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Società di recupero crediti: introduzione

Le società di recupero crediti sono strutture organizzative complesse che possono aiutarti a ottenere il pagamento delle fatture non pagate.

Per diversi anni ho collaborato con una grande azienda che forniva servizi di credit management e mi sono specializzato nella gestione dei crediti deteriorati.

In seguito, dopo aver fondato il nostro studio legale, mi sono dedicato all’analisi e alla progettazione di processi lavorativi prendendo spunto dalle società di recupero crediti più efficienti.

Sono convinto che ogni impresa di una certa dimensione (che possiede più di 10 dipendenti) dovrebbe applicare delle procedure di lavorazione standard (anche definite SOP) per ottimizzare la gestione dei crediti commerciali.

In questo articolo ti spiegherò come replicare il modello organizzativo delle società di recupero crediti, analizzando le risorse coinvolte, le abilità utilizzate e i servizi più efficaci.

Grazie a queste informazioni potrai migliorare la salute finanziaria della tua impresa e potrai replicare un modello vincente per gestire eventuali crisi economiche.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Società di recuperi crediti: definizione

Le società di recupero crediti sono aziende specializzate nella gestione e nel recupero di crediti insoluti.

L’obiettivo principale di queste imprese è quello di tutelare gli interessi dei creditori svolgendo tutte le attività necessarie per ottenere il pagamento dal debitore.

Negli ultimi anni le società di recupero crediti hanno fatto evolvere il loro modello operativo in risposta a cambiamenti significativi nel mercato creditizio.

Infatti sempre più operatori hanno concentrato la propria attenzione verso i portafogli di crediti bancari non performanti (NPL) e inadempienze probabili (UTP).

Questa trasformazione è stata causata da diversi fattori.

In primo luogo la recessione e la progressiva riduzione dei salari medi ha causato una grande mole di esposizioni debitorie (in relazione alla restituzione di finanziamenti bancari), difficilmente gestibili per un singolo creditore.

Le società di recupero crediti si sono così strutturate per gestire volumi sempre più elevati di pratiche, sviluppando tecnologie avanzate e approcci analitici sofisticati.

In questo modo è possibile segmentare adeguatamente i vari tipi di debito e personalizzare le strategie di recupero.

In secondo luogo, le banche sono state costrette a rispettare le nuove disposizioni legislative per smaltire i crediti deteriorati e ottimizzare i propri bilanci.

Inoltre, con l’espansione dell’industria fintech, queste società hanno iniziato a integrare soluzioni digitali innovative nei loro processi operativi.

In questo modo l’interazione con i debitori è divenuta più efficace, attraverso l’uso di strumenti multicanale e strumenti di risoluzione alternativa delle controversie.

Il portafoglio di crediti

Il portafoglio di crediti rappresenta una raccolta di crediti in sofferenza o scaduti, che sono stati affidati (o ceduti) a società di recupero crediti.

Questi raggruppamenti possono variare significativamente per dimensioni e composizione, spaziando da esposizioni debitorie individuali a insolvenze di piccole e medie imprese.

In particolare le società di recupero crediti adottano specifiche metodologie di classificazione dei mandati per migliorare la lavorazione.

I principali criteri di formazione del portafoglio sono:

  • l’importo del credito (ticket);
  • l’età del credito (aging) e il suo grado di deterioramento;
  • la tipologia di debitore (persona fisica o persona giuridica) su cui grava l’obbligazione di pagamento.

I mandati vengono poi suddivisi in ulteriori categorie per segmentare la lavorazione e coinvolgere risorse differenti.

Attraverso questa classificazione, le società di recupero possono applicare le tecniche di recupero più idonee per raggiungere l’obiettivo strategico in minor tempo.

Società di recupero crediti e avvocati

Nello specifico le società di recupero crediti operano sia in ambito stragiudiziale, sia in ambito giudiziale, coinvolgendo diverse figure professionali.

In particolare il ruolo dell’avvocato è necessario per gestire le attività di negoziazione con la controparte e per avviare contenziosi giudiziali.

Inoltre, grazie all’attività dei legali, le società di recupero crediti possono analizzare i contratti da cui scaturisce il credito per valutare in modo corretto la posizione debitoria.

Infatti, prima di avviare eventuali azioni giudiziali, è necessario rispettare diversi tipi di norme giuridiche per tutelare gli interessi dei creditori.

Nelle fasi stragiudiziali gli avvocati forniscono assistenza nella redazione di lettere di diffida o accordi transattivi, per risolvere la controversia in modo rapido senza rivolgersi al tribunale.

Qualora i tentativi di recupero stragiudiziale dovessero risultare infruttuosi, le competenze legali diventano fondamentali per l’avvio delle procedure esecutive.

Per questo motivo le principali società di recupero crediti si avvalgono di una fitta rete di avvocati (interni o esterni alla propria organizzazione) per gestire le varie fasi del contenzioso.

Società di recupero crediti e principali risorse

Per l’erogazione dei propri servizi le società di recupero crediti si avvalgono di tre principali risorse:

  • Phone Collector;
  • Key Account Manager;
  • Asset Manager.

Il Phone Collector è un operatore telefonico e applica strategie di negoziazione per avviare trattative telefoniche con i debitori.

Tale risorsa gestisce un segmento del portafoglio ed effettua contatti outbound (che comportano una chiamata in uscita) con le controparti, al fine di trovare un accordo stragiudiziale.

Il Key Account Manager è un funzionario amministrativo, incaricato di curare i rapporti con i clienti.

In particolare questa risorsa può predisporre report e relazioni per aggiornare i clienti (cd. mandanti) sui flussi di incasso dei vari portafogli.

L’Asset Manager, invece, è un consulente con competenze gestionali e manageriali che monitora l’andamento di specifici gruppi di pratiche.

In ambito giudiziale questa risorsa può monitorare l’andamento delle procedure esecutive immobiliari e stabilire le strategie processuali più efficaci per raggiungere gli obiettivi di incasso delle mandanti.

Accanto a queste figure vengono coinvolti ulteriori professionisti come:

  • ingegneri gestionali (per ottimizzare i processi di lavorazione);
  • consulenti nel ramo finanziario (per gestire la contabilità);
  • impiegati amministrativi (per lo svolgimento delle singole attività operative).

In ogni caso più è grande la società, maggiori saranno le risorse coinvolte nello svolgimento delle attività lavorative.


Società di recupero crediti: le abilità più richieste

Societa di recupero crediti - abilita

Le società di recupero crediti  si avvalgono di figure professionali capaci di gestire ogni fase della negoziazione.

Per ottenere risultati nel credit management è richiesta una buona capacità di risoluzione delle controversie e una discreta abilità dialettica.

Nello specifico i professionisti coinvolti nelle trattative devono individuare lo stato emotivo della controparte, analizzando il tono di voce e le parole utilizzate durante la conversazione.

In questo modo sarà più semplice trovare un accordo conveniente che tuteli gli interessi contrapposti di creditore e debitore.

In particolare per la definizione stragiudiziale della controversia è necessario possedere alcune abilità fondamentali.

Vediamo nel dettaglio quali sono.

1) Capacità di problem solving

All’interno delle società di recupero crediti la capacità di problem solving è una delle competenze più richieste.

In quasi tutti i lavori è molto importante individuare i problemi e trovare una soluzione in tempi rapidi.

Il “problem solving” si definisce come la capacità di risolvere in modo rapido i problemi lavorativi che impediscono di raggiungere un obiettivo.

Se non si possiede tale abilità si corre il rischio di congestionare l’attività lavorativa quando si presentano specifiche criticità.

Nel recupero crediti è fondamentale individuare rapide risposte per rivolvere problemi complessi e incrementare le opportunità di profitto.

In particolare la capacità di “problem solving” permette di individuare le soluzioni migliori per orientare la negoziazione verso un accordo.

Grazie a questa abilità il processo di recupero diventa più rapido e i tempi di incasso si riducono notevolmente.

2) Gestione dello stress

L’attività di recupero crediti richiede un livello di concentrazione molto alto e una grande capacità di gestione dello stress.

Questo settore è caratterizzato da scadenze ravvicinate, obiettivi di performance elevati e interazioni emotivamente delicate con i debitori.

Gli operatori sono spesso sottoposti a un ritmo di lavoro intenso, con numerosi casi da gestire in tempi brevi.

Le scadenze per recuperare gli importi dovuti sono spesso stringenti e questo può aumentare la pressione psicologica.

In particolare il mancato pagamento di un debitore deve essere gestito in modo tempestivo e obbliga il professionista del recupero a elaborare velocemente una strategia alternativa di incasso.

Saper gestire lo stress aiuta a mantenere la motivazione e la resilienza, evitando di cadere nel burnout.

3) Uso di Microsoft Excel

Nelle società di recupero crediti è importante sapere usare il programma Microsof Excel.

Scommetto che anche tu lo usi per la tua azienda o per la tua professione (forse per la contabilità).

Per alcune attività il suo utilizzo è indispensabile: è molto utile avere una buona dimestichezza con Excel e con le sue principali funzioni di calcolo.

Nello specifico un avvocato può utilizzarlo per calcolare con esattezza l’importo da inserire nella diffida e nel precetto.

Alcuni consulenti utilizzano questo programma per monitorare lo stato di avanzamento delle pratiche in affido.

Nelle società di recupero crediti la maggior parte dei report viene predisposta tramite fogli di calcolo e griglie di testo.

Un corretto uso di questo software può aiutarti a monitorare i flussi di cassa, individuando rapidamente i crediti insoluti da recuperare.

4) Abilità nelle trattative stragiudiziali

Una delle competenze più apprezzate dalle società di recupero crediti è l’abilità nelle trattative stragiudiziali (negotiation skills).

L’obiettivo primario di ogni creditore è ottenere il pagamento della controparte senza l’instaurazione di una causa giudiziale.

Infatti, salvo qualche rara eccezione, la giustizia italiana non è molto veloce nella definizione dei contenziosi civili.

La trattativa stragiudiziale può garantire un risultato più rapido con minori spese.

Un consulente specializzato nella gestione dei crediti commerciali deve sviluppare la capacità di avviare trattative stragiudiziali con i clienti insolventi.

Al contrario promuovere una causa civile può essere la soluzione più dispendiosa e costosa.

La capacità di transigere i contenziosi è una qualità molto importante in qualsiasi realtà imprenditoriale.

5) Conoscenza del diritto dell’esecuzione

Nelle società di recupero crediti è molto importante conoscere il diritto dell’esecuzione.

Infatti molti consulenti, coinvolti nei processi operativi di recupero, devono sapere qual è il corretto iter giudiziale nel caso in cui la trattativa stragiudiziale si concluda con esito negativo.

Per questo motivo è fondamentale conoscere quali sono i principali atti processuali da sfruttare nel corso dell’attività giudiziale (ricorso per decreto ingiuntivo, precetto, pignoramento mobiliare, pignoramento presso terzi o pignoramento immobiliare).

Inoltre il codice della crisi di impresa e dell’insolvenza ha introdotto nuovi strumenti giuridici che tutte le aziende possono sfruttare per risolvere un problema finanziario.

Come potrai immaginare, il diritto è molto vasto ed è facile commettere errori procedurali che possono pregiudicare i diritti del creditore.

Per questo motivo le società di recupero crediti concludono rapporti di collaborazione con studi legali specializzati nel diritto dell’esecuzione civile.

Ricorda che non tutti i crediti potranno essere recuperati tramite un’attività stragiudiziale.

Solo chi conosce a fondo il diritto dell’esecuzione potrà suggerirti lo strumento processuale più efficace per ottenere il pagamento in tempi più rapidi.


Processi di lavorazione: le SOP

Societa di recupero crediti - sop

Le SOP (“Standard Operating Procedures”) rappresentano un insieme di linee guida e istruzioni dettagliate che stabiliscono le modalità operative all’interno di un’organizzazione.

Per le società di recupero crediti, l’implementazione delle SOP è fondamentale per garantire un’adeguata organizzazione e una corretta distribuzione del carico di lavoro nelle operazioni quotidiane.

Questi protocolli consentono a ogni singola risorsa di seguire procedure sistematiche per la gestione dei crediti insoluti, completando frammenti di task (compiti) nel complesso ecosistema dei servizi offerti.

In questo modo tutte le attività operative (dalla fase iniziale di contatto alla fase di risoluzione della controversia) possono essere svolte in modo coordinato attraverso delle specifiche linee guida che facilitano il raggiungimento del risultato finale.

In particolare le società di recupero crediti possono sfruttare le SOP per standardizzare i processi di comunicazione con il debitore e assicurarsi che tutte le interazioni siano condotte nel rispetto delle normative vigenti.

Grazie alle SOP è possibile migliorare le percentuali di successo e velocizzare le attività dispendiose, sfruttando procedure seriali simili alle catene di montaggio nel settore industriale.

Inoltre, grazie alla segmentazione delle attività operative (contenute nelle SOP), le società di recupero crediti possono facilmente formare nuovi dipendenti e monitorare la performance complessiva del team.

In questo modo sarà più semplice identificare le aree da ottimizzare per minimizzare gli sforzi e migliorare i risultati economici.

Nello specifico esistono alcune SOP nel settore del credit management che puoi sfruttare per migliorare il rendimento della tua impresa.

Vediamo quali sono.

Legal Assessment

La legal assessment (valutazione legale) è un’analisi legale approfondita di un credito (in base a diversi parametri), che ha lo scopo di valutare la sua recuperabilità e individuare le strategie di recupero più efficaci.

Le società di recupero crediti svolgono questa attività come parte iniziale del loro processo operativo, poiché consente di identificare i rischi di contestazioni o i casi in cui sia difficile provare l’esistenza del credito.

Attraverso una legal assessment potrai raccogliere informazioni fondamentali riguardo alla solidità patrimoniale del debitore.

In questo modo potrai individuare l’esistenza di eventuali beni pignorabili che possano essere “aggrediti” in caso di credito insoluto.

Grazie a una valutazione legale preliminare potrai elaborare piani d’azione specifici che potranno aumentare le tue probabilità di incasso.

Due Diligence

La due diligence è un processo analitico e investigativo che viene utilizzato dalle società di recupero crediti per valutare la convenienza dell’acquisto di un portafoglio di crediti insoluti.

Attraverso un’attenta raccolta di informazioni (fornite dal cedente) è possibile analizzare la situazione economica dei debitore e prevedere le prospettive di recupero.

In particolare puoi sfruttare l’attività di due diligence per valutare la convenienza di una futura collaborazione e per identificare eventuali rischi di insolvenza.

In questo modo potrai segmentare i clienti in specifiche categorie e applicare strategie operative differenti in caso di controversie legali.

Infatti, attraverso l’analisi dei bilanci, delle passività e della storia creditizia della tua controparte, riuscirai a individuare possibili criticità e soggetti poco affidabili.

Allo stesso tempo le attività di due diligence ti permetteranno di personalizzare gli approcci comunicativi per mantenere solide relazioni commerciali.

Boarding

Il termine “boarding” (che in inglese significa letteralmente “imbarco” o “abbordaggio”) viene utilizzato per descrivere le attività che consentono di acquisire determinate conoscenze riguardo un bene, un servizio o una realtà organizzativa.

In particolare il processo di “onboarding” descrive la fase preliminare nella quale un nuovo dipendente apprende le procedure di lavorazione all’interno della società che lo ha assunto.

Allo stesso modo il “boarding” può riguardare la raccolta di dati e informazioni di un credito (dopo la sua acquisizione) al fine di individuare il grado di deterioramento e la migliore strategia di recupero.

Puoi emulare questa particolare procedura per monitorare i pagamenti periodici dei tuoi clienti e valutare la loro propensione a rispettare le scadenze predeterminate.

In questo modo potrai prevenire eventuali crisi di insolvenza e attribuire uno score positivo in favore dei collaboratori più virtuosi.

Ti assicuro che queste informazioni possono aiutarti moltissimo a prendere le decisioni migliori per il futuro della tua impresa.

Società di recupero crediti e scaling down

Le società di recupero crediti più organizzate possono rappresentare un modello di riferimento da imitare.

Tuttavia emulare le grandi realtà è complesso, poiché non è semplice individuare gli elementi fondamentali da riprodurre.

Per questo motivo il nostro studio legale applica una tecnica denominata “scaling down” (ridimensionamento), studiando le procedure utilizzate dalle migliori società di recupero crediti.

In particolare la tecnica di “scaling down” riduce la complessità e la dimensione di un progetto (processo o sistema) adattandolo a una realtà più piccola.

Si tratta di una strategia di ridimensionamento verso il basso, in cui si riducono le risorse, le funzionalità e gli obiettivi per semplificare le procedure e adattarle a esigenze differenti.

Attraverso questo metodo siamo in grado di replicare (in maniera ridotta) il sistema complesso delle grandi imprese seguendo il principio del “learning by copying” (imparare copiando).

Infatti, grazie all’analisi delle procedure operative (SOP) e attraverso le tecniche di “copycat business” (imitatore di business), possiamo creare un “modello scalabile” di dimensioni più piccole.

Abbiamo applicato queste tecniche per trasformare la nostra realtà organizzativa in una una legal boutique specializzata nel credit management e nel diritto di impresa.

In particolare il nostro processo di lavorazione si basa sui seguenti elementi:

  • standardizzazione delle procedure;
  • analisi dei dati;
  • costruzione di una solida rete di collaboratori (nel 2024 il nostro studio ha ricevuto oltre tremila candidature di avvocati in tutta Italia).

Puoi sfruttare lo “scaling down” per replicare un modello vincente e per migliorare il rendimento della tua impresa.


Conclusione

Replicare il modello organizzativo di una società di recupero crediti può apportare numerosi vantaggi strategici e finanziari per un’impresa.

Prima di tutto, l’applicazione di procedure di monitoraggio e scoring dei clienti può aiutarti a prevenire il rischio di insolvenza.

Inoltre potrai limitare le eventuali perdite su crediti, classificando i debitori insolventi e applicando specifiche procedure di definizione delle controversie.

In questo modo potrai aumentare le probabilità di incassare somme che in precedenza ritenevi irrecuperabili.

Infine, replicando un modello organizzativo virtuoso e incentrato sulla segmentazione dei compiti, potrai applicare procedure di recupero più rapide per migliorare il cash flow (flusso di cassa).

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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

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Trattativa stragiudiziale telefonica: introduzione

La trattativa telefonica stragiudiziale è una delle fasi più delicate dell’attività di recupero crediti.

In molti casi un accordo con la controparte è la soluzione più veloce per ottenere il pagamento del credito insoluto.

Tuttavia il dialogo diretto con il debitore può generare incomprensioni e causare il blocco totale della negoziazione.

Per conseguire un buon risultato è necessario prepararsi in anticipo e seguire alcune tecniche di persuasione.

L’improvvisazione può compromettere l’esito della trattativa.

In questo articolo ti spiegherò le tecniche più efficaci da utilizzare durante una conversazione telefonica con il debitore.

Grazie a questi consigli potrai orientare la trattativa verso i tuoi obiettivi per risolvere la controversia in tempi rapidi.

Prima di iniziare voglio fornirti alcune nozioni preliminari.

Trattativa stragiudiziale telefonica: definizione

La trattativa stragiudiziale telefonica è un segmento dell’attività stragiudiziale e si colloca in una fase intermedia, poco dopo l’invio di una comunicazione formale.

Infatti il primo passaggio fondamentale è quello di inviare una diffida per interrompere la prescrizione del credito e mettere in mora il debitore.

In seguito, dopo aver verificato l’effettiva ricezione della comunicazione, sarà possibile avviare un contatto verbale con la controparte per verificare la disponibilità a transigere la controversia.

Durante la conversazione con il debitore è più facile intercettare obiezioni e verificare qual è il motivo del mancato pagamento.

Nelle statistiche del nostro studio legale la trattativa stragiudiziale telefonica è lo strumento più efficace per orientare il contenzioso verso una transazione.

Trattativa stragiudiziale e contenzioso giudiziale

La trattativa stragiudiziale è la prima soluzione da adottare per una corretta gestione dei crediti insoluti.

In questo modo è possibile instaurare un dialogo immediato con il debitore per ottenere il pagamento in tempi rapidi.

Al contrario il contenzioso giudiziale ha una durata elevata e spesso non si conclude con il pagamento diretto della parte soccombente.

Infatti dopo aver ottenuto un titolo esecutivo (attraverso un procedimento di ingiunzione o un giudizio di cognizione) sarà necessario avviare un ulteriore procedimento giudiziale (come il pignoramento mobiliare, il pignoramento presso terzi o il pignoramento immobiliare).

Al contrario la trattativa stragiudiziale può accelerare i tempi di incasso e aiuta a preservare i rapporti commerciali con clienti e fornitori.

Trattativa stragiudiziale telefonica: i soggetti coinvolti

I principali soggetti coinvolti nella trattativa stragiudiziale telefonica sono il creditore e il debitore.

Di solito la qualità di creditore è ricoperta da una persona giuridica o da un professionista che ha venduto un bene o fornito un servizio a un soggetto terzo.

Al contrario il debitore può essere sia una persona fisica (che agisce in qualità di consumatore), sia un professionista, sia una persona giuridica ed è il soggetto che ha concluso il contratto senza aver adempiuto al pagamento.

In molti casi queste due figure principali (creditore e debitore) possono essere affiancate da professionisti esterni (come avvocati o consulenti) che agiscono per il perfezionamento della trattativa stragiudiziale.

La trattativa stragiudiziale telefonica può contribuire a creare un ambiente meno formale con la controparte.

In questo modo il debitore può comunicare le cause che hanno determinato il mancato pagamento e l’insorgenza del debito.

Queste informazioni possono essere molto utili, poiché permetteranno al creditore di individuare la strategia di recupero più efficace per ottenere il pagamento e preservare i rapporti commerciali con la controparte.

Trattativa stragiudiziale telefonica: gli strumenti

Il principale strumento da utilizzare durante una trattativa stragiudiziale telefonica è sicuramente un foglio (anche elettronico) dove raccogliere appunti.

Il nostro studio legale gestisce i contatti telefonici con la controparte seguendo una specifica checklist che indica quali argomenti trattare nel corso della conversazione.

Inoltre durante la discussione con la controparte è utile annotare le informazioni più rilevanti (come osservazioni e contestazioni).

In questo modo sarà possibile elaborare una strategia difensiva per disinnescare le obiezioni del debitore.

In seguito, attraverso una successiva telefonata, il creditore potrà argomentare le proprie ragioni per orientare la trattativa verso una definizione bonaria.

Nelle fasi successive alla conversazione è molto utile utilizzare degli script di testo per elaborare email e messaggi standard da inviare alla controparte.

In questo modo sarà possibile velocizzare le fasi successive della trattiva e formalizzare l’accordo in tempi rapidi.

Trattativa stragiudiziale telefonica: privacy

Uno degli aspetti più delicati da gestire durante una trattativa stragiudiziale telefonica è il trattamento dei dati personali del debitore.

In particolare tutte le informazioni che identificano o rendono identificabile, direttamente o indirettamente, una persona fisica (articolo 4 del Regolamento UE 2016/679 – GDPR) devono essere riservate e sono protette dalla normativa sulla privacy.

Infatti, durante la conversazione con la controparte, è molto frequente divulgare dati come l’ammontare del debito, le motivazioni per il mancato pagamento e le informazioni anagrafiche.

Ricorda che la situazione economica e finanziaria di una persona fisica non può essere rivelata a terzi senza il suo consenso.

Pertanto il creditore durante la telefonata dovrà rispettare la privacy della controparte, evitando di condividere informazioni riservate a soggetti non autorizzati.

Sul punto la Corte di Cassazione (Cassazione, Sez. I Civile, ordinanza n. 18783/2021) ha stabilito che, in tema di trattamento dei dati personali, integra una violazione del diritto alla riservatezza, il comportamento di un creditore il quale, nell’ambito dell’attività di recupero credito comunichi a terzi (familiari, coabitanti, colleghi di lavoro o vicini di casa), piuttosto che al debitore, le informazioni, i dati e le notizie relative all’inadempimento.

La sentenza citata contiene un riferimento all’articolo 11 del Codice della Privacy, che è stato abrogato dal Decreto Legislativo n. 101-2018.

Tuttavia il principio di diritto può ritenersi ancora valido poiché l’abrogazione del citato articolo 11 del Codice della Privacy non ha fatto venire meno i principi di liceità, correttezza e trasparenza nel trattamento dei dati, che sono ancora applicabili ai sensi dell’articolo 5 del Regolamento UE n. 2016/679 (denominato “GDPR”).

Lo scopo di questa regola è impedire che la trattativa stragiudiziale venga condotta in modo illegittimo nei confronti del debitore con possibile divulgazione di dati finanziari.


La tecnica del poliziotto buono e del poliziotto cattivo

Trattativa stragiudiziale telefonica - poliziotto buono e cattivo

La trattativa stragiudiziale telefonica è uno strumento che richiede un’elevata capacità di persuasione e una visione strategica sull’obiettivo da perseguire.

Se vuoi aumentare le probabilità di successo ti consiglio di seguire lo schema del poliziotto buono e del poliziotto cattivo.

Questa tecnica (menzionata in un documento declassificato della CIA del 1983 denominato “Human Resource Exploitation Training Manual“) è una modalità di interrogatorio molto utilizzata nei contesti militari e di intelligence.

Tale strategia si basa sull’alternanza di due figure contrapposte che possono influenzare il comportamento e le decisioni dei soggetti interrogati.

Infatti, nelle trattative stragiudiziali, la manipolazione delle dinamiche relazionali può portare a risultati efficaci.

In particolare il poliziotto cattivo entra interviene nella trattativa, assumendo un atteggiamento minaccioso e creando un’atmosfera di tensione.

Il poliziotto buono interviene in un momento successivo assumendo un atteggiamento più empatico e comprensivo.

Scopriamo insieme come funziona questa tecnica, le sue fasi principali e perché può rivelarsi così efficace per recuperare un credito insoluto.

Trattativa stragiudiziale telefonica: fasi e strategia

Durante la trattativa stragiudiziale telefonica, l’uso della tecnica del poliziotto buono e del poliziotto cattivo richiede un’attenta pianificazione.

Inizialmente il poliziotto cattivo adotterà un approccio diretto e farà leva sulle conseguenze negative derivanti dal mancato pagamento.

Il suo scopo è quello di fare assumere all’interlocutore una posizione difensiva.

Successivamente entrerà in gioco il poliziotto buono che, con toni rassicuranti, cercherà di ridurre la pressione creata dal suo collega.

L’obiettivo del secondo intervento è quello di costruire e mostrare disponibilità al dialogo.

Il successo della trattativa stragiudiziale telefonica dipende dalla capacità di bilanciare in modo corretto queste emozioni contrastanti.

Trattativa stragiudiziale telefonica: divisione dei ruoli

Prima di avviare la trattativa stragiudiziale telefonica è necessario stabilire chi interpreterà il ruolo dei poliziotti.

Questa scelta è decisiva e può influenzare significativamente l’esito della negoziazione.

L’assegnazione dei compiti richiede un’adeguata preparazione e ciascun partecipante dovrà avere un atteggiamento codificato da regole standard e controllato da eventuali emozioni negative.

Se sei il rappresentante legale o l’amministratore dell’impresa creditrice, potrai interpretare il ruolo del poliziotto cattivo parlando con il debitore in modo deciso e autoritario.

La figura del “poliziotto buono” invece potrà essere ricoperta da un collaboratore con un carattere più mite e con una posizione gerarchicamente inferiore rispetto alla tua.

Infatti, la persona che interpreterà il poliziotto buono avrà il compito di offrire supporto e comprensione, bilanciando la pressione esercitata dal poliziotto cattivo.

Per condurre in modo efficace la trattativa stragiudiziale telefonica i partecipanti non dovranno lasciare nulla all’improvvisazione.

Trattativa stragiudiziale telefonica: il poliziotto cattivo

Il poliziotto cattivo è il primo soggetto a entrare in scena nella trattativa stragiudiziale telefonica.

Il suo intervento è finalizzato a creare un’atmosfera di tensione e pressione psicologica affinché il debitore comprenda la gravità del suo comportamento.

Durante la telefonata il creditore (poliziotto cattivo) avviserà la controparte che l’importo dovrà essere corrisposto entro un breve termine.

Se il pagamento non verrà effettuato entro la data di scadenza, sarà inevitabile l’avvio di una causa giudiziale.

Il poliziotto cattivo metterà in chiaro al debitore le conseguenze legali del suo inadempimento (come il pignoramento dello stipendio, della pensione o la vendita della casa all’asta nel caso di crediti molto elevati).

Tuttavia è importante che la fermezza utilizzata nella conversazioni non determini una frattura eccessiva del rapporto.

Le ripercussioni legali devono essere comunicate in modo chiaro senza apparire troppo perentorie o intimidatorie.

Durante la trattativa stragiudiziale telefonica il debitore non deve sentirsi minacciato.

Le parole del poliziotto cattivo devono risultare come un avvertimento serio e non come una coercizione.

Trattativa stragiudiziale telefonica: il poliziotto buono

Il poliziotto buono è il secondo soggetto a entrare in scena nella trattativa stragiudiziale telefonica.

Il suo intervento non dovrà essere immediato.

Infatti, dopo il primo contatto da parte del poliziotto cattivo, è utile fare passare un breve periodo di tempo.

A distanza di qualche giorno il creditore (poliziotto buono) potrà contattare il debitore adottando un atteggiamento amichevole e comprensivo.

L’obiettivo del poliziotto buono è quello di suscitare simpatia e fiducia.

La differenza di comportamento rispetto alla prima conversazione farà abbassare le difese del debitore.

Il poliziotto buono farà leva sui sentimenti umani, enfatizzando il desiderio comune di trovare una soluzione pacifica.

Questa strategia aiuta a ridurre la tensione e stimola la collaborazione tra le parti coinvolte.

Durante la trattativa stragiudiziale telefonica il debitore si sentirà ascoltato e sarà più disponibile a negoziare.

Trattativa stragiudiziale telefonica: il successo della tecnica

Durante la trattativa stragiudiziale telefonica le emozioni giocano un ruolo molto importante.

La paura e l’ansia indotte dal poliziotto cattivo spingono il debitore ad avere un atteggiamento difensivo e a riflettere sulle proprie azioni.

Il supporto e la comprensione mostrate dal poliziotto buono, invece, creano un clima più disteso e amichevole.

Il  contrasto genera un effetto di rilascio psicologico: il debitore, avendo sperimentato un’interazione negativa, è più propenso a rispondere positivamente alla figura empatica (poliziotto buono).

Il successo della trattativa stragiudiziale telefonica deriva dalla capacità di bilanciare questi due ruoli.

In molti casi la controparte è incline ad accettare compromessi quando percepisce contemporaneamente sia la minaccia sia l’apertura al dialogo.

È fondamentale sottolineare che l’efficacia di questa tecnica dipende dall’intenzione e dalla serietà del debitore.

Se la controparte è in mala fede e non ha intenzione di adempiere ai propri obblighi, nessuna strategia psicologica potrà influenzarlo positivamente.


Conclusione

La trattativa telefonica stragiudiziale richiede grande attenzione per essere condotta in modo efficace.

È importante che il creditore rispetti regole precise, poiché ogni dettaglio (dal tono di voce, alle parole utilizzate) può influire l’esito della negoziazione.

La tecnica del “poliziotto buono e poliziotto cattivo” permette di raggiungere un accordo con la controparte attraverso un bilanciamento di emozioni contrapposte.

Se questa strategia viene utilizzata in modo corretto e professionale la trattativa potrà concludersi in tempi rapidi senza alcuna forzatura.

Una preparazione strategica consentirà di anticipare le possibili obiezioni del debitore e di formulare risposte efficaci.

In questo modo, il creditore otterrà un duplice vantaggio: mantenere il controllo della situazione e accelerare il processo di recupero del credito.

Trattativa stragiudiziale telefonica - tecnica poliziotto buono e cattivo


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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

Specializzato in Crediti • Immobiliare • Contratti • Privacy • Tech

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© riproduzione riservata

Hyperloop: introduzione

Hai mai sentito parlare di hyperloop?

Se leggi le notizie di tecnologia non ti sarà sfuggito questo termine.

Dal 2012 i forum e i media specializzati hanno pubblicato diversi articoli e video su questa nuova tecnologia esponenziale che potrebbe cambiare radicalmente il settore dei trasporti e in generale tutto il mondo del business.

L’hype è un po’ diminuito e alcune società hanno abbandonato lo sviluppo, a causa dei costi elevati.

Eppure qualcosa è rimasto.

Ma andiamo con ordine e vediamo innanzitutto che cos’è questa tecnologia.

Che cos’è Hyperloop

Hyperloop è una tecnologia “futuribile”, e cioè non ancora del tutto sviluppata, che si occupa del trasporto ad altissima velocità di persone e merci.

Lo scopo di questa nuova tecnologia è quello di permettere all’uomo di spostarsi velocemente da due punti geografici molto distanti sfruttando velocità molto elevate.

La parola inglese hyperloop significa letteralmente “iper anello” o “iper ciclo” e descrive sommariamente il modo in cui si sviluppa la tecnologia.

Con “hyper” si vuole indicare la velocità, con “loop” si indica invece il sistema su cui correrà la velocità.

Il “loop” (ovvero l’anello) costituisce il cuore pulsante del funzionamento di hyperloop.

Infatti l’idea originaria descritta nei primi prototipi prevede la creazione di tubi meccanici di grandissime dimensioni che avranno il compito di ospitare delle capsule aereodinamiche alimentate da “motori lineari”.

Il motore lineare è un motore elettrico che funziona in modo diverso rispetto ai classici motori a rotori.

Il motore lineare infatti non produce un movimento meccanico (come il ruotare di un’elica) ma produce una forza elettromagnetica.

Hyperloop e motori lineari

Per comprendere il funzionamento dei motori lineari guarda il video qui sotto.

Per semplificare enormemente il concetto, il “loop” costituisce una sorta di rete ferroviaria all’interno della quale saranno installati dei vagoni (ovvero le capsule con i motori lineari) che si spostano ad elevata velocità sfruttando la forza elettromagnetica.

Ma questi “vagoni” come potranno spostarsi a velocità iperboliche?

Grazie ai motori lineari che sfruttano la forza elettromagnetica generata nei rotori e grazie ad un cuscino d’aria generato dentro il “loop”.

Chi ha parlato per la prima volta di Hyperloop

La prima persona ad aver parlato ufficialmente della tecnologia hyperloop è stato l’imprenditore sudafricano (naturalizzato statunitense) di nome Elon Musk.

Nel 2012 infatti Elon Musk ha pubblicato grazie alla sua azienda “Space X” un progetto denominato “Hyperloop Alfa” spiegando in linea generale il concept della tecnologia e svelando i primi bozzetti delle capsule (per consultare o scaricare il progetto “Hyperloop Alfa” clicca qui).

Lo sviluppo di questa tecnologia prosegue e produce risultati intermittenti, visti gli alti costi per realizzare i prototipi e per effettuare i test.

Dopo l’entusiasmo iniziale la società Space X di Elon Musk ha deciso di chiudere il progetto.

Attualmente le società che stanno continuando a investire per sviluppare il progetto sono:

Una competizione speciale

Nel 2017 è stata lanciata una competizione ufficiale tra gli sviluppatori della tecnologia hyperloop che prende il nome di “Hyperloop Pod Competition”.

Lo scopo della gara è premiare il prototipo più veloce e più innovativo che sfrutta questo nuovo sistema di propulsione.

In questo video bellissimo puoi capire a quale livello sia arrivato lo sviluppo dei ricercatori.

Allaccia le cinture e trattieni il fiato (vai al min. 01,30).


Hyperloop e normativa vigente

Hyperloop - normativa vigente

L’introduzione della tecnologia hyperloop nella nostra società civile potrebbe avere implicazioni significative per la nostra vita, ma richiederebbe uno sforzo significativo in termini di adeguamenti normativi.

In prima luogo sarebbe necessario adattare la normativa vigente in materia di trasporti per evitare di creare pericolosi vuoti di regolamentazione.

L’assenza di specifiche regole potrebbe determinare l’incremento di contenziosi e richieste di risarcimento tra i soggetti coinvolti.

Per questo motivo voglio fornirti un’analisi di come questa tecnologia potrebbe essere inquadrata a livello giuridico e come potrebbe influenzare (in modo indiretto) il settore del credito.

Hyperloop e classificazione del mezzo

L’hyperloop rappresenta un nuovo tipo di mezzo di trasporto, che non rientra perfettamente nelle categorie esistenti (treno, aereo, metropolitana).

Questo scenario richiederebbe una revisione normativa per definire e regolare in modo più capillare la nuova tecnologia.

Infatti i trasporti terrestri e ferroviari in Italia sono regolamentati attualmente da norme specifiche come il Codice della Strada e il Codice dei Trasporti.

L’hyperloop, che funziona su binari magnetici all’interno di tubi, potrebbe richiedere un nuovo quadro normativo che combini elementi delle regolamentazioni ferroviarie con quelle del trasporto aereo, data l’alta velocità e la tecnologia impiegata.

Sicurezza dei trasporti

La normativa sulla sicurezza dei trasporti dovrà essere adattata per includere nuovi standard specifici per l’hyperloop.

Saranno necessarie nuove regolamentazioni per la certificazione del sistema, la formazione del personale, e la gestione delle emergenze.

Inoltre, normative come il Regolamento (CE) n. 352/2009 sull’adozione di un metodo comune di sicurezza potrebbe essere esteso o modificato per includere Hyperloop.

Impatto ambientale

L’infrastruttura hyperloop potrebbe avere un impatto ambientale ridotto rispetto ad altri sistemi di trasporto, grazie alla sua efficienza energetica.

Tuttavia i mezzi impiegati durante la costruzione, l’uso delle terre e delle risorse, e il consumo energetico dovrà essere valutato e regolamentato.

Le leggi vigenti in materia di valutazione dell’impatto ambientale (VIA) e valutazione ambientale strategica (VAS) dovranno essere applicate o modificate per tenere conto delle peculiarità di questa tecnologia.

Hyperloop e infrastrutture

Le normative urbanistiche e edilizie vigenti, come il Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. 380/2001), potrebbero richiedere un adattamento per regolamentare la costruzione delle infrastrutture necessarie per l’hyperloop.

Le nuove norme potrebbero includere la pianificazione urbana e territoriale, le concessioni edilizie, e la gestione delle terre espropriate.

La complessità e la novità di queste infrastrutture potrebbero richiedere deroghe o integrazioni specifiche.

Inoltre hyperloop dovrà essere integrato con i sistemi di trasporto esistenti.

Tale integrazione potrebbe richiedere nuove normative per il coordinamento tra differenti modalità di trasporto (ferroviario, stradale, aereo).

La regolamentazione europea e nazionale sui trasporti multimodali potrebbe essere ampliata per includere l’Hyperloop.


Hyperloop: come può cambiare il settore del credito

Hyperloop - settore credito

Ora che sai cos’è hyperloop, puoi immaginare le incredibili conseguenze che potrà avere nella società del futuro.

Una mobilità così elastica e futuristica rischia di stravolgere incredibilmente gli equilibri di ogni business e di ogni settore produttivo.

Ma una tecnologia che riguarda i trasporti può rivoluzionare, indirettamente, il settore del credito e delle transazioni commerciali.

Vediamo insieme alcuni possibili conseguenze.

1) Hyperloop e numero di transazioni internazionali

Se possiamo spostarci alla velocità del suono e se potremo raggiungere città lontanissime in pochissimo tempo, le transazioni commerciali internazionali si moltiplicheranno e coinvolgeranno anche le imprese più piccole.

Vuoi stipulare una transazione con una società brasiliana che produce una nuova tecnologia utile per la tua azienda?

La grande distanza ti scoraggia?

Non preoccuparti, prenoti un viaggio Hyperloop e raggiungi una meta lontanissima in poche ore.

Conosci l’azienda di persona e acquisisci le informazioni necessarie per la transazione.

Entro la sera sei di nuovo nel tuo ufficio per discutere con i tuoi collaboratori se il progetto è sostenibile.

Rivoluzionario davvero.

2) Hyperloop e sistema economico transfrontaliero

La crescita esponenziale delle transazioni commerciali farà nascere un nuovo sistema economico internazionale.

Questo probabilmente richiederà l’introduzione di una moneta universale che possa semplificare gli scambi e velocizzare le transazioni.

Fantascienza?

È un argomento controverso, e ci sono molti articoli che trattano questo tema (anche in modo molto critico).

Non esprimo giudizi in merito, ma mi limito a segnalarti che si tratta di un tema molto discusso.

C’era già un personaggio molto famoso che ne parlava nel 2009 (scopri chi è cliccando qui).

3) Hyperloop e nuove regole per le transazioni

L’incremento delle transazioni commerciali internazionali (che potrebbe coinvolgere anche le imprese più piccole) potrebbe fisiologicamente far aumentare il numero di contenziosi in materia creditizia.

Hai acquistato un servizio da una società australiana la settimana scorsa?

Bene, hai effettuato il pagamento del servizio ma l’azienda australiana si è resa inadempiente?

Adesso hai un credito insoluto, ma il tuo credito è un … insoluto internazionale.

Come puoi ottenere una tutela precisa e veloce in caso di contenzioso?

A quale organo di giustizia ti dovrai rivolgere per risolvere la controversia?

Nel nostro ordinamento esistono le norme del diritto internazionale privato, che indicano i criteri di collegamento con cui individuare le norme giuridiche da applicare.

Si tratta però di norme di legge che sono state scritte nel 1995 e poi aggiornate nel 2013.

Siamo sicuri che queste regole saranno sufficienti a regolare i rapporti futuri?

Non è necessario rispondere adesso, ma in futuro questi possibili problemi richiederanno una soluzione veloce.

4) Hyperloop e nuovi modelli economici

L’introduzione dell’hyperloop richiederebbe ingenti investimenti per la costruzione delle infrastrutture.

Questo scenario potrebbe portare alla creazione di nuovi strumenti finanziari e di credito, specificamente progettati per finanziare progetti di grandi dimensioni e ad alto rischio.

I governi e le istituzioni finanziarie potrebbero sviluppare partenariati pubblico-privato (PPP) e bond infrastrutturali per attrarre investimenti privati nel settore.

La decisione di Space X di chiudere il progetto può fornirci uno scenario probabilistico di quello che potrebbe accadere a ulteriori operatori.

La valutazione del rischio per i progetti di infrastruttura hyperloop potrebbe differire rispetto a quella per altri progetti di trasporto tradizionali.

Le agenzie di rating potrebbero dover sviluppare nuovi criteri per valutare la sostenibilità e il potenziale di ritorno economico di tali progetti.

Questa tendenza potrebbe influire sul costo del capitale e sulle condizioni di finanziamento concesse alla piccole e medie imprese.

5) Hyperloop e credito al consumo

L’hyperloop potrebbe aprire nuovi mercati regionali e globali, accelerando i tempi di trasporto delle merci e delle persone.

Questo scenario potrebbe stimolare l’economia e aumentare la domanda di credito sia al consumo che commerciale.

Le imprese che beneficiano della riduzione dei tempi di trasporto potrebbero vedere un aumento della produttività e della redditività, rendendole più attraenti per il credito commerciale.

L’introduzione di una tecnologia così innovativa e non testata su larga scala potrebbe inizialmente comportare un rischio più elevato per gli investitori e i finanziatori.

Le istituzioni finanziarie potrebbero richiedere garanzie aggiuntive o assicurazioni specifiche per coprire i rischi legati a eventuali fallimenti tecnologici o ritardi nei progetti.


Conclusione

In questo articolo ti ho illustrato degli esempi estremi ed un po’ distopici.

Nessuno sa davvero cosa ci riserverà il futuro.

Ma la chiave centrale è sempre la stessa: la tecnologia corre veloce, mentre invece la legislazione e la codificazione delle regole è sempre molto lenta.

Abbiamo bisogno invece di risposte e strumenti di tutela più veloci per proteggere la stabilità dei nostri affari e delle nostre professioni.

Hyperloop è una grande risorsa, ma dobbiamo arrivare preparati all’appuntamento.

Hyperloop - settore credito - previsioni infografica


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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

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© riproduzione riservata

Certificazione Notarile - copertina

Certificazione Notarile: introduzione

Se stai cercando maggiori informazioni sulla certificazione notarile sei finito/a nel posto giusto.

In questo articolo ti spiegherò come sfruttare questo importante documento nelle transazioni immobiliari o nelle controversie giudiziarie.

In molti casi la certificazione notarile può essere utilizzata per rendere più sicura la compravendita di un immobile.

Tuttavia molte persone ignorano la funzione e l’importanza di questo prezioso documento.

In altri casi la certificazione notarile è necessaria tutelare il tuo credito insoluto, poiché consente di completare l’iter burocratico di un pignoramento immobiliare.

Per questo motivo ho deciso di scrivere questa guida per spiegare questo tema e suggerirti come evitare errori.

Prima di proseguire è necessario fornirti alcune definizioni preliminari.

Certificazione Notarile: definizione

La certificazione notarile è un atto che viene redatto da un notaio e che contiene informazioni dettagliate sullo stato giuridico di un immobile.

Tale denominazione deriva dal contenuto dell’articolo 567 del Codice di Procedura Civile il quale stabilisce quali documenti devono essere prodotti per richiedere la vendita forzata nel procedimento esecutivo di pignoramento.

A prescindere dalla sua funzione processuale, il termine “certificazione notarile” viene utilizzato anche per finalità differenti, soprattutto in caso di compravendite immobiliari a trattativa privata.

Questo documento ha un valore piuttosto elevato poiché si fonda sull’autorità del soggetto che lo predispone (il notaio).

Infatti il notaio rappresenta il pubblico ufficiale al quale è affidato il compito di garantire la validità dei contratti e negozi giuridici, soprattutto nel settore immobiliare.

All’interno della certificazione notarile il notaio analizza le informazioni contenute nei Pubblici Registri Immobiliari e individua le eventuali criticità da risolvere.

Il documento è considerato autorevole poiché fotografa la situazione in cui si trova un immobile prima di procedere con una compravendita o un pignoramento.

Compravendita immobiliare

La certificazione notarile permette una corretta formazione del consenso nella compravendita immobiliare.

Grazie alle informazioni contenute nel documento è possibile accertare la conformità degli atti di trascrizione che precedono la vendita del bene.

In questo modo le parti coinvolte nella trattativa di acquisto avranno delle informazioni certe e saranno protette dal punto di vista giuridico in caso di eventuali difformità.

Infatti, quando si acquista o si vende un immobile, è fondamentale verificare che gli eventuali interventi sul bene (es. modifica della planimetria o cambio di destinazione d’uso) siano effettuati attraverso il corretto iter legale e amministrativo.

Tramite la certificazione il notaio verifica l’identità dei proprietari e accerta che non ci siano gravami che impediscono la rivendita a terzi.

Elenco delle formalità

All’interno della certificazione notarile viene indicato l’elenco delle formalità pregiudizievoli e degli atti di trasferimento dell’immobile.

Questa informazione è fondamentale poiché consente all’acquirente di sapere se sul bene sono iscritti diritti di prelazione (come l’ipoteca) da parte di terzi.

In questo modo la certificazione assicura che il trasferimento di proprietà avvenga in modo legale e trasparente.

Per questo motivo, durante la compravendita il notaio svolge anche un’importante funzione informativa.

Infatti durante il corso della trattativa, il pubblico ufficiale è tenuto a spiegare diritti e doveri a entrambe le parti, e può fornire chiarimenti su eventuali clausole contrattuali.


Certificazione Notarile nel processo di esecuzione

Certificazione Notarile - nel processo di esecuzione

La certificazione notarile riveste un ruolo fondamentale nel processo di esecuzione.

Nello specifico, dopo aver avviato un pignoramento immobiliare, il creditore dovrà produrre alcuni documenti fondamentali per poter richiedere la vendita del bene.

In particolare la legge (articolo 567 del Codice di Procedura Civile) prevede che il creditore dovrà produrre:

  • un estratto del catasto;
  • i certificati delle iscrizioni e trascrizioni relative all’immobile nei venti anni precedenti al pignoramento.

Tuttavia il creditore ha la possibilità di sostituire i due documenti (estratto del catasto e certificati delle iscrizioni e trascrizioni) con un “certificato notarile” che attesti i risultati delle visure catastali e dei registri immobiliari.

Le informazioni contenute nella certificazione consentono al Giudice di analizzare le formalità presenti sull’immobile e procedere con la vendita forzata del bene.

Certificazione Notarile: contenuto

La certificazione notarile può avere una struttura differente in base al notaio che la predispone.

Tuttavia possiamo identificare alcuni elementi fondamentali (che sono sempre presenti) e precisamente:

  • identificazione del soggetto che richiede la certificazione e la relativa finalità di utilizzo del documento (se il documento deve essere prodotto in un procedimento giudiziario oppure è necessario per ottenere un finanziamento);
  • descrizione del bene immobile oggetto dell’indagine con indicazione dei dati catastali;
  • elenco delle formalità pregiudizievoli presenti sull’immobile nei venti anni precedenti alla data di redazione del documento;
  • comunicazione del pubblico ufficiale sulla presenza o meno della “continuità” delle trascrizioni.

Il notaio si occupa anche di verificare l’autenticità dei documenti presentati dalle parti per confermare se sull’immobile sono presenti eventuali difformità.

Inoltre nella certificazione possono essere incluse dichiarazioni specifiche riguardanti diritti reali o obbligazioni tra le parti.

Certificazione Notarile: termini per il deposito

Una volta ottenuto il documento, il creditore dovrà depositarlo in giudizio per richiedere la vendita forzata dell’immobile.

In particolare il termine processuale per depositare il “certificato notarile” è di 45 giorni.

Tale temine è indicato dall’articolo 497 del Codice di Procedura Civile e decorre dalla data di notifica o dalla trascrizione del pignoramento.

Il deposito del documento dovrà essere effettuato da un avvocato (che agisce in qualità di procuratore giudiziale del creditore) tramite un’applicazione usata per il “processo civile telematico”.

In alcuni casi è preferibile che il certificato notarile sia redatto in formato “pdf editabile”, ovvero il documento pdf in cui può essere selezionato il testo.

Questa scelta può essere apprezzata dal Giudice e può agevolare le successive attività processuali.

Certificazione Notarile: conseguenze

La mancata produzione del certificato notarile (entro il termine previsto dall’articolo 497 del Codice di Procedura Civile) determina la mancata efficacia del pignoramento.

Il termine di 45 giorni può essere prorogato qualora il Giudice ritenga che la documentazione prodotta del creditore sia insufficiente.

In caso di mancata produzione dei documenti richiesti, il pignoramento verrà dichiarato inefficace tramite ordinanza.

L’inefficacia del pignoramento determina la cancellazione della trascrizione dell’atto giudiziario dai Pubblici Registri Immobiliari.

Per questo motivo il certificato notarile è fondamentale per la prosecuzione del pignoramento immobiliare e per la successiva vendita forzata.


Certificazione Notarile nella vendita immobiliare

Certificazione Notarile - nella vendita immobiliare

La certificazione notarile è altrettanto utile nella vendita immobiliare.

Questo documento non è imposto dalla legge, ma conferisce autenticità alle informazioni scambiate dalle parti prima dell’atto di compravendita.

Infatti, quando si acquista o vende un immobile, la presenza della certificazione notarile assicura che tutte le informazioni fornite dal venditore siano veritiere.

Grazie a questo documento il notaio accerterà l’identità del proprietario del bene e la presenza di eventuali diritti di prelazione (come ipoteche iscritte da creditori).

Di solito il pubblico ufficiale svolge tali accertamenti prima della stipula dell’atto di compravendita (a prescindere dalla redazione di un certificato).

Tuttavia in alcuni casi è importante (e spesso indispensabile) chiedere che il notaio fornisca una relazione scritta (la certificazione) in cui siano evidenziati i risultati delle indagini sull’immobile.

Certificazione Notarile prima dell’acquisto

Se hai intenzione di acquistare un immobile (tramite trattativa privata) la certificazione notarile può essere molto utile.

In questo modo potrai prevenire contestazioni ed eventuali contenziosi legali.

Nel corso della trattativa con il venditore, prima di firmare eventuali contratti o proposte d’acquisto, dovrai richiedere la documentazione riguardo l’immobile.

Nello specifico ti consiglio di richiedere:

  • l’atto di provenienza (è l’atto con cui il venditore è divenuto proprietario);
  • la visura catastale e la planimetria del bene;
  • l’ispezione ipotecaria dell’immobile.

In particolare se sull’immobile sono presenti gravami o ipoteche, potrai chiedere maggiori informazioni alla controparte e accertare quali saranno le modalità per la cancellazione delle formalità.

Questo passaggio è fondamentale per evitare sorprese e controversie prima dell’atto di compravendita.

Certificazione Notarile e atto di provenienza

Inoltre nella certificazione notarile potrai consultare qual è la provenienza del bene e in che modo il venditore è divenuto proprietario.

L’atto di provenienza è un documento necessario per dimostrare l’origine del diritto di proprietà su un immobile.

Attraverso questo atto si può accertare quali sono state le compravendite passate e si può verificare la presenza di eventuali vincoli o gravami sul bene.

Infatti capita molte volte che gli immobili siano formalmente intestati a più soggetti che non partecipano alla trattativa di compravendita.

In questi casi è opportuno verificare se il venditore agisce nell’interesse di tutti i proprietari del bene.

In passato ho fornito supporto legale a un acquirente che doveva negoziare l’acquisto di un immobile intestato a 5 soggetti differenti.

La trattativa è stata molto complessa poiché alcuni comproprietari avevano espresso pareri discordanti sulle modalità di liberazione dell’immobile.

La certificazione notarile consente di identificare i reali proprietari del bene e di prevenire eventuali controversie.

Certificazione Notarile e accettazione dell’eredità

In caso di acquisto di un immobile soggetto ad accettazione dell’eredità, è necessario seguire una serie di passaggi legali per garantire una compravendita sicura.

In primo luogo, prima di procedere con l’acquisto, l’acquirente potrà richiedere la documentazione necessaria alla controparte.

In seguito, dopo aver verificato l’atto di provenienza, sarà possibile richiedere una certificazione notarile per verificare l’assenza di debiti o gravami sull’immobile ereditato.

Nel corso dell’indagine sarà possibile accertare le ultime volontà del defunto, la determinazione dei diritti degli eredi e l’eventuale presenza di testamenti o disposizioni che possano influenzare il diritto di proprietà.

Una volta ottenuta la certificazione notarile, sarà possibile procedere all’accettazione dell’eredità in modo formale davanti allo stesso notaio.

Solo dopo aver completato questa fase imprescindibile si potrà finalmente stipulare l’atto d’acquisto.

In questi casi è preferibile richiedere assistenza legale al fine di evitare problematiche future relative alla titolarità dell’immobile e ai diritti degli eredi coinvolti nella successione.

Certificazione Notarile e continuità delle trascrizioni

La certificazione notarile è importante poiché consente di accertare se vi è continuità delle trascrizioni riguardanti l’immobile.

Per esaminare la continuità delle trascrizioni, è essenziale seguire un approccio metodico che comprende diversi passaggi chiave.

Innanzitutto occorre verificare la numerazione progressiva dei documenti allegati alla certificazione.

Ogni atto deve presentarsi in una sequenza ordinata che ne faciliti il rintracciamento.

Successivamente è necessario analizzare il contenuto delle stesse trascrizioni, confrontando le date e i riferimenti ai registri pubblici per accertarne la coerenza temporale e giuridica.

Inoltre è necessario controllare eventuali annotazioni marginali o modifiche apportate successivamente alla redazione originale del documento.

Infatti le eventuali divergenze possono influenzare significativamente la validità dell’atto notarile trascritto.

Infine è consigliabile consultare gli archivi notariali per assicurarsi che non vi siano stati aggiornamenti o revoche che possano incidere sulla continuità della documentazione esaminata.

Questa operazione contribuisce a costruire un quadro completo e affidabile della situazione giuridica oggetto della certificazione notarile.

Crowdfunding immobiliare

Nel caso in cui l’acquirente di un immobile intenda acquistare il bene tramite finanziamento erogato tramite piattaforma di crowdfunding, la certificazione notarile rappresenta uno strumento fondamentale.

Infatti questo documento è necessario per garantire l’affidabilità del progetto immobiliare e per individuare eventuali criticità che potrebbero impedire la rivendita a terzi.

In particolare quando si desidera presentare una proposta ai potenziali investitori, è necessario produrre alcuni documenti per dimostrare la solidità dell’iniziativa e la trasparenza dei dati finanziari.

Attraverso la certificazione notarile, il notaio verificherà la presenza di eventuali difformità sull’immobile e la presenza di eventuali diritti di prelazione.

In questo modo modo sarà più facile prevedere i costi da sostenere (tramite redazione di un business plan), certificando la sicurezza dell’operazione sotto il profilo giuridico.

I documenti notarili possono rivelarsi decisivi nel convincere gli investitori che il progetto è valido e non presenta criticità.

In questo modo sarà possibile trasmettere maggiore fiducia nei confronti dei soggetti interessati all’operazione, riducendo i tempi e le incertezze legate alla raccolta del finanziamento.


Conclusione

La certificazione notarile è un documento importante che può proteggerti da eventuali controversie.

Grazie agli accertamenti del notaio potrai verificare se la controparte con cui hai avviato la negoziazione è legittimato a trasferire l’immobile.

All’interno del documento potrai verificare se vi è continuità nelle trascrizioni e se sul bene sono iscritti eventuali diritti di prelazione da parte di terzi.

Prima di concludere una compravendita immobiliare ti consiglio di richiedere supporto legale specializzato per prevenire rischi e tutelare i tuoi interessi giuridici.

Certificazione Notarile - elementi fondamentali


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Tino Crisafulli

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Competenza del Pignoramento - copertina

Competenza del Pignoramento: introduzione

La competenza del pignoramento è un argomento che suscita spesso preoccupazione e confusione.

Molti creditori avviano dei rapporti di collaborazione con clienti che risiedono in città diverse.

In caso di mancato pagamento e successivo avvio del pignoramento, ci sono diverse implicazioni legali collegate alla competenza.

In particolare la “competenza del pignoramento” indica l’istituto giuridico e le norme che disciplinano l’individuazione del Tribunale competente per l’avvio di un’esecuzione forzata.

Esistono diversi criteri indicati dalla legge che determinano la competenza del pignoramento e le regole da seguire per i creditori.

Conoscere questi regole è importante per evitare errori e sorprese sgradite.

In questo articolo ti spiegherò quali sono le regole per la competenza del pignoramento e ti fornirò la spiegazione di alcuni termini chiave (come residenza, domicilio e dimora).

Ti illustrerò alcuni casi pratici riguardanti la competenza del pignoramento immobiliare e mobiliare per recuperare il tuo credito insoluto.

Prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Pignoramento: definizione

Il pignoramento è un atto giuridico attraverso il quale un creditore può soddisfare il proprio credito, sottraendo beni o somme di denaro appartenenti a un debitore.

Questo processo viene avviato quando il debitore non adempie ai propri obblighi di pagamento.

Esistono diverse tipologie di pignoramento.

Il più comune è quello mobiliare, che crea un vincolo di indisponibilità su beni mobili del debitore come il denaro, i veicoli o le imbarcazioni.

Un altro strumento processuale è il pignoramento immobiliare che crea un vincolo di indisponibilità su beni immobili del debitore, come appartamenti e terreni.

Il procedimento di pignoramento si avvia soltanto nel caso in cui il creditore abbia ottenuto un titolo esecutivo (come un decreto ingiuntivo o sentenza).

Una volta avviato il giudizio esecutivo, i beni vengono venduti all’asta per ripagare i debiti accumulati dal debitore esecutato.

Nell’individuazione della competenza del pignoramento bisogna individuare il luogo di residenza, domicilio o dimora del debitore.

Vediamo quali sono le differenze.

Differenze tra residenza, domicilio e dimora

Quando si parla di residenza, domicilio e dimora, è fondamentale comprendere le distinzioni tra questi termini giuridici.

La residenza indica il luogo in cui una persona ha stabilito la propria abituale dimora (articolo 43 del codice civile).

La residenza è l’indirizzo che compare nei registri anagrafici ed è spesso utilizzato per le notificazioni legali e per l’adempimento di attività burocratiche.

Il domicilio, invece, rappresenta un concetto più ampio.

Si tratta del luogo dove una persona ha stabilito la sede principale dei propri affari o interessi (articolo 43 del codice civile).

Il domicilio può differire dalla residenza; ad esempio, un lavoratore con residenza a Milano potrebbe avere il proprio domicilio nella città di Roma, poiché in quest’ultimo luogo svolge la sua attività professionale.

Infine la dimora fa riferimento al luogo temporaneo in cui una persona soggiorna.

La dimora non implica necessariamente stabilità e può cambiare frequentemente a seconda delle esigenze personali o lavorative.

Queste differenze rivestono importanza durante le procedure legali come il pignoramento.


Competenza del Pignoramento: casi pratici

Competenza del Pignoramento - casi pratici

Quando si parla di competenza del pignoramento, è necessario esaminare alcuni casi pratici.

Ogni situazione ha le sue peculiarità che possono influenzare l’esito dell’azione esecutiva.

Prendiamo ad esempio un debitore residente a Milano ma con beni immobili in provincia di Bergamo.

In questo caso, la competenza per il pignoramento sarà determinata dal luogo in cui si trovano gli immobili (come indicato dall’articolo 26 del codice di procedura civile).

Pertanto il tribunale competente sarà quello di Bergamo.

Un altro scenario comune riguarda il pignoramento mobiliare.

Se un creditore intende pignorare beni mobili come auto o attrezzature presenti nel domicilio del debitore, dovrà rivolgersi al giudice del luogo in cui si trovano i beni.

Infine, quando si promuove un pignoramento presso terzi, e il terzo pignorato è persona giuridica che detiene risorse appartenenti al debitore, la competenza può variare ulteriormente in base alla sede legale della società debitrice o alla localizzazione dei beni oggetto del pignoramento stesso.

Questi esempi dimostrano quanto sia importante valutare con attenzione la competenza del pignoramento prima di intraprendere azioni legali di recupero.

Competenza del Pignoramento: residenza del debitore

La competenza del pignoramento è fondamentale per avviare il processo esecutivo.

Di solito la residenza del debitore è il luogo in cui il creditore instaura la controversia giudiziale necessaria per ottenere un titolo esecutivo.

È fondamentale capire che la residenza non è solo un indirizzo anagrafico, ma deve corrispondere al reale indirizzo in cui il debitore è reperibile.

Capita molte volte che l’indirizzo di residenza del debitore indicato nei registri dell’anagrafe sia errato.

Di conseguenza le notificazioni degli atti giudiziari non andranno a buon fine e impediranno la prosecuzione dell’attività esecutiva.

La residenza rappresenta il punto di riferimento legale per qualsiasi azione giudiziaria nei confronti del debitore.

Se un creditore decide di depositare un ricorso per decreto ingiuntivo, dovrà farlo presso il tribunale del luogo in cui è fissata la residenza del debitore.

Pertanto, prima di avviare un contenzioso, è necessario effettuare un’indagine per individuare la residenza del debitore.

I risultati dell’indagine possono influenzare significativamente l’esito dell’azione esecutiva e le modalità attraverso cui viene effettuato il pignoramento stesso.

Allo stesso tempo se un debitore cambia frequentemente residenza l’azione legale potrebbe divenire più complessa.

Di solito il cambio frequente di residenza può essere interpretato come segno di inaffidabilità e possibile irreperibilità del destinatario dell’atto giudiziario.

In questi casi è importante determinare l’indirizzo corretto prima di procedere con l’avvio di una causa giudiziale.

Questi dettagli sono essenziali per evitare errori procedurali che potrebbero compromettere l’intera azione di recupero.

Competenza del Pignoramento Immobiliare

La competenza del pignoramento immobiliare è un aspetto fondamentale prima dell’avvio della procedura esecutiva.

Come descritto in precedenza il Tribunale competente sarà quello del luogo in cui si trovano gli immobili del debitore (articolo 26 del codice di procedura civile).

Il primo elemento da considerare è la consistenza del patrimonio immobiliare della controparte.

Se un debitore possiede più beni immobili in aree diverse, ogni singola esecuzione dovrà seguire questo principio.

In questi casi sarà necessario effettuare un’analisi preliminare per individuare il valore di rivendita del bene immobile sottoposto ad asta immobiliare.

I costi di avvio di un pignoramento immobiliare sono elevati e prima di procedere con questa soluzione processuale è preferibile verificare le possibilità di transigere la controversia in via stragiudiziale.

In seguito, dopo aver individuato il foro competente, l’atto di pignoramento dovrà essere trascritto nei pubblici registri immobiliari.

In questo modo i terzi interessati all’acquisto dell’immobile potranno essere informati della pendenza dell’esecuzione.

Competenza del Pignoramento Mobiliare

Il pignoramento mobiliare è una procedura che consente al creditore di recuperare i propri crediti attraverso la vendita all’asta dei beni mobili del debitore.

Anche in questi casi il Tribunale competente è quello del luogo in cui si trovano i beni oggetto di pignoramento (articolo 26 del codice di procedura civile).

In sostanza la competenza del pignoramento mobiliare dipende principalmente dalla residenza del debitore, che molto spesso coincide con il luogo in cui si trovano i beni mobili.

Se il debitore vive in un luogo specifico (città di Milano), sarà più probabile che in quello stesso luogo siano presenti i beni da pignorare.

Tuttavia, in alcuni casi, i beni mobili (come quelli registrati) potrebbero trovarsi in luoghi differenti rispetto alla residenza del soggetto esecutato.

In passato mi è capitato di effettuare un pignoramento di un veicolo (automobile di grande valore economico) che si trovava in una città diversa rispetto alla residenza del debitore.

Per questo motivo è fondamentale identificare correttamente la residenza e il domicilio del debitore per evitare errori che possono complicare la corretta esecuzione delle azioni giudiziali.

Competenza del Pignoramento presso Terzi

Nel caso in cui si proceda con un “pignoramento presso terzi“, la competenza sarà quella del luogo del luogo in cui ha la residenza il debitore.

Nel giudizio sarà coinvolto anche il “terzo pignorato”, ovvero il “debitore del debitore” che effettuerà il pagamento del credito insoluto in favore del creditore.

Il “terzo pignorato” è anche il soggetto che detiene beni di proprietà del soggetto esecutato.

In ogni caso il “terzo pignorato” non è parte in causa del giudizio, ma la sua posizione diventa cruciale nel momento si procederà con l’assegnazione delle somme.

Capita spesso che il terzo abbia sede in città differenti rispetto al luogo in cui si svolge il pignoramento presso terzi.

In questi casi, al momento della notifica dell’atto giudiziario, sarà sufficiente individuare la residenza o sede legale del terzo pignorato.

Competenza del Pignoramento presso Terzi e Terzo Pignorato

Solitamente il pignoramento presso terzi si effettua nei seguenti casi:

  • quando il debitore (persona fisica) è dipendente presso un’impresa (pubblica o privata) e percepisce una retribuzione mensile;
  • quando il debitore (persona fisica) è pensionato e percepisce pensione di anzianità;
  • quando il debitore (persona fisica o giuridica) è proprietario di un conto corrente bancario (o altro strumento finanziario pignorabile).

Nel primo caso (debitore con retribuzione) la legge prevede che la competenza appartiene al giudice nella cui circoscrizione ha sede l’ufficio nel quale il dipendente presta lavoro, quando il lavoro è prestato per pubbliche amministrazioni (come indicato articolo 413, comma 5, del codice di procedura civile).

Nel secondo caso (debitore con pensione) la competenza del pignoramento sarà quella del luogo in cui ha sede il debitore (a nulla rilevando la sede dell’INPS, ente previdenziale che eroga il contributo pensionistico).

Anche nel terzo caso (debitore proprietario di un conto corrente bancario) il giudice competente sarà quello del luogo di residenza dell’esecutato.

In tutti i casi che ho descritto il luogo in cui ha sede il terzo è ininfluente per la competenza del pignoramento.

La residenza o sede legale del terzo pignorato è invece importante per la corretta prosecuzione dell’esecuzione forzata.

Infatti il terzo deve essere informato in tutte le principali fasi processuali per poter assolvere i propri obblighi e inviare la “dichiarazione di terzo” al creditore.

Anche se non è coinvolto direttamente nella disputa giudiziale tra creditore e debitore, il terzo pignorato ha degli obblighi legali da rispettare.


Competenza del Pignoramento: le fasi processuali

Competenza del Pignoramento - le fasi processuali

Il pignoramento è un procedimento esecutivo che comporta diverse fasi processuali, ciascuna con specifiche competenze e attori coinvolti.

In via preliminare il creditore dovrà vantare un titolo esecutivo contro il debitore che indichi l’esatto ammontare del credito insoluto.

Questa fase richiede particolare attenzione al fine di individuare il Giudice competente per l’instaurazione del contenzioso.

In seguito il creditore, dopo aver notificato un atto di precetto, procederà con l’atto di pignoramento per creare un vincolo di indisponibilità sui beni del debitore.

Nel corso del giudizio vengono coinvolti diversi soggetti oltre al creditore e al debitore e precisamente:

  • il Giudice: questa figura svolge attività decisoria e dirige le attività processuali su impulso delle parti;
  • il Cancelliere: questa figura cura la formazione del fascicolo telematico e compie le attività burocratiche all’interno del giudizio;
  • il Custode: questa figura viene nominata dal Giudice per custodire e garantire la conservazione dei beni oggetto del pignoramento fino all’asta;
  • il Delegato alla Vendita: questa figura dirige le attività necessarie per lo svolgimento dell’asta giudiziaria dei beni pignorati.

Adesso vediamo nel dettaglio le fasi iniziali del pignoramento e i soggetti competenti per ogni fase.

Competenza del Pignoramento: iscrizione a ruolo

L’iscrizione a ruolo è il primo passaggio procedimentale per l’instaurazione del procedimento giudiziale di pignoramento.

Il creditore, tramite procuratore giudiziale, completa la nota di “iscrizione a ruolo” e la deposita presso il Tribunale competente allegando il titolo esecutivo e il precetto.

Il soggetto protagonista di questa fase è l’avvocato della parte creditrice, il quale procede alla raccolta di tutta la documentazione richiesta dalla legge per avviare il pignoramento.

In seguito, tramite un determinato software, l’avvocato svolge le seguenti attività:

  • crea la busta telematica con formato “enc” (parola che contiene le lettere iniziali del termine “encripted” o “encrypted”, che significa criptato o crittografato);
  • invia il file “enc” (in modalità sicura) tramite pec all’Ufficio Giudiziario competente.

L’iscrizione a ruolo deve essere effettuata nel foro giurisdizionale competente secondo le regole stabilite dal codice di procedura civile.

Un errore commesso in questa fase può determinare l’incompetenza del Tribunale e possibili contestazioni da parte del debitore.

Competenza del Pignoramento: fascicolo telematico

Il fascicolo telematico rappresenta un elemento fondamentale nel processo di pignoramento.

Dopo che la busta telematica (contenente l’atto di pignoramento e gli ulteriori documenti) viene ricevuta dal Tribunale, si avvia un procedimento amministrativo interno che determina l’iscrizione della causa nel ruolo del Tribunale.

Il “ruolo” del Tribunale è un registro denominato Registro Generale ed è conosciuto con la sigla “RG”.

Il Cancellerie forma il fascicolo telematico e iscrive l’atto nel “ruolo”.

A ogni causa iscritta nel “ruolo” viene assegnato un numero progressivo (che rappresenta l’ordine di contenziosi promossi in quel foro) seguito dall’anno in cui è stata effettuata l’iscrizione.

Nello specifico il numero è così composto: R.G. 2300/2050.

Il numero “2300” costituisce l’ordine progressivo delle cause iscritte a ruolo in quel Tribunale e il numero “2024” costituisce l’anno in cui si effettua l’iscrizione

Nel caso dell’esecuzione forzata, il ruolo è denominato Registro Generale delle Esecuzioni ed è conosciuto con la sigla “RGE”.

Grazie alla digitalizzazione, tutti i documenti relativi al pignoramento possono essere gestiti online, semplificando notevolmente le operazioni legali.

Il fascicolo telematico garantisce una maggiore trasparenza del procedimento e facilita la consultazione dei documenti.

Competenza del Pignoramento: nomina del Giudice

Dopo aver iscritto a ruolo il pignoramento si procede con la nomina del Giudice.

La legge stabilisce che il Giudice è responsabile dell’espropriazione (articolo 484 del codice di procedura civile).

La nomina del giudice nel pignoramento è un passaggio cruciale. Essa determina quale magistrato si occuperà della procedura esecutiva. La scelta non è casuale e dipende da vari fattori.

La nomina del giudice dell’esecuzione viene effettuata dal Presidente del Tribunale, entro due giorni dalla formazione del fascicolo da parte del Cancelliere.

È importante distinguere tra la figura del Giudice competente per l’esecuzione e quella del Giudice dell’esecuzione.

Il primo (Giudice competente per l’esecuzione) è il Tribunale responsabile di gestire un processo esecutivo specifico.

Il secondo (Giudice dell’esecuzione) è il magistrato incaricato di svolgere tale ruolo all’interno del Tribunale.

Dopo la soppressione dell’ufficio del pretore (avvenuta con il Decreto Legge n.51-1998), il Tribunale è diventato l’unico organo competente i procedimenti di esecuzione.

Pertanto è fondamentale comprendere le circostanze che regolano la competenza territoriale nell’avvio di un pignoramento.

In caso di errori, il debitore o le altre parti coinvolte possono sollevare un’eccezione di incompetenza territoriale.


Conclusione

La competenza del pignoramento è un tema fondamentale da accertare prima di avviare l’azione esecutiva.

Conoscere le differenze tra residenza, domicilio e dimora è necessario per evitare errori e vanificare il processo di recupero.

Infatti la dichiarazione di incompetenza territoriale può determinare la nullità del procedimento oltre a legittimare le contestazioni del debitore.

Per evitare errori ti consiglio di richiedere un parere a uno studio legale specializzato in diritto dell’esecuzione.

Prima di avviare un contenzioso verifica l’indirizzo di residenza della controparte attraverso un’indagine presso l’Anagrafe Nazionale istituita dal Ministero dell’Interno.

In questo modo potrai notificare gli atti giudiziari senza errori e individuare il Tribunale competente per l’avvio del giudizio esecutivo.

Competenza del Pignoramento - cosa prevede la legge - schema


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Tino Crisafulli

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Contratto a Distanza: introduzione

La conclusione di un contratto a distanza è un tema apparentemente semplice che mette in crisi molte imprese e professionisti.

Nel nostro studio legale riceviamo periodicamente numerose richieste di consulenza su questo tema.

Se ti chiedi come fanno le grandi società internazionali a concludere un contratto a distanza, sei finito/a nel posto giusto.

In questo articolo ti spiegherò alcune procedure molto semplici che vengono largamente utilizzate nel mondo degli affari.

Questi sistemi permettono di concludere dei contratti a distanza in totale sicurezza.

Con lo sviluppo della tecnologia e il crescente uso di strumenti digitali puoi stipulare un contratto con persone o società che si trovano in città differenti.

Le nuove piattaforme di comunicazione permettono di collaborare in modo intelligente dal proprio ufficio.

Non sempre è necessario dover essere presente fisicamente presso la sede del cliente o del datore di lavoro.

Tuttavia, in alcuni casi, la controparte potrebbe richiedere la presenza fisica dell’altro contraente al momento della firma per formalizzare l’accordo.

Vedremo come risolvere questo problema con alcune soluzioni sicure e perfettamente legali.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Contratto a Distanza: definizione

Il contratto a distanza è un accordo stipulato tra due parti senza la necessità di incontrarsi fisicamente.

Questo tipo di contratto è solitamente concluso attraverso mezzi telematici, come ad esempio l’email o la posta elettronica certificata.

Grazie al contratto a distanza, le imprese possono concludere un accordo con clienti che si trovano in una nazione differente, aumentando notevolmente le prospettive di incasso e l’incremento del fatturato.

Questa soluzione permette di risparmiare tempo e costi logistici, aumentando così l’efficienza complessiva del business.

Tuttavia per formalizzare la conclusione di un contratto a distanza in modo legale, i contraenti devono comportarsi con buona fede e trasparenza nel corso delle trattative.

Contratto a distanza: come firmarlo

Quando si stipula un contratto a distanza la domanda più comune che mi viene rivolta riguarda le attività da compiere per firmare correttamente il documento.

La firma del contratto rappresenta uno dei passaggi cruciali e spesso suscita dubbi e perplessità nei contraenti.

In un mondo sempre più digitalizzato, dove le transazioni avvengono senza necessariamente incontrarsi di persona, è essenziale trovare soluzioni sicure che diano certezza legale all’attività compiuta dalle parti.

Infatti esistono dei metodi che garantiscono la corretta identificazione dei contraenti.

La tecnologia offre oggi diverse opzioni per firmare documenti a distanza in modo rapido ed efficace.

Tali soluzioni permettono alle parti coinvolte di concludere accordi in maniera efficiente e sicura.


Contratto a Distanza: consigli pratici

Contratto a Distanza - consigli pratici

Quando si stipula un contratto a distanza, è assolutamente legittimo avere dei dubbi riguardo la sua validità e sicurezza.

Questo tipo di transazione comporta infatti una certa dose di incertezza, dato che non c’è un contatto diretto tra le parti coinvolte.

Tuttavia, seguendo alcuni consigli pratici è possibile rendere sicura la transazione ed evitare errori durante l’intero processo.

Con questi semplici accorgimenti sarà possibile affrontare la stipula di un contratto a distanza in modo più sereno e sicuro.

Vediamo nel dettaglio cosa fare.

1) Richiedi la bozza del contratto via email

Prima di procedere con la firma del contratto a distanza è utile richiedi una bozza per email.

Questo passaggio permetterà alle parti di valutare tutti i dettagli dell’accordo e di apportare eventuali modifiche al testo prima della firma.

Se temi che le comunicazioni via mail siano poco sicure, ti suggerisco di creare un collegamento tramite VPN.

La VPN (Virtual Private Network) è una rete di telecomunicazioni privata che permette agli utenti di scambiarsi informazioni.

In questo modo viene tutelata in modo efficace la riservatezza degli operatori.

Le reti VPN utilizzano connessioni crittografate che offrono  una protezione efficace contro la violazione dei dati sensibili.

Grazie a una connessione protetta il tuo cliente potrà inviarti il contratto da firmare senza rischiare che la comunicazione possa essere intercettata da terzi.

2) Richiedi i documenti di riconoscimento della controparte

Prima di concludere un contratto a distanza è preferibile richiedere i documenti di riconoscimento della controparte.

Questa richiesta è perfettamente legittima e non deve essere considerata strana o invadente.

Grazie ai documenti di riconoscimento della controparte (documento di identità o visura camerale) potrai accertare in modo accurato l’identità del contraente.

I documenti potranno essere condivisi via email o tramite posta elettronica certificata.

Per evitare rischi, anche in questo caso ti consiglio di inviare i documenti tramite VPN.

In questo modo potrai proteggere la trasmissione dei documenti e mantenere riservate le informazioni sensibili scambiate con la controparte.

3) Stampa la copia del contratto e inserisci la firma a mano

Per concludere il contratto a distanza in modo ufficiale è necessario stampare il documento e successivamente firmarlo.

Questo passaggio garantisce la validità giuridica dell’accordo stipulato, confermando l’accettazione delle clausole e delle condizioni pattuite.

In genere è preferibile inserire la firma sul contratto su ogni pagina e non soltanto nella parte finale del documento.

È molto importante che le clausole che limitano le garanzie per il contraente siano specificamente approvate per iscritto, apponendo un’ulteriore firma, così come previsto dalla legge (art. 1341 codice civile, 2° comma).

In particolare le clausole che vanno approvate tassativamente per iscritto (con un’altra sottoscrizione) sono le seguenti:

1) clausola che prevede delle limitazioni di responsabilità;

2) clausola che prevede la facoltà di recedere dal contratto o di sospenderne l’esecuzione;

3) clausola che prevede a carico dell’altro contraente decadenze;

4) clausola che prevede delle limitazioni alla facoltà di opporre eccezioni;

5) clausola che prevede delle restrizioni alla libertà contrattuale nei rapporti coi terzi;

6) clausola che prevede la tacita proroga o la rinnovazione del contratto;

7) clausola compromissoria o clausola che prevede una deroga alla competenza dell’autorità giudiziaria.

4) Spedisci il contratto firmato con posta assicurata 

Per concludere il contratto a distanza in maniera sicura ed efficace, è fondamentale inviare il contratto firmato tramite posta assicurata.

Questo metodo garantisce che il documento arrivi al destinatario senza subire danni e che venga consegnato nella maniera più rapida possibile.

Nel plico ti suggerisco di inserire una lettera di accompagnamento in cui descrivi il contenuto della spedizione.

Il contratto dovrà essere spedito presso la sede legale della società con cui stai concludendo l’accordo.

E’ importante comunicare espressamente che il tuo scopo è quello di consegnare la copia originale del contratto firmato.

Ti conviene inviare il documento con raccomandata (con avviso di ricevimento) assicurata per garantire ulteriormente la spedizione.

In questo modo sari sicuro che in caso di smarrimento l’ufficio postale ti verserà un premio assicurativo.

5) Richiedi una copia del contratto firmato dalla controparte

Per concludere la stipula del contratto a distanza ti consiglio di richiedere una copia cartacea del documento firmato dalla controparte.

Questo passaggio è fondamentale per dimostrare l’esistenza di un accordo formale sulla transazione.

Se la controparte è una società di capitali presta molta attenzione a un aspetto importante.

La firma deve essere apposta dal rappresentante legale o da qualcuno che abbia il potere di firma (di quel determinato atto) in nome della società.

Per verificare l’identità del rappresentante legale dovrai esaminare la visura camerale della società depositata presso la Camera di Commercio.

Contratto a Distanza: il valore della firma nei contenziosi

Verificare se il contratto è stato firmato correttamente è molto importante per tutelare i tuoi diritti durante un contenzioso.

La firma dei contratti è un argomento spesso sottovalutato da molti freelance e professionisti.

La mancanza di una firma può rendere più difficile la risoluzione di controversie complesse.

Una volta che avrai ottenuto una copia cartacea del contratto, firmata dalla controparte, potrai garantire la tua posizione giuridica.

In questo modo non ci sarà una sola copia del contratto (che contiene la firma di entrambi i contraenti) ma ci saranno due copie firmate che rappresentano:

  • la proposta del contratto (la copia firmata dalla controparte);
  • l’accettazione del contratto (la copia firmata da te).

Grazie a questo sistema entrambi i contraenti avranno una copia materiale del contratto in cui è apposta la tua firma olografa originale.


Contratto a Distanza: scambio di Lettere Commerciali

Contratto a Distanza - scambio di lettere commerciali

Lo “scambio di lettere commerciali” è uno dei metodi più utilizzati dalle imprese di grandi dimensioni per la conclusione di affari e rapporti di collaborazione.

Grazie a questo metodo i contraenti possono stipulare un contratto a distanza in fasi “asincrone” (e cioè in fasi che si svolgono in tempi differenti e non simultanei) senza essere fisicamente presenti al momento della firma.

Se hai intenzione di concludere un accordo con un soggetto che non si trova nella tua stessa sede o città, allora potrai utilizzare lo “scambio di lettere commerciali” per definire la collaborazione, rispettando le norme del codice civile.

Prima di spiegarti come si svolge questa procedura, è necessario definire alcuni concetti giuridici preliminari.

Accordo tra le parti

L’articolo 1325 del codice civile stabilisce che uno degli elementi fondamentali del contratto è l’accordo tra le parti.

In particolare l’accordo tra le parti rappresenta quel momento negoziale in cui due volontà convergono verso un medesimo obiettivo.

Pertanto, se il venditore vuole cedere il suo bene, e l’acquirente vuole acquistare il bene del venditore, allora le due volontà (di venditore e acquirente) si incontrano verso un obiettivo comune (la compravendita di un bene).

Infatti l’articolo 1326 del codice civile afferma che “Il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta ha conoscenza dell’accettazione dell’altra parte”.

Secondo le norme del codice civile un rapporto contrattuale si conclude quando il Proponente (ovvero il soggetto che ha formulato la proposta) ha ricevuto un’accettazione dalla controparte.

Nelle transazioni commerciali, il Proponente è solitamente il soggetto che offre a un potenziale cliente il proprio bene o servizio.

L’accettazione della proposta

Inoltre lo stesso articolo 1326 del codice civile stabilisce che “L’accettazione deve giungere al proponente nel termine da lui stabilito o in quello ordinariamente necessario secondo la natura dell’affare o secondo gli usi”.

Pertanto per concludere correttamente un contratto a distanza, il soggetto che riceve la proposta contrattuale deve esprimere la sua accettazione entro il termine concordato tra le parti.

In molte transazioni, la cui conclusione avviene grazie alla presenza fisica dei due contraenti (come ad esempio nel contratto di compravendita di un immobile), la proposta e l’accettazione vengono manifestate quasi in via contestuale.

Tuttavia ci sono moltissime transazioni in cui la proposta e l’accettazione vengono manifestate in momenti separati, e pertanto il contratto si conclude dopo uno scarto temporale più lungo (per questo motivo si parla di conclusione del contratto in fasi “asincrone”).

Pertanto è possibile sfruttare la procedura di “scambio di lettere commerciali” per concludere un contratto a distanza in fasi temporali asincrone.

Tuttavia prima di raggiungere un accordo tramite lo scambio di lettere commerciali, ti consiglio di seguire queste semplici regole.

1) Adegua il testo del contratto

Prima di firmare un contratto a distanza con la procedura di scambio di lettere commerciali, ti consiglio di adeguare il testo introducendo una premessa che descrive le modalità di conclusione.

In particolare è necessario inserire nel documento, che sarà firmato tra le parti, un’intestazione (molto simile a quella presente nelle lettere commerciali) in cui sia indicato il mittente e il destinatario della comunicazione.

Dopo aver inserito l’intestazione, sarà possibile aggiungere il testo del contratto che definisce il rapporto che verrà instaurato tra i due contraenti.

2) Sottoscrivi il contratto in un modo riconosciuto dalla legge

Dopo aver adeguato il testo del contratto, assicurati di sottoscrivere il documento in uno dei modi riconosciuti dalla legge.

In particolare, se preferisci il metodo “classico”, stampa il documento su carta e apponi la tua firma alla fine del foglio (inserendo una sigla in ogni pagina).

Scansiona il contratto e ottieni un file “pdf” in “formato immagine” (tuttavia in questo caso è preferibile spedire il documento cartaceo alla controparte).

In alternativa, se preferisci un metodo più evoluto, trasforma il documento in “pdf nativo” o “pdf formato testo” (il pdf in cui si può selezionare il testo) e apponi la firma digitale tramite un sistema di autenticazione legale (es. “smart card” o “dispositivo otp”).

In seguito otterrai un documento in formato “p7m” che potrà essere letto attraverso i programmi di verifica di firma digitale (es. Aruba Sign, Dike, etc..).

3) Scambia i documenti tramite pec

In conclusione dopo aver firmato il contratto, allega il file in un messaggio pec che sarà indirizzato alla controparte.

Ti sconsiglio di utilizzare la mail ordinaria, in quanto non potrai provare l’avvenuta ricezione del messaggio.

Solo la pec ti consente di provare, con assoluta certezza, che la controparte ha ricevuto il documento che hai firmato.

Vantaggi dello scambio di lettere commerciali

La procedura di “scambio di lettere commerciali” è molto utile per concludere un contratto a distanza con un soggetto che non si trova nella tua stessa città.

Grazie a questa soluzione potrai raggiungere un accordo con la tua controparte, in modo sicuro e perfettamente legale, senza il rischio di contestazioni.

Questo è il sistema più utilizzato da alcune società internazionali per concludere dei contratti a distanza.

Anche nel settore legale si utilizza molte volte questa tecnica per transigere delle controversie giudiziali con società o persone che risiedono in città diverse.

Tuttavia, prima di utilizzare questa procedura, chiedi il supporto di un legale per evitare errori e rischi inutili.


Contratto a Distanza: Firma Elettronica

Contratto a Distanza - firma elettronica

La firma elettronica è un prezioso strumento per concludere contratti a distanza in modo rapido ed efficiente.

Grazie a questa tecnologia, il contraente può garantire la validità e l’autenticità di un accordo senza dover ricorrere alla tradizionale firma cartacea.

Questo metodo risulta particolarmente utile perché consente di risparmiare tempo e denaro, eliminando la necessità di spedire documenti fisici attraverso corrieri o servizi postali.

Inoltre, la firma elettronica garantisce una maggiore sicurezza nella gestione dei contratti, poiché ogni transazione viene archiviata in modo crittografato e protetta da accessi non autorizzati.

Utilizzare la firma elettronica per concludere contratti a distanza rappresenta una scelta intelligente.

In questo modo sarà possibile mantenere elevati standard di affidabilità nella gestione dei documenti legali.

Vediamo nel dettaglio alcuni aspetti operativi.

Le diverse tipologie di Firma Elettronica

Esistono diverse tipologie di firma elettronica, tra cui:

  • la Firma Elettronica Semplice (FES);
  • la Firma Elettronica Avanzata (FEA);
  • la Firma Elettronica Qualificata (FEQ).

Nello specifico la Firma Elettronica Semplice (FES) è il tipo di firma elettronica più comune e utilizzata, ma allo stesso tempo è anche la più debole.

Infatti la FES prevede un collegamento tra dati ed è utilizzabile per diverse finalità (inclusa l’autenticazione), senza garantire con certezza l’identità del soggetto che appone la firma.

La Firma Elettronica Avanzata (FEA), invece, presenta una “forza” maggiore, poiché deve soddisfare dei requisiti tecnici più complessi.

In particolare la FEA richiede l’utilizzo di certificati qualificati emessi da Autorità di Certificazione accreditate che consentono una maggiore protezione legale in caso di disconoscimento di firma.

La Firma Elettronica Qualificata (FEQ) è equiparabile alla firma autografa disciplinata dal Codice Civile italiano e presenta numerosi vantaggi per la firma dei contratti a distanza.

Vediamo nel dettaglio alcune caratteristiche.

Firma Elettronica Qualificata (FEQ): caratteristiche e vantaggi

Il Regolamento Europeo eIDAS definisce la Firma Elettronica Qualificata (FEQ) come uno strumento avanzato che grazie un dispositivo esterno crea una firma elettronica basata su un certificato qualificato.

La Firma Elettronica Qualificata presenta le seguenti caratteristiche:

  • il processo di autenticazione prevede l’utilizzo di un certificato qualificato rilasciato da un Ente Certificatore accreditato (Prestatore di Servizi Fiduciari);
  • il livello tecnologico è chiaramente definito (e disciplinato in un testo normativo europeo);
  • per identificare il firmatario è necessario utilizzare un dispositivo di firma affidabile come una Smart Card o un Token USB;
  • consente una compatibilità tra sistemi diversi.

La Firma Elettronica Qualificata, o “firma elettronica forte”, è una firma avanzata che garantisce una connessione forte tra l’oggetto sottoscritto e la firma.

Ciò significa che i dati contenuti nel certificato del titolare sono fortemente protetti e collegati alla firma stessa.

Per questo scopo, la legge richiede che la firma sia apposta tramite un dispositivo (per la creazione di una firma elettronica qualificata) su cui il firmatario ha il controllo esclusivo.

In altre parole, solo il firmatario può utilizzare questo dispositivo per apporre la firma elettronica.


Conclusione

Il contratto a distanza rappresenta uno strumento fondamentale nel contesto dell’economia digitale in cui viviamo.

Questo strumento offre maggiore flessibilità e comodità ai contraenti, permettendo loro di concludere accordi anche da remoto.

Tuttavia è fondamentale seguire degli accorgimenti specifici al fine di garantire la validità e l’affidabilità del contratto stesso.

Per questo motivo è importante concordare le modalità di stipula, per una corretta formazione del consenso tra i contraenti.

Solo seguendo queste linee guida sarà possibile sfruttare appieno i vantaggi offerti dal contratto a distanza ed evitare potenziali contenziosi giudiziari.

Contratto a Distanza - consigli per evitare errori - lista


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Tino Crisafulli

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GDPR e nomina del DPO: introduzione

Se svolgi attività imprenditoriale e tratti dati personali tramite asset digitali (sito web, software, mobile app), allora sicuramente hai sentito parlare di GDPR e nomina del DPO.

Queste due sigle (GDPR e DPO) appartengono all’universo del diritto della privacy e riguardano temi simili ma differenti.

Il GDPR è un testo normativo (regolamento europeo), mentre invece il DPO è un ruolo che opera all’interno di un ente pubblico o impresa.

Dopo l’entrata in vigore del GDPR gli adempimenti legali per le imprese si sono moltiplicati, soprattutto in caso di utilizzo di strumenti tecnologici.

Nel nostro studio legale riceviamo periodicamente molte richieste di assistenza sul diritto della privacy e ci capita spesso di fornire consigli e chiarimenti sulla figura del DPO.

Per questo motivo ho deciso di scrivere la guida definitiva sul GDPR e sulla nomina del DPO, per spiegarti in modo semplice come rispettare la normativa vigente e proteggere la tua impresa da sanzioni e rischi legali.

Per prima cosa iniziamo da alcune definizioni preliminari.

Che cos’è il GDPR

Il GDPR, acronimo di General Data Protection Regulation, è il regolamento europeo n. 679/2016 in materia di protezione dei dati personali.

Questo provvedimento normativo è entrato in vigore nel 2018 e ha l’obiettivo di garantire ai cittadini maggiore controllo sulla propria privacy e sulle informazioni che vengono raccolte su di loro.

Il GDPR si applica a tutte le aziende e organizzazioni che trattano dati personali nell’Unione Europea, indipendentemente dalla loro dimensione o settore di attività.

Dentro il regolamento sono presenti alcuni principi fondamentali tra cui:

  • la trasparenza nel trattamento dei dati;
  • la limitazione della conservazione;
  • l’obbligo per le aziende di adottare misure tecniche e organizzative adeguate per proteggere i dati personali.

Le sanzioni previste in caso di violazione del GDPR possono essere molto elevate, pertanto è essenziale rispettare le sue regole per evitare sanzioni dall’autorità di controllo (Garante della Privacy).

Il regolamento mira anche a stimolare un cambiamento culturale verso una maggiore consapevolezza e responsabilità nella gestione dei dati personali da parte delle imprese e organizzazioni economiche.

Che cos’è il DPO

Il DPO, acronimo di Data Protection Officer (Responsabile della Protezione dei dati), è una figura chiave introdotta dal GDPR per garantire la conformità delle imprese e organizzazioni alla normativa sulla protezione dei dati personali.

Il suo ruolo principale è quello di supervisionare e monitorare l’applicazione delle politiche interne in materia di privacy e sicurezza dei dati.

Il DPO agisce come punto di contatto tra l’organizzazione, gli utenti e le autorità di controllo in caso di problematiche legate al trattamento dei dati personali.

Il soggetto designato in qualità di “Responsabile della Protezione dei dati”, deve essere un esperto nel campo della protezione dei dati e possedere competenze specifiche per svolgere le sue funzioni in modo efficace.

Quali sono le attività del DPO

Il compito principale del DPO è quello di informare e consigliare l’organizzazione sulle responsabilità previste dal GDPR, nonché monitorare il rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali.

Il Data Protection Officer (DPO) svolge un ruolo chiave nell’assicurare che le attività di trattamento dei dati siano conformi al GDPR.

In particolare il DPO si occupa di:

  • formazione del personale sulla normativa privacy;
  • fornire assistenza e collaborazione nei rapporti con le autorità di controllo in caso di violazioni o incidenti relativi ai dati personali;
  • aggiornare la documentazione relativa alla compliance;
  • fornire pareri legali in merito alla valutazione d’impatto sulla protezione dei dati.

La presenza del DPO è fondamentale per garantire una corretta gestione e protezione dei dati all’interno dell’organizzazione.

Quali sono le responsabilità del DPO

Il DPO deve garantire che vengano adottate misure adeguate per proteggere i dati personali e deve essere coinvolto sin dalle fasi iniziali di progettazione dei processi di trattamento dei dati.

Le responsabilità del DPO includono:

  • la supervisione della compliance (conformità) aziendale;
  • la gestione delle richieste degli interessati;
  • il monitoraggio dei processi interni relativi alla protezione dei dati.

Il DPO è incaricato di informare e consigliare l’organizzazione in merito agli obblighi previsti dal GDPR.


GDPR e nomina del DPO: cosa prevede il regolamento

GDPR e nomina del DPO - cosa prevede il regolamento

Il Regolamento europeo sulla protezione dei dati (articolo 37 del GDPR) specifica:

  • quali sono i soggetti che hanno l’obbligo di nominare un Data Protection Officer (DPO);
  • quali sono i criteri che rendono obbligatoria la nomina.

In sostanza, l’obbligo di designare un DPO riguarda le organizzazioni che svolgono attività di trattamento dati su larga scala.

Questo significa che non tutte le aziende sono tenute a nominare un DPO, ma solo quelle coinvolte in operazioni complesse o con grandi quantità di dati personali.

Il DPO ha il compito di monitorare la conformità delle attività di trattamento dei dati con il GDPR e fornire consulenza sia all’interno dell’organizzazione sia verso l’esterno.

È importante garantire l’indipendenza del DPO e assicurarsi che abbia le competenze necessarie per svolgere il ruolo in modo efficace.

Secondo l’articolo 37 del GDPR, il nome del DPO deve essere reso pubblico e comunicato all’autorità di controllo competente.

Questo garantisce trasparenza e facilita la comunicazione tra l’organizzazione, i soggetti interessati e le autorità preposte alla protezione dei dati personali.

GDPR e nomina del DPO: quando nominarlo

La nomina del Data Protection Officer (DPO) è un obbligo imposto dal GDPR a determinate organizzazioni.

Il Regolamento stabilisce che il DPO deve essere designato in caso di:

  • trattamento di dati personali su larga scala, ovvero il monitoraggio regolare e sistematico dei soggetti interessati in un certo contesto geografico;
  • trattamento di categorie particolari di dati come quelli relativi alla salute o all’origine razziale.

La nomina del DPO è richiesta per le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici, indipendentemente dalla natura dei dati trattati.

Anche le organizzazioni private devono nominare un DPO se il loro core business prevede operazioni di trattamento che richiedono una sorveglianza regolare e sistematica degli individui su larga scala.

È importante valutare attentamente se sussistono queste condizioni prima di procedere con la nomina del DPO.

In caso di dubbi sulla necessità della figura del Data Protection Officer, è consigliabile richiedere una consulenza legale specializzata in materia di privacy.

GDPR e nomina del DPO: lettera di incarico

La lettera di incarico del Data Protection Officer (DPO) è un atto fondamentale che formalizza il ruolo e le responsabilità del professionista incaricato della protezione dei dati all’interno di un’organizzazione.

Nel documento vengono specificati i compiti e le attività che il DPO dovrà svolgere, garantendo il rispetto del GDPR e delle normative sulla privacy.

La lettera di incarico contiene:

  • i dati identificativi del titolare del trattamento (il soggetto che effettua la nomina);
  • le generalità del e i dati di contatto del DPO.

Tale documento costituisce la base legale che legittima l’operato del DPO all’interno dell’azienda.

La lettera di incarico può indicare i criteri di selezione che hanno spinto l’organizzazione a scegliere un determinato soggetto, al fine di rendere trasparente il processo di nomina.

Il DPO può essere un dipendente del titolare del trattamento oppure un collaboratore esterno, senza vincolo di subordinazione, che assolve i suoi compiti in base a un contratto di servizio.

GDPR e nomina del DPO: procedura telematica

Il Garante per la Protezione dei dati personali ha creato un servizio online con cui è possibile comunicare l’identità del DPO.

La procedura telematica per la nomina del Data Protection Officer (DPO) è un passo importante nell’adeguamento al GDPR.

La comunicazione dei dati di contatto del DPO (o RPD – Responsabile della Protezione dei Dati) è un’obbligazione del titolare o del responsabile del trattamento, che solitamente è una persona giuridica.

Tuttavia, il sistema informatico è progettato per interagire con una persona fisica.

Per facilitare questa procedura il sistema consente a una persona fisica identificata di effettuare la comunicazione a nome del titolare o del responsabile del trattamento previa assunzione della responsabilità ai sensi dell’articolo 168 del Codice in materia di protezione dei dati personali.

L’utente che effettua la comunicazione deve essere il rappresentante legale del titolare/responsabile del trattamento o una persona che agisce su delega di uno dei due.

Al termine della procedura, se la comunicazione viene accettata, il sistema genera un documento digitale contenente le informazioni fornite dall’utente e il numero di protocollo utilizzato per la registrazione dei dati comunicati.

Questo documento verrà inviato tramite un messaggio pec al titolare/responsabile del trattamento, all’indirizzo indicato durante la procedura telematica.

Grazie a questa soluzione, è possibile conservare tutti i documenti relativi alla nomina del DPO, garantendo così la conformità alle disposizioni normative in materia di protezione dei dati personali.

La procedura telematica ottimizza i tempi e riduce gli oneri burocratici legati alla designazione del Data Protection Officer all’interno dell’organizzazione.

GDPR e nomina del DPO: principio di accountability

In alcuni casi la nomina del DPO, pur non essendo obbligatoria, costituisce una scelta vantaggiosa che dimostra il desiderio di adeguarsi alla normativa privacy.

Questo principio viene denominato “accountability”, e costituisce uno dei concetti chiave del GDPR in merito alla nomina del Data Protection Officer (DPO).

L’accountability misura il grado di “responsabilizzazione” dei titolari e dei responsabili del trattamento dei dati, e consiste nell’applicare una serie di azioni proattive per dimostrare la conformità al regolamento.

Secondo questo principio i titolari delle imprese sono chiamati ad assumersi la responsabilità di decidere autonomamente le modalità, le garanzie e i limiti del trattamento dei dati personali, in linea con la normativa e secondo specifici criteri indicati nel GDPR.

Il DPO svolge un ruolo fondamentale nell’assicurarsi che l’organizzazione rispetti il principio di accountability, attraverso una supervisione della compliance aziendale.

Infatti grazie al contributo del DPO, l’impresa potrà:

  • implementare le procedure necessarie per rispettare i principi del GDPR e le richieste degli interessati riguardanti i loro dati personali;
  • redigere alcuni registri dettagliati sulle attività di trattamento dei dati;
  • applicare le misure tecniche e organizzative per adeguare gli asset tecnologici utilizzati dall’impresa.

In sostanza il DPO agisce come punto di riferimento interno ed esterno per qualsiasi questione relativa alla protezione dei dati all’interno dell’azienda.

La designazione del DPO è quindi essenziale per garantire che l’organizzazione adotti una cultura basata sulla responsabilità e trasparenza nel trattamento dei dati personali secondo quanto previsto dal GDPR.

GDPR e nomina del DPO: differenze tra DPO e Legal Advisor

In alcuni casi il Data Protection Officer (DPO) può essere confuso con un altro ruolo denominato “Legal Advisor” (o “Legal Counsel”).

Entrambe le figure operano all’interno di un’organizzazione imprenditoriale per garantire la conformità alle normative sulla protezione dei dati personali.

Tuttavia, nonostante il DPO e il Legal Advisor abbiano entrambi competenze legali, i loro ruoli e responsabilità differiscono in modo significativo.

Il DPO è specificamente designato per monitorare la conformità del trattamento dei dati personali e promuovere una cultura di protezione dei dati all’interno dell’organizzazione.

Il suo obiettivo principale è garantire che le attività di trattamento siano conformi alla normativa sulla privacy.

Il Legal Advisor, invece, fornisce consulenza legale all’azienda su una vasta gamma di questioni legali, non solo limitate alla protezione dei dati personali.

Pur avendo conoscenze approfondite in materia di privacy, il focus del Legal Advisor può essere più ampio rispetto a quello del DPO.

In alcune realtà imprenditoriali, le due figure sono cruciali per garantire la compliance normativa e migliorare l’efficacia della protezione dei dati all’interno dell’organizzazione.


Conclusione

Il GDPR ha introdotto nuove regole e responsabilità per garantire la protezione dei dati personali.

La nomina del Data Protection Officer è un passo fondamentale per assicurare la conformità alla normativa europea e tutelare la privacy dei cittadini.

È importante comprendere le attività, le procedure e i principi che regolano il ruolo del DPO, differenziandolo chiaramente da quello di un Legal Advisor o consulente legale.

Per questo motivo è necessario nominare un DPO competente e affidabile per garantire una gestione efficace degli adempimenti burocratici previsti dal GDPR.

Dopo aver predisposto la lettera di incarico, bisognerà comunicare i dati di contatto del DPO tramite la procedura telematica istituita dal Garante della Privacy.

Rispettando il principio di accountability e mantenendo sempre aggiornate le procedure aziendali, si potrà mostrare un alto grado di responsabilizzazione nei confronti dell’autorità di controllo.

In alcuni casi la nomina di un Data Protection Officer è essenziale per garantire la conformità alla normativa sulla protezione dei dati personali e preservare la fiducia degli utenti nel trattamento delle proprie informazioni sensibili.

GDPR e nomina del DPO - i compiti del DPO


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Tino Crisafulli

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Fallimento e Domanda Tardiva - copertina

Fallimento e Domanda Tardiva: introduzione

Se hai sentito parlare di fallimento e domanda tardiva e hai bisogno di maggiori chiarimenti, sei nel posto giusto.

In questo articolo ti fornirò alcuni consigli legali per evitare errori nelle procedure fallimentari.

Ti spiegherò in modo semplice cos’è il fallimento e cosa si intende per domanda tardiva.

Inoltre ti fornirò una descrizione degli organi coinvolti nella procedura e cosa prevede la Legge Fallimentare sulla Domanda Tardiva.

Grazie a questa guida potrai tutelare il tuo credito e saprai come comportarti in caso di fallimento del debitore.

Iniziamo subito.

Fallimento: definizione

Il fallimento è un procedimento giudiziario che si instaura quando un’azienda o una persona fisica non riesce più a onorare i propri debiti e si trova in stato di insolvenza.

In sostanza il debitore viene dichiarato fallito quando non ha più la capacità di pagare i creditori e di onorare le obbligazioni di pagamento.

Questa situazione di insolvenza può essere dovuta a varie cause, come perdite finanziarie consistenti, cattiva gestione o cambiamenti nel mercato.

La procedura fallimentare si avvia su istanza di un creditore o anche su istanza dello stesso debitore.

Successivamente il Tribunale nomina un curatore che avrà il compito di gestire e liquidare i beni del debitore per soddisfare almeno in parte le richieste dei creditori.

È importante sottolineare che il fallimento può riguardare sia imprese che persone fisiche e può avere conseguenze significative sul patrimonio e sulla reputazione del soggetto coinvolto.

La procedura fallimentare mira a garantire una distribuzione equa degli attivi disponibili tra i creditori, seguendo precise regole stabilite dalla Legge Fallimentare.

I creditori hanno la possibilità di presentare istanza di ammissione al passivo fallimentare entro 30 giorni prima dell’udienza fissata per l’esame dello stato passivo (così come indicato dall’articolo 93 della Legge Fallimentare).

In caso di mancata presentazione dell’istanza entro il termine indicato, i creditori potranno presentare una Domanda Tardiva.

Domanda Tardiva: definizione

La domanda tardiva in ambito fallimentare si riferisce alla richiesta di ammissione al passivo avanzata dopo la scadenza del termine stabilito dall’articolo 93 della Legge Fallimentare (30 giorni prima dell’udienza fissata per l’esame dello stato passivo).

In sostanza, quando un creditore presenta una domanda di ammissione dopo che si è svolto l’esame dello stato passivo, la sua richiesta viene considerata tardiva.

Per questo motivo è importante rispettare i termini previsti dalla legge fallimentare per evitare complicazioni e decadenze nel giudizio.

Il mancato rispetto delle scadenze può comportare la mancata ammissione nello stato passivo, con conseguente preclusione dei diritti del creditore interessato.

Tuttavia la Legge Fallimentare consente la possibilità di presentare domanda tardiva anche oltre il termine di 30 giorni prima dello svolgimento dell’udienza per l’esame dello stato passivo.

Gli Organi della Procedura Fallimentare

La attività processuali del fallimento sono svolte grazie agli organi della procedura concorsuale che ne regolano lo svolgimento.

Gli organi principali sono:

  • il Giudice Fallimentare, nominato dal Tribunale per la gestione giudiziale del contenzioso;
  • il Curatore Fallimentare, nominato dal Giudice Fallimentare per amministrare il patrimonio del soggetto fallito al fine di liquidarlo;
  • il Comitato dei Creditori, che viene formato su base volontaria in base all’adesione dei creditori coinvolti nel fallimento.

Fallimento e Domanda Tardiva - organi procedura

Il Giudice Fallimentare è l’organo giudiziario competente per dichiarare lo stato di fallimento di un debitore, nomina il Curatore e gestisce la fase decisoria del contenzioso (attraverso l’applicazione di determinati provvedimenti giudiziari).

Il Curatore Fallimentare ha il compito di amministrare l’attivo del fallimento, tutelando gli interessi dei creditori e cercando di massimizzare la liquidazione dei beni di proprietà del soggetto fallito.

Il Comitato dei Creditori svolge un ruolo di natura consultiva ed esprime il proprio parere su alcune vicende processuali nei casi in cui la legge lo prescrive.

L’obiettivo comune degli organi della procedura è garantire una corretta gestione del fallimento e una equa ripartizione dell’attivo tra i creditori.


Fallimento e Domanda Tardiva: contenuto e termini

Fallimento e Domanda Tardiva - contenuto e termini

La Legge Fallimentare disciplina il contenuto e i termini di presentazione della domanda tardiva.

Nello specifico si prevede che la richiesta deve contenere l’indicazione del credito vantato e le prove su cui si fonda il diritto.

All’interno della domanda dovranno essere inseriti gli stessi elementi previsti dalla domanda di insinuazione “ordinaria”.

In particolare il ricorso dovrà contenere i seguenti elementi:

  • l’indicazione della procedura nella quale si chiede l’ammissione;
  • la determinazione della somma che si intende inserire nel passivo;
  • una breve descrizione dei fatti e degli elementi di diritto che sostengono la richiesta.

Il ricorso può essere considerato inammissibile se alcuni dei requisiti previsti dalla legge sono assenti.

In questo modo si cerca di garantire una corretta ripartizione dell’attivo tra i creditori al fine di tutelare gli interessi delle parti coinvolte.

Per avere maggiori dettagli sul contenuto della domanda di insinuazione al passivo, ti consiglio di leggere questa guida.

Le domande devono essere presentate entro determinati termini.

Fallimento e Domanda Tardiva: termine

La legge (articolo 101 della Legge Fallimentare) stabilisce che qualsiasi richiesta di ammissione al passivo di un credito, di restituzione o rivendicazione di beni mobili e immobili, deve essere inviata al curatore entro 30 giorni prima della data fissata per la verifica del passivo.

Tuttavia la domanda è considerata tardiva, se viene presentata:

  • dopo il termine di 30 giorni prima dell’udienza di verifica dello stato passivo;
  • ma entro il termine di 12 mesi dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo.

La domanda tardiva, sebbene sia presentata “in ritardo” (per questo è definita “tardiva”), viene comunque ammessa al passivo.

La summenzionata norma (articolo 101 della Legge Fallimentare) prevede inoltre che in circostanze eccezionali, in caso di procedura particolarmente complessa, il tribunale può prorogare il termine di 12 mesi (dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo) fino a 18 mesi nella sentenza che dichiara il fallimento.

Fallimento e Domanda Ultratardiva: termine

La legge (articolo 101 della Legge Fallimentare) prevede la possibilità di presentare una domanda “ultratardiva”.

La domanda si considera “ultratardiva” quando viene presentata oltre il termine fissato per la domanda tardiva.

In particolare, una volta trascorso il termine di 12 mesi dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo, le richieste di ammissione al fallimento possono ancora essere accettate finché non sono esaurite tutte le ripartizioni del patrimonio fallimentare.

Tuttavia, il creditore istante deve dimostrare che il ritardo nella presentazione della richiesta dipende da cause non imputabili a lui.

Fallimento e Domande: riepilogo dei termini

Per semplificare la comprensione voglio fornirti un riepilogo dei termini di presentazione delle domande di ammissione al passivo.

In particolare la Legge Fallimentare qualifica la domanda di ammissione in base alla data di presentazione secondo le seguenti regole:

  • Domanda Tempestiva di Ammissione al Passivo = viene considerata “tempestiva”, la domanda che è presentata entro e non oltre 30 giorni prima dell’udienza fissata per l’esame dello stato passivo;
  • Domanda Tardiva di Ammissione al Passivo = viene considerata “tardiva”, la domanda che è presentata dopo il termine di 30 giorni prima dell’udienza di verifica dello stato passivo ma entro il termine di 12 mesi dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo;
  • Domanda Ultratardiva di Ammissione al Passivo = viene considerata “ultratardiva”, la domanda che è presentata dopo il termine di 12 mesi dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo finché non sono esaurite tutte le ripartizioni dell’attivo fallimentare.

Fallimento e Domanda Tardiva - domande ammissione passivo

La mancata comunicazione del fallimento

La distinzione sulle diverse domande di ammissione al passivo può essere utile nel caso in cui il creditore abbia scoperto in ritardo l’apertura del fallimento.

In questi casi è importante capire il motivo che ha determinato la mancata comunicazione.

Di solito gli organi della procedura effettuano una ricognizione completa dei debiti del fallito e avvisano i creditori che risultano dalle scritture contabili o che vantano diritti di prelazione (risultanti dai Pubblici Registri).

Tuttavia è necessario capire se il curatore ha commesso un errore o se il mancato avviso sull’apertura del fallimento è attribuibile all’incuria del creditore.

Per questo motivo è necessario controllare periodicamente la corrispondenza ricevuta per verificare se sono presenti comunicazioni sull’apertura di un fallimento.

In alcune realtà imprenditoriali può capitare che la corrispondenza venga controllata sporadicamente e senza la giusta attenzione (per mancanza di tempo o per superficialità).


Fallimento e Domanda Tardiva: il procedimento

Fallimento e Domanda Tardiva - procedimento

Il procedimento di accertamento per le domande tardive segue le stesse modalità descritte dalla Legge Fallimentare per le domande “tempestive” (articolo 95 della Legge Fallimentare).

In particolare il curatore esamina attentamente le domande presentate e successivamente prepara:

  • un elenco separato che indica la lista dei creditori;
  • un elenco separato che indica la lista dei soggetti che vantano diritti sui beni mobili e immobili del soggetto fallito.

Per ogni richiesta di ammissione, il curatore fornisce un parere sulla fondatezza della domanda e presenta le sue conclusioni motivate.

Inoltre il curatore può formulare osservazioni sulle richieste dei creditori, indicando:

  • quali sono i fatti che determinano l’estinzione, la modifica o l’impedimento del diritto degli stessi creditori;
  • se la documentazione su cui si fonda il credito o il diritto di prelazione (che deve essere allegata alla domanda di insinuazione) è sufficiente o incompleta;
  • se è intervenuta la prescrizione.

In questa fase processuale i poteri del curatore sono molto estesi e sono finalizzati alla valutazione complessiva dei crediti da inserire nello stato passivo.

Fallimento e Domanda Tardiva: reclamo

Contro i provvedimenti del curatore, i creditori possono presentare reclamo (ai sensi dell’articolo 36 della Legge Fallimentare).

In particolare, entro 8 giorni dalla notifica degli atti del curatore, il fallito, i creditori e gli altri soggetti interessati possono presentare “reclamo” al giudice delegato.

Il reclamo è un atto processuale con il quale il soggetto “reclamante” contesta la legittimità di un determinato atto giudiziario.

In particolare il reclamo può essere proposto per:

  • contestare le decisioni del curatore;
  • contestare le decisioni di autorizzazione o diniego del comitato dei creditori;
  • evidenziare la presenza di eventuali comportamenti omissivi .

Dopo la presentazione del reclamo, il giudice delegato emetterà un decreto motivato che definirà la controversia.

In questo modo si apre un piccolo giudizio all’interno del fallimento per verificare eventuali violazioni di legge e per tutelare i diritti vantati dai creditori.

Fallimento e Domanda Tardiva: udienza per l’esame

Nel corso del procedimento il giudice delegato può fissare un’udienza finalizzata all’esame delle domande tardive.

In seguito il curatore informa i creditori “tardivi”, indicando la data dell’udienza.

L’accertamento può essere un momento complesso e delicato poiché coinvolge la valutazione di prove documentali per stabilire i diritti dei creditori nei confronti del debitore dichiarato fallito.

I creditori devono essere pronti a fornire tutte le informazioni necessarie durante l’accertamento per sostenere le proprie richieste.

L’accertamento delle domande tardive rappresenta un momento importante nella procedura concorsuale per la formazione dello stato passivo e la gradazione dei crediti.

Questa fase è fondamentale per garantire equità e trasparenza all’interno del processo fallimentare.

Fallimento e Domanda Tardiva: diritti del creditore

Il creditore tardivo ha il diritto di partecipare alle somme già distribuite, secondo quanto stabilito dall’articolo 112 della Legge Fallimentare.

In particolare i creditori ammessi partecipano solo alle divisioni successive alla loro ammissione, in proporzione al loro credito.

Tuttavia i creditori hanno il diritto di prelevare le quote che avrebbero ricevuto nelle precedenti divisioni se protetti da privilegi o se il ritardo è stato causato da circostanze al di fuori del loro controllo.

In caso di ritardo nella liquidazione, il detentore di beni mobili o immobili può richiedere la sospensione delle attività fino alla determinazione dei propri diritti qualora possa dimostrare che il ritardo è causato da motivi al di fuori del suo controllo.

La presentazione di una domanda tardiva (o ultratardiva) potrebbe pregiudicare gli interessi dei creditori, in caso di distribuzione parziale di somme.

Per questo motivo è importate essere informati tempestivamente sui tempi di apertura del fallimento.

Inoltre il creditore ha diritto a ricevere chiarimenti circa la ripartizione dell’attivo e sulle tempistiche, che non siano già espresse all’interno delle relazioni periodiche del curatore.

Fallimento e Domanda Tardiva: ripartizione dell’attivo

Una fase cruciale della procedura di fallimento è rappresentata dalla ripartizione dell’attivo tra i creditori.

Dopo la vendita dei beni e la liquidazione degli asset del soggetto fallito, si procede a dividere il ricavato in base alle priorità stabilite dalla legge.

I creditori privilegiati, come ad esempio i dipendenti dell’impresa o l’Agenzia delle Entrate, avranno diritto a essere soddisfatti prima degli altri creditori chirografari.

Questa suddivisione avviene seguendo un preciso ordine stabilito per legge al fine di garantire una distribuzione equa e trasparente dell’attivo.

È importante che la ripartizione dell’attivo avvenga nel rispetto delle normative vigenti e sotto la supervisione degli organi competenti.

Infatti, in alcuni casi, esistono provvedimenti normativi che attribuiscono un privilegio speciale ad alcuni crediti in ragione della loro natura speciale.

I creditori dovranno presentare le proprie richieste e monitorare la formazione dell’ordine di gradazione dei crediti.

Per questo motivo è necessario vigilare sui criteri di ripartizione dell’attivo in modo da assicurare che ogni creditore riceva la sua quota secondo quanto previsto dalla legge fallimentare.

Quando tempo può durare un fallimento

Il tempo di durata di un fallimento può variare notevolmente a seconda di specifiche circostanze soggettive.

In generale, la procedura fallimentare può protrarsi per diversi anni a causa della complessità degli adempimenti da svolgere e dei numerosi passaggi previsti dalla legge.

Durante il processo di liquidazione dell’attivo, possono sorgere controversie tra i creditori sui criteri di distribuzione delle somme.

In questi casi la definizione della procedura potrà subire dei rallentamenti in attesa che il Giudice si esprima sulle istanze processuali.

La durata del fallimento dipende anche dall’efficienza degli organi della procedura per la gestione della massa e lo svolgimento di tutti gli adempimenti giudiziali.

È importante tenere presente che ogni situazione è unica e quindi non esiste una tempistica standard per la conclusione di un fallimento.


Conclusione

La domanda tardiva costituisce uno strumento processuale da sfruttare nel caso in cui il creditore non sia stato informato tempestivamente del fallimento.

In questo modo sarà possibile richiedere l’ammissione al passivo e concorrere alla distribuzione dell’attivo fallimentare.

La ripartizione dell’attivo è una fase delicata che può aiutarti a recuperare (anche parzialmente) il tuo credito insoluto.

La conoscenza delle principali norme fallimentari può aiutarti a prendere la decisione giusta in caso di partecipazione a una procedura concorsuale.

Fallimento e Domanda Tardiva - termini domande ammissione passivo


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Trattativa Telefonica - copertina verde

Trattativa Telefonica: Introduzione

La trattativa telefonica è uno degli strumenti più utilizzati per recuperare un credito in fase stragiudiziale.

Non sempre è possibile fissare un incontro personale con il debitore per definire il contenzioso.

Anzi in certi casi è preferibile mantenere una certa distanza con la controparte per evitare di farsi coinvolgere emotivamente durante la discussione.

Avviare una trattativa telefonica è sempre un buon metodo per verificare se il debitore è disponibile ad effettuare il pagamento senza l’instaurazione di una causa giudiziale.

Tuttavia non è sempre facile gestire in modo efficace una trattativa.

Ci sono molte insidie e parecchi ostacoli da superare.

In questo articolo voglio fornirti una guida pratica che ti aiuti a condurre in modo corretto la trattativa telefonica verso l’obiettivo prefissato.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Trattativa Telefonica Stragiudiziale: definizione

Una trattativa stragiudiziale è un accordo tra due o più parti coinvolte in una controversia legale prima dell’avvio di una causa giudiziaria.

In particolare, dal punto di vista giuridico, la trattativa è il complesso delle attività preliminari finalizzate al raggiungimento di un accordo.

Durante la trattativa stragiudiziale le parti cercano di definire la controversia attraverso la formulazione di una proposta, ovvero un atto di impulso da parte del proponente.

Nella gestione dei crediti, la proposta può essere formulata dal debitore e può contenere un’offerta di pagamento (o promessa di pagamento) di una determinata somma entro una specifica data.

Per la definizione della trattativa, la proposta deve essere seguita da un’accettazione della controparte.

Di solito nell’ambito del recupero crediti l’accettazione della proposta viene effettuata dal creditore, attraverso una comunicazione scritta che si esprime sulla proposta formulata dal debitore.

Sfruttare il telefono per contattare la controparte durante una trattativa stragiudiziale è utile poiché consente una comunicazione immediata e diretta.

In questo modo la negoziazione sarà più semplice e consentirà alle parti di esprimere i propri punti senza la necessità di un incontro fisico.

Grazie alla rapidità della comunicazione telefonica, è possibile raggiungere intese più velocemente e evitare errori di interpretazione che potrebbero emergere tramite altri mezzi di comunicazione.


Trattativa Telefonica: consigli per recuperare un credito

Trattativa Telefonica - consigli per recuperare un credito

La trattativa telefonica si configura come uno strumento prezioso nella gestione dei crediti insoluti.

Attraverso questa modalità di contatto è possibile instaurare un dialogo diretto con il debitore concordando modalità di pagamento e soluzioni personalizzate.

La gestione accurata della trattativa telefonica è indispensabile per garantire il successo dell’attività di recupero e tutelare gli interessi economici della tua azienda.

Se devi recuperare un credito insoluto, prima di chiamare il debitore, voglio fornirti alcuni consigli e suggerimenti legali.

1) Identifica il Debitore

Prima di contattare telefonicamente il debitore cerca di identificarlo in modo corretto.

Se sei il creditore sarà facile identificare il debitore: avrai già un suo recapito telefonico o lo avrai già incontrato di persona.

Una trattativa telefonica efficace per il recupero di un credito dipende in gran parte dalle informazioni accurate e dettagliate sul debitore.

Dove abita, quanti anni ha, dove lavora (se lavora), perché non ha effettuato il pagamento, quanti soldi deve corrispondere, quanto ha già versato, se vi sono contestazioni sul prezzo o sulla fornitura del bene.

Tutte queste informazioni ti aiuteranno a delineare un quadro completo della vicenda e ti permetteranno di comprendere i motivi del mancato pagamento.

Se è sorta una contestazione sul bene acquistato o sulla fornitura, occorre essere preparati per replicare in modo tempestivo alle eventuali eccezioni del debitore.

Le informazioni sulla situazione lavorativa, familiare e patrimoniale del debitore sono altrettanto importanti per valutare la sua capacità di onorare l’impegno finanziario.

Senza queste informazioni preziose, rischi di intraprendere una trattativa telefonica inefficace che potrebbe portare a un fallimento nel recupero del credito.

È dunque indispensabile investire tempo ed energie nella raccolta di dati accurati prima di avviare la trattativa con il debitore.

Se sei già informato partirai con una marcia in più e potrai gestire in modo più consapevole la trattativa telefonica.

2) Rispetta la privacy del Debitore

Uno degli errori più comuni che si commettono in fase di trattativa stragiudiziale è quello di comunicare a soggetti diversi dal debitore il motivo della telefonata.

Se parli con un parente del debitore devi assolutamente evitare di comunicargli che stai chiamando per sollecitare il pagamento di un debito.

Infatti parlare del debito con una persona diversa del debitore può farti commettere un illecito civile.

Divulgare a terzi che il sig. Rossi è debitore di te o del tuo cliente può causare la violazione del codice della privacy e ti espone ad una responsabilità civile.

La Giurisprudenza ha affrontato molte volte questo tema cambiando spesso orientamento.

Ad esempio nel corso di un’assemblea condominiale se affermi che un condomino è moroso potresti anche essere considerato colpevole del reato di diffamazione (di recente però l’orientamento della Cassazione è mutato: se vuoi approfondire l’argomento clicca qui).

Se non riesci a parlare direttamente con il debitore il mio suggerimento è quello di evitare di comunicare il motivo della telefonata.

Qualificati con il tuo nome e cognome (se hai un titolo professionale o comunicalo pure), lascia un tuo recapito e chiedi di essere chiamato per comunicazioni urgenti.

Se il tuo interlocutore è curioso e chiede maggiori approfondimenti dovrai dire che non sei autorizzato a rilasciare ulteriori informazioni, ma comunicherai il motivo della telefonata al diretto interessato.

Presta molta attenzione: alcune persone registrano le telefonate con il proprio smartphone.

Evita di commettere errori che si ritorceranno contro di te.

3) Durante la telefonata mostrati cordiale ma deciso 

Non appena ti sarai presentato in modo corretto cerca di essere disponibile con la tua controparte.

Se mostri una certa empatia iniziale potresti indirizzare la trattativa verso il tuo obiettivo.

Cerca di essere professionale e non aggredire il tuo interlocutore; ascoltalo e lascialo parlare.

Però non mostrarti troppo disponibile, il debitore deve accorgersi di avere di fronte un professionista cortese ma deciso.

Non cedere alle sue provocazioni e ai suoi possibili insulti.

Ricorda che se ti fai trascinare nella rissa verbale la trattativa potrebbe essere compromessa.

Cerca di far rilassare la controparte e invitalo a trovare una soluzione.

Ricorda al debitore che stai telefonando per trovare una soluzione ragionevole per entrambi.

Tu recuperi un credito, lui salda un debito ed evita una seccatura.

4) Cerca di strappare una Promessa di Pagamento 

Se hai gestito la trattativa in modo corretto e se il debitore ha compreso che è meglio estinguere il suo debito, devi cercare di strappargli una promessa di pagamento.

Invitalo a formulare una proposta di pagamento.

Ricorda al debitore che in questo modo potrebbe uscire da una situazione difficile.

Una promessa di pagamento costituisce una buona base per proseguire la trattativa.

Non illuderti però, le chiacchiere sono inutili se non vengono seguite dai fatti.

Tuttavia se il debitore ha promesso il pagamento di una cifra, possono esserci buoni margini per chiudere il contenzioso ed incassare il tuo credito.

Strappare una promessa di pagamento durante la trattativa telefonica non solo conferma l’intenzione del debitore a saldare il debito, ma crea anche un legame più forte tra le parti coinvolte.

Inoltre, la proposta del debitore permette di fissare chiaramente i termini e le modalità di pagamento, evitando incertezze o fraintendimenti futuri.

5) Fissa un nuovo appuntamento

Se il debitore non ha ancora promesso un pagamento, ma ti accorgi che è favorevole ad estinguere il debito ti conviene interrompere quella telefonata e fissare un nuovo appuntamento.

A volte rinviare la discussione di qualche giorno può sbloccare la trattativa verso il risultato sperato.

Il debitore potrà meditare sulla situazione critica e potrà organizzarsi per trovare la liquidità necessaria per formulare un’offerta transattiva.

Questa tecnica non offre garanzie di successo, ma è un modo per rinviare la decisione finale a un momento successivo.

Ti conviene fissare un nuovo appuntamento telefonico anche quando il debitore rifiuta ogni pagamento.

Molte persone reagiscono in modo impulsivo al primo contatto, ma successivamente possono mostrarsi più favorevoli a una transazione.

Se fissi un nuovo appuntamento il debitore avrà più tempo di pensare, e magari sarà più disponibile a trovare una soluzione.


Conclusione

La trattativa telefonica riveste  un’importanza cruciale all’interno del processo di recupero crediti.

È fondamentale che ogni conversazione telefonica segua regole ben precise al fine di massimizzare le possibilità di successo dell’attività.

La comunicazione efficace, la cortesia e la professionalità sono elementi essenziali da tenere in considerazione durante una trattativa telefonica.

Solo rispettando determinate regole si potrà ottenere la fiducia del debitore, al fine di individuare soluzioni condivise e raggiungere l’obiettivo prefissato nel minor tempo possibile.

Trattativa Telefonica - come recuperare un credito - lista consigli


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Iscrizione a Ruolo del Pignoramento Immobiliare: Introduzione

Se vuoi scoprire come effettuare l’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare, sei nel posto giusto.

In questo articolo ti spiegherò tutto quello da sapere su un adempimento giudiziario molto delicato.

L’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare determina la pendenza del giudizio di esecuzione e ti permette di recuperare un credito.

Conoscere queste informazioni ti aiuterà a evitare errori e ti consentirà di gestire con maggiore consapevolezza l’iter giudiziale contro il debitore.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune nozioni preliminari.

Iscrizione a Ruolo: definizione

L’iscrizione a ruolo rappresenta la fase iniziale di un procedimento giudiziario che porta al pignoramento immobiliare.

Ma cosa si intende esattamente con questo termine?

In poche parole, l’iscrizione a ruolo è il momento in cui viene formalmente avviata la procedura esecutiva per il recupero del credito da parte del creditore nei confronti del debitore.

Durante questa fase, vengono presentati tutti i documenti necessari al tribunale competente affinché si proceda con l’iscrizione del contenzioso in un registro che viene definito “ruolo”.

Dopo l’iscrizione a ruolo, il tribunale assegna un numero progressivo seguito dall’anno in cui si effettua l’iscrizione prende il nome di “numero di Registro Generale” o più semplicemente “numero di RG”.

Nel caso dei giudizi di esecuzione, il “numero di RG” si definisce “numero di RGE” (ovvero numero di Registro Generale Esecuzioni) e può essere distinto nelle seguenti categorie:

In pratica, l’iscrizione a ruolo costituisce il punto di partenza per dare avvio alle azioni legali finalizzate al pignoramento dei beni immobili del debitore.

Si tratta quindi di una tappa imprescindibile per chiunque voglia recuperare un credito insoluto attraverso un procedimento giudiziale.

Pignoramento Immobiliare: in cosa consiste

Il pignoramento immobiliare è una procedura giudiziale attraverso la quale un creditore mette all’asta i beni immobili del debitore.

In seguito, dopo l’avvio del giudizio, si procederà con la vendita forzata degli immobili appartenenti al soggetto esecutato per soddisfare il credito insoluto.

Di solito questa procedura viene attuata quando non vi sono altri beni mobili del debitore in grado di soddisfare il creditore.

In molti casi il pignoramento immobiliare rimane l’unico rimedio da utilizzare quando le altre possibilità di recupero del credito risultano infruttuose.

Il pignoramento immobiliare è un giudizio abbastanza complesso e prevede lo svolgimento di determinati adempimenti burocratici per la sua instaurazione.

Devi sapere che il pignoramento immobiliare è una soluzione piuttosto onerosa e richiede il pagamento iniziale delle spese legali (per l’attività dell’avvocato) oltre alle spese di giustizia (le tasse da versare al tribunale).

Pertanto, prima di procedere con questo strumento processuale, è importante verificare se vi sono altre possibilità di risolvere la controversia senza rivolgersi al Giudice.


Il percorso prima del Pignoramento

Iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare - percorso prima

Prima di arrivare al pignoramento immobiliare, è necessario seguire un percorso giudiziario compiendo le seguenti attività:

  1. inizialmente sarà necessario effettuare un esame dei beni immobili di proprietà del debitore;
  2. in seguito il creditore dovrà ottenere un titolo esecutivo;
  3. infine il creditore notificherà un atto di precetto prima di avviare l’esecuzione forzata.

Solo dopo aver seguito queste fasi preliminari, si può effettuare l’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare.

Vediamo nel dettaglio ogni fase.

1) Esame degli Immobili del Debitore

Quando si procede con un pignoramento immobiliare, è essenziale esaminare attentamente i beni immobili del debitore.

Questa fase è cruciale per determinare quali proprietà possano essere oggetto di esecuzione forzata.

Gli immobili del debitore vengono valutati per stabilire il valore di mercato e verificare la loro idoneità come garanzia per il recupero del credito.

Durante l’esame degli immobili, si effettua una dettagliata analisi delle proprietà possedute dal debitore, includendo case, terreni o locali commerciali.

È importante identificare correttamente ogni bene e verificarne la titolarità al fine di proseguire con successo il processo di pignoramento.

Per questo motivo è importante estrarre una visura catastale e verificare se il bene è in comproprietà con soggetti terzi.

Infatti in caso di immobile intestato a più proprietari, la valutazione di rivendita in asta sarà differente.

Affrontare con attenzione l’esame degli immobili del debitore rappresenta un passaggio significativo nel cammino verso l’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare.

Una pianificazione strategica e dettagliata in questa fase può influenzare positivamente l’esito dell’intero processo giudiziario relativo.

2) Emissione di un Titolo Esecutivo

Per ottenere un titolo esecutivo, è necessario intraprendere una serie di passaggi fondamentali nel percorso giudiziario.

Inizialmente, si deve avviare un’azione legale presso il Tribunale competente per far valere i propri diritti nei confronti del debitore inadempiente.

Successivamente, dopo aver presentato le prove e documenti necessari al Giudice, quest’ultimo emetterà un provvedimento (sentenza o decreto ingiuntivo) con cui si intima il pagamento della somma dovuta.

Questo documento conferisce al creditore il potere di procedere con l’esecuzione forzata dei beni del debitore.

Una volta ottenuto il titolo esecutivo, sarà possibile procedere con la notifica del precetto al debitore, che rappresenta l’avviso formale dell’intenzione di pignorare i suoi beni per soddisfare il credito vantato dal creditore.

3) Notifica del Precetto

La notifica del Precetto è un passaggio fondamentale nel percorso giudiziario che porta al pignoramento immobiliare.

Quando si ottiene un titolo esecutivo, come una sentenza o un decreto ingiuntivo, si può procedere con la notifica del precetto al debitore.

In particolare l’atto di precetto deve contenere:

  • la richiesta di pagamento entro un termine stabilito;
  • l’avvertimento che in caso di inadempimento da parte del debitore, si procederà con il pignoramento immobiliare.

In caso di mancato pagamento, il creditore potrà procedere con ulteriori azioni legali, tra cui il pignoramento dei beni immobili del debitore.

La corretta notifica del precetto è essenziale per garantire la validità delle successive fasi del processo esecutivo.

È importante seguire scrupolosamente le procedure previste dalla legge per evitare possibili contestazioni da parte del debitore.

Dopo la notifica del precetto si può procedere con la notifica e successiva iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare.


Iscrizione a Ruolo del Pignoramento Immobiliare: cosa fare

Iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare - cosa fare

Quando si arriva alla fase dell’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare, è importante agire con tempestività e precisione per garantire il corretto svolgimento della procedura.

La prima cosa da fare è rivolgersi ad un avvocato specializzato in materia di esecuzioni immobiliari.

Il legale dovrà guidarti attraverso ogni passaggio del processo e avrà il compito di informarti di tutte le attività da compiere.

Successivamente, sarà necessario raccogliere tutta la documentazione relativa al credito insoluto e agli immobili coinvolti nel pignoramento.

È fondamentale presentare tutti i documenti richiesti nelle forme e nei tempi previsti dalla legge per evitare ritardi o complicazioni durante l’iter giudiziario.

In seguito si dovrà procedere con la notifica del pignoramento immobiliare.

Notifica del Pignoramento Immobiliare

La notifica del Pignoramento Immobiliare ti consente di informare il debitore dell’avvio dell’esecuzione forzata.

Una volta ottenuto il titolo esecutivo e notificato il precetto, potrai avviare formalmente il processo di pignoramento.

All’interno del pignoramento immobiliare il creditore descrive l’origina del credito e intima al debitore il pagamento della somma dovuta.

Inoltre all’interno dell’atto giudiziario dovrà esserci una descrizione dei beni immobili appartenenti al debitore su cui si vuole creare il vincolo di indisponibilità.

Infine il pignoramento viene consegnato all’Ufficiale Giudiziario affinché quest’ultimo possa effettuare la notifica.

Dopo aver effettuato la notifica si può procedere con la trascrizione del pignoramento immobiliare.

Iscrizione a Ruolo del Pignoramento Immobiliare: trascrizione

La trascrizione del pignoramento immobiliare è un passaggio fondamentale nel processo di esecuzione forzata.

Essa consiste nell’iscrivere il pignoramento presso l’Ufficio del Registro Immobiliare competente, rendendo così pubblica la situazione giuridica dell’immobile soggetto a pignoramento.

Questo atto ha lo scopo di garantire che tutti gli interessati possano essere informati ufficialmente sul vincolo gravante sull’immobile.

La trascrizione conferisce al creditore una tutela maggiore nei confronti di eventuali terzi acquirenti dell’immobile pignorato.

È importante seguire scrupolosamente le procedure e i tempi previsti per la trascrizione al fine di evitare possibili contestazioni.

Un errore nella trascrizione potrebbe infatti compromettere l’esito positivo della procedura di esecuzione forzata.

Una volta effettuata la trascrizione dell’atto giudiziario si può procedere con il deposito della nota di trascrizione.

Iscrizione a Ruolo del Pignoramento Immobiliare: depositare la nota

Il deposito della nota di iscrizione a ruolo completa l’iter burocratico di instaurazione del giudizio.

La nota di iscrizione a ruolo (anche denominata con la sigla “nir”) è un documento che l’avvocato del creditore dovrà produrre per avviare l’esecuzione.

Il deposito avviene nelle forme previste dalla legge secondo le regole fissate per il “processo civile telematico”.

In sostanza i documenti verranno allegati dall’avvocato attraverso un apposito software denominato “redattore di busta telematica”.

La busta telematica viene poi inviata, tramite pec, al recapito del Tribunale competente.

Il Tribunale, dopo aver analizzato la busta telematica, creerà il fascicolo del procedimento assegnando un numero progressivo (numero di registro generale) che identifica la causa.


Conclusione

L’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare è un passaggio fondamentale nel percorso giudiziario che porta all’esecuzione forzata dei crediti vantati dal creditore.

Attraverso una serie di fasi ben definite, come l’ottenimento del titolo esecutivo e la notifica del precetto, si arriva infine alla trascrizione del pignoramento immobiliare.

Questa procedura offre al creditore una garanzia sulla soddisfazione del proprio credito attraverso la vendita forzata dell’immobile appartenente al debitore.

È importante seguire scrupolosamente ogni passaggio previsto dalla legge per garantire il successo dell’esecuzione forzata.

In questo modo sarà possibile aumentare le probabilità di recupero e incassare il credito insoluto.

Iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare - lista fasi


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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

Specializzato in Crediti • Immobiliare • Contratti • Privacy • Tech

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