Privacy Policy e Cookie Policy - copertina

Privacy Policy e Cookie Policy: introduzione

La gestione della privacy rappresenta un aspetto fondamentale per ogni imprenditore che opera nel mercato digitale.

Le normative europee impongono determinati obblighi nella redazione di privacy policy e cookie policy.

Tali documenti sono spesso confusi e influiscono sulla compliance aziendale.

In particolare una cattiva gestione di questi strumenti legali può comportare:

  • sanzioni fino a 20 milioni di euro;
  • il 4% del fatturato annuo globale.

Devi sapere che la differenza tra privacy policy e cookie policy non è solo teorica, ma comporta conseguenze pratiche per la tua azienda.

In questo articolo ti fornirò le istruzioni necessarie per distinguere i due documenti e implementarli correttamente nel tuo lavoro.

Iniziamo subito.

Cosa sono Privacy Policy e Cookie Policy: definizioni

La privacy policy e la cookie policy rappresentano due documenti distinti con finalità specifiche nel panorama normativo europeo.

Di solito molti imprenditori li considerano intercambiabili, ma questa confusione genera problemi di compliance significativi.

La comprensione delle differenze fondamentali ti permetterà di evitare errori costosi e di proteggere efficacemente la tua attività.

Privacy Policy: il documento madre della protezione dati

La privacy policy costituisce l’informativa generale che descrive come la tua azienda tratta i dati personali dei clienti.

Questo documento deve spiegare chiaramente:

  • le finalità della raccolta dati;
  • i tempi di conservazione;
  • i diritti degli interessati.

Il GDPR richiede la presenza di questo documento per qualsiasi trattamento di dati personali, anche per una semplice newsletter aziendale.

Infatti la privacy policy copre tutti i canali attraverso cui raccogli informazioni:

  • sito web;
  • negozio fisico;
  • telefonate commerciali;
  • corrispondenza email.

Pertanto, ogni PMI che gestisce i recapiti dei propri clienti deve predisporre una privacy policy adeguata.

La mancanza di questo documento espone l’azienda a sanzioni immediate da parte del Garante per la Protezione dei Dati Personali.

Cookie Policy: focus specifico sui tracciatori web

La cookie policy rappresenta un documento tecnico dedicato esclusivamente ai cookie e alle tecnologie di tracciamento presenti sul tuo sito web.

Questo strumento informativo descrive:

  • i singoli cookie utilizzati;
  • la loro durata;
  • le finalità specifiche di ciascuno.

La cookie policy deve includere i dettagli tecnici degli strumento utilizzati, come:

  • Google Analytics;
  • Meta Pixel;
  • altri strumenti di marketing digitale installati.

Il documento richiede un approccio più tecnico rispetto alla privacy policy perché deve elencare specifiche tecnologie e fornitori esterni.

La cookie policy deve descrivere quando il tuo sito web utilizza:

  • cookie tecnici (non strettamente necessari al funzionamento);
  • cookie statistici;
  • cookie di marketing e profilazione.

Inoltre, questo documento deve essere collegato al banner cookie che appare ai visitatori del sito.


Differenze fondamentali tra Privacy Policy e Cookie Policy

Privacy Policy e Cookie Policy - differenze

Le differenze tra privacy policy e cookie policy riguardano:

  • l’ambito di applicazione;
  • la base normativa;
  • i contenuti obbligatori.

Questi elementi distintivi determinano quando utilizzare ciascun documento e come strutturarne i contenuti.

La comprensione precisa di queste differenze ti eviterà di creare documenti incompleti o ridondanti.

Ambito di applicazione: generale vs specifico

La privacy policy indica tutti i trattamenti di dati personali della tua azienda, sia online che offline.

Questo documento deve descrivere la gestione dei dati dei dipendenti, dei fornitori, dei clienti e di tutti i soggetti che interagiscono con l’azienda.

Al contrario, la cookie policy si limita esclusivamente alle attività di tracciamento che avvengono attraverso il sito web aziendale.

Per esempio, la privacy policy deve includere la gestione dei dati raccolti durante le fiere commerciali o tramite questionari cartacei.

