa guida imparerai a rendere più sicuro il tuo lavoro.

Ma prima di proseguire è necessario che ti spieghi alcuni concetti preliminari.


Il contratto: strumento di business

Contratto di servizio - strumento di business

Tanti consulenti parlano di lavoro, di clienti o di fatturato.

Sono argomenti importantissimi che dovrebbero essere insegnati nelle scuole superiori e nelle università.

Chi inizia a svolgere un’attività imprenditoriale o lavorativa non sempre possiede le nozioni necessarie per procurarsi il lavoro, acquisire clienti o aumentare il fatturato.

Tuttavia pochi consulenti parlano di contratti.

Il contratto costituisce un documento fondamentale con il quale è possibile raggiungere i propri obiettivi di business.

Mi spiego meglio.

Dopo che avrai trovato un modo per procurarti il lavoro, qual è il momento successivo per raggiungere il tuo obiettivo economico?

La firma di un contratto di collaborazione.

Allo stesso tempo se avrai trovato un modo per acquisire nuovi clienti, qual è l’attività successiva che dovrai svolgere con i nuovi contatti?

Dovrai richiedere la sottoscrizione di un contratto.

Infine, se avrai scoperto un sistema per aumentare il fatturato, avrai bisogno di regolare i rapporti con i tuoi clienti e collaboratori grazie alla stipula di un contratto.

Come vedi quando si parla di affari, il contratto è un elemento imprescindibile che non può essere assente.

Nelle trattative commerciali possiamo identificare tre momenti fondamentali:

1) Offerta commerciale: il fornitore invia la proposta al cliente spiegando come potrà essergli utile;

2) Accordo sul prezzo: il cliente accetta la proposta e raggiunge un accordo sul prezzo con il fornitore;

3) Firma del contratto: le parti concludono la trattativa tramite la firma su un contratto.

Contratto di servizio - Offerta - accordo - contratto

Ma perché un documento così importante viene spesso trascurato?

Mi sono posto molte volte questa domanda e ascoltando le parole dei miei clienti ho trovato la risposta.

Ho identificato 3 motivi principali che spingono alcuni imprenditori e professionisti a prestare il loro servizio senza aver sottoscritto un contratto.

Vediamo quali sono le cause di questo comportamento rischioso.

1) BUROCRAZIA E FORMALITA’

Tutti odiamo la burocrazia.

La cosa peggiore che si possa augurare ad un imprenditore è quella di svolgere un’attività burocratica.

La preparazione e la firma di un contratto richiedono lo svolgimento di alcune attività materiali un po’ noiose.

Compilare il contratto con i dati del cliente, stampare il foglio, firmarlo, scansionarlo.

Sono delle attività noiose che spesso potrebbero essere totalmente evitate grazie all’uso della tecnologia.

Eppure su questo aspetto siamo pigri: ignoriamo quanto sia importante la firma di un contratto per il nostro lavoro.

2) POCA LUNGIMIRANZA

Quando si avvia una collaborazione commerciale il pagamento del compenso è l’unico pensiero.

Ma questo approccio può essere incompleto.

Mi occupo da molti anni di recupero crediti aziendali, e posso dire con una certa esperienza che la salute finanziaria di un’impresa dipende dalla capacità di prevenire il problema dei crediti insoluti.

Tuttavia il mancato pagamento non è l’unico problema da evitare.

Ho conosciuto molti professionisti che svolgono servizi di ogni genere senza far sottoscrivere un contratto al proprio cliente.

Perché questa scelta?

Perché il pagamento è l’unico pensiero.

Gli imprenditori gestiscono i propri rapporti di collaborazione in un arco temporale limitato.

Quello che spesso manca, è la capacità di analizzare il proprio business con lungimiranza, osservando i punti critici e cercando di prevenire i possibili problemi legali.

Ma questa visione è molto rara.

Ma cosa succede se il cliente contesta il tuo servizio?

Quali erano gli obiettivi che dovevi raggiungere?

Sono tutte domande a cui il contratto può fornire una risposta.

Un contratto ben scritto ti protegge da problemi presenti e futuri.

3) SCARSA CONOSCENZA DEL DIRITTO

Uno dei problemi più comuni nelle transazioni commerciali è l’assenza di una preparazione generale sui temi legali da parte dei contraenti.

Non è per colpa degli imprenditori, ma piuttosto del nostro sistema universitario.

Il diritto è complesso e viene trattato in modo troppo accademico.

Non ci sono molte risorse che possano spiegare in modo semplice i fondamenti generali del diritto.

Il contratto è un pilastro fondamentale di ogni rapporto commerciale.

La legge italiana (articolo 1372 del codice civile) dice chiaramente che “il contratto ha forza di legge tra le parti”.

Questo significa che, se concludi una transazione con il tuo cliente senza un buon contratto, le regole tra le parti saranno incerte.

Dopo questa premessa generale adesso vediamo che cos’è un contratto di servizio e quali le sue parti fondamentali.


Che cos’è il contratto di servizio

Che cose il contratto di servizio

Il contratto di servizio è una tipologia di contratto largamente utilizzato nei rapporti “b2b” (business to business), ovvero nei rapporti commerciali che nascono tra imprese e imprese o tra imprese e professionisti.

Nella new economy digitale il contratto di servizio è uno dei modelli contrattuali più utilizzati per disciplinare lo svolgimento dei servizi web.

Oltre alle professioni classiche (avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti) esistono moltissime figure professionali che sfruttano il contratto di servizio per l’erogazione di servizi alle imprese.

Negli ultimi anni sono nate moltissime attività lavorative digitali che possono essere regolate da un contratto di servizio:

creazione di siti web;

sviluppo di mobile app;

creazione e gestione di annunci pubblicitari online;

scrittura di testi per il web;

gestione di un account di social network;

creazione di software;

creazione e gestione di chatbot.

Contratto di servizio - servizi digitali

Per queste attività il contratto di servizio può essere molto utile per la definizione dei rapporti giuridici con i propri clienti.

In ogni caso il contratto di servizio può essere utilizzato per moltissime altre attività lavorative non digitali come ad esempio:

installazione di impianti;

 svolgimento di consulenze formative;

 raggiungimento di un risultato professionale.

Come avrai capito il contratto di servizio è molto flessibile e può essere utile a moltissime categorie di professionisti.


Contratto di servizio: contratto atipico

Contratto di servizio - contratto atipico

Il contratto di servizio (spesso definito anche come “contratto di prestazione di servizi”) è un contratto atipico, che non è regolato da una specifica norma di legge.

Questo però non significa che il contratto atipico non sia tutelato dalle leggi dello stato italiano.

Quando si stipula un contratto atipico vengono applicate le norme di un altro genere di contratto che presenta maggiori elementi in comune con l’accordo raggiunto dalle parti.

La tipologia di contratto che più si avvicina al contratto di servizio è il “contratto di prestazione di servizi” disciplinato dall’articolo 2222 del codice civile.

Nel contratto di servizio identifichiamo due soggetti:

il committente;

 il fornitore.

Il committente è il soggetto contrattuale che commissiona un servizio ad un’altra parte.

Il fornitore, invece, è il soggetto contrattuale che eroga il servizio manuale o intellettuale richiesto dalla controparte.

Per semplificare: se stai erogando un servizio ad un tuo cliente, tu sarai il fornitore, lui sarà il committente.

Pertanto all’interno del tuo contratto potrai definire le tue attività utilizzando il termine “fornitore” o “professionista”.

Quando preparo un contratto per un cliente, preferisco utilizzare il termine “professionista”: lo trovo più versatile e meno legato al concetto di fornitura.

L’oggetto del contratto di servizio è chiaramente lo svolgimento di un determinato servizio, da parte del fornitore, dietro il versamento di un corrispettivo.

Contratto di servizio - oggetto del contratto

Alcune regole importanti

Il servizio dovrà essere svolto dal fornitore in modo quasi esclusivo, a meno che il committente autorizzi lo svolgimento dell’attività secondo altre modalità.

In quest’ultimo caso il fornitore potrà concludere un contratto di “subappalto di servizi”, ovvero un contratto dove il servizio richiesto dal committente viene “subappaltato” o affidato ad un altro soggetto.

Nel contratto di subappalto, l’appaltatore si assume la responsabilità di eseguire il servizio richiesto dal committente, grazie all’attività del “subappaltatore”.

Il committente, invece, avrà l’obbligo di versare il corrispettivo direttamente nei confronti dell’appaltatore.

Dopo lo svolgimento del lavoro l’appaltatore corrisponderà al subappaltatore il compenso concordato per l’attività.

Subappalto del contratto di servizio

In ogni caso all’interno del contratto di servizio le parti possono concordare che il fornitore potrà avvalersi di professionisti o collaboratori esterni che lo aiutino nello svolgimento dell’attività.

Di solito il contratto di servizio fa sorgere tra le parti un rapporto di tipo non subordinato.

Questo significa che il fornitore non è legato con il committente da un rapporto di lavoro, ma bensì da un rapporto professionale tra due soggetti indipendenti.

Le parti fondamentali di un contratto di servizio

All’interno di un contratto di servizio dovrai definire 7 punti fondamentali e precisamente:

1) Oggetto della prestazione del fornitore: dovrai concordare con il committente quale servizio dovrai svolgere e con quali modalità;

2) Oggetto della prestazione del committente: dovrai concordare la misura del compenso che il committente dovrà riconoscerti oltre a concordare le modalità di pagamento;

3) Termine del contratto: dovrai stabilire se il contratto sarà sottoposto ad un termine iniziale o finale;

4) Penali: nel contratto potresti inserire una penale da applicare nel caso di ritardo nello svolgimento delle prestazioni (sia a carico del committente sia a carico del fornitore);

5) Possibilità di collaborazione: dovrai stabilire con il committente se potrai svolgere il servizio con l’aiuto di alcuni collaboratori esterni;

6) Accordo sulle spese: dovrai concordare con il committente il rimborso delle spese che sosterrai per lo svolgimento del servizio;

7) Autorizzazione per utilizzo di marchi o proprietà intellettuali: dovrai stabilire con il committente se potrai utilizzare o meno marchi o altri beni che sono di proprietà intellettuale del committente.

Contratto di servizio - 7 elementi fondamentali

Questi sono gli elementi principali che non possono mancare nel tuo contratto di servizio.

In ogni caso il contratto può essere personalizzato in base alle esigenze concrete delle parti.

Questo significa che oltre alle 7 parti fondamentali che ti ho descritto, potrebbe essere inserite delle ulteriori clausole che regolino alcuni aspetti della collaborazione.

Nei contratti di servizio che realizzo per i clienti del nostro studio legale, inserisco spesso una clausola sull’obbligo di riservatezza.

Si tratta di una clausola che impone alle parti di mantenere riservate alcune informazioni scambiate durante il rapporto commerciale.

In ogni caso l’inserimento di ulteriori clausole dipende dal tipo di transazione che dovrai concludere con il tuo cliente.


Cosa significa contratto di servizio

Cosa significa contratto di servizio

Finora ti ho spiegato che cos’è un contratto di servizio e qual è la sua funzione nei rapporti commerciali tra imprenditori.

Adesso voglio soffermarmi su un aspetto differente, ma fondamentale.

Voglio spiegarti come sfruttare il tuo contratto per incrementare le vendite.

Il contratto è un biglietto da visita che ti qualifica agli occhi della controparte.

Prima di erogare un servizio nei confronti del tuo cliente devi dimostrare professionalità e competenza.

Se non possiedi certe qualità professionali i tuoi ricavi potrebbero ridursi sensibilmente.

È un tema che può apparire scontato, ma ancora oggi viene sottovalutato.

La professionalità si acquisisce con il tempo e coincide solo in parte con la competenza.

Ci sono tanti piccoli ingredienti che dovrai coltivare con attenzione.

Ma cosa c’entra questo tema in una guida sui contratti?

Le qualità professionali devono emergere all’interno del tuo contratto, per qualificare bene la tua prestazione e per comunicare al cliente il tuo grado di competenza.

Contratto di servizio - grado di competenza

Ti fornisco un esempio concreto.

Immagina che tu abbia bisogno di un servizio di consulenza finanziaria per la tua impresa.

Hai individuato due diversi professionisti che ti hanno trasmesso le giuste impressioni tramite il loro sito web.

Adesso hai bisogno di un preventivo.

Dopo aver conosciuto i prezzi dei due consulenti, devi analizzare il loro contratto di collaborazione.

Il primo consulente ha inviato un documento di 2 pagine con una descrizione sommaria del suo servizio e di quello che farà per raggiungere l’obiettivo.

Il secondo consulente, invece, ha inviato un contratto di 8 pagine, con una descrizione molto dettagliata delle attività che svolgerà nei tuoi confronti e con un elenco specifico degli obiettivi che ti farà conseguire.

A questo punto, al di là della preparazione effettiva dei due consulenti, a quale professionista decideresti di affidare l’incarico?

Sono convinto che il secondo consulente (quello con il contratto più lungo) ti potrebbe trasmettere maggiore competenza e professionalità.

Almeno queste sono le sensazioni che provo io se mi trovassi in una situazione simile.

Ho eseguito un test su alcuni clienti del nostro studio e su un campione di 10 imprese, in 9 casi il contratto più dettagliato ha trasmesso più professionalità e maggiore fiducia.

Ecco perché è così importante che il tuo contratto di servizio trasmetta professionalità e competenza.

La professionalità aumenta la fiducia ed incrementa le vendite.

Contratto di servizio - aumenta le vendite

Per questo motivo ho deciso di fornirti alcuni suggerimenti affinché il tuo contratto di servizio possa trasmettere maggiore fiducia al cliente.

Partiamo subito.

1) Descrivi il tuo servizio in modo dettagliato

Nell’oggetto del contratto devi descrivere ogni singola attività che svolgerai nei confronti del tuo cliente.

Più sarai specifico, di conseguenza più fiducia riuscirai a trasmettere alla controparte.

Qualsiasi acquisto è preceduto da una serie di domande e obiezioni (spesso a livello quasi inconscio).

Il motivo è semplice: prima di versare una somma di denaro nei confronti di un terzo, chiunque vuole ricevere rassicurazioni sul lavoro che verrà svolto.

Per descrivere il tuo lavoro in modo completo ti consiglio di seguire questo esercizio.

Scrivi l’obiettivo finale del tuo servizio.

Questo sarà il risultato finale delle tue azioni.

Sotto l’obiettivo scrivi un elenco delle attività che dovrai svolgere per raggiungere questo risultato.

Se devi installare un software (obiettivo finale), avrai bisogno di accedere a tutti i dispositivi ed i pc di proprietà del cliente.

L’accesso al pc del cliente è un’attività strumentale che ti aiuta a raggiungere l’obiettivo finale.

Una volta che avrai elencato tutte le azioni intermedie da eseguire, dovrai creare una clausola specifica per ogni singolo punto.

Se riuscirai a descrivere la tua prestazione in modo dettagliato, l’acquirente potrà trovare una risposta a tutte le sue domande.

Questa scelta incrementa le tue vendite: te lo assicuro.

2) Non promettere risultati irrealizzabili

Capita spesso che durante le trattative commerciali il fornitore (colui che eroga il servizio) promette risultati irrealizzabili.

E spesso lo fa senza esserne consapevole.

Per impressionare il cliente molti professionisti si impegnano ad erogare il servizio entro una determinata data.

A volte questo impegno non viene inserito nel testo del contratto, ma viene comunicato oralmente al committente.

È una pessima abitudine.

Prima di comunicare quando completerai il servizio, devi essere in grado di rispettare l’impegno.

Erogare un servizio in ritardo può esporti ad una responsabilità contrattuale nei confronti del tuo cliente.

Non sai quante volte il committente solleva contestazioni sui tempi di esecuzione, anche se il contratto non contiene una data di consegna precisa.

Per proteggere il tuo lavoro, devi inserire nel tuo contratto una data di consegna che potrai rispettare.

Allo stesso modo non promettere risultati irrealizzabili.

Se non sei in grado di garantire il risultato che prometti, devi inserire nel tuo contratto una clausola che ti protegga da false aspettative.

3) Fornisci informazioni vere

Se hai intenzione di svolgere il servizio grazie all’aiuto di alcuni collaboratori esterni devi informare il cliente di questa eventualità.

Se la controparte scopre che il servizio è stato svolto da un’altra impresa o professionista, senza essere stata informata, potresti essere qualificato come un soggetto poco professionale.

Voglio essere chiaro: non sto dicendo che tu debba svolgere il servizio personalmente.

Ogni imprenditore deve essere capace di delegare e di creare una struttura organizzativa efficiente.

Devi solo informare il cliente che il servizio verrà svolto da professionisti esterni, che vengono coordinati da te o dalla tua impresa.

Essere trasparenti, significa comunicare alla controparte quali soggetti saranno coinvolti nello svolgimento del servizio.

Ti assicuro che se il cliente conosce in anticipo come verrà svolto il servizio, non avrà alcun problema ad affidarti l’incarico, anche se non sei tu a svolgere direttamente l’attività.

Se ti ha scelto c’è un motivo.

Le informazioni parziali possono essere molto dannose per il tuo business, perché trasmettono insicurezza e spingono la controparte a pensare che ci sia una fregatura.

La verità rende liberi: soprattutto nei rapporti professionali.

Contratto di servizio - come trasmettere maggiore fiducia

Attenzione: non sto dicendo di rivelare tutti i trucchi della tua impresa, ma solo che devi rispettare il cliente comunicandogli con sincerità alcune informazioni sul tuo servizio.

In questo modo riuscirai a dimostrare maggiore professionalità nei confronti della controparte.

Se segui questi suggerimenti il contratto di servizio potrà diventare uno strumento che incrementa le tue vendite.

Ecco cosa significa preparare un contratto di servizio che incrementa le tue vendite.


Dove trovare un contratto di servizio

Dove trovare un contratto di servizio

Il contratto di servizio costituisce un “asset” indispensabile per la tua attività imprenditoriale.

Usare il contratto sbagliato può causarti notevoli problemi giuridici e finanziari.

Sei sicuro che il cliente pagherà il tuo compenso?

Un contratto ben scritto può prevenire il rischio di insolvenza e può protegge il tuo lavoro da eventuali contestazioni della controparte.

Un errore piuttosto comune, commesso da imprenditori e freelance, è quello di scaricare un contratto di servizio dopo aver effettuato una ricerca su google.

Questo comportamento è molto rischioso per diversi motivi.

1) Clausole Generiche

Solitamente i contratti scaricati gratuitamente tramite google contengono clausole generiche che possono essere applicate a molti rapporti lavorativi.

Se scegli di adottare delle clausole generiche sarà difficile proteggere il tuo lavoro da eventuali contestazioni del cliente.

Le clausole contrattuali sono efficaci quando sono personalizzate e quando vengono adattate al rapporto concreto che instauri con la controparte.

Se il tuo contratto contiene delle clausole generiche non riceverai la giusta protezione legale.

Il contratto è come il tuo scudo: deve proteggerti dai pericoli più comuni.

2) Errori giuridici

Spesso i contratti gratuiti che si scaricano in rete contengono errori giuridici e una struttura incompleta.

Hai verificato se il contratto rispetta le norme vigenti sul tuo settore?

I contratti gratuiti scaricati dal web vengono non sempre vengono redatti da avvocati specializzati in diritto contrattuale, e possono contenere errori molto gravi.

3) Documento troppo breve

Di solito i contratti scaricati sul web (anche quelli a pagamento) sono brevi e contengono poche clausole.

Ti consiglio di non usare un contratto che contiene poche pagine.

Il contratto non è una lettera di vendita o una landing page (pagina cattura contatti) in cui devi catturare l’attenzione del cliente per “convertirlo” alla vendita.

Non devi analizzare il contratto con un approccio “commerciale”.

Se ci sono poche parole e clausole molto brevi, il contratto non è sicuro.

4) Possibili virus

E’ molto facile infettare il proprio computer quando si scarica un file da un sito non conosciuto.

In molti casi i contratti gratuiti scaricabili senza alcuna registrazione possono contenere virus in grado di criptare il tuo intero archivio digitale.

La qualità e la sicurezza hanno un prezzo: soprattutto nel settore legale.

Contratto di servizio - I rischi dei contratti scaricati dal web

I contratti scaricati dal web sono spesso una soluzione temporanea.

Molti clienti del nostro studio hanno compreso quanto sia importante possedere un buon contratto soltanto quando si è manifestato un problema legale.

Per questo motivo, se non hai sufficienti competenze legali, è necessario che il tuo contratto sia preparato da un avvocato.


Il contratto di servizio scritto da un avvocato

Il contratto di servizio scritto da un avvocato

Per trovare un buon contratto di servizio ti consiglio di rivolgerti ad un avvocato specializzato in diritto contrattuale.

Dimentica i legali generalisti, che si occupano di vari settori, e che non possiedono la giusta esperienza ed il giusto metodo per costruire contratti sicuri.

Per proteggere il tuo lavoro con un buon contratto è necessario analizzare il tuo modello di business e verificare quali sono le attività più rischiose.

Nel nostro studio legale, prima di procedere con la stesura di un contratto di servizio, eseguiamo un’analisi preventiva della transazione per individuare alcuni pericoli per il nostro cliente.

Grazie a questa attività riusciamo ad esaminare la prestazione professionale che deve essere svolta, segmentandola in piccoli step.

In questo modo possiamo individuare le fasi fondamentali di un rapporto commerciale e siamo in grado di costruire delle soluzioni legali personalizzate per proteggere il lavoro del nostro cliente.

Ti spiego meglio come si svolge il mio lavoro.

Se il mio cliente eroga un servizio di formazione, io analizzo il suo modello di business per capire come si conclude la transazione.

Il mio lavoro consiste nell’esaminare tutte le fasi fondamentali del servizio di formazione per ottenere una sequenza di comportamenti che le parti devo svolgere per concludere l’affare.

Ecco un esempio concreto.

Nel servizio di formazione esistono due soggetti coinvolti:

• Il formatore, che eroga il servizio di formazione;

• Il cliente, che beneficia del servizio di formazione.

La transazione si conclude seguendo queste fasi:

Fase 1: il cliente contatta il formatore per ricevere un preventivo;

Fase 2: il formatore invia il preventivo al cliente;

Fase 3: il cliente accetta il preventivo e conferisce un incarico al formatore;

Fase 4: il formatore svolge il suo servizio di formazione;

Fase 5: il cliente effettua il pagamento del servizio di formazione (questo comportamento può avvenire prima dell’erogazione del servizio di formazione);

Fase 6: Il formatore emette la fattura nei confronti del cliente.

Contratto di servizio - le fasi della transazione

Come vedi, per concludere un “servizio di formazione” esistono 6 fasi in cui le parti svolgono determinate azioni.

Ognuna delle fasi che ho descritto presenta dei possibili rischi legali.

Nell’esempio che ti ho descritto, il compito di un avvocato è quello di:

individuare i possibili rischi;

proteggere il lavoro del formatore costruendo delle clausole personalizzate per ogni fase.

La scrittura di un contratto è un’attività molto delicata, che richiede una grande capacità analitica.

Non è sufficiente conoscere le norme del codice civile, ma è necessario essere abili nella segmentazione delle attività svolte dalle parti.

Solo in questo modo il contratto può proteggerti dai principali rischi legali che possono scaturire dall’erogazione del tuo servizio.

Prima di proseguire voglio raccontarti un caso realmente accaduto ad un cliente del nostro studio.

Per proteggere la privacy dei protagonisti utilizzerò degli pseudonimi.


Il caso studio

Contratto di servizio - caso studio

Alcuni mesi fa, ho conosciuto un imprenditore, di nome Patrick, che svolge un servizio di formazione finanziaria tramite il proprio sito web.

Patrick si era rivolto al nostro studio legale poiché aveva bisogno di contratto di servizio che lo tutelasse da possibili contestazioni sul suo lavoro.

Qualche mese prima Patrick aveva dovuto affrontare un lungo contenzioso giudiziario.

Il professionista aveva erogato un servizio di consulenza sulla gestione di un patrimonio finanziario nei confronti di una società molto importante.

Tuttavia Patrick aveva svolto la sua attività senza sottoscrivere un contratto personalizzato con la controparte.

Il consulente aveva seguito i consigli di un “guru” del marketing, che gli aveva suggerito di erogare il servizio di consulenza chiedendo immediatamente il pagamento dell’attività alla controparte, grazie all’inserimento di un’applicazione sul proprio sito web.

Il cliente che voleva acquistare il servizio di Patrick avrebbe dovuto effettuare il pagamento tramite il software di nome “Calendly”.

Come funziona Calendly

Calendly è un’applicazione che gestisce il tuo calendario personale e permette al cliente di individuare i giorni della settimana in cui sei libero per lo svolgimento di una consulenza.

La versione “premium” di Calendly consente di collegare al tuo profilo personale un account “paypal”.

In questo modo, dopo la prenotazione del cliente sul calendario, è possibile ricevere il pagamento della consulenza direttamente sul tuo conto bancario online, prima dello svolgimento del servizio.

Una procedura rischiosa

Così Patrick aveva inserito nel suo sito web il link associato al proprio profilo creato su Calendly.

Quando un cliente decideva di acquistare la consulenza di Patrick, avrebbe dovuto eseguire le seguenti attività:

il cliente selezionava una data disponibile nel calendario del professionista;

il cliente pagava il compenso del professionista tramite l’applicazione “Paypal”.

Questa procedura sembrava molto innovativa e vantaggiosa.

Patrick svolgeva il suo servizio di consulenza ricevendo in anticipo il pagamento da parte del cliente.

Eppure c’era una grave lacuna in questo sistema.

L’assenza del contratto

Patrick non esibiva ai suoi clienti nessun contratto di consulenza ed il rapporto commerciale con la controparte si concludeva senza la sottoscrizione di regole certe e trasparenti.

Patrick era soddisfatto di quella soluzione: non aveva mai avuto alcun problema.

Sembrava un sistema perfetto.

Tuttavia la perfezione di quel metodo stava per mostrare tutti i suoi limiti.

Dopo un periodo particolarmente intenso, Patrick concluse un rapporto commerciale con una importante società di nome “Rebound”.

La società “Rebound” chiese al professionista l’erogazione di un servizio di consulenza per la gestione di un fondo patrimoniale.

Patrick svolse il suo servizio di consulenza senza aver sottoscritto un contratto con il nuovo cliente.

Qualche settimana dopo la conclusione del rapporto di collaborazione, Patrick ricevette una diffida legale dalla società “Rebound”, che gli chiedeva la restituzione dell’importo versato, oltre al risarcimento del danno.

La società “Rebound” sosteneva che i consigli forniti da Patrick durante la consulenza si erano rivelati errati ed il fondo patrimoniale aveva subito delle gravi perdite economiche.

Patrick si difese con la controparte affermando che il suo servizio aveva una natura consulenziale e non operativa.

In altre parole il professionista non poteva essere responsabile per i risultati ottenuti dalla cliente.

Ciò che Patrick affermava era corretto in linea di principio; eppure il consulente non aveva sottoscritto alcun contratto con la società “Rebound” e la natura del suo rapporto professionale non poteva essere descritta in modo molto preciso.

La soluzione

Dopo quello spiacevole episodio, poi concluso con una transazione tra le parti, Patrick aveva deciso di proteggere il suo business grazie ad un contratto di collaborazione sicuro.

Questo è il motivo che aveva spinto il professionista a contattare il nostro studio legale.

Nelle settimane successive, dopo aver analizzato i servizi offerti da Patrick, abbiamo costruito un contratto di consulenza che lo proteggesse da ogni rischio e gli abbiamo suggerito di modificare ed integrare il sistema di pagamento creato con l’applicazione “Calendly”.

Ti ho raccontato questo piccolo caso studio per mostrarti quanto possa essere pericoloso affidarsi a soluzioni fai da te, senza l’approvazione di un legale.

Se devi hai bisogno di un contratto di servizio, scegli un professionista specializzato in diritto contrattuale.

Non affidare l’incarico ad un legale generalista, che si occupa di tante attività.

Il diritto è un argomento davvero sterminato: in Italia sono 111 mila le leggi attualmente in vigore.

Nessun avvocato può essere davvero preparato su tutti gli argomenti.

Io ho deciso di specializzarmi solo in recupero crediti, diritto contrattuale e diritto della privacy.

Ti confesso che in passato ho rifiutato più volte alcuni incarichi nel campo del diritto penale.

Non trovo onesto offrire un servizio legale in un settore in cui non ho maturato la giusta esperienza.

Limitare la propria competenza è un elemento di forza.

Questo è il motivo per il quale ti suggerisco di rivolgerti ad un legale specializzato in diritto contrattuale.


Come scaricare un contratto di servizio

Come scaricare un contratto di servizio

Ti ho già spiegato che scaricare un contratto di servizio da un sito trovato su google può essere molto rischioso.

E’ facile infettare il proprio pc quando navighi su siti poco sicuri.

Ogni volta che approdi su un sito ti consiglio di controllare se il sito è munito del protocollo di sicurezza “https”.

Se stai navigando su un sito che non possiede il protocollo “https” esiste il rischio concreto che le informazioni che scambi con il proprietario del sito possano essere intercettate da terzi.

Qualsiasi sia la tua professione, è necessario che tu protegga i tuoi dati personali da possibili truffatori o hacker.

Esistono tre modi con cui puoi scaricare un contratto di servizio in modo sicuro.

Vediamo quali sono.

1) Scarica il file da un’area riservata

Se hai trovato sul web un contratto di servizio utile per la tua attività, assicurati che il file sia contenuto in un’area riservata.

In questo modo non avrai la certezza assoluta che il documento sia sicuro, ma ridurrai notevolmente i rischi di infettare il tuo pc.

Se il documento è liberamente scaricabile dalla rete, senza l’inserimento dei tuoi dati personali, verifica qual è l’estensione del file.

2) Scarica il file da un archivio cloud

Se hai affidato l’incarico di redazione del tuo contratto ad un avvocato, puoi scaricare il documento attraverso un archivio cloud.

I principali software cloud (come Dropbox, Google Drive, Microsoft One Drive) ti permettono di condividere i documenti presenti nel tuo archivio generando un link accessibile a soggetti terzi.

In questo modo l’utente che riceve il link può scaricare il file direttamente sul suo pc, senza avere accesso all’intero archivio.

3) Analizza il file con un antivirus

Se hai scaricato il file da un sito internet attendibile, ti consiglio di analizzarlo tramite un antivirus.

Sebbene l’attendibilità del sito sia un buon indizio sulla qualità del file, è sempre meglio essere prudenti.

Una volta che hai scaricato il documento attiva la scansione dell’antivirus e verifica la sua estensione.

I file creati tramite il programma di videoscrittura “Microsoft Word” di solito hanno il formato “doc” o “docx”.

Invece i file creati tramite i programmi di videoscrittura come “Libre Office” o “Open Office” di solito hanno il formato “odt”.

Qual è la scelta più sicura?

Secondo la mia opinione la scelta più sicura è la numero 1, ovvero quella di scaricare il file da un’area riservata.

In questo modo il file è protetto e non può essere manomesso da soggetti che non hanno accesso allo spazio riservato.

Ho scelto di utilizzare questa soluzione sia per l’erogazione dei nostri servizi di consulenza sia per la vendita dei nostri corsi formativi.

Infatti nel nostro corso TI CONTRATTO PRO puoi scaricare il tuo modello di contratto (già pronto) accedendo ad un’area sicura riservata.

Come scaricare un contratto di servizio in modo sicuro

In questo modo ridurrai il rischio di infettare il tuo pc da possibili virus e potrai concludere rapporti commerciali in modo sicuro.

Ti svelo un piccolo trucchetto.

Nella generazione di un file di testo (con i programmi Microsft Word, Libre Office o Open Office) esiste una particolare funzione che permette di assegnare al file il nome del suo autore.

Questo significa che quando apri un file scaricato dalla rete, il documento potrebbe contenere il nome di una persona diversa da te.

Mi è capitato diverse volte di leggere atti giudiziari che contenevano il nome di un autore differente.

Non è molto professionale inviare un documento che è stato creato da una persona differente: la tua controparte potrebbe valutare questo dettaglio in modo negativo.

Per questo motivo, quando scarichi un file dal web, ti consiglio di verificare anche le “proprietà del file” e rimuovere il nome dell’autore (sempre che questa attività sia possibile).


Contratto di servizio e smart working

Contratto di servizio e smart working

Negli ultimi tempi a causa della recente pandemia (e delle conseguenti restrizioni alla mobilità) lavorare in “smart working” è divenuto un requisito indispensabile per chi eroga servizi.

Se il tuo servizio viene svolto con modalità digitali o telematiche, dovrai descrivere questa caratteristica all’interno del tuo contratto.

Infatti il contratto di servizio è lo strumento migliore per presentare la tua attività professionale e per spiegare al cliente come eseguirai la prestazione.

Ad esempio, nei servizi di formazione e coaching a distanza, è molto importante concordare quali saranno i software da utilizzare per lo svolgimento del servizio (es. Skype, Zoom, Whereby).

I rapporti commerciali a distanza possono nascondere molte insidie se le parti non definiscono in modo dettagliato quale sarà l’oggetto del contratto.

Come regola generale ricorda che maggiore sarà la distanza fisica tra i due contraenti durante lo svolgimento del servizio, maggiore dovrà essere il grado di precisione nella descrizione della tua prestazione.

Ti spiego meglio il concetto con un esempio pratico.

Fabio è un consulente nel settore immobiliare, che svolge il proprio servizio di formazione durante alcuni seminari e incontri fisici in presenza degli iscritti ai suoi corsi.

Durante le lezioni in aula Fabio distribuisce dei fogli a colori in cui sono raffigurate le slide mostrate durante la lezione.

I partecipanti possono conservare le slide ricevute durante i corsi, a condizione di sottoscrivere una clausola contrattuale che li obbliga a non divulgare il materiale ricevuto.

In questo caso il contratto di servizio di Fabio descriverà la natura del servizio di formazione e potrà menzionare in modo generico che durante lo svolgimento del corso i partecipanti potranno ricevere una copia delle slide mostrate durante la lezione.

Tuttavia se Fabio decide di erogare il proprio servizio di formazione in modalità digitale, la distribuzione delle slide dovrà avvenire secondo modalità differenti rispetto a quelle utilizzate in precedenza.

In questo secondo caso (formazione a distanza), Fabio dovrà specificare nel suo contratto con quali modalità tecniche verrà erogato il servizio ed in che modo gli iscritti potranno scaricare le slide mostrate durante la lezione.

Come vedi maggiore è il livello di digitalizzazione del tuo servizio, maggiori informazioni dovrai fornire al tuo cliente all’interno del contratto.


Cosa descrivere nel contratto di servizio

Cosa descrivere nel contratto di servizio

Questo però non significa che dovrai rivelare alla tua controparte tutti gli strumenti che utilizzi per lo svolgimento del tuo lavoro.

E’ sufficiente che tu descriva in modo dettagliato:

l’oggetto del servizio;

quando il servizio si considera completato.

L’oggetto del servizio

Per tornare all’esempio di prima, se eroghi un servizio di formazione a distanza, non sarà sufficiente descrivere il servizio come un “servizio di formazione”, ma sarà necessario specificare che si tratta di un “servizio di formazione a distanza” e che il servizio verrà erogato tramite accesso in una stanza virtuale.

Ho visto troppe volte dei contratti di servizio che contenevano clausole generiche, frutto di operazioni di “copia e incolla”.

Se il contratto non descrive in modo specifico l’attività che dovrai svolgere, sarà più facile per la controparte contestare il tuo lavoro e sollevare eccezioni di inadempimento.

Quando il servizio si considera completato

Nei contratti di servizio erogati in modalità “smart working” è molto importante specificare quando il servizio si considererà completato.

Nei servizi di consulenza è spesso difficile individuare il momento conclusivo del servizio.

Il consulente infatti vende le proprie conoscenze elargendo dei consigli e delle informazioni su un determinato tema.

Se non descrivi il momento in cui avrai completato il servizio la controparte si sentirà legittimata a richiedere il tuo intervento anche dopo che tu avrai esaurito i tuoi compiti.

Questo scenario non è proprio negativo: se il cliente si rivolge a te per risolvere dei problemi significa che hai conquistato la sua fiducia e che ti ritiene un professionista affidabile.

Tuttavia è molto importante definire il momento in cui la tua consulenza è terminata, anche per evitare il rischio di dover svolgere attività lavorative gratuite.

Per questo motivo all’interno del tuo contratto ti consiglio di descrivere il momento in cui il servizio si deve considerare concluso.

Se vendi servizi consulenziali, potresti realizzare un documento di testo o una relazione conclusiva che contiene tutte le informazioni fornite alla controparte durante il lavoro.

La tua attività si potrà considerare completata nel momento in cui invierai al cliente la relazione conclusiva a mezzo email o pec.

In questo modo la controparte non potrà chiederti di svolgere attività aggiuntive dopo che tu avrai consegnato il documento finale.


Come recedere da un contratto di servizio

Come recedere da un contratto di servizio

A volte può succedere che la controparte non abbia rispettato le obbligazioni che nascono dal contratto.

In questo caso si parla di “inadempimento contrattuale”.

La legge (articolo 1453 del codice civile) stabilisce che nei contratti con prestazioni corrispettive, quando uno dei contraenti non adempie le sue obbligazioni, l’altro può a sua scelta chiedere l’adempimento o la risoluzione del contratto.

Se il tuo cliente non ha rispettato gli obblighi contenuti nel tuo contratto di servizio allora potrai chiedere l’adempimento o la risoluzione.

I presupposti per la risoluzione

Prima di chiedere la risoluzione del tuo contratto dovrai verificare che sia presente un presupposto fondamentale e cioè che tra le parti sia sorta una obbligazione.

Questo significa che se non sei in grado di dimostrare che il tuo cliente aveva raggiunto un accordo con te per lo svolgimento del tuo servizio, non avrai la possibilità di provare l’esistenza del rapporto con la controparte.

Di conseguenza, senza la prova sull’esistenza dell’obbligazione, non si sarà il presupposto dell’inadempimento.

Perché è importante questa precisazione?

Perché se chiederai la risoluzione del contratto per inadempimento potrai richiedere alla tua controparte anche il risarcimento del danno.

Questo è un ulteriore motivo per il quale devi possedere un contratto sottoscritto dal cliente, con il quale hai concordato le obbligazioni da svolgere.

L’inadempimento totale o parziale

Per chiedere la risoluzione del contratto per inadempimento è necessario che il tuo cliente non abbia eseguito la sua prestazione.

In questo caso possiamo distinguere due tipologie di “inadempimento”:

l’inadempimento totale;

I’inadempimento parziale.

L’inadempimento si definisce totale quando il contraente non esegue la sua obbligazione in modo totale.

Invece l’inadempimento si definisce parziale quando il contraente esegue la sua prestazione in modo differente rispetto a quanto concordato nel contratto.

In questo caso si parla di “inesatto adempimento”.

Ti faccio un esempio pratico.

Se il tuo cliente ha deciso di non pagare integralmente il tuo compenso, dopo aver ordinato un servizio di consulenza, allora ti troverai di fronte ad un caso di inadempimento totale.

Se invece il cliente ha deciso di pagare solo parzialmente il tuo compenso (il 50%), allora ti troverai di fronte ad un caso di “inadempimento parziale” o “inesatto adempimento”.

Inadempimento contrattuale

Ci sono 3 criteri principali con cui possiamo classificare l’inadempimento parziale del tuo cliente.

Vediamo quali sono.

1) Criterio quantitativo

L’inadempimento parziale si verifica quando il contraente consegna di meno rispetto agli obblighi contrattuali.

Esempio: dopo lo svolgimento del tuo servizio, il cliente doveva versarti l’importo di 100 euro, e invece versa solo la cifra di 50 euro.

2) Criterio qualitativo

L’inadempimento parziale si verifica quando il contraente consegna un bene diverso rispetto a quanto previsto nel contratto.

Esempio: dopo lo svolgimento del tuo servizio, il cliente doveva versarti l’importo di 100 euro, e invece ti consegna un buono sconto presso il tuo store.

3) Criterio cronologico

L’inadempimento parziale si verifica quando il contraente esegue la sua prestazione in un tempo diverso rispetto a quanto previsto nel contratto.

Esempio: dopo lo svolgimento del tuo servizio, il cliente doveva versarti l’importo di 100 euro entro il termine di 15 giorni, e invece versa il tuo compenso dopo 90 giorni.

Come vedi prima di chiedere la risoluzione del contratto di servizio è importante capire qual è il comportamento che ha determinato l’inadempimento.

Come disdire un contratto di servizio

Una volta che avrai accertato qual è il motivo che ha determinato l’inadempimento del cliente ti consiglio di leggere con attenzione il contratto stipulato con la controparte.

Spesso all’interno dei contratti di servizio possono esserci delle clausole che limitano la responsabilità della controparte o che pongono dei limiti sull’azione di risoluzione.

Questo è il motivo per il quale non ti conviene usare dei modelli di contratto scaricati gratuitamente dalla rete (se hai bisogno di un contratto sicuro clicca qui ➜ TI CONTRATTO PRO).

Se hai difficoltà ad analizzare le clausole contenute in un contratto di servizio, chiedi l’aiuto di un legale per verificare come e quando chiedere la risoluzione.

Dopo aver analizzato tutte le clausole contenute nel contratto potrai comunicare la risoluzione al tuo cliente.


Come comunicare la risoluzione

Come comunicare la risoluzione del contratto di servizio

In genere la risoluzione del contratto può essere comunicata tramite lettera raccomandata con avviso di ricevimento o tramite messaggio di posta elettronica certificata (fai attenzione: la semplice email non basta).

Tuttavia devi sapere che la comunicazione di risoluzione del contratto potrebbe non essere sufficiente per definire la controversia con la controparte.

Succede spesso che tra le parti sorgano dei contenziosi giudiziali sulla corretta interpretazione del contratto.

In questo caso sarà necessario attendere la sentenza di un giudice affinché la risoluzione del contratto possa essere rispettata dalla tua controparte.

Sostenere i costi e lo stress di un contenzioso giudiziale può essere molto logorante.

Per questo motivo ti consiglio di sottoscrivere un accordo di risoluzione con il tuo cliente per definire in modo anticipato tutte le eventuali contestazioni sulla risoluzione.

Spesso questa è la soluzione più veloce e vantaggiosa per le parti.

In ogni caso se il tuo cliente non accetta di firmare l’accordo di risoluzione, e contesta il tuo lavoro, potrai comunque comunicare la risoluzione tramite pec, o raccomandata con ricevuta di ritorno, e far valere le tue ragioni davanti al Tribunale.

Quando comunicare la risoluzione

Tuttavia bisogna distinguere il motivo per il quale ti conviene richiedere la risoluzione del contratto.

Se hai già svolto il servizio e il tuo cliente si è reso inadempiente, non sarà necessario chiedere la risoluzione del contratto.

In questo caso potresti chiedere l’adempimento del contratto ed ottenere il pagamento del tuo compenso.

Al contrario, se hai svolto una parte del servizio, ed il tuo cliente si è reso inadempiente sul pagamento integrale della tua attività, comunicare la risoluzione del contratto può essere una buona scelta.

Ti faccio un esempio concreto.

Luca (imprenditore industriale) ha firmato un contratto con l’azienda “Alfa” per lo svolgimento di un servizio di installazione di un macchinario robotico.

Il contratto ha una durata di 5 mesi e prevede che l’azienda “Alfa” versi un compenso mensile a Luca per lo svolgimento del servizio.

Luca ha completato la sua attività nei primi due mesi.

Tuttavia l’azienda “Alfa” ha deciso di non rispettare l’obbligo di pagamento contenuto nel contratto.

Cosa dovrebbe fare Luca?

L’imprenditore non ritiene conveniente continuare ad erogare il servizio senza aver ricevuto il compenso da parte del cliente.

In questo caso però sospendere l’erogazione del servizio, senza fornire alcuna comunicazione alla controparte, potrebbe essere molto pericoloso.

Se Luca decidesse di sospendere lo svolgimento del servizio senza alcun avviso, si renderebbe inadempiente nei confronti della società “Alfa”.

La soluzione migliore in questo caso sarebbe quella di sollevare l’eccezione di inadempimento (articolo 1460 del codice civile).

Eccezione di inadempimento

Infatti sfruttando l’istituto dell’eccezione di inadempimento Luca può rifiutarsi di adempiere la sua obbligazione, se l’altro contraente (la società “Alfa”) non adempie gli obblighi contenuti nel contratto.

Come vedi non è sempre vantaggioso chiedere la risoluzione del contratto.

Prima di prendere una decisione in merito individua il motivo per cui vuoi interrompere il rapporto di collaborazione e chiedi il parere di un legale.


Conclusione

Sei arrivato al termine di questa guida.

Per proteggere il tuo lavoro da possibili contestazioni devi ottenere un contratto di servizio verificato da un legale.

Un buon contratto di servizio ti permette di prevenire il problema dei crediti insoluti.

Non utilizzare dei modelli gratuiti che trovi su Google; le clausole del contratto devono essere personalizzate e adattate alla tua situazione concreta.

Il contratto di servizio può essere uno splendido biglietto da visita che mostri al tuo cliente durante le trattative commerciali.

Grazie al tuo contratto potrai trasmettere maggiore fiducia alla controparte descrivendo con precisione tutti gli aspetti più delicati della transazione.

Leggi il riepilogo della guida cliccando sull’infografica qui sotto

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Contratto di servizio - 3 consigli per evitare errori

Contratto di servizio – 3 consigli per evitare errori


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Dentro il gruppo troverai molte guide (in formato pdf) e video che ti spiegheranno come rendere più sicuro il tuo business.

Inoltre all’interno della community potrai rivolgerci tutte le domande che vorrai sui temi più importanti per la tua attività.

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© riproduzione riservata

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

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Recupero crediti avvocato Roma

Scopri come recuperare un credito con un avvocato nella città di Roma

Se hai bisogno di recuperare il tuo credito nella città di Roma, sei finito nel posto giusto.

In questa guida ti spiegherò come risolvere una crisi finanziaria causata dal mancato pagamento di un cliente.

Inoltre ti racconterò un caso di recupero crediti a Roma gestito direttamente dal nostro studio.

Grazie a questa storia riuscirai a comprendere quali sono le attività principali da compiere per incassare il tuo credito insoluto nella città di Roma.

Ma prima di proseguire è necessario che ti spieghi alcuni concetti preliminari.


Il problema del recupero crediti

Il sociologo e filosofo canadese di nome Herbert Marshall McLuhan diceva che: “Ogni mezzo, spinto ai limiti del suo potenziale, muta forma e diviene a esso complementare: così il denaro spinto ai limiti si tramuta nel credito, cioè nella mancanza di denaro”.

Recupero crediti avvocato Roma - citazione denaro

Questa citazione descrive in modo pragmatico quanto sia importante per un’impresa commerciale avere liquidità nei propri conti economici.

La salute economica di un’impresa dipende dalla capacità di generare reddito.

La capacità di generare reddito dipende a sua volta dall’esistenza di clienti o di rapporti di collaborazione.

Pertanto se hai un sufficiente numero di clienti che prenota i tuoi servizi o acquista i tuoi prodotti il tuo business è “potenzialmente” al sicuro.

Perché ho scritto “potenzialmente”?

Perché l’esistenza di clienti o di rapporti di collaborazione non ti da la certezza di generare reddito.

Affinché il tuo conto economico si trovi in salute è necessario che il lavoro che hai svolto venga pagato dal tuo cliente.

Questa affermazione può sembrare banale, ma costituisce la prima causa che mette in crisi il sistema imprenditoriale italiano.

Il fatturato non sempre coincide con il numero complessivo di clienti che hai acquisito.

Questo principio è molto chiaro per gli imprenditori individuali o per le microimprese, ma spesso è ignorato dalle aziende di medie dimensioni.

Molti amministratori delegati di importanti imprese si concentrano (giustamente) sul processo di acquisizione dei clienti, ma spesso dimenticano di migliorare il processo di recupero dei crediti insoluti.

Riepiloghiamo un attimo.

La salute della tua impresa dipende dagli incassi.

Ma gli incassi non dipendono dall’esistenza di clienti, ma piuttosto dalla disponibilità degli stessi clienti a pagare il proprio debito.

Pertanto se hai molti clienti la tua capacità di incasso dipenderà dal numero di persone che rispetterà la propria obbligazione di pagamento.

Recupero crediti avvocato Roma - incassi

Per risolvere il problema dei mancati pagamenti dei clienti è necessario svolgere l’attività di “recupero crediti”.

Nel corso di questi anni ho assistito moltissime imprese su tutto il territorio italiano e ho notato che il problema del recupero crediti è radicato nel nostro sistema produttivo.

Almeno un’azienda su quattro ha avuto un problema di recupero crediti nell’ultimo anno di attività.

In base ai dati forniti dalla Banca Centrale Europea negli ultimi l’Italia rimane uno dei paesi europei con più crediti insoluti da recuperare.

Ma la distribuzione dei crediti insoluti è diversa in base alla città in cui risiedi.


Roma caput mundi

Recupero crediti avvocato Roma caput mundi

Da sempre Roma viene considerata la capitale mondiale della storia e della cultura.

La straordinaria quantità di monumenti e opere d’arte che ci sono a Roma rende la città uno spettacolo indescrivibile.

Nel momento in cui stai leggendo questa guida Roma ha una popolazione di circa 2.800.000 persone, che la rendono la città più popolosa d’Italia.

Questi numeri possono sembrare inferiori se paragonati a quelli di altre grandi città estere, ma Roma rappresenta una delle città più grandi del mondo, dal punto di vista della superficie urbana.

La dimensione delle strade di Roma si estende per circa 1.287,36 chilometri quadrati.

Ma Roma non è solo arte, bellezza e cultura.

Roma è anche un centro di affari, di business e di nuove opportunità lavorative.

Secondo un’inchiesta del Corriere della Sera Roma è la seconda città italiana (dietro Milano) in cui si concentra il maggior numero di imprese innovative e startup.

Le startup in Italia e a Roma

Nel 2018, soltanto nel quarto trimestre, a Roma sono state registrate 969 nuove startup, che contribuiscono ad aumentare il livello di sviluppo tecnologico del nostro paese.

Insomma Roma non è solo una meta turistica, adatta per le visite guidate e per l’accesso nei musei.

Roma è la città da visitare se vuoi stringere nuove collaborazioni e se vuoi concludere affari.


Roma e recupero crediti

Recupero crediti avvocato Roma - numero insoluti

La presenza di molte imprese e professionisti indipendenti nella città di Roma favorisce la nascita di nuove relazioni commerciali.

Tuttavia queste condizioni favorevoli costituiscono il lato positivo di una medaglia che nasconde il suo gemello opposto.

Più cresce il numero della popolazione, più crescono i potenziali problemi economici negli affari commerciali.

Infatti Roma è una delle città italiane che presenta il maggior carico di contenziosi giudiziari in Italia.

Molte di queste controversie sono causate dai mancati pagamenti di clienti insolventi.

Infatti secondo quanto indicato da un report pubblicato dalla Banca d’Italia – Eurosistema (relativo al precedente anno)  il Lazio è la terza regione in Italia (dietro a Lombardia e Campania) dove è presente il maggior numero di crediti insoluti.

Nella regione Lazio, la città di Roma è quella con il maggior numero di crediti insoluti.

In un contesto simile, a prescindere dalle tue intenzioni e dalla tua volontà, è piuttosto semplice essere coinvolto in un problema di recupero crediti.

Grazie alle tante opportunità che la città di Roma è in grado di offrire, è facile incontrare un cliente che non pagherà il tuo compenso.

Questo significa che è necessario prestare maggiore attenzione e prepararsi in modo adeguato per risolvere un problema di recupero crediti a Roma.


Recupero crediti a Roma: cosa fare in concreto

Recupero crediti avvocato Roma - cosa fare in concreto

 

Dopo questa ampia premessa in questa guida ti fornirò alcuni consigli utili per recuperare il tuo credito nella città di Roma.

Se il tuo cliente ha deciso di non pagarti segui queste semplici regole.

1° REGOLA: Richiedi il pagamento

La prima regola da seguire quando devi affrontare un caso di recupero crediti a Roma è quella di richiedere il pagamento del tuo credito al debitore.

Può sembrare una regola banale, ma troppi imprenditori richiedono il pagamento del compenso al debitore con strumenti insoliti, non rispettando le norme di legge.

Mi spiego meglio.

Non è sufficiente richiedere il pagamento del tuo credito attraverso l’invio di una email o tramite un messaggio inviato su Whatsapp.

Per richiedere il pagamento del tuo credito insoluto è necessario che tu invii al debitore una comunicazione formale attraverso un messaggio pec (posta elettronica certificata) o, in alternativa, se il debitore non possiede un indirizzo pec, tramite una raccomandata con ricevuta di ritorno.

Ti ricordo che in base a quanto previsto dalla legge e dalla Corte di Cassazione (la massima autorità giudiziaria in Italia) un messaggio inviato tramite posta elettronica certificata ha la stessa efficacia giuridica di una raccomandata cartacea.

La comunicazione con cui richiedi il pagamento del tuo credito può essere differente in base alle tue intenzioni.

Possiamo distinguere 3 tipologie di richieste di pagamento:

• Il sollecito di pagamento ➜ con cui si richiedere il pagamento del credito dopo pochi giorni in cui si è verificato l’insoluto;

• L’atto di messa in mora ➜ con cui si richiedere il pagamento del credito in modo più formale e si interrompe il termine di prescrizione del credito;

• L’atto stragiudiziale di diffida ➜ con cui si richiede il pagamento del credito attraverso la notifica dell’atto tramite l’intervento di un ufficiale giudiziario.

Devi sapere che esiste una distinzione tra queste tipologie di atti, ma il confine può essere molto sfumato in alcune circostanze.

A volte un sollecito può essere anche un atto di messa in mora, e può interrompere la prescrizione di un credito.

In ogni caso è giusto che tu sappia che esistono delle forme differenti per comunicare al tuo cliente che deve corrisponderti il pagamento.

Se vuoi approfondire questo tema ti consiglio di leggere questa guida ➜ FATTURA NON PAGATA.

Perché è importante chiedere al debitore il pagamento del tuo credito in via scritta?

Le motivazioni sono molteplici:

1) Interrompi la prescrizione del credito;

2) Fai capire al creditore che è necessario effettuare il pagamento per evitare conseguenze legali;

3) Aumenti le tue probabilità di incasso (le statistiche interne del nostro studio dimostrano che l’invio di una richiesta di pagamento scritta ha maggiore efficacia persuasiva nei confronti del debitore).

Smentiamo alcuni luoghi comuni.

Per inviare una richiesta di pagamento al debitore è necessario un avvocato”.

Non sempre è così.

Rivolgersi ad un avvocato per inviare una richiesta di pagamento è sempre una buona soluzione.

Tuttavia in alcuni casi l’invio di una comunicazione inviata da un legale può irrigidire i rapporti con il tuo cliente (soprattutto quando il debitore vuole pagare ma sta ritardando qualche giorno per difficoltà oggettive).

Per questo motivo sarebbe importante “modulare” l’intensità della richiesta di pagamento da inviare al debitore in base al numero di giorni di ritardo nel pagamento.

Sarebbe molto utile che la tua impresa utilizzi dei modelli di diffida già pronti per sollecitare il debitore in caso di pagamenti ritardati.

Se vuoi scaricare dei modelli di legale di diffida, pronti per l’uso, ti consiglio di visitare questa pagina ➜ SCARICA I MODELLI DI DIFFIDA.

Se la tua attività di recupero stragiudiziale non ti permette di incassare il tuo credito insoluto in modo autonomo, allora ti conviene procedere con la 2° regola di questa guida.

2° REGOLA: Raccogli i documenti

Dopo aver richiesto il pagamento del tuo credito tramite l’invio di una comunicazione formale, dovrai raccogliere tutti i documenti che provano l’esistenza del tuo credito, come ad esempio il contratto di collaborazione che contiene la firma del debitore.

L’assenza di prove scritte del tuo credito può rendere più difficile l’attività di recupero.

Molti imprenditori sono abituati a concludere rapporti di affari senza la sottoscrizione di un contratto.

Questo comportamento è molto rischioso e ti espone a possibili rischi di insolvenza.

Infatti il contratto è un documento indispensabile per proteggere il tuo lavoro e per prevenire il mancato pagamento del cliente.

Se il tuo credito non è fondato su un contratto, ma sull’emissione di una fattura, non preoccuparti il tuo credito può essere recuperato.

Devi fare attenzione e comprendere bene il significato della parola “contratto”.

Con il termine “contratto” si intendono due concetti simili ma differenti e precisamente:

un accordo raggiunto tra due soggetti che vogliono completare una transazione (accordo inteso in senso immateriale, come l’incontro di due volontà);

il documento che prova l’esistenza di un accordo raggiunto tra due soggetti che vogliono completare una transazione.

Nel primo caso il termine “contratto” si identifica con un elemento astratto (l’incontro di due volontà) che fa sorgere un vincolo giuridico tra due soggetti.

Nel secondo caso il termine “contratto” si identifica con il documento (fisico o digitale) che prova l’esistenza dell’accordo.

Cosa si intende con il termine contratto

Ti spiego meglio il concetto con un esempio concreto.

Aldo è un professionista che svolge servizi di formazione nel settore finanziario.

Un giorno Michele, un imprenditore del settore tech, richiede ad Aldo lo svolgimento di un servizio di consulenza.

I due trovano un accordo economico tramite email e conversazioni avvenute in chat, ma non sottoscrivono alcun documento.

In questo esempio il contratto (inteso come accordo) è stato perfezionato tramite le email e le conversazioni avvenute in chat tra le parti, ma non esiste un documento scritto che ne provi la sua esistenza.

Possiamo affermare che esiste un contratto tra le parti?

Dipende da cosa intendiamo con la parola contratto.

Aldo può provare l’esistenza del suo diritto di credito?

Si, può farlo.

Sebbene le parti non abbiano firmato un documento scritto, Aldo può provare l’esistenza del suo credito raccogliendo i seguenti documenti:

La fattura che risulta non pagata;

Le email e gli screenshot della chat con cui le parti hanno trovato un accordo sullo svolgimento del lavoro.

Pertanto in assenza di un contratto (inteso come documento), l’esistenza del tuo credito può essere provata tramite l’esibizione di alcuni documenti.

Questo però non significa che il contratto, inteso come documento sottoscritto dalle parti, sia inutile.

Lascia che te lo ripeta un’altra volta.

Il contratto, inteso come documento, è fondamentale per proteggere il tuo lavoro e per provare l’esistenza del tuo credito.

Se non possiedi un contratto firmato (inteso come documento), la controparte potrà contestare la tua prestazione e potrebbe rifiutarsi di pagare il tuo compenso.

Inoltre, la presenza di un contratto firmato (inteso come documento) produce dei vantaggi molto utili in sede giudiziaria.

Pertanto ricorda di raccogliere tutti i documenti che provano l’esistenza del tuo credito e precisamente:

Il contratto sottoscritto dalle parti;

La fattura non pagata;

Le email e gli screenshot delle conversazioni avvenute in chat con il cliente.

Recupero crediti avvocato Roma - prove del credito

Nel nostro nuovo libro “Guida pratica al recupero crediti” abbiamo dedicato un intero capitolo per spiegare come comportarsi con un cliente che non paga.

Se vuoi ricevere un estratto gratuito del libro clicca qui ➜ SCARICA L’ESTRATTO GRATUITO.

Una volta raccolti i documenti, puoi procedere con la terza regola.

REGOLA 3: Rivolgiti ad un legale specialista

Uno degli errori più comuni commessi dagli imprenditori italiani è quello di rivolgersi ad avvocati generalisti per la risoluzione di contenziosi economici.

Il diritto è un tema davvero complesso: in Italia gli atti normativi attualmente in vigore sono più di 111 mila.

Per qualsiasi essere umano è impossibile conoscere in modo approfondito tutte le leggi esistenti.

Per questo motivo è sempre preferibile rivolgersi ad un legale specializzato in un preciso settore.

Se devi risolvere un contenzioso familiare, ti consiglio di rivolgerti ad un avvocato specializzato in diritto familiare, che ha maturato esperienza in simili contenziosi.

Se scegli di affidarti ad un legale generalista (che spesso si definisce “civilista”) la sua preparazione potrebbe essere incompleta per raggiungere il tuo obiettivo processuale.

Allo stesso modo se devi recuperare un credito insoluto ti conviene rivolgerti ad un legale specializzato in recupero crediti e in diritto dell’esecuzione.

Solo in questo modo avrai la possibilità di raggiungere il tuo obiettivo di recupero, senza sostenere spese giudiziarie inutili.

Infatti devi sapere che i legali generalisti, che non sono specializzati in recupero crediti, spesso suggeriscono al cliente di promuovere un contenzioso civile per incassare il credito insoluto.

Si tratta di un comportamento diffuso che può rendere più complesso il recupero del tuo credito.

Avviare una causa giudiziale per recuperare un credito può essere molto costoso.

In alcuni casi l’instaurazione di un processo può essere un rimedio esagerato, poiché sarebbe possibile raggiungere l’obiettivo del creditore in modo più celere e senza aggravio di costi.

La prima opzione che devi considerare per incassare il tuo credito è quella di avviare una trattativa stragiudiziale tramite un avvocato specializzato.

In questi anni ho conosciuto molti creditori che, a causa di consigli errati, non sono riusciti a recuperare il proprio credito insoluto, sprecando tempo e denaro in azioni giudiziarie lunghe e costose.

Ti assicuro che commettere questo errore nella città di Roma può causare molti danni economici ai tuoi affari.

Per risolvere questo problema nel nostro studio legale abbiamo ideato un processo di recupero crediti che si chiama “smart recovery”, ovvero il “recupero crediti intelligente”.

Se vuoi ottenere maggiori informazioni sul nostro sistema di recupero crediti clicca su questa pagina ➜ SMART RECOVERY.


Come fare per individuare dei legali specialisti

Individuare un legale specializzato in un settore è molto importante per evitare di commettere errori.

Non è facile trovare il professionista giusto, ma puoi seguire alcune regole generali.

SPECIALIZZAZIONE

Il legale deve occuparsi prevalentemente di un tema specifico e non deve disperdere la sua energia verso altri temi.

Il nostro studio si occupa esclusivamente di recupero crediti e diritto di impresa.

Più volte in questi anni ho declinato richieste di lavoro che non riguardavano i settori in cui mi sono specializzato.

Per offrire un servizio di qualità bisogna selezionare gli incarichi.

PROFILAZIONE

Un avvocato specializzato in recupero crediti deve “profilare” il cliente e studiare la sua pratica in base alle informazioni ricevute.

Crediti diversi hanno bisogno di strategie di recupero diverse.

Se l’avvocato che hai scelto ti suggerisce la solita strategia standard (“facciamo causa”) probabilmente hai di fronte un legale generalista.

Nel nostro studio abbiamo ideato un processo di analisi che ci permette di profilare la pratica di recupero in modo completo.

In questo modo, prima di agire e chiedere un compenso, siamo in grado di analizzare la pratica del cliente suggerendo la migliore strategia di recupero.

Una parte importante del nostro lavoro, si concentra sull’individuazione del grado di deterioramento del credito.

Grazie a questo esame possiamo applicare i nostri modelli di analisi predittiva, per stimare i tempi di incasso ed ipotizzare la velocità di lavorazione del Tribunale competente per la controversia.

CONOSCENZA DEL TERRITORIO

Un avvocato specialista nel recupero crediti deve conoscere l’orientamento del Tribunale a cui dovrà rivolgere la sua domanda giudiziale.

Nel film “Batman Begins”, il personaggio di nome Henry Ducard, maestro di un giovane Bruce Wayne, ricorda all’allievo le seguenti parole “Studia sempre il terreno di scontro”.

Sono parole sagge che si possono applicare anche al recupero crediti.

Il terreno di scontro per un creditore è il Tribunale della città competente alla quale dovrà rivolgere la sua domanda giudiziale.

Recupero crediti avvocato Roma - specialista

Il Tribunale di Roma è probabilmente il più grande in Italia e uno dei più lenti nella definizione dei contenziosi.

Inoltre in passato è successo che alcune sentenze emesse dal Tribunale di Roma hanno interpretato alcuni principi di diritto in modo differente rispetto ad altri fori italiani.

Conoscere queste informazioni può essere fondamentale per il recupero del tuo credito.

Nel corso di questi anni ho gestito moltissimi contenziosi presso il Tribunale di Roma per non vivendo in questa meravigliosa città.

Ti starai chiedendo come sia possibile questo risultato.

La risposta è molto semplice: se sai come organizzare il lavoro non è necessario essere nella stessa città in cui si svolge il contenzioso.

Il nostro studio legale ha digitalizzato completamente le attività legali e gestisce i contenziosi in materia di recupero crediti in tutta Italia.

Nel corso di questi anni abbiamo costruito una rete di collaboratori su tutto il territorio nazionale (attualmente sono più di 350) che ci permette di svolgere qualsiasi attività burocratica in ogni città italiana.

Nella sola città di Roma possiamo contare su 27 avvocati domiciliatari che ci aiutano a svolgere tutte le attività materiali in Tribunale.

Per seguire un contenzioso di recupero crediti non è necessario che il cliente venga a trovarci nel nostro studio.

In caso in conferimento di un incarico, organizziamo un incontro preliminare tramite video conferenza.

Dopo aver acquisito tutte le informazioni preliminari sulla pratica (tramite un questionario digitale) studiamo la strategia di recupero più efficace.

Al temine dello studio presentiamo al cliente un piano operativo di recupero che fornisce una stima approssimativa di incasso, tenendo in considerazione la velocità di lavorazione del Tribunale.

Recupero crediti avvocato Roma - piano operativo

Come vedi queste attività possono essere svolte online e senza che il cliente venga a trovarci in ufficio.

Lavorare in questo modo è molto più sicuro, anche alla luce dei rischi epidemiologici che si sono verificati in Italia (il corona virus Covid-19 ce lo insegna).

In questi anni ho difeso molti creditori nel corso di procedimenti monitori (finalizzati all’emissione di decreti ingiuntivi) e durante lo svolgimento di procedure esecutive immobiliari.

Più di una volta ho dovuto gestire contenziosi complessi che hanno richiesto molto impegno e numerosi accessi presso il Tribunale.

Grazie alla nostra rete di domiciliatari sono sempre riuscito a soddisfare le richieste dei clienti, raggiungendo spesso gli obiettivi di recupero programmati.

Per dimostrarti come sono riuscito a raggiungere questi risultati ho deciso di raccontarti un piccolo caso studio.


Recupero crediti a Roma: un caso realmente successo

Recupero crediti avvocato Roma - caso studio

La vicenda che ti racconterò è successa realmente ad un cliente del nostro studio legale.

Tuttavia per tutelare la privacy dei protagonisti ho deciso di utilizzare dei nomi inventati.

Se fossimo in un film il racconto inizierebbe con la telecamera che inquadra la vetrina di un grande negozio di arredamento.

All’interno del negozio si trova un imprenditore di nome Nicola, seduto nella sua scrivania di stile classico in legno massello.

Nicola gestisce la società MobilTech, specializzata nella creazione di componenti di arredo e oggetti di design innovativo.

La società ha fissato la sua sede legale nella città di Roma ed il suo punto vendita si trova in una zona molto frequentata da turisti internazionali.

Nicola è un quarantenne, appassionato di palestra e basket, ed è spostato con Smeralda, insegnante delle scuole elementari.

Finora l’imprenditore non ha mai avuto problemi di recupero crediti con i clienti e non ha mai promosso una causa giudiziale contro qualcuno.

L’unica volta in cui Nicola ha messo piede in Tribunale è stata quando ha dovuto estrarre alcuni documenti per suo fratello.

Una mattina del mese di febbraio Nicola riceve la visita di un ragazzo molto magro con i capelli lunghi: il cliente indossa un giubbino rosso e un berretto di una squadra di calcio.

Nicola non è un tifoso di calcio, ma viene incuriosito dal look molto vistoso del suo interlocutore, e decide di assistere personalmente quel ragazzo.

Il giovane cliente si chiama Luigi Furbetto ed è entrato nel punto vendita della MobilTech per acquistare una camera da letto in legno massello.

I due protagonisti cominciano a conversare e l’imprenditore mostra al cliente l’ampio punto vendita posto al piano superiore del negozio.

Dopo un’intensa trattativa, il sig. Furbetto effettua un ordine di acquisto per una camera da letto di legno rovere, con armadio e specchiera, per un valore complessivo di € 6.000 euro.

Le parti concordano il pagamento del prezzo in due soluzioni: il cliente verserà alla MobilTech un acconto di € 1.000 e la restante cifra (€ 5.000 euro) verrà versata tramite 10 pagamenti mensili dell’importo di € 500,00 ciascuno.

Durante la compilazione dell’ordine di acquisto il sig. Furbetto rivela un particolare che risulterà decisivo per lo sviluppo della vicenda.

Nel concordare gli orari di consegna della camera da letto, il cliente comunica a Nicola di lavorare come cuoco presso la trattoria romana “La Spigola” che si trova in zona nord.

L’imprenditore conosce quel locale e comunica all’acquirente che nelle prossime settimane si organizzerà per gustare le specialità culinarie della casa.

Dopo aver versato l’acconto iniziale, il sig. Furbetto riceve la consegna della camera da letto e nei successivi due mesi effettua il pagamento delle rate concordate.

Tuttavia dopo il terzo mese, il cliente interrompe il pagamento della merce acquistata senza alcun preavviso o giustificazione.

Nicola, contrariato per il comportamento mostrato dal debitore, decide di rivolgersi subito ad un legale per ottenere il pagamento della cifra mancante.

Così, dopo circa un mese, Nicola ottiene un decreto ingiuntivo contro il sig. Furbetto e decide di proseguire l’azione legale effettuando un pignoramento dello stipendio.

L’imprenditore infatti aveva comunicato al legale che il debitore percepiva uno stipendio mensile per l’attività lavorativa di cuoco svolta presso la trattoria “La Spigola”.

Nel codice di procedura civile esiste un procedimento esecutivo che si chiama “pignoramento presso terzi” e che consente ad un creditore di ricevere il pagamento da parte di un soggetto diverso dal debitore.

Il pignoramento presso terzi

 

Come vedi nell’immagine, il debitore si trova al centro di questo schema e ricopre un duplice ruolo:

da un lato (quello sinistro) il debitore deve versare una somma nei confronti del creditore;

dall’altro lato (quello destro) lo stesso debitore è un creditore, poiché deve ricevere un pagamento da parte di un soggetto terzo (quest’ultimo si definisce “debitore del debitore“).

Il creditore (nella cella verde) normalmente può richiedere il pagamento solo nei confronti del debitore.

Tuttavia grazie al “pignoramento presso terzi” (freccia gialla) lo stesso creditore può agire in giudizio per ottenere il pagamento direttamente dal terzo (“debitore del debitore”).

Questo è il senso della freccia verde in basso che completa lo schema.

La proposta

Così, dopo la notifica del decreto ingiuntivo, il sig. Furbetto contatta il legale di Nicola e offre un pagamento di € 2.500 euro per transigere la controversia.

Nicola decide di rifiutare la proposta.

L’imprenditore non accetta una cifra così bassa, poiché coprirebbe solo parzialmente le spese legali sostenute fino a quel punto.

Nicola crede che il pignoramento dello stipendio del debitore sia la soluzione migliore per recuperare integralmente il suo credito.

Il legale del creditore prende atto della decisione e non interferisce con la scelta del cliente.

Il pignoramento

Dopo la notifica dell’atto di pignoramento, il datore di lavoro del debitore (la trattoria “La Spigola”) non ha fornito la “dichiarazione di quantità” e pertanto il creditore non conosce l’importo dello stipendio del debitore.

Secondo il codice di procedura civile, dopo la notifica dell’atto di pignoramento, il terzo pignorato (in questo caso la trattoria) è obbligato a comunicare, tramite la “dichiarazione di quantità”, l’importo dello stipendio percepito dal debitore.

Tale informazione può essere decisiva per il creditore per scegliere se proseguire con il giudizio esecutivo.

Infatti, se il datore di lavoro comunicasse che l’importo dello stipendio è troppo esiguo, il creditore potrebbe decidere di non instaurare il giudizio di pignoramento.

Nicola però non conosce tutte queste informazioni (il legale incaricato non lo ha informato) e attende con pazienza il pagamento del suo credito insoluto.

Il suo legale decide di iscrivere a ruolo il pignoramento presso terzi e attende la fissazione dell’udienza davanti al Giudice.

Dopo qualche giorno, il Tribunale fissa l’udienza di comparizione delle parti.

A causa dell’elevato numero di giudizi che devono essere celebrati nella città di Roma, l’udienza di Nicola è stata fissata dopo a distanza di 14 mesi dopo l’iscrizione a ruolo del pignoramento.

Nicola dovrà attendere più di un anno, prima di ottenere un provvedimento da parte del Giudice.

L’attesa prolungata

Dopo circa 8 mesi dopo l’iscrizione a ruolo del pignoramento presso terzi, Nicola comincia ad mostrare le prime perplessità.

Il creditore non credeva che ci volesse tutto questo tempo per ottenere il pagamento da parte del ristoratore.

Purtroppo però, dopo l’instaurazione del pignoramento presso terzi, a causa del numero elevato di contenziosi pendenti nella città di Roma, il Tribunale è stato costretto a fissare l’udienza di comparizione delle parti dopo molto tempo.

Se Nicola avesse conosciuto questa informazione probabilmente avrebbe accettato l’offerta transattiva del debitore.

Ma ormai la decisione è stata presa: non resta che aspettare.

Il tempo trascorre lentamente e quando manca un mese esatto all’udienza di comparizione davanti al Giudice, il legale di Nicola riceve una comunicazione sorprendente da parte del terzo pignorato.

La trattoria “La Spigola” comunica al legale di Nicola che il sig. Furbetto è stato licenziato e non percepisce più lo stipendio da 5 mesi.

Il rappresentante legale dell’impresa si scusa per aver inviato il messaggio in grave ritardo; purtroppo la segretaria, che aveva ricevuto la notifica dell’atto di pignoramento, aveva sottovalutato l’accaduto e non aveva consegnato il documento al responsabile della contabilità.

Il periodo in cui è avvenuto il licenziamento del debitore sembra coincidere con il momento in cui sono stati interrotti i pagamenti parziali della camera da letto.

Probabilmente il debitore avrà interrotto i pagamenti per questo motivo (ovvero per l’avvenuto licenziamento dal posto di lavoro).

Nicola rimane spiazzato e contrariato.

In sostanza l’intero pignoramento presso terzi, instaurato dal creditore, si è rivelato inutile in quanto non sarà possibile ottenere il pagamento da parte del precedente datore di lavoro.

Il danno subito dall’imprenditore è stato notevole: oltre a non recuperare il suo credito, Nicola ha dovuto sostenere molte spese processuali per l’instaurazione del giudizio.

Questa storia ci è stata raccontata realmente da parte di Nicola, dopo circa 1 anno dalla comunicazione ricevuta dalla trattoria “La Spigola”.

Durante questo anno Nicola aveva perso le speranze e temeva di non poter più recuperare il suo credito.

Successivamente, dopo aver letto una nostra guida su Google, Nicola ci ha contattato e ha richiesto una consulenza sul suo caso.

Dopo un’attenta analisi abbiamo suggerito a Nicola una strategia per il recupero del suo credito.

Grazie alla nostra strategia, abbiamo aiutato Nicola a recuperare il suo credito insoluto instaurando una trattativa stragiudiziale con il sig. Furbetto.

Dopo 45 giorni dal conferimento dell’incarico abbiamo concluso un accordo transattivo con il debitore per il pagamento completo e dilazionato del debito residuo.

Durante la consulenza fornita a Nicola ho sconsigliato espressamente di procedere con un ulteriore procedimento giudiziario contro il debitore.

I tempi di lavorazione del Tribunale di Roma non ci avrebbero permesso di ottenere risultati celeri e pertanto l’unica soluzione praticabile era quella di transigere la controversia con il sig. Furbetto.

Ancora oggi Nicola è un cliente soddisfatto del nostro studio.

Grazie al nostro aiuto l’imprenditore ha imparato come proteggere la sua impresa da clienti problematici e ha capito quali comportamenti adottare per prevenire i problemi di insolvenza.

La morale della storia

Grazie a questo caso studio possiamo imparare molte lezioni importanti per non commettere gli stessi errori di Nicola.

Prima di rifiutare un’offerta transattiva formulata dal debitore valuta sempre i tempi di lavorazione del Tribunale a cui dovrai rivolgerti.

Se il Tribunale competente è molto lento, dovrai ascoltare con maggiore attenzione le proposte transattive formulate dal debitore.

Prima di avviare un contenzioso giudiziario accerta sempre con precisione quali saranno le spese che dovrai sostenere e quali saranno i probabili tempi di incasso.


Conclusione

Sei arrivato al termine di questa guida.

Se devi recuperare un credito nella città di Roma ti consiglio di ricordare la storia di Nicola.

Roma è una città che offre molte opportunità lavorative, ma i tempi di risposta della giustizia sono piuttosto lenti.

In un contesto simile è necessario prestare maggiore prudenza quando concludi nuovi rapporti di collaborazione.

La prudenza non è mai troppa quando devi concludere un affare importante.

Leggi il riepilogo cliccando sull’infografica qui sotto

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Recupero crediti con avvocato a Roma - la checklist

Recupero crediti con avvocato a Roma – la checklist


La Legal Community

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Dentro il gruppo troverai molte guide (in formato pdf) e video che ti spiegheranno come rendere più sicuro il tuo business.

Inoltre all’interno della community potrai rivolgerci tutte le domande che vorrai sui temi più importanti per la tua attività.

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Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

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Recupero crediti avvocato Milano

Come recuperare un credito con un avvocato nella città di Milano

Se hai bisogno di recuperare il tuo credito nella città di Milano, sei finito nel posto giusto.

In questa guida ti spiegherò come organizzare una strategia di incasso efficace.

Inoltre ti racconterò un caso studio di recupero crediti a Milano gestito direttamente dal nostro studio.

Grazie a questa storia riuscirai a comprendere quali sono le attività principali da compiere per recuperare il tuo credito insoluto nella città di Milano.

Ma prima di proseguire è necessario che ti spieghi alcuni concetti preliminari.

Le crisi finanziarie

Recuperare un credito è un’attività necessaria per risolvere le crisi finanziarie dettate dal mancato pagamento di un cliente.

Nel corso degli ultimi anni i rapporti commerciali sono divenuti sempre più insidiosi grazie allo sviluppo dei servizi digitali.

Eppure, nonostante gli strumenti tecnologici, il problema del recupero crediti rimane invariato.

Non è facile prevenire un credito insoluto, soprattutto se eroghi un servizio ad altre imprese.

In base alle statistiche del nostro studio legale, il numero di contenziosi tra imprese è rimasto invariato negli ultimi anni e contribuisce ad aumentare il carico di lavoro per i tribunali italiani.

L’attività di recupero stragiudiziale, svolta all’interno di un’impresa, può essere molto efficace, ma non sempre produce i risultati sperati.

Il recupero stragiudiziale con personale interno

Molte aziende delegano l’attività di recupero crediti al proprio reparto contabile.

In sostanza chi si occupa di numerare e classificare le fatture deve occuparsi di sollecitare il mancato pagamento di un cliente.

Si tratta di un comportamento diffuso che spesso è dettato dalla necessità di ottimizzare i costi.

Tuttavia la mancanza di specializzazione nella gestione dei crediti aziendali determina l’inefficacia di alcune strategie di recupero.

Le più grandi aziende italiane hanno compreso quanto sia importante affidare l’attività di recupero crediti ad una figura specifica che possa migliorare la gestione economica e la liquidità finanziaria.

Queste scelte possono incrementare le probabilità di incasso dei crediti insoluti.


L’avvocato nel recupero crediti

Recupero crediti avvocato Milano - ruolo avvocato

Quando l’attività stragiudiziale, svolta da personale interno, non produce i risultati desiderati è venuto il momento di rivolgersi ad un avvocato.

Nel recupero crediti l’avvocato possiede una caratteristica che nessun altro professionista può garantire: la forza del suo titolo.

Qualsiasi richiesta di pagamento ha un “peso” differente se viene formulata da un avvocato.

Ti assicuro che inviare una lettera di diffida tramite uno studio legale produce un effettuo persuasivo molto più forte rispetto ad una comunicazione inviata dal tuo reparto contabile.

Vedere nella diffida cartacea o nel testo di una pec la parola “avvocato” o “studio legale” suscita una soggezione psicologica nel destinatario e conferisce maggiore solennità alla richiesta di pagamento.

Questo è il motivo per il quale l’avvocato ha un ruolo centrale nel recupero crediti.

Tuttavia se decidi di affidarti ad un avvocato generalista per incassare il tuo credito insoluto, il risultato potrebbe essere incerto.

Nel corso di questi anni ho fornito supporto legale a molti avvocati di altre città per fornire suggerimenti sulla loro attività di recupero.

Una delle lacune principali che ho riscontrato è quella delle procedure di lavorazione utilizzate per l’attività di recupero.

Lo studio legale è come un’impresa: per raggiungere dei grandi risultati deve essere organizzato ed efficiente.

Le procedure di lavorazione costituiscono l’elemento più importante per un’attività di successo.

In base alla mia esperienza l’avvocato generalista, che non è specializzato a fondo in un settore, spesso non ha ideato delle procedure standard che gli consentono di ottimizzare i tempi e massimizzare i risultati.

Recupero crediti avvocato Milano - organizzazione

Ti spiego meglio il concetto con un esempio.

Hai mai visto un gran premio della formula uno?

Quando un pilota si ferma ai box per il cambio degli pneumatici, viene assistito da un team di professionisti che si occupa solo di questa attività.

I professionisti operano seguendo una procedura di lavorazione standard che gli consente di risolvere il problema (il cambio gomme) nel più breve tempo possibile.

Inoltre, grazie all’organizzazione preventiva, il team può scegliere la soluzione più adatta per il pilota, prima della sostituzione delle gomme.

Questo metodo di lavorazione aiuta il pilota a raggiungere più velocemente il risultato in gara.

Pensa se al box di una causa automobilistica di formula uno ci fossero delle persone che non hanno mai cambiato una gomma.

Molti non saprebbero nemmeno cosa fare non appena la vettura è pronta per il pit stop.

Il risultato sarebbe sicuramente scadente ed il pilota non riuscirebbe a sostituire gli pneumatici in un tempo ragionevole.

Nello studio legale avviene proprio la stessa cosa.

Le procedure di lavorazione standard consentono al cliente dello studio legale di risolvere il problema nel più breve tempo possibile scegliendo la soluzione migliore per risolvere una crisi.

Inoltre esiste un altro grande limite nell’affidare l’attività di recupero ad un legale generalista: la sua preparazione potrebbe essere carente.

Il diritto è davvero infinito e non c’è materialmente la possibilità di conoscere in modo approfondito tutti le leggi del nostro ordinamento (quelle attualmente in vigore sono più di 111 mila!).

Riconoscere i propri limiti di competenza è un punto di forza.

Come avvocato mi occupo di recupero crediti, diritto contrattuale e diritto della privacy e ho spesso declinato richieste di assistenza per il diritto penale.

Non mi occupo di diritto penale e non trovo onesto offrire assistenza in un settore su cui non mi sono specializzato.

Ho scritto un libro sul recupero crediti rivolto a imprenditori e professionisti e ho deciso di concentrarmi solo sui temi legali che riguardano il business.

Per recuperare il tuo credito ti consiglio di rivolgerti ad un avvocato specialista nel recupero crediti.

Il recupero crediti di un avvocato

Prima di affidare un incarico di recupero crediti ad un avvocato è necessario che tu conosca alcune informazioni preliminari.

Il recupero di un credito si può ottenere in due modi:

• Con l’attività di recupero stragiudiziale;

• Con l’attività di recupero giudiziale.

Recupero crediti avvocato Milano - come recuperare

L’attività di recupero stragiudiziale consiste nello svolgimento di azioni che spingono il debitore ad effettuare il pagamento senza l’instaurazione di una causa giudiziale.

Di conseguenza l’attività di recupero giudiziale consiste nello svolgimento di azioni che spingono il debitore ad effettuare il pagamento tramite un provvedimento giudiziale di condanna.

Uno degli errori più comuni che noto tra gli imprenditori è quello di pensare che un avvocato sia utile solo per l’attività di recupero giudiziale.

Si tratta di un errore.

Un avvocato esperto nel recupero crediti deve essere capace di applicare tecniche di carattere stragiudiziale.

La giustizia italiana è lenta ed il tempo di lavorazione dei Tribunali è differente; spesso una transazione con il debitore è più vantaggiosa di un lungo e logorante processo civile.

Non esistono delle regole standard, ma di solito la strada più veloce per recuperare un credito è quella di applicare strategie di recupero stragiudiziale.


Il recupero crediti in Italia

Recupero crediti in Italia

E cosa succede se l’attività di recupero stragiudiziale non va a buon fine?

A questo punto l’unica possibilità è quella di rivolgersi al Tribunale per instaurare una causa giudiziale.

In Italia la durata media di un processo varia moltissimo in base alla regione e alla città competente.

Non è possibile stabilire in anticipo quanto potrebbe durare un processo: ci sono moltissimi fattori che entrano in gioco e il risultato può cambiare in pochissimo tempo.

Tuttavia nel corso di questi anni ho svolto la mia professione in quasi tutti i Tribunali italiani, instaurando centinaia di contenziosi civili nelle principali città della nostra penisola.

La Lombardia, il Lazio e la Sicilia da diversi anni sono le regioni con il maggior numero di contenziosi giudiziali avviati per il recupero di un credito.

Questo risultato è determinato soprattutto dall’elevato numero di abitanti delle tre aree geografiche.

Tuttavia, tra le 3 regioni che ho citato, la Lombardia è quella dove ho curato il maggior numero di contenziosi tra imprese.

Il motivo è semplice e risponde al nome di una città: Milano.


Milano: la città degli affari

Recupero crediti avvocato Milano - citta affari

La capitalefinanziaria” italiana è certamente Milano.

Tutti i trend, le mode, le novità approdano inizialmente nel capoluogo lombardo per poi propagarsi nel resto della penisola.

Per questo motivo moltissime aziende scelgono di fissare la propria sede legale a Milano.

Negli ultimi anni il capoluogo lombardo è divenuta la città con il maggior numero di startup.

Secondo i recenti report di InfoCamere (la società consortile di informatica delle Camere di commercio italiane) negli ultimi anni la Lombardia si conferma la regione in cui è presente il maggior numero di startup innovative italiane.

Più di 2.400 startup si trovano in Lombardia, pari al 25% del totale presente su tutto il territorio nazionale.

Su 2.400 startup presenti in Lombardia, ben 1.600 si trovano a Milano (circa il 17% del totale nazionale – per leggere la statistica completa visita questa pagina).

Le startup in Italia, Lombardia e Milano

Per un’impresa è più “cool” avere una sede legale nella città meneghina piuttosto che in aree periferiche industriali di altre regioni.

Ma non è solo una questione di immagine: per molti imprenditori è più vantaggioso lavorare nel contesto milanese e stringere nuovi rapporti di collaborazione.

Milano è la mecca italiana degli affari e la città con il più elevato numero di transazioni tra imprese.

Questo è il motivo per il quale a Milano sorgono molti contenziosi di recupero crediti.

Il Tribunale di Milano

A dispetto di un numero di processi sempre crescente il Tribunale di Milano fornisce una risposta molto celere.

Secondo le ultime statistiche fornite dall’Associazione T6, il gruppo di lavoro che raccoglie informazioni e statistiche sull’andamento dei processi esecutivi immobiliari italiani, il Tribunale di Milano è uno dei più virtuosi in Italia.

Accade spesso che le questioni giuridiche affrontate dal Tribunale meneghino diventino un paradigma per tutti gli altri fori italiani.

Se devi recuperare un credito nella città di Milano potresti aspettare meno tempo rispetto a quello che aspetteresti in un’altra città.

Tuttavia devi prestare attenzione alle tante insidie che questa città presenta.

In un contesto così veloce, è facile perdere l’attimo e vanificare tutti gli sforzi di recupero.

A Milano non c’è spazio per inutili attese: un avvocato deve essere pronto ad agire con tempestività per non lasciarsi scappare le migliori occasioni di incasso.

Per spiegarti meglio di cosa sto parlando ti racconto un piccolo caso studio.


Recupero crediti a Milano: un caso realmente successo

Recupero crediti avvocato Milano - caso studio

Era il mese di novembre.

Durante un pomeriggio piovoso il telefono squillò.

Un ragazzo con la voce tremante si presentò: svolgeva la professione di “marketing specialist” e “social media manager” e collaborava con numerose agenzie di comunicazione.

Per tutelare la privacy del professionista lo chiamerò Manuel (ma il suo nome reale è differente).

Manuel viveva in Italia ma si spostava molto all’estero per eseguire dei servizi fotografici per conto di alcune importanti aziende.

La professione del “social media manager” è piuttosto complessa: oltre a conoscere il mondo dei social media è necessario saper creare dei contenuti digitali accattivanti che possano attirare molte visualizzazioni degli utenti.

Da alcuni mesi Manuel gestiva l’account Instagram di una importante agenzia di moda, la cui sede legale si trovava a Milano.

Il suo lavoro consisteva nel creare foto e contenuti multimediali nell’interesse della cliente.

Mentre Manuel mi descriveva la sua professione, notai un’increspatura nella sua voce.

Mi raccontò che da 8 mesi non riceveva il compenso per la sua attività professionale.

Il modo in cui pronunciava le sue parole faceva trasparire molta rabbia e frustrazione.

Eppure c’era una sensione di preoccupazione nel suo racconto.

Poco dopo capii il perché.

Manuel aveva svolto la sua attività senza aver sottoscritto un contratto con la cliente.

Il professionista mi confessò di essere molto preoccupato perché temeva che non sarebbe riuscito a recuperare il suo credito.

La valutazione

Compresi subito la sua situazione e gli chiesi di compilare un questionario online creato per acquisire le informazioni più importanti per l’attività di recupero.

Manuel rimase sorpreso da quella richiesta.

Il nostro studio legale analizza ogni pratica di recupero chiedendo al cliente la compilazione di un questionario online.

Dopo aver svolto molte consulenze con tante tipologie di imprenditori e professionisti, avevo notato che emergeva spesso una criticità.

Il cliente raccontava lo svolgimento dei fatti descrivendo circostanze spesso inutili dal punto di vista legale.

Ogni creditore descrive l’andamento dei fatti in modo personale, facendosi condizionare da fattori emotivi.

Ma nell’attività di recupero crediti l’emozione deve essere messa da parte.

Così, per eliminare definitamente il lavoro di ricostruzione della vicenda, decidemmo di creare un questionario online che avesse lo scopo di chiedere al cliente le informazioni necessarie per la lavorazione della pratica.

L’introduzione di questa procedura ci ha permesso di diminuire drasticamente i tempi di valutazione di ogni singola posizione.

In questo modo possiamo concentrarsi solo sull’organizzazione di una strategia di recupero.

Dopo aver analizzato le risposte del questionario compilato da Manuel, gli chiesi di inviarmi tutta la documentazione in suo possesso.

Dopo qualche ora Manuel mi inviò tutte le fatture emesse nei confronti dell’agenzia di moda.

Il suo credito insoluto ammontava a 14 mila euro.

Chiesi a Manuel di inviarmi:

• una copia delle email con le quali la società debitrice aveva rifiutato di effettuare il pagamento;

• gli screenshot delle conversazioni in chat con cui l’amministratore della società forniva istruzioni sullo svolgimento del lavoro.

Manuel non comprese il motivo della mia richiesta ma mi inviò quanto gli avevo chiesto.

Avevo già un piano.

Analizzai la pratica con la mia socia di studio, l’avvocato Teresa Rossi, seguendo il nostro protocollo di lavorazione standard.

Utilizzammo un nostro software per esaminare il grado di deterioramento del credito e per individuare la strategia di recupero più efficace.

Nel giro di 48 ore fissammo una videochiamata con Manuel e gli illustrammo la nostra strategia.

Avevamo eseguito un’indagine sulla società debitrice e scoprimmo un’informazione importante che Manuel non conosceva.

L’azienda debitrice aveva promosso una procedura di liquidazione volontaria e aveva mutato la propria denominazione sociale (se vuoi ottenere maggiori informazioni sulla liquidazione volontaria leggi questo articolo ➜ ARTICOLO).

Non c’era molto tempo da perdere.

Così suggerii a Manuel di avviare subito una trattativa stragiudiziale contro la società debitrice.

Manuel era un po’ perplesso e mi chiede subito come avrei gestito il contenzioso visto che al momento della call non mi trovavo nella città di Milano, e di solito cambio spesso città per alcuni incontri di lavoro.

Era un’osservazione sensata, che avevo già ricevuto da altri clienti.

Molti imprenditori credono che la professione di avvocato sia legata alla presenza fisica su un territorio.

Ma la nostra professione si è evoluta e può essere gestita da remoto senza difficoltà.

E’ sufficiente avere un piano di organizzazione per coordinare il lavoro a distanza e per fornire istruzioni ai collaboratori.

Spiegai a Manuel che la sua pratica sarebbe stata monitorata personalmente da me in via telematica, e che mi sarei avvalso della collaborazione della nostra rete di domiciliatari presente su tutta Italia.

Nel corso di questi anni abbiamo costruito una rete di più di 350 collaboratori in tutta Italia che ci permette di svolgere tutte le attività burocratiche e materiali in ogni città della nazione.

Manuel rimase sorpreso e volle maggiori informazioni.

Gli spiegai che grazie alla nostra procedura di lavorazione, il referente della pratica sarei stato io ma, nel caso in cui fosse stato necessario svolgere alcune attività materiali (che richiedevano la presenza fisica di un avvocato), il lavoro materiale sarebbe stato svolto da un avvocato del foro di Milano, nostro domiciliatario, che avrebbe seguito le mie indicazioni.

Io sarei stato il cervello: il nostro collaboratore sarebbe stato il braccio (un braccio però con una grande competenza e professionalità).

Manuel rimase colpito e comprendendo che la strategia da me suggerita doveva essere eseguita in fretta, ci conferì l’incarico per l’attività di recupero.

Nel giro di pochi giorni cercammo di avviare una trattativa stragiudiziale di recupero con la società debitrice, senza alcun successo.

Inviammo una diffida di pagamento, regolarmente ricevuta dalla controparte.

Provammo più volte ad instaurare un contatto telefonico, senza alcun riscontro.

I numeri della società sembravano inesistenti.

Eppure una sensazione mi suggeriva di andare avanti.

L’indagine

Dopo circa 10 giorni, chiamai Manuel e gli spiegai che la trattativa stragiudiziale non aveva dato alcun risultato.

Era impossibile mettersi in contatto con la società debitrice e dovevamo valutare la possibilità di avviare un contenzioso giudiziale.

Manuel era d’accordo con il suggerimento, ma mi chiese qualche chiarimento.

Gli spiegai che non era saggio promuovere un giudizio senza conoscere lo stato patrimoniale dell’impresa.

Era necessario eseguire delle indagini patrimoniali sulla società debitrice.

Se l’accertamento sarebbe stato positivo avremmo individuato i beni da sottoporre a pignoramento.

Il nostro studio avrebbe svolto il servizio di indagine patrimoniale e una volta conosciuto l’esito avremmo deciso cosa fare.

Manuel accettò e volle fidarsi del mio suggerimento.

Dopo circa 15 giorni ricevemmo l’esito dell’indagine patrimoniale.

La causa giudiziale

L’indagine aveva avuto esito positivo.

La società debitrice possedeva un conto corrente attivo presso una Banca di Milano.

Il conto veniva movimentato spesso: questa informazione ci fece intuire che sul conto poteva esserci un saldo sufficiente per recuperare il credito di Manuel.

Così comunicai a Manuel l’esito dell’indagine e gli suggerii di avviare un’azione di recupero contro la società debitrice.

Spiegai al giovane professionista che il giudizio sarebbe stato seguito personalmente da me, e che mi sarei avvalso del miglior domiciliatario che potevamo vantare sul foro di Milano.

Manuel decise di seguire quella strategia.

Dopo aver ricevuto il parere favorevole del cliente, nel giro di 48 ore preparai il ricorso per decreto ingiuntivo.

Anche senza la presenza del contratto, c’erano ottime possibilità che il provvedimento venisse emesso.

Mi era già successo in altri giudizi pendenti in città diverse da Milano.

Eppure c’era un’informazione che conoscevo che ci avrebbe fatto guadagnare del tempo prezioso.

Dopo aver preparato il ricorso lo depositai e attesi una risposta del Tribunale di Milano.

Dopo circa 15 giorni il decreto ingiuntivo era stato emesso.

La nostra domanda giudiziale era stata accolta integralmente, riconoscendo al creditore l’importo indicato nelle fatture, oltre alle spese e agli interessi di mora.

Il Giudice aveva emesso il provvedimento provvisoriamente esecutivo (!) senza che noi avessimo prodotto il contratto.

Un grande risultato processuale.

Alla fine del racconto ti spiegherò come siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo.

L’incasso

Dopo 7 giorni trascorsi dopo la notifica del decreto ingiuntivo, avevo ricevuto una telefonata da parte della società debitrice.

L’impresa voleva saldare il suo debito tramite un pagamento periodico.

Manuel aveva raggiunto il suo obiettivo.

Il suo credito stava per essere recuperato.

Così formalizzammo un accordo transattivo con la società debitrice, e quest’ultima si impegnò a saldare il proprio debito tramite un “piano di rientro” in venti rate.

Nel momento in cui leggi questo articolo Manuel ha recuperato integralmente il suo credito, oltre alle spese processuali e agli interessi di mora liquidati dal Giudice.

L’arma segreta

Forse ti starai chiedendo come io e Teresa Rossi (la mia socia di studio) siamo riusciti ad ottenere un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo senza aver prodotto il contratto.

Avevo già adottato questa strategia nel Tribunale di Milano e sapevo che con le giuste prove il Giudice avrebbe accolto la mia domanda giudiziale.

Insieme al ricorso depositai anche:

• le email scambiate con la società debitrice;

• le conversazioni in chat con la società debitrice;

• la visura camerale della società debitrice.

Recupero crediti avvocato Milano - prove decisive

Perché avevo prodotto quelle prove?

Tutti i documenti depositati in giudizio mi avevano permesso di dimostrare tre affermazioni che erano state inserite nel ricorso per decreto ingiuntivo.

Vediamo quali sono.

Email scambiate con la società debitrice

Avevo prodotto questa prova per dimostrare al Giudice che il creditore poteva subire un grave pregiudizio se il decreto non fosse stato emesso provvisoriamente esecutivo.

L’amministratore delegato aveva affermato in una mail di essere in una situazione di crisi e di non poter pagare molti dipendenti.

Il giudice aveva ritenuto quella prova decisiva per la mia richiesta: in caso di ritardo la società debitrice avrebbe potuto dichiarare fallimento ed il creditore non avrebbe ottenuto il pagamento del suo credito.

Conversazioni in chat con la società debitrice

Avevo prodotto questa prova per dimostrare che il lavoro di Manuel era stato eseguito in modo continuativo seguendo tutte le indicazioni dell’amministratore delegato.

Le conversazioni giornaliere tra le due parti avevano rafforzato la nostra tesi difensiva e potevano prevenire le possibili contestazioni di controparte sull’assenza del contratto.

Visura camerale della società debitrice

Avevo prodotto questa prova per dimostrare che la società debitrice si trovava nello stato di liquidazione.

La liquidazione volontaria è una situazione patologica di un’impresa che spesso precede la sua estinzione.

Se il Giudice non avesse emesso il decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo, Manuel avrebbe potuto subire un grave pregiudizio economico.


Conclusione

Sei giunto al termine di questo caso studio.

Ho voluto raccontarti lo svolgimento di un contenzioso giudiziale di recupero crediti nel Tribunale di Milano per farti riflettere su alcuni temi.

Ricorda 3 regole fondamentali.

1) Organizza una strategia di recupero stragiudiziale

L’instaurazione di una causa giudiziale non deve essere la prima soluzione da adottare.

Come avrai notato le procedure standard di lavorazione possono aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo di recupero.

Solo gli specialisti ottengono grandi risultati.

2) Ti consiglio di analizzare con attenzione lo stato patrimoniale del debitore prima di promuovere una causa giudiziale.

Se decidi di affidarti ad un avvocato per il recupero crediti, scegli uno specialista e sfrutta le sue competenze per applicare una strategia stragiudiziale.

3) Conoscere l’orientamento del tribunale a cui devi rivolgere la tua richiesta giudiziale può rivelarsi una potente arma per il recupero del tuo credito.

L’esperienza che avevo maturato presso il Tribunale di Milano mi ha aiutato ad ottenere un provvedimento positivo per il cliente.

Spero che questo articolo ti aiuti a recuperare il tuo credito nella città di Milano tramite un avvocato.

Leggi il riepilogo cliccando sull’infografica qui sotto

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Recupero crediti avvocato a Milano - la checklist

Recupero crediti avvocato a Milano – la checklist


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Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

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Fattura non pagata

Come ottenere il pagamento di una fattura non pagata

Se sei un professionista o un imprenditore e devi ottenere il pagamento di una fattura non pagata, sei finito nel posto giusto.

In questo articolo ti spiegherò come risolvere una crisi finanziaria causata dal mancato pagamento della tua fattura.

Ti suggerirò quali regole seguire quando il cliente non paga il compenso e quali documenti conservare per provare il tuo credito.

Infine ti spiegherò come comportarti nel caso di fattura elettronica non pagata.

Grazie ai consigli di questa guida riuscirai a risolvere uno dei problemi più frequenti che colpisce le imprese italiane.

Ma prima di proseguire è necessario che ti racconti un piccolo caso studio.


Il caso della mia famiglia

Fattura non pagata - il caso della mia famiglia

Sai perché ho deciso di scrivere una guida gratuita sulla fattura non pagata?

C’è un motivo di carattere sentimentale.

Devi sapere che la mia famiglia ha gestito per più di 20 anni un’azienda nel settore dell’arredamento.

L’azienda di mio padre ha dovuto affrontare molto volte dei problemi con clienti insolventi.

È difficile descrivere le emozioni che si provano in quei momenti.

Ricordo che i miei genitori (come la gran parte degli imprenditori che ho assistito) non erano pronti a gestire tutte le fasi di recupero del loro credito.

Nei momenti di crisi si provano tanti sentimenti negativi, come rabbia e delusione, che possono contaminare i nostri pensieri e condizionare le scelte future.

Ricordo ancora un episodio che mi successe molto tempo fa.

Andavo all’università e tra un esame e l’altro aiutavo mio padre con la consegna della merce.

Era il mese di dicembre e dopo aver dato l’esame di diritto del lavoro partecipai alla consegna di 100 sedie in un locale della nostra città.

Si trattava di una fornitura che avrebbe generato un incasso di circa 10 mila euro.

Dopo la consegna della merce, e dopo alcune email pretestuose, l’azienda di ristorazione non pagò il suo debito.

Ricordo ancora la delusione sul volto di mio padre quando apprese la notizia.

Quell’episodio si stampò nella mia mente.

Ho letto che molti medici decidono di svolgere questa professione perché da adolescenti hanno dovuto assistere dei parenti malati.

Credo sia successo qualcosa di simile anche a me.

Così nel corso degli anni, dopo essermi abilitato come avvocato, e dopo essermi specializzato nel credit management e nel recupero crediti ho pensato che fosse giusto aiutare tutte le persone che devono ricevere il pagamento del proprio cliente.

Questa guida nasce proprio per questo motivo, per rispondere a tutti i quesiti più frequenti sulle fatture non pagate.

Ma andiamo con ordine e partiamo subito con la prima precisazione.

Sei pronto?

Iniziamo con le domande più frequenti su questo tema.


Fattura non pagata o fattura insoluta?

Fattura non pagata o fattura insoluta

Osservando il numero di ricerche mensili presente su Google ho notato che molti imprenditori cercano spesso una soluzione alle “fatture insolute” o alla “fattura insoluta”.

Tuttavia tra i risultati che ci offre Google per le parole “insoluta” o “fattura insoluta” non è presente una spiegazione dettagliata del termine “insoluto”.

Molti imprenditori mi hanno chiesto spesso cosa si intende per insoluto o credito insoluto.

Non perché non conoscessero il significato letterale del termine italiano, ma perché non riuscivano a cogliere bene il concetto del “credito insoluto”.

A volte possedere un’informazione in più può cambiare il destino di un’impresa.

In molti mi hanno confessato che la lettura del termine “credito insoluto”, faceva sorgere il sospetto che il credito non poteva essere più recuperato.

Sai, questa convinzione è molto diffusa.

Pertanto voglio precisare questo punto: quando si parla di “credito insoluto” si fa riferimento ad un credito non pagato.

Il termine “insoluto” non si riferisce in alcun modo alla possibilità che il credito possa essere irrecuperabile.

Analogamente, quando sentirai il termine “fattura insoluta” o “fatture insolute” dovrai ricordare che sto parlando della fattura non pagata o delle fatture non pagate, e non mi sto in alcun modo esprimendo sulla recuperabilità di quella fattura.


Fattura e valore giuridico

Fattura e valore giuridico

Qual è il valore giuridico della fattura insoluta?

Questa è una domanda molto importante.

Leggi con attenzione la risposta perché in questo modo potrai risolvere molti problemi con clienti polemici.

La fattura insoluta è a tutti gli effetti un documento che prova l’esistenza del tuo diritto di credito.

La fattura insoluta non solo prova il tuo credito, ma lo quantifica.

La fattura è una prova.

Molti imprenditori mi chiedono spesso se l’assenza di un contratto e la presenza della sola fattura insoluta sia sufficiente per avviare un’azione di recupero.

Il contratto è certamente un elemento imprescindibile per avviare un’azione di recupero crediti.

Se vuoi sapere quali sono gli elementi necessari per un buon contratto iscriviti a questo corso ➜ CORSO.

Tuttavia la presenza della sola fattura non pagata è sufficiente per il tuo scopo di recupero.

Pertanto se il tuo credito è provato da una semplice fattura, che tu hai emesso nei confronti del tuo cliente, potrai avviare un’azione di recupero, sia stragiudiziale, sia giudiziale.

Ricorda però che per la tua attività imprenditoriale è sempre preferibile preparare un contratto con il tuo cliente.

Infatti la sola fattura, sebbene ti consenta di promuovere una causa giudiziale di recupero, può essere facilmente contestata dal tuo cliente.

La fattura, infatti, è un atto unilaterale che il creditore emette al termine della propria attività professionale.

Il contratto, invece, è un atto bilaterale con cui due soggetti raggiungono un accordo per lo svolgimento di un rapporto professionale, concordando il prezzo per l’attività.

Cosa significa in concreto?

Se il tuo credito è fondato su un contratto e su una fattura, l’importo da recuperare sarà difficilmente contestabile dalla tua controparte, poiché è stato congiuntamente concordato tra le due parti.

Al contrario, se il tuo credito è fondato su una semplice fattura e non possiedi un contratto, l’importo da recuperare potrà essere facilmente contestabile dalla tua controparte, in quanto non sarà presente una prova scritta con cui le due parti hanno concordato il prezzo del lavoro.

Attenzione: non sto dicendo che il credito fondato su fattura non è esigibile, ma soltanto che la sua quantificazione potrà essere messa in discussione dal debitore.

Ti faccio un esempio concreto.

Ettore (creditore e consulente aziendale) svolge un servizio intellettuale nell’interesse del suo cliente.

Le parti concordano le modalità di svolgimento del lavoro senza concordare per iscritto il prezzo dell’attività.

Una volta terminato il lavoro Ettore emetterà la fattura di € 1.000,00 nei confronti del cliente, ma in assenza di un contratto sottoscritto dalla controparte, quest’ultima potrà agilmente contestare la fattura emessa dal consulente affermando che il prezzo concordato era differente o che la fattura contiene un importo troppo alto rispetto al valore economico della prestazione ricevuta.

Al contrario, la presenza di un contratto con cui le parti quantificano il prezzo dell’attività da svolgere, rende sicuro e difficilmente contestabile l’ammontare del tuo credito.

Pertanto ricorda che:

• la semplice fattura ti consente di avviare un’azione di recupero;

• se non possiedi un contratto il debitore potrebbe contestare l’importo del tuo credito.

Fattura non pagata ricorda che

La richiesta di pagamento della fattura

Il primo passo da compiere quando la tua fattura risulta insoluta è quello di quantificare l’importo del credito residuo.

Annota su un foglio l’importo del credito concordato tra le parti e sottrai tutti i pagamenti parziali ricevuti dal debitore.

Sembra una precisazione banale, ma credimi molti creditori commettono spesso questo errore.

La richiesta di pagamento che formulerai al debitore deve essere precisa e deve indicare l’esatto importo del somma residua non pagata.

Successivamente, una volta determinato con precisione l’importo del tuo credito, potrai procedere con l’invio di una richiesta formale di pagamento.

La richiesta di pagamento della fattura non pagata può essere eseguita con diversi atti stragiudiziali (pec, sollecito, atto di costituzione in mora) ed è necessaria per cristallizzare l’importo del tuo credito insoluto indicato nella stessa fattura.

Ricorda inoltre che la richiesta di pagamento della fattura insoluta ti consentirà di interrompere formalmente la prescrizione del tuo credito.

Se hai bisogno di richiedere il pagamento della tua fattura insoluta tramite una diffida iscriviti a questo corso ➜ SCARICA LA TUA DIFFIDA.


Le fatture non pagate

Può succedere che il tuo cliente non abbia rispettato i termini di pagamento concordati e pertanto dovrai organizzare una strategia di recupero per le fatture non pagate.

Cosa cambia nel caso in cui siano presenti più fatture insolute?

Da un punto di vista giuridico non vi è alcuna differenza se il tuo credito è fondato su una fattura insoluta o su più fatture insolute.

La tua azione di recupero sarà finalizzata ad incassare i compensi relativi a tutte le fatture non pagate, esortando la tua controparte a trovare una soluzione di carattere stragiudiziale.

Tuttavia esiste una piccola differenza che dovrai ricordare nel caso in cui dovessi ricevere il pagamento di più una fattura.

Secondo quando previsto dalla legge, il ritardato pagamento di una somma di denaro autorizza il creditore a richiedere alla controparte il pagamento degli interessi.

Nel caso in cui il tuo credito sia fondato su più di una fattura, dovrai quantificare l’importo degli interessi dovuti su ogni singola fattura non pagata, e non già sull’intero importo del credito (è un errore molto comune).

L’interesse non è altro che un corrispettivo economico che viene riconosciuto ai soggetti che prestano del denaro o che devo ricevere il pagamento di un’obbligazione.

Nel caso della fattura non pagata l’interesse inizierà a decorrere dalla data successiva a quella indicata nella fattura.

La somma dovuta a titolo di interessi sarà calcolata applicando un tasso d’interesse, ovvero una percentuale determinata sull’importo del credito indicato nella fattura.

Il tasso di interesse di solito è concordato dalle parti all’interno del contratto; nel caso in cui le parti non abbiamo sottoscritto un contratto, il tasso di interesse sarà determinato secondo quanto previsto da alcune leggi del nostro ordimento giuridico.

Facciamo un esempio concreto.

Se Ettore (creditore e consulente aziendale) ha emesso la sua fattura in data 01.06.2019, allora il suo cliente, in caso di ritardato pagamento, dovrà corrispondergli una somma a titolo di interesse che inizierà a decorrere dal 02.06.2019 (ovvero dal giorno successivo).

La decorrenza degli interessi si interrompe non appena il debitore effettuerà il pagamento.

Pertanto se il debitore di Ettore effettua il pagamento del suo debito in data 02.07.2019, Ettore avrà diritto a ricevere gli interessi dalla data del 02.06.2019 e fino alla data del 01.07.2019.

Tuttavia nel caso in cui Ettore dovesse richiedere il pagamento di più fatture non pagate, allora la sua richiesta di pagamento degli interessi sarà leggermente diversa.

Infatti, in caso di più fatture insolute, Ettore dovrà richiedere l’applicazione di un tasso di interesse per ogni fattura emessa, e non già sull’intero importo del credito insoluto (ottenuto dalla somma degli importi contenuti nelle fatture).

Cosa significa in concreto?

Se possiedi una sola fattura non pagata, il tasso di interesse che potrai chiedere al tuo cliente sarà determinato in funzione dell’importo indicato nella stessa fattura.

Se invece possiedi più fatture non pagate, allora il tasso di interesse dovrà essere determinato limitatamente all’importo indicato in ogni singola fattura.

In questo ultimo caso infatti il creditore dovrà:

• determinare l’ammontare degli interessi sull’importo di ogni singola fattura;

• calcolare il periodo di decorrenza degli interessi analizzando nel dettaglio ogni singola data di emissione della fattura.

Fattura non pagata interessi

Ricorda che il calcolo degli interessi è un tema molto delicato che moltissimi imprenditori effettuano in modo errato.

Quando si considera la fattura scaduta

La fattura si considera scaduta quando non è saldata entro il termine di pagamento concordato tra le parti.

Pertanto le parole “fattura scaduta” possono esprimere un concetto simile alle parole “fattura non pagata”.

Tuttavia esiste una sottile differenza tra le sue espressioni.

La fattura non pagata è certamente scaduta, poiché il cliente non ha rispettato l’obbligo di pagamento entro la data inserita nel documento fiscale.

La fattura scaduta invece potrebbe risultare invece pagata; questo scenario si verifica quando il debitore effettua il pagamento della fattura in una fase successiva all’emissione del documento fiscale.

Facciamo un esempio concreto.

IPOTESI N. 1

Ettore (il creditore di questa guida) emette la fattura il giorno 01.06.2019. Alla data del 15.09.2019, in assenza del pagamento del debitore, la fattura può essere definita come una “fattura non pagata”, ma anche come una “fattura scaduta”.

IPOTESI N. 2

Anche in questo caso Ettore emette la fattura il giorno 01.06.2019. Tuttavia, diversamente dal precedente esempio, in data 15.09.2019, il creditore riceve il pagamento del cliente.

In questo caso la fattura sarà considerata “saldata”, ma Ettore potrebbe richiedere il pagamento degli interessi per il periodo che va dal giorno 02.06.2019 (giorno successivo all’emissione della fattura) fino al giorno del 15.09.2019 (giorno in cui è stato effettuato il pagamento).

Ettore potrà effettuare un’azione di recupero per ottenere il pagamento degli interessi della fattura scaduta e saldata successivamente.

Quando può essere utile

Questa distinzione può essere utile in molti casi: immagina se il tuo credito è di importo molto e se il pagamento del cliente ritarda frequentemente di molti mesi (succede spesso quando il tuo cliente è un’amministrazione pubblica o un ente locale).

In questo caso potrai certamente avviare un’azione di recupero per ricevere il pagamento degli interessi sulla fattura scaduta.

Se il tuo credito è molto alto ti assicuro che l’importo degli interessi sarà elevato e sarebbe corretto avviare un’azione stragiudiziale o giudiziale per ottenere il pagamento di quanto dovuto.

In passato ho curato molti contenziosi di questo tipo.

Pertanto ricorda che in caso di fattura scaduta, il pagamento ritardato del tuo cliente non ti impedisce di richiedere il versamento degli interessi dovuti.


La fattura di pagamento

Fattura di pagamento

Prima di proseguire con gli altri consigli ti voglio raccontare un piccolo caso studio.

Qualche mese fa mi trovavo seduto alla scrivania del mio studio.

Stavo riordinando alcuni documenti quando ricevetti un messaggio email da un professionista nel settore della comunicazione.

Il testo della mail lasciava trasparire una grande preoccupazione.

Il professionista si chiamava Alberto (è uno pseudonimo – lo chiamerò così per tutelare la sua privacy), e aveva svolto negli ultimi 10 mesi attività professionale nell’interesse di una società che operava nel settore della moda.

L’azienda si chiamava “Bliss” (anche questo nome è stato modificato) e aveva stabilito la propria sede legale e operativa a Milano.

Il compito di Alberto era quello di creare campagne pubblicitarie online (su Facebook e Google) e contenuti informativi nell’interesse della cliente.

La società Bliss lo avrebbe retribuito versando un compenso fisso pari a circa 600 euro mensili.

Tuttavia nonostante le rassicurazioni iniziali, Alberto aveva ricevuto il pagamento delle prime due mensilità.

Per i restanti 8 mesi della collaborazione, Alberto non aveva ricevuto nessun versamento.

L’agenzia “Bliss” aveva giustificato il mancato pagamento spiegando che stava per formalizzare la fusione con un’importante società dello stesso settore.

Durante questa importante trattativa i pagamenti verso alcuni dipendenti esterni erano stati sospesi.

La società che avrebbe dovuto acquistare l’agenzia “Bliss” stava completando l’analisi finanziaria per verificare se l’affare fosse profittevole.

Alberto aveva ricevuto delle rassicurazioni da parte della cliente: se tutto fosse andato per il verso giusto il professionista sarebbe stato assunto con un contratto a tempo indeterminato come responsabile della comunicazione di questa nuova società.

La storia aveva convinto Alberto.

L’aspettativa di un lavoro subordinato aveva spinto il professionista a non pretendere il pagamento del suo lavoro, nella convinzione che sarebbe stato assunto con un contratto più lungo.

Durante i mesi di lavoro Alberto aveva redatto la fattura di pagamento inviandola al reparto contabile della “Bliss”.

La triste realtà

Le speranze di Alberto si erano affievolite con il passare dei mesi.

Quella storia, inizialmente ricca di dettagli, cominciava a presentare le prime crepe.

Alberto aveva chiesto più volte di ricevere aggiornamenti sullo stato della fusione delle due società.

Le risposte erano evanescenti.

Così dopo 8 mesi, Alberto non poteva più attendere.

La presunta trattativa di fusione che vedeva coinvolta l’agenzia “Bliss”, non aveva prodotto alcun risultato.

Alberto si trovava nella peggiore condizione possibile.

Le sue aspettative erano state infrante, e oltretutto non aveva ricevuto nessun pagamento per la sua attività.

Così dopo una violenta polemica con il reparto contabile della società “Bliss”, aveva deciso di rivolgersi ad uno studio legale per l’attività di recupero.

Sin dal primo momento Alberto mi apparve molto preoccupato per il possibile recupero del credito.

Il professionista aveva letto su Google che sarebbe stato molto difficile recuperare il suo credito senza contratto.

Si perché il rapporto di collaborazione tra Alberto e l’agenzia “Bliss” non era regolato da nessun contratto.

Così dopo il nostro colloquio iniziale, cercai di rassicurare il professionista e lo invitai a trasmettermi tutta la documentazione in suo possesso.

Spiegai ad Albero che l’assenza di un contratto scritto non ci avrebbe impedito di ottenere un provvedimento giudiziale di condanna.

Il piano operativo di recupero

Così dopo aver esaminato tutte le prove raccolte, il nostro studio avviò una trattativa stragiudiziale di recupero con la società debitrice.

Non passò molto tempo prima di capire che l’agenzia “Bliss” stava cercando di prendere in giro anche noi.

La società debitrice aveva inizialmente rifiutato di pagare il debito, sostenendo che non ci fosse nessun contratto che dimostrasse l’esistenza del credito.

Dopo aver ricevuto quelle contestazioni, cercammo di spiegare alla controparte che la prova del credito erano le fatture di pagamento emesse, oltre a numerose conversazioni intercorse tra le parti, che dimostravano in modo inequivocabile l’esistenza di un rapporto di collaborazione duraturo.

Così dopo circa 30 giorni, e dopo aver cercato di definire la controversia in via stragiudiziale, di comune accordo con Alberto decidemmo di depositare un ricorso per decreto ingiuntivo contro la società “Bliss” presso il Tribunale di Milano.

Il risultato fu davvero splendido.

Nonostante l’assenza del contratto, il Giudice decise di emettere un provvedimento di condanna in favore di Alberto.

Ma non solo.

Per cercare di ridurre i tempi di attesa, e recuperare il credito in modo più celere, chiedemmo al Giudice di emettere il decreto dichiarandolo “provvisoriamente esecutivo”.

Dentro il ricorso spiegammo al Giudice che la società era stata posta in liquidazione volontaria e che un’attesa prolungata avrebbe pregiudicato i diritti del creditore.

Infatti la liquidazione volontaria di una società è una procedura che precede l’estinzione della stessa società.

Se vuoi approfondire questo tema ti consiglio di leggere la nostra guida ➜ Come recuperare crediti da una società in liquidazione.

Il Tribunale accolse integralmente la nostra tesi difensiva ed emise il decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo.

Questo significava che il provvedimento giudiziale poteva essere eseguito immediatamente, senza attendere il termine di 40 giorni previsti dalla legge.

Dopo la notifica del decreto ingiuntivo la società debitrice ci contattò per definire la controversia tramite un pagamento dilazionato.

In questo modo nel giro di 4 mesi, Alberto riuscì a recuperare integralmente il suo credito.

Perché ti ho raccontato questo caso studio?

La storia di Alberto ci insegna che la fattura di pagamento può essere usata come prova in giudizio anche in assenza di un contratto.

Se hai concluso un rapporto di collaborazione con il tuo cliente e non hai sottoscritto un contratto, il tuo credito può essere incassato.

Questo NON significa che il contratto non sia importante.

Il contratto è lo strumento migliore per ricevere il pagamento della tua fattura insoluta.

Ma nel caso in cui il contratto è assente, la fattura di pagamento può essere utilizzata come prova scritta del credito.


Le fatture non incassate

Le fatture non incassate

A questo punto della guida voglio suggerirti delle regole generali da seguire quando le tue fatture non sono state saldate.

Le fatture non incassate possono causare un grave danno economico per la tua impresa per due motivi.

Da un lato il mancato pagamento delle fatture ti impedisce di generare profitti; questa circostanza è già negativa e crea una piccola crisi di liquidità.

Sotto un diverso profilo, le fatture non incassate ti costringono a pagare più tasse.

Infatti dopo l’emissione della fattura, quando il tuo commercialista calcolerà le imposte che dovrai versare, dovrà sommare l’importo delle fatture emesse.

Il risultato è paradossale.

Infatti nella quantificazione della base imponibile (l’importo su cui vengono calcolate le imposte) saranno compresi anche gli importi delle fatture non incassate.

Ma non preoccuparti un rimedio a questo problema esiste.

Si chiama “deducibilità delle perdite sui crediti”, o più semplicemente “defiscalizzazione”.

Devi sapere infatti che il Testo Unico delle imposte sui redditi (articolo 101, comma 5) consente di ridurre il carico fiscale sui crediti di modesta entità o su quelli non recuperabili.

Ti spiego meglio il concetto.

Se hai instaurato una causa giudiziale per recuperare una fattura impagata, e il credito non è stato incassato, potrai evitare di pagare delle tasse sul reddito non percepito.

In pratica l’importo della fattura insoluta non farà aumentare la base imponibile su cui viene calcolata l’imposta.

Per sfruttare questo strumento dovrai dimostrare che il tuo credito è irrecuperabile e dovrai esibire le prove che le tue azioni di recupero non sono andate a buon fine.

La defiscalizzazione si applica non soltanto quanto le tue fatture sono divenute irrecuperabili, ma anche quando il credito è stato ceduto o è di piccola entità.

Per scoprire in quali casi puoi applicare la “defiscalizzazione” ti consiglio di leggere questa pagina ➜ Defiscalizzare un credito.

Quando emettere la fattura

Esiste anche un altro modo per impedire che le tue fatture insolute facciano aumentare il tuo carico fiscale.

Dovrai emettere la fattura solo dopo aver ricevuto il pagamento da parte del cliente.

Sembra un’affermazione banale, ma credimi non lo è.

So che a volte non è possibile richiedere il pagamento integrale anticipato alla controparte.

In questi casi devi seguire una strategia diversa e verificare la solvibilità del tuo cliente (se vuoi ottenere maggiori informazioni su questo tema visita questa pagina).

Ti ricordo che l’obbligo di fattura scatta nel momento in cui si perfeziona la vendita del prodotto o del servizio.

Questo principio è enunciato dall’articolo 6 del Testo Unico sull’IVA (Decreto del Presidente della Repubblica n. 633/1972).

Pertanto secondo quello che prevede la legge tu sei costretto ad emettere la fattura in questi due casi:

1) quando hai consegnato il prodotto all’acquirente;

2) quando hai ricevuto il pagamento del servizio da parte del cliente.

Ne consegue che se hai emesso una fattura prima di questi due casi, hai compiuto un’attività prematura e illegittima, che può causarti un problema contabile in caso di mancato pagamento (come ti ho spiegato prima).

Se il cliente richiede l’emissione di una fattura prima della consegna del bene o prima del pagamento puoi risolvere il problema creando un documento riepilogativo, senza valore fiscale, in cui è indicato il prezzo da versare.

In questo modo eviterai di emettere delle fatture scadute.


Il fattore tempo

Fattura non pagata il fattore tempo

Come avrai capito non ti conviene aspettare troppo tempo prima di chiedere il pagamento delle tue fatture non incassate.

In base alla mia esperienza ho notato che le probabilità di incasso sono maggiori se il creditore agisce in modo tempestivo, avviando un’azione di recupero poco tempo dopo il mancato versamento.

Eppure questo scenario si verifica raramente.

Molti professionisti e imprenditori rimangono bloccati.

La presenza di una fattura insoluta genera sentimenti di rabbia e malessere: queste emozioni rendono più difficile chiedere l’aiuto di un professionista del recupero.

Tante volte ho ricevuto richieste di intervento tardive, che hanno contribuito a rendere molto difficile l’incasso delle fatture impagate.

Per risolvere questo problema ti consiglio di seguire queste semplici regole.

REGOLA N. 1 – Invio di un sollecito di pagamento

Non appena la tua fattura risulta scaduta e non saldata annota questo evento nel tuo gestionale o CRM.

Ti consiglio di far passare un periodo di 7 o 10 giorni: questa attesa permetterà al tuo cliente di saldare il suo debito con qualche giorno di ritardo.

Se il pagamento non viene effettuato allora sarà necessario inviare una richiesta di pagamento che prendere il nome di “sollecito di pagamento”.

Il sollecito di pagamento contiene delle parole meno severe rispetto a una richiesta di pagamento formale e suggerisce al debitore di effettuare il pagamento nel più breve tempo possibile.

È sempre una buona abitudine quella di inviare un sollecito di pagamento.

Molti dei tuoi clienti potrebbero dimenticare di effettuare il pagamento alla data di scadenza.

Questa situazione si verifica spesso quando i pagamenti vengono effettuati da un ufficio contabile.

A volte il titolare dell’azienda non conosce lo stato dei pagamenti e gli eventuali ritardi: inviare una richiesta di pagamento ostile potrebbe incrinare i tuoi rapporti con il cliente.

Non sai quante volte succede che il ritardo nel pagamento è causato da problemi contabili o amministrativi.

Pertanto il primo passo da compiere è quello di sollecitare il pagamento per iscritto.

Lascia perdere le semplici email o i messaggi inviati su Whatsapp.

Invia il sollecito tramite raccomandata con avviso di ricevimento o tramite PEC.

Se hai bisogno di un modello di sollecito già pronto iscriviti a questo corso ➜ SCARICA LA TUA DIFFIDA.

Nel testo del sollecito inserisci l’importo del credito da versare, indicato nel contratto o nella fattura non saldata.

REGOLA N. 2 – Invia una diffida

In genere dopo aver inviato un sollecito di pagamento i risultati sono due:

1) Il debitore riceve la comunicazione e richiama immediatamente il creditore per scusarsi, e rassicurarlo sul pagamento del debito.

2) Il debitore riceve la comunicazione e la ignora, senza ricontattare il creditore.

Dopo tanti anni di esperienza in questo settore, mi sono spesso chiesto il motivo per il quale i solleciti di pagamento vengono ignorati.

Spesso i debitori non agiscono dopo aver ricevuto questo genere di atti proprio perché la comunicazione è troppo “soft”.

Si pensa spesso che tali comunicazioni sono inviate in modo automatico, e il debitore non percepisce la gravità del ritardo nel pagamento.

So cosa stai pensando: se la comunicazione è troppo leggera, sarebbe meglio inviare una richiesta più severa.

Ma questo comportamento è quasi sempre un errore.

Se invii immediatamente una richiesta di pagamento molto aggressiva, il tuo debitore avrà una reazione automatica di chiusura.

Questa situazione può generare alcune frizioni con la controparte.

Quest’ultima potrebbe rispondere in modo polemico alla tua richiesta di pagamento, elencando una serie di scuse al solo fine di giustificare la sua condotta.

So che può sembrare assurdo, ma succede molte volte.

Il debitore, pur sapendo di essere in difetto e di dover saldare il debito, reagisce in modo polemico alle richieste di pagamento che arrivano troppo velocemente.

Per questo motivo ti conviene inviare alla controparte un sollecito di pagamento.

Per diversi anni ho lavorato nell’ufficio legale di una società di recupero crediti.

Mi occupavo dell’attività di recupero dei crediti deteriorati (meglio definiti crediti “npl” o crediti “npe”).

La maggior parte delle società di recupero ha automatizzato l’invio dei solleciti di pagamento.

Attraverso un automatismo tecnologico è possibile generare il sollecito della fattura insoluta senza l’intervento di un operatore.

In questo modo è possibile velocizzare la redazione e la spedizione postale dell’atto.

Questo servizio viene spesso denominato “sollecito fattura” o “sollecito fatture”, e viene largamente utilizzato nella gestione dei portafogli di crediti del settore “utilities” (ovvero i crediti nascenti da contratti di fornitura di luce elettrica, gas o acqua) o del settore “telco” (ovvero i crediti nascenti da contratti di telecomunicazioni).

Ti assicuro che il sollecito di fatture scadute può essere molto efficace per aumentare le tue probabilità di incasso.

Puoi inviare una richiesta di pagamento della fattura dopo 7 o 10 giorni la data indicata nel documento.

Se conosci la pec del cliente, puoi inviare un messaggio non troppo aggressivo, inserendo nell’oggetto le parole “richiesta saldo fattura”.

Il risultato potrebbe sorprenderti.

Nel caso in cui il debitore dovesse ignorare la tua comunicazione potrai inviare un secondo atto e precisamente l’atto di messa in mora (anche spesso definito come “diffida”).

Grazie all’invio di una diffida la tua richiesta di pagamento sarà più incisiva e dovrebbe spingere la controparte a contattarti per saldare il debito.

Prima di inviare una lettera di messa in mora, verifica scrupolosamente la sede legale o il domicilio del debitore.

Se l’atto dovesse essere recapitato ad un indirizzo differente, la tua richiesta di pagamento potrebbe essere contestata e non avrà lo stesso effetto giuridico.

La diffida può essere inviata anche tramite messaggio pec (posta elettronica certificata) e produce gli stessi effetti giuridici dell’invio di una raccomandata cartacea con ricevuta di ritorno.

REGOLA N. 3 – Raccogli le prove documentali

Dopo aver inviato un sollecito di pagamento o una diffida conserva le prove documentali di ciò che hai notificato alla controparte.

Uno degli errori più comuni che riscontro tra imprenditori e professionisti è quello di raccogliere i documenti in modo disordinato.

Ricorda un concetto molto importante: le diffide che invii al debitore sono delle prove.

Se dovesse sorgere un contenzioso giudiziale gli atti che hai inviato alla controparte dimostreranno che hai tentato di definire la controversia in via stragiudiziale.

Non importa quanti atti invii al tuo cliente: la cosa davvero importante è se puoi provare di aver inviato la richiesta di pagamento.

Una diffida correttamente notificata al debitore produce enormi vantaggi:

• Interrompe la prescrizione del tuo credito;

• Dimostra la tua volontà di transigere la controversia;

• Aumenta le tue probabilità di incasso.

Pertanto conserva i documenti che hai inviato al cliente seguendo un certo ordine.

Ecco cosa devi fare:

1) Trasforma il sollecito o la diffida che hai spedito in un pdf (tramite Microsoft Word o Google Doc puoi farlo con pochissimi clic).

2) Scansiona la ricevuta di ritorno che dimostra l’avvenuta notifica dell’atto e trasformala in pdf (puoi farlo con il telefonino con applicazioni come “Cam Scanner”).

Presta attenzione su questo punto: non devi scansionare la ricevuta di spedizione della raccomandata.

Fattura non pagata ricevuta di spedizione

Questo documento dimostra solo che ti sei recato in ufficio postale e hai richiesto la spedizione di un atto verso qualcuno.

Piuttosto devi scansionare e conservare la ricevuta di avvenuta notifica, spesso chiamata anche come “avviso di ricevimento”.

Fattura e ricevuta di avvenuta notifica

Il documento che trovi nell’immagine qui sopra è la prova di notifica della tua diffida.

Verifica che nella riga corrispondente sia presente la firma del debitore che ha ricevuto la raccomandata.

Fattura cosa deve contenere la ricevuta di notifica

Verifica inoltre il timbro che indica la data di perfezionamento della notifica.

REGOLA N. 3 – Conserva i documenti originali

Conserva l’originale della cartolina in un luogo sicuro: usa una carpetta o un faldone nella tua libreria.

Piccolo consiglio: conserva tutti i documenti importanti in un unico posto.

Succede molto spesso di non ricordare dove abbiamo conservato i documenti importanti.

REGOLA N. 4 – Unisci i file collegati

Unisci i due documenti in un unico file (lo puoi fare tramite applicazioni come “I love pdf“).

REGOLA N. 5 – Scegli il nome giusto

Rinomina il file in questo modo: “Diffida nome debitore – importo da pagare – data di notifica”.

REGOLA N. 6 – Conserva i documenti in un luogo sicuro

Conserva il documento in un software cloud (come Google Drive).

In questo modo il documento sarà perfettamente custodito e, nel caso in cui fosse necessario, potrà essere esibito in un eventuale contenzioso giudiziale.

Ti fornisco un ulteriore consiglio.

Non fidarti troppo del tuo software cloud.

Non perché questo genere di programmi siano poco sicuri, ma poiché per un errore umano potresti cancellare dei file importanti.

Non sai quante volte è successo ad alcuni avvocati o consulenti che conosco.

I software cloud più famosi consentono di recuperare versioni precedenti dell’archivio: pertanto se cancelli un documento per errore, potrebbe essere semplice recuperarlo tramite semplici clic.

Ma fidarsi di un software è bene… non fidarsi è più sicuro.

Immagina quanto possa essere pericoloso perdere un documento importante per un avvocato.

Nella conservazione dei documenti sono piuttosto maniacale, e per questo motivo ho ideato un metodo per conservare un documento importante.

Una volta che hai ottenuto la scansione della raccomandata inseriscila in una email e inviala a te stesso.

Per trovare facilmente il documento inserisci nell’oggetto e nel testo della mail il nome integrale che ti ho suggerito al punto n. 5 (“Diffida nome debitore – importo da pagare – data di notifica”).

In questo modo, se dovessi smarrire il documento potrai ritrovarlo nella tua casella di posta con una rapidissima ricerca.

Scrivendo il nome del debitore tra la posta in arrivo ti apparirà la mail con la quale hai trasmesso a te stesso il file.

Puoi anche inserire tra i destinatari alcuni soci o partner della tua impresa.

Io inserisco in copia sempre la mia socia di studio, Teresa Rossi (ormai ha imparato ad ignorare queste email che le invio periodicamente).

Ricorda di inserire l’oggetto della mail e un breve testo: se dovessi cercare il documento dopo molto tempo, senza testo avresti molto difficoltà a trovarla.

Molte persone inviano le email senza oggetto o senza testo: è un errore che può rendere molto difficile la ricerca di un determinato messaggio.


Fattura non pagata: cosa fare

Fattura non pagata cosa fare

A questo punto della guida voglio fornirti altri 3 consigli utili dopo che avrai inviato la tua diffida al debitore.

Se hai già seguito le indicazioni che ti ho fornito prima hai già raggiunto un ottimo risultato.

Il tuo credito è stato richiesto tramite l’invio di una richiesta di pagamento formale.

In questo modo hai conservato l’esigibilità del credito per altri 10 anni.

Infatti la diffida di pagamento, se contiene l’atto di messa in mora, interrompe la prescrizione del credito.

Per questo è molto importante conservare con cura e attenzione le raccomandate che invii al debitore.

Dopo queste attività la controparte è stata avvisata che potrebbero esserci delle conseguenze giudiziali.

Se decidi di rivolgerti ad un Tribunale, nessuno potrà dire che hai agito direttamente in giudizio senza tentare una risoluzione bonaria del contenzioso.

Cosa dovrai fare se la tua fattura risulta ancora non pagata?

1. Raccogli i documenti

Per prima cosa crea una cartella nel tuo pc o nel software cloud con il nome e cognome del cliente.

Dentro la cartella inserisci il titolo di credito, ovvero il contratto sottoscritto tra te ed il debitore.

Se non possiedi un vero e proprio contratto raccogli tutti i documenti con cui la controparte ha ordinato il tuo lavoro.

Preventivo firmato, ordine di commissione o conferimento di incarico.

Il documento dovrebbe contenere una firma da parte del debitore.

Successivamente inserisci dentro l’archivio la fattura non pagata o le fatture non pagate.

Cerca di nominare il file delle fatture inserendo anche l’importo indicato nei documenti.

Credimi è molto utile.

In questo modo sarà molto più semplice ricordare l’importo del credito indicato in fattura senza dover aprire il documento.

Infine inserisci nella cartella la diffida notificata al debitore.

2. Conserva tutte le conversazioni via chat

Ti consiglio di conservare tutte le conversazioni che hai avuto con il cliente tramite chat.

Effettua degli screenshoot sulla finestra della chat e salvale nel tuo archivio.

Lo “screenshot” è una foto o “fermo immagine” che viene eseguito sui dispositivi fissi (pc desktop o laptop) o mobili (smartphone o tablet) per catturare il contenuto dello schermo.

Se la conversazione è avvenuta su Whatsapp o Telegram effettua il salvataggio nel più breve tempo possibile.

Ci sono due motivi per cui ti conviene farlo.

1) Whatsapp o Telegram consentono ai propri utenti di cancellare un messaggio scritto ad un altro utente anche molto tempo dopo averlo inviato.

Questa funzione permette al tuo cliente di rimuovere alcune frasi o affermazioni che potrebbero essere usate in giudizio contro di lui.

2) Inoltre se cambi smartphone la cronologia dei tuoi messaggi potrebbe essere cancellata se non hai attivato delle funzioni di back up.

Se scrivi ad un tuo contatto Whatsapp da un altro device, noterai subito che i precedenti messaggi non appariranno nella cronologia della chat, a meno che tu abbia abilitato la funzione di back up.

Il contenuto delle chat può essere esibito in giudizio e costituisce una prova atipica.

Succede molto spesso che il debitore possa contestare il lavoro del creditore per giustificare il mancato pagamento.

Si tratta di un pretesto per prolungare la durata del giudizio ed indurre il Giudice in errore.

È una strategia difensiva molto comune.

Ti fornisco un esempio concreto.

Marco, creditore ed installatore di climatizzatori, cita in giudizio Donato (un cliente) per ottenere il pagamento della somma di 1.000 euro.

Donato (debitore) si costituisce in giudizio e nella sua memoria difensiva informa il Giudice che Marco (creditore) ha eseguito male il proprio lavoro.

Secondo il debitore (Donato) il servizio è stato erogato in modo errato e il climatizzatore ha smesso di funzionare dopo l’intervento del fornitore (Marco).

Marco (creditore) si infuria: l’installazione è avvenuta in modo perfetto ed il cliente (Donato) non ha mai contestato l’attività svolta.

Perché il debitore (Donato) ha agito così?

Donato (debitore) ha agito in questo modo per pura strategia “dilatoria” (finalizzata a prolungare i tempi).

A causa del comportamento di Donato (debitore), il Giudice dovrà istruire la causa, analizzando le prove prodotte dalle parti, per ricostruire correttamente il reale svolgimento dei fatti.

Questa situazione contribuirà a far aumentare la durata del giudizio, procrastinando il momento di conclusione del contenzioso.

Cosa guadagna il debitore (Donato) da questa situazione?

Tempo.

Il pagamento verrà ritardato nel tempo e il debitore (Donato) potrà beneficiare di questa attesa.

Non sai quante volte succede.

Questo è il motivo per il quale devi conservare le conversazioni avvenute con il cliente tramite chat.

Se il debitore ha accettato il tuo lavoro senza sollevare contestazioni, potrai esibire quella prova in giudizio per smentire la tesi di controparte.

3. Trasforma le email in pdf

Per lo stesso motivo, ti consiglio di trasformare le email ricevute dal cliente in documenti pdf.

I messaggi inviati tramite email non possono essere cancellati dal tuo account di posta (a meno che non sia tu a farlo).

Tuttavia è facile che il tuo provider (Google, Microsoft, Virgilio, Alice) possa cancellare le comunicazioni più datate.

Ti consiglio di effettuare una ricerca scrupolosa e conservare le email scambiate con il cliente nell’archivio del tuo pc.

Se il debitore ti ha inviato un messaggio che conferma la bontà del tuo lavoro, potrai facilmente esibire questa prova durante il giudizio.

Non sai quante volte l’esibizione di una email in giudizio è stata decisiva per la definizione di un contenzioso.

Anche la mail costituisce una prova atipica ed in molti casi può determinare l’esito di un contenzioso giudiziale incerto.

Allo stesso modo, se possiedi una scrittura privata che può essere utile alla tua strategia difensiva, ti consiglio di produrla nel giudizio.

Tuttavia, la scrittura privata deve essere “riconosciuta” dalla controparte in modo espresso o tacito.

Il disconoscimento di una prova può essere effettuato nella prima udienza o nel primo scritto difensivo successivo alla produzione (lo dice l’articolo 255 del codice di procedura civile).

SEI PRONTO PER IL GIUDIZIO

Se segui queste ultime indicazioni avrai raccolto tutte le prove necessarie per promuovere una causa giudiziale contro il debitore.

Le tue fatture impagate potrebbero essere recuperate tramite il deposito di un ricorso per decreto ingiuntivo.

Quello che ti occorre è trovare uno studio legale specializzato nel recupero crediti che possa assisterti nell’attività giudiziale.

Ti do un consiglio sincero.

Evita i legali generalisti.

Prima dell’instaurazione del contenzioso è sempre preferibile effettuare una valutazione preventiva del risultato che vuoi raggiungere.

In molti pensano che in caso di fattura impagata, sia sufficiente rivolgersi ad un avvocato generalista per ottenere il pagamento.

È un errore.

L’attività di recupero deve essere programmata con grande cura, selezionando in anticipo l’obiettivo che si vuole raggiungere.

Di cosa sto parlando?

Hai già quantificato i costi per la causa giudiziale?

Sai già quale bene del debitore potrai pignorare?

Conosci l’orientamento del Tribunale al quale rivolgerai la tua domanda giudiziale?

Sai qual è il grado di deterioramento del tuo credito?

Se la tua fattura è inevasa ti consiglio di rivolgere queste domande al tuo legale prima di avviare una causa giudiziale.

Non sai quante volte ho prestato assistenza ad imprenditori che non hanno ottenuto alcun risultato da un contenzioso giudiziario.


FATTURA ELETTRONICA NON PAGATA

Fattura elettronica non pagata

Cosa succede se le tue fatture insolute sono state emesse nel formato elettronico?

Giuridicamente non c’è alcuna differenza rispetto alle fatture ordinarie.

La legge e il codice di procedura civile non stabiliscono nessuna regola diversa nel caso in cui il tuo credito sia fondato su fatture elettroniche.

La fattura elettronica è un documento fiscale con lo stesso valore giuridico della fattura ordinaria.

Pertanto non dovrai rispettare nessuna legge speciale per recuperare il tuo credito indicato in una fattura elettronica.

Tuttavia se il tuo credito è fondato su una fattura elettronica dovrai rispettare alcune regole per la conservazione del documento.

Probabilmente conosci già queste informazioni, ma credo sia utile eseguire un ripasso.

Se invece non hai mai sentito parlare dell’obbligo di conservazione delle fatture elettroniche, leggi attentamente la parte successiva di questa guida.

Come saprai, a partire dal 1 gennaio 2019 nel nostro ordinamento giuridico è entrato in vigore l’obbligo di fatturazione elettronica.

Grazie a questa riforma il contribuente, soggetto al regime fiscale ordinario, per fatturare un compenso professionale dovrà compilare la fattura nel formato elettronico.

In seguito l’obbligo è stato esteso anche ai titolari di partita iva che hanno aderito al regime fiscale “forfettario”.

La peculiarità della fattura elettronica è costituita dal fatto che il documento deve essere redatto in uno specifico formato tecnologico.

Inoltre rispetto al passato, la fattura non deve essere inviata al cliente tramite comunicazioni private, ma dovrà essere inoltrata al “Sistema di interscambio – SDI”.

Ti spiego meglio il concetto.

Il “Sistema di interscambio” è un sistema o software gestito dall’Agenzia delle Entrate che raccoglie la tua fattura in formato elettronico e la inoltra al destinatario in modo automatico.

Fattura elettronica sistema di interscambio

Il software controlla la fattura emessa e verifica se possiede tutti gli standard necessari per la validità del documento.

Grazie al “Sistema di interscambio” tutte le fatture vengono emesse nello stesso identico formato elettronico, agevolando l’autorità di controllo fiscale (l’Agenzia delle Entrate) per la lotta all’evasione.

Il formato della fattura elettronica non è l’aspetto estetico della fattura, ma bensì la tipologia di file con cui il documento viene redatto.

Pensa a quante fatture hai visto emettere nei tuoi confronti: ognuno di quei documenti poteva avere dei formati differenti (pdf, doc, odt).

Per comprendere meglio il ruolo di questo software ti propongo una similitudine.

Il “Sistema di interscambio” è come un “notaio” che verifica in modo automatico la regolarità della tua fattura e controlla in tempo reale se il documento è conforme tutti i requisiti previsti dalla legge.

Se la fattura elettronica è stata redatta in modo corretto il “Sistema di interscambio” inoltra il documento al tuo cliente.

Per la creazione della fattura elettronica è necessario utilizzare degli appositi software.

Grazie all’uso di questi software il documento fiscale viene redatto nel formato “xml”, un formato che non può essere visualizzato senza un apposito lettore.

Questo è il motivo per il quale se tenti di aprire una fattura elettronica “xml” con un semplice doppio clic del mouse, si aprirà una finestra sul tuo brower nella quale vedrai apparire una serie di numeri incomprensibili.

La sigla “XML” contiene le lettere delle parole “eXtensibile Markup Language”, e rappresenta un linguaggio informativo che permettere di creare dei “tag” (ovvero delle sigle o parole chiave), che contengono molteplici informazioni.

In questo modo il Sistema di interscambio analizza la fattura elettronica e estrae le informazioni contenute nei “tag” senza la necessità di un intervento umano.

Fin qui abbiamo ripassato il tema generale delle fatture elettroniche.

Adesso vediamo come conservare la fattura in formato elettronico.

LA CONSERVAZIONE

Dopo aver inviato la fattura in formato “xml” al Sistema di interscambio, quest’ultimo inoltrerà il documento al debitore.

Una volta che il tuo cliente avrà ricevuto la fattura avrai l’obbligo di conservare il documento secondo quanto previsto dal Codice dell’Amministrazione Digitale (articolo 1 del Decreto Legislativo n. 82 del 2005).

Inoltre dovrai rispettare le Regole Tecniche in materia di conservazione: se vuoi approfondire il tema ti consiglio di controllare i seguenti articoli del Codice dell’Amministrazione Digitale:

  • Articolo 20, commi 3 e 5 bis;
  • Articolo 23-ter, comm 4;
  • Articolo 43, commi 1 e 3;
  • Articolo 44;
  • Articolo 44 bis;
  • Articolo 71, comma 1.

Cosa significa in concreto?

Non appena emetterai la fattura in formato elettronico (“xml”) dovrai assicurarti che il documento sia conservato in un luogo sicuro per diversi anni.

La conservazione deve garantire la protezione del documento e l’integrità del formato “xml”, in modo che sia possibile aprire la fattura elettronica senza che si perdano le informazioni contenute nei tag.

In sostanza se emetti una fattura elettronica avrai l’obbligo di conservarla in un luogo sicuro che protegga il contenuto del documento (le informazioni contenute nei tag) e l’integrità del formato.

Succede spesso che alcuni documenti importanti vengano custoditi in archivi poco sicuri.

Ti fornisco alcuni esempi.

I file che si trovano dentro le cartelle del tuo desktop possono essere cancellati per errore da te o da altri utenti che accedono al pc.

Allo stesso tempo quando si rinomina un documento informatico è frequente modificare il suo formato in modo inconsapevole.

Queste azioni mettono a rischio la tua fattura elettronica in formato “xml”.

Per risolvere questo problema, la stessa Agenzia delle Entrate garantisce al contribuente un servizio di conservazione delle fatture elettroniche che permette di custodire i documenti in formato “xml” inoltrati al Sistema di interscambio.

Se vuoi approfondire questo tema, leggi le risposte dell’Agenzia delle Entrate su questa pagina.

Questo significa che nella raccolta documentale delle prove di credito, la fattura elettronica costituisce un elemento importantissimo per la tua attività di recupero.

Oltre a conservare i documenti che ti ho descritto prima, dovrai necessariamente conservare la tua fattura elettronica in formato “xml”.

LE FATTURE IN FORMATO PDF

Come abbiamo visto, le fatture elettroniche che vengono inoltrate al Sistema di interscambio devono essere in formato “xml”.

Tuttavia la stessa Agenzia delle Entrate ha chiarito che la conservazione del documento può avvenire anche “su carta” o nel formato “pdf”.

Per approfondire questo tema ti consiglio di leggere la guida dell’Agenzia delle Entrate (in particolare le pagine n. 7 e 8).

In altre parole oltre alla fattura elettronica in formato “xml” potrai conservare sul tuo software cloud o nel tuo archivio una copia del documento in formato “pdf”.

Tuttavia ti consiglio di conservare le fatture elettroniche in doppia forma:

  • Sia nel formato “xml”;
  • Sia nel formato “pdf”.

Sebbene sia possibile conservare le tue fatture elettroniche in formato “xml” dentro il tuo software cloud, ti consiglio di utilizzare una soluzione più sicura.

Esistono molti software di gestione contabile che consentono di archiviare le fatture elettroniche in totale sicurezza, rispettando tutte le norme di legge.

Se preferisci adottare una soluzione gratuita puoi sfruttare il servizio di conservazione offerto dall’Agenzia delle Entrate: in questo modo potrai proteggere i tuoi documenti fiscali mantenendo intatto il loro formato originario.

Disclaimer: Alcuni esperti sconsigliano di usare il sistema di conservazione delle fatture elettroniche messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

Secondo questa tesi scegliendo il servizio di conservazione delle fatture elettroniche dell’Agenzia delle Entrate si verrebbe a creare un conflitto di interessi tra due funzioni:

  1. La funzione di accertamento e controllo sulle imposte dei contribuenti;
  2. La funzione di custodia delle fatture elettroniche dei contribuenti.

In buona sostanza l’Agenzia delle Entrate verrebbe facilitata nello svolgimento degli accertamenti fiscali poiché potrebbe accedere direttamente all’archivio del contribuente.

Pertanto prima di scegliere come conservare le tue fatture elettroniche ti suggerisco di valutare con attenzione anche questo aspetto.


Come farsi pagare le fatture

Come farsi pagare le fatture

Se sei arrivato a questo punto della guida avrai già capito quali sono le azioni da compiere per ottenere il pagamento di una fattura insoluta.

La raccolta dei documenti ti consentirà di avviare una causa giudiziale in modo celere e senza difficoltà.

Tuttavia il modo migliore per farsi pagare le fatture è quello di avviare un’azione di recupero stragiudiziale.

I benefici dell’attività di recupero stragiudiziale sono molteplici:

• puoi incassare il tuo credito in un poco tempo (la definizione di una causa giudiziale richiede più tempo);

• puoi risparmiare denaro (il costo di una causa giudiziale è maggiore rispetto a quello che dovrai sostenere in caso di recupero stragiudiziale);

• puoi misurare la disponibilità del debitore a transigere la controversia (questo accertamento può essere molto utile anche se non riesci a recuperare il tuo credito).

Eppure l’attività di recupero stragiudiziale è complessa e richiede molta abilità.

Pertanto, prima di avviare una trattativa stragiudiziale con il debitore ti consiglio di seguire queste semplici regole.

1. Definisci una strategia di recupero

Una volta che avrai raccolto tutti i documenti necessari, dovrai organizzare una strategia di recupero.

Scrivi quali obiettivi vuoi raggiungere e segmentali in micro risultati.

Mi spiego meglio: se sei nel punto “A” e vuoi arrivare al punto “E”, potrai raggiungere il tuo obiettivo passando per alcuni step intermedi (“B”, “C”, “D”).

Fattura non pagata - definisci una strategia di recupero

Segmenta l’attività di recupero: in questo modo le tue probabilità di incasso aumenteranno notevolmente.

Se vuoi imparare le tecniche di recupero più efficaci, che ti spiegano come farsi pagare le fatture, iscriviti a questo corso ➜ RECUPERO START.

2. Stabilisci un termine delle trattative

Dopo aver avviato una trattativa di recupero stragiudiziale dovrai stabilire un termine conclusivo delle trattative.

Se il debitore cerca di guadagnare del tempo prima di formulare un’offerta ragionevole, introduci un elemento di urgenza.

Fissa un termine entro il quale sei disposto ad aspettare il pagamento: oltrepassato questo limite sarai costretto a rivolgerti ad un legale.

Cerca di rispettare questa scadenza: se non lo fai perderai credibilità nei confronti della controparte.

3. Definisci la trattativa con un accordo scritto

Se riuscirai a definire la trattativa con il debitore in modo positivo, dovrai formalizzare l’accordo tramite un atto di transazione.

Le statistiche interne del nostro studio legale dimostrano che la firma di un atto di transazione rende più probabile il pagamento del tuo credito.

Se segui queste semplici regole potrai aumentare le tue probabilità di successo.


Come farsi pagare una fattura insoluta

Cosa succede se la tua fattura insoluta è di importo molto esiguo?

Il tuo credito potrà essere recuperato con maggiore facilità.

Ricorda che è più semplice farsi pagare una fattura insoluta di importo esiguo piuttosto che una fattura di importo molto alto.

Ho voluto specificare questo punto, poiché molti imprenditori e professionisti si lasciano scoraggiare nel recupero di crediti di piccolo importo.

Può sembrare un ragionamento controintuitivo, ma più l’importo della fattura è basso, maggiori saranno le probabilità di incasso.

Al contrario, se l’importo del credito aumenta, minori saranno le probabilità di successo.

Per questo motivo ti consiglio di riflettere prima di rinunciare ad incassare la tua fattura insoluta.

Ricorda infine che la legge (articolo 113 del codice di procedura civile) stabilisce che il Giudice decide secondo equità le controversie che non superano il valore economico di 2.500 euro.

Questo significa che, se decidi di promuovere una causa giudiziale e la tua fattura insoluta non oltrepassa l’importo di 2.500 euro, il contenzioso sarà deciso secondo l’equo apprezzamento del Giudice e non secondo quanto previsto dalle norme di legge.

Questa regola è stata introdotta per agevolare il lavoro dell’organo giudicante, permettendogli di semplificare lo svolgimento del processo.

Pertanto se hai intenzione di promuovere una causa giudiziale per incassare la tua fattura di importo esiguo, ricorda di conservare in modo scrupoloso tutte le prove documentali.

L’impressione che susciterai nel Giudice potrebbe essere più importante di quello che dice la legge.

Come farsi pagare dai clienti

Il modo migliore per farsi pagare dai clienti è quello di proteggere il tuo lavoro e prevenire i rischi di insolvenza.

Nel nostro studio legale ripetiamo spesso che “Prevenire è meglio che… recuperare”.

Il recupero delle fatture insolute può essere dispendioso e molto impegnativo.

Per questo motivo è molto importante valutare la solvibilità del tuo futuro cliente, prima della conclusione dell’affare.

Se vuoi approfondire questo tema, e scoprire come farsi pagare dai clienti insolventi, ti consiglio di leggere il nostro libro sul recupero crediti.

Per scaricare un estratto gratuito del libro clicca qui ➜ SCARICA L’ESTRATTO GRATUITO.


Conclusione

Sei giunto al termine di questa guida.

Eccoti un breve riepilogo.

Fattura non pagata: le regole da seguire

1) Fai firmare un contratto al tuo cliente;

2) Quando richiedi il pagamento della fattura insoluta chiedi anche gli interessi;

3) Invia un sollecito di pagamento;

4) Se il pagamento non arriva invia una diffida o un atto di messa in mora;

5) Raccogli tutti i documenti necessari per l’attività giudiziale;

6) Conserva le conversazioni via chat tramite degli “screeshot”;

7) Trasforma le email in documenti pdf.

Leggi il riepilogo cliccando sull’infografica qui sotto

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Fattura non pagata infografica

Fattura non pagata: cosa fare

Il problema delle fatture insolute è molto frequente e coinvolge tantissimi professionisti ed imprenditori.

Se seguirai questi consigli sono convito che potrai risolvere le tue crisi finanziarie in modo veloce e tempestivo.


La Legal Community

Grazie per essere arrivato fino a qui.

Prima di terminare ho un ultimo suggerimento per te.

Sai qual è il miglior modo per proteggere il tuo lavoro?

Accrescere le tue competenze legali.

Puoi raggiungere questo risultato grazie alla nostra community di supporto legale.

Ti spiego meglio di cosa si tratta.

Abbiamo creato una community segreta su Facebook che offre suggerimenti e consigli legali a imprenditori e professionisti.

Dentro il gruppo troverai molte guide (in formato pdf) e video che ti spiegheranno come rendere più sicuro il tuo business.

Inoltre all’interno della community potrai rivolgerci tutte le domande che vorrai sui temi più importanti per la tua attività.

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Tino Crisafulli

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Il nostro libro sul recupero crediti: prossima uscita

Dopo un lungo lavoro finalmente tra qualche giorno uscirà il nostro libro sul recupero crediti.

Non credevo che pubblicare un libro fosse un’attività così impegnativa e dispendiosa.

La difficoltà principale è stata quella di adattare la comunicazione ad un pubblico NON tecnico.

Per noi è avvocati è più facile scrivere un atto processuale, utilizzando brocardi latini e periodi pieni di subordinate.

Scrivere in modo SEMPLICE e farsi capire da TUTTI è molto, ma molto più difficile.

Si perché questo è un manuale dedicato a tutti gli IMPRENDITORI, scritto per gli IMPRENDITORI.

In questo video ti spiego cosa troverai dentro il libro.

Devi sapere che abbiamo creato un capitolo molto ORIGINALE…

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La base giuridica del trattamento dei dati

Hai mai sentito parlare della base giuridica del trattamento dei dati?

Si tratta di un argomento trattato dal Regolamento Europeo sulla protezione dei dati personali.

Devi sapere che il prossimo 19 maggio 2019 scadrà il periodo di tolleranza applicato dal Garante della Privacy per l’erogazione di sanzioni amministrative.

Ci sono ancora moltissime aziende e siti web che non rispettano le norme contenute nel GDPR.

E’ necessario acquisire il consenso al trattamento dei dati in forza di un fondamento giuridico.

In effetti il diritto della privacy è un tema piuttosto astratto che non sempre viene compreso in modo immediato.

In questo video ti spiego cosa si intende per base giuridica.

#recuperolegale #privacy #gdpr


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Tino Crisafulli ➜ avvocato e Founder di RecuperoLegale.it

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Recuperare un credito con il giudizio di cognizione

Lo strumento giudiziale più adatto per recuperare il tuo credito è il decreto ingiuntivo.

Ma non tutti gli imprenditori sono a conoscenza che il decreto ingiuntivo non è l’unico rimedio da utilizzare.

Se non possiedi i documenti giusti per ottenere un decreto ingiuntivo, puoi promuovere un giudizio di cognizione ordinario.

Quali documenti ti conviene conservare?

Te lo spiego in questa puntata di #creditvlog.


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Le premesse nel contratto

Quante volte hai inserito le “premesse” nel tuo contratto?

Le premesse sono quelle frasi dentro il contratto che descrivono la situazione che precede la firma dell’accordo.

Molti imprenditori sottovalutano l’importanza di questa parte.

Non si tratta di un elemento banale: in molti inseriscono nelle premesse delle semplici parole di circostanza, senza comprendere a fondo la vera finalità di questa sezione contrattuale.

Ho approfondito il tema nel video di oggi.

Lo sapevi che le premesse servono per…


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Come incassare 55 mila euro in un colpo solo

Oggi voglio parlarti di uno strumento molto efficace che ci ha permesso di incassare 55 mila euro in un solo colpo.

Un nostro cliente, che opera nel settore industriale, aveva un problema di recupero crediti nei confronti di un’altra società.

Grazie alla nostra strategia siamo stati in grado di recuperare una somma molto alta. Per riuscirci abbiamo…

Guarda il video per scoprirlo…


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