In questi casi potrebbe essere necessario predisporre due differenti informative (una per le attività online, una per le attività offline).

D’altra parte, la cookie policy descrive solo i tracciatori installati nelle pagine web e nelle applicazioni digitali.

La privacy policy rimane valida anche se la tua azienda non possiede un sito web, mentre la cookie policy diventa necessaria solo con una presenza digitale attiva.

Base giuridica e normative di riferimento

La privacy policy si basa principalmente sul Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e sul Codice Privacy italiano.

Queste disposizioni normative stabiliscono i principi generali per il trattamento dei dati personali in tutti i settori economici.

Al contrario la cookie policy deriva dalla Direttiva ePrivacy (2002/58/CE) europea e dal Provvedimento generale sui cookie del Garante italiano del 2021.

In particolare i provvedimenti normativi sui cookie si concentrano specificamente sulle comunicazioni elettroniche e sui dispositivi terminali degli utenti.

Tuttavia, entrambi i documenti devono rispettare il principio di trasparenza e chiarezza informativa verso gli interessati.

Inoltre la base giuridica diversa comporta obblighi informativi differenti e modalità di consenso specifiche per ciascun documento.

Contenuti obbligatori: cosa deve includere ciascun documento

La privacy policy deve contenere:

  • l’identità del titolare del trattamento;
  • le finalità di trattamento;
  • la base giuridica del trattamento.

Inoltre, il documento deve specificare:

  • i destinatari dei dati;
  • i tempi di conservazione;
  • i diritti degli interessati.

La cookie policy deve elencare tutti i cookie utilizzati, distinguendo tra tecnici e di profilazione.

Per ogni cookie, il documento deve indicare:

  • la denominazione;
  • la finalità;
  • la durata;
  • l’eventuale trasferimento di dati verso paesi terzi.

Da un lato la privacy policy deve includere le modalità di esercizio dei diritti e i recapiti del Data Protection Officer quando presente.

Dall’altro la cookie policy deve specificare come disattivare i cookie attraverso le impostazioni del browser o sistemi di opt-out specifici.


Quando sono obbligatori per la tua impresa

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L’obbligatorietà di privacy policy e cookie policy dipende dalle attività concrete svolte dalla tua azienda.

In particolare la valutazione sull’utilizzo dei due documenti deve considerare:

  • i canali di raccolta dei dati;
  • gli strumenti digitali utilizzati;
  • il volume di informazioni gestite.

Questa analisi ti permetterà di comprendere quali documenti sono necessari per la tua specifica situazione aziendale.

Privacy Policy: obbligatorietà per ogni trattamento

La privacy policy diventa obbligatoria nel momento in cui la tua azienda raccoglie qualsiasi dato personale.

Anche la semplice archiviazione delle email dei clienti in un file Excel richiede la predisposizione di questo documento.

La gestione delle buste paga dei dipendenti, l’invio di fatture e la tenuta del registro clienti comportano l’obbligo di informativa.

Le aziende che operano esclusivamente nel settore B2B devono comunque predisporre la privacy policy per i dati dei referenti aziendali.

La partecipazione a fiere commerciali con raccolta di biglietti da visita richiede l’informativa privacy specifica per quell’evento.

Pertanto, ogni PMI gestisce inevitabilmente dati personali che richiedono una specifica privacy policy.

Cookie Policy: requisiti per siti web e app

La cookie policy diventa obbligatoria quando il tuo sito web utilizza cookie diversi da quelli strettamente necessari.

I cookie tecnici, necessari per il funzionamento del sito non richiedono consenso, ma devono essere comunque descritti nella policy.

Gli strumenti come Google Analytics, Meta Pixel e software di marketing automation rendono obbligatoria la cookie policy con un banner di consenso.

Inoltre siti e-commerce che utilizzano sistemi di retargeting pubblicitario devono implementare una cookie policy completa.

In particolare le piattaforme di lead generation, che utilizzano form di contatto tracciati, richiedono informative specifiche sui cookie di marketing.

Infine, l’utilizzo di chat online, mappe interattive e video embedded (incorporati), può comportare l’installazione di cookie di terze parti.


Errori comuni che possono generare sanzioni

Errori comuni che possono generare sanzioni

Gli errori nella gestione di privacy policy e cookie policy rappresentano le cause principali delle sanzioni comminate alle PMI italiane.

Alcuni comportamenti derivano spesso da una comprensione superficiale degli obblighi normativi e dall’utilizzo di soluzioni inadeguate.

La prevenzione di questi errori ti permetterà di evitare sanzioni significative e di mantenere un rapporto di fiducia con i tuoi clienti.

Vediamo nel dettaglio quali azioni evitare.

Documento unico: perché non funziona

Molte PMI creano un unico documento che unisce privacy policy e cookie policy, generando confusione negli utenti.

Questa soluzione comporta:

  • informazioni ridondanti;
  • difficoltà di aggiornamento;
  • problemi di compliance normativa.

Il Garante italiano ha sanzionato diverse aziende proprio per l’inadeguatezza di documenti “tutto in uno” poco chiari.

La normativa richiede specificità informativa: gli utenti devono comprendere esattamente quali dati vengono raccolti e per quali finalità.

Un documento unico impedisce la gestione separata del consenso per cookie e trattamenti offline.

Di conseguenza, la tua azienda rischia sanzioni per mancanza di trasparenza e inadeguatezza dell’informativa fornita.

Template generici: i pericoli del copia-incolla

I template scaricati gratuitamente online raramente riflettono le specificità della tua attività aziendale.

Questi modelli contengono spesso riferimenti a trattamenti inesistenti o omettono attività realmente svolte dall’azienda.

L’utilizzo di clausole standard può portare a dichiarazioni false sui tempi di conservazione o sulle finalità di trattamento.

I template generici non considerano i software specifici utilizzati dalla tua PMI per CRM, contabilità e marketing.

Il Garante verifica sempre la coerenza tra le attività dichiarate nei documenti e quelle effettivamente svolte dall’azienda.

Pertanto, l’uso di template non personalizzati espone a sanzioni per informativa inadeguata o ingannevole.

Mancato aggiornamento: un errore che cresce nel tempo

Le privacy policy e cookie policy richiedono aggiornamenti costanti per riflettere l’evoluzione dell’attività aziendale.

L’introduzione di nuovi software, partnership commerciali o canali di marketing comporta modifiche obbligatorie ai documenti.

Molte PMI dimenticano di aggiornare le policy dopo aver installato Google Analytics o dopo aver avviato campagne pubblicitarie sui social media.

I documenti obsoleti diventano progressivamente più pericolosi perché aumenta il divario tra attività dichiarate e reali.

Il lancio di un e-commerce, l’implementazione di un chatbot o l’uso di newsletter automation richiedono revisioni immediate.

Inoltre, i cambiamenti normativi possono rendere inadeguate clausole precedentemente corrette.


Come implementare correttamente entrambi i documenti

Privacy Policy e Cookie Policy - come implementare

L’implementazione corretta di privacy policy e cookie policy richiede una valutazione legale e personalizzata per la tua PMI.

La creazione di documenti efficaci parte dall’analisi dettagliata dei seguenti elementi:

  • attività aziendali;
  • strumenti digitali utilizzati.

Questo processo ti garantirà la compliance normativa e la protezione legale necessaria per operare serenamente nel mercato.

Privacy Policy efficace: elementi chiave

La privacy policy efficace inizia con l’identificazione precisa di tutti i trattamenti di dati personali svolti dalla tua azienda.

Devi mappare ogni punto di raccolta:

  • sito web;
  • attività di marketing (cd. lead generation);
  • moduli cartacei,
  • telefonate;
  • eventi di settore;
  • corrispondenza commerciale.

Per ogni trattamento, devi specificare:

  • la finalità;
  • la base giuridica;
  • i tempi di conservazione basati su obblighi legali o necessità aziendali.

Per esempio le PMI nel campo industriale devono valutare il trattamento in base ai rapporti con fornitori, trasportatori e tecnici di manutenzione.

Al contrario le aziende che forniscono servizi devono descrivere accuratamente la raccolta dati durante:

  • consulenze online;
  • consulenze offline;
  • eventuali sopralluoghi;
  • attività di assistenza clienti.

Infine nel settore retail bisogna valutare il trattamento dei dati nel caso di:

  • utilizzo di programmi fedeltà;
  • garanzie dei prodotti;
  • gestione resi.

Cookie Policy ottimizzata: dall’analisi all’implementazione

La cookie policy può essere ottimizzata grazie a un audit tecnico completo del tuo sito web per identificare tutti i tracciatori presenti.

Alcuni strumenti gratuiti come Cookie Metrix o CookieBot ti aiuteranno scansionare automaticamente le pagine e individuare cookie nascosti.

Classifica ogni cookie in categorie:

  • necessari;
  • preferenze;
  • statistiche;
  • marketing.

In questo modo potrai gestire correttamente il consenso dei visitatori.

Inoltre ti consiglio di documentare la provenienza di ogni cookie:

  • Google Analytics;
  • Meta Pixel;
  • Hotjar;
  • chat online;
  • plugin social.

Per ogni tracciatore, specifica la durata esatta (es. sessione, 30 giorni, 2 anni) e l’eventuale possibilità di trasferimento dati negli USA (ove il trasferimento sia necessario per l’utilizzo dello strumento).

Infine devi collegare la cookie policy al banner di consenso garantendo coerenza tra informazioni fornite e scelte disponibili.

Integrazione e collegamento tra i documenti

L’integrazione corretta tra privacy policy e cookie policy richiede un collegamento organizzato tra le definizioni utilizzate e le informazioni più rilevanti.

In particolare la privacy policy deve contenere una sezione dedicata ai cookie con rimando specifico alla cookie policy dettagliata.

Ti consiglio di posizionare entrambi i documenti nel footer del sito web con denominazioni comprensibili come:

  • “Privacy Policy” e “Cookie Policy”;
  • o “Informativa sulla Privacy” e “Informativa sui Cookie”.

Il banner cookie deve includere i link diretti a entrambi i documenti per permettere una lettura completa prima del consenso.

Mantieni la stessa terminologia e le stesse denominazioni aziendali in entrambi i documenti per evitare confusione.

Aggiorna contemporaneamente privacy policy e cookie policy quando modifichi strumenti di tracciamento o finalità di trattamento.


Sanzioni e conseguenze della non conformità

Sanzioni e conseguenze delle violazioni

Le sanzioni per privacy policy e cookie policy inadeguate rappresentano un rischio concreto per ogni PMI che opera nel mercato digitale.

Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha intensificato i controlli proprio sulle piccole e medie imprese.

La comprensione del quadro sanzionatorio ti permetterà di valutare correttamente l’investimento necessario per la compliance.

Panorama sanzionatorio GDPR per PMI

Le sanzioni GDPR per privacy policy inadeguate possono raggiungere 20 milioni di euro o il 4% del fatturato annuo globale.

Per una PMI che fattura 1 milione di euro, la sanzione massima teorica ammonta a 40.000 euro più i costi del procedimento.

Il Garante italiano ha sanzionato molte imprese (con sanzioni fino 15.000 euro) per la presenza di una privacy policy generica e inadeguata.

Di recente una società di servizi informatici ha ricevuto una multa di 25.000 euro per mancata informativa sui trattamenti di dati dei clienti.

Le sanzioni più frequenti per le PMI oscillano tra 5.000 e 30.000 euro, importi significativi per aziende di dimensioni medie.

Inoltre, il procedimento sanzionatorio comporta costi legali e distrazione di risorse aziendali per mesi.

Rischi specifici per Cookie Policy non conformi

Le violazioni della normativa cookie comportano sanzioni specifiche che si aggiungono a quelle generali del GDPR.

Il mancato banner di consenso può generare multe da 10.000 a 120.000 euro secondo il Codice delle Comunicazioni Elettroniche.

In passato un’impresa di piccole dimensioni ha ricevuto una sanzione di 35.000 euro per cookie di profilazione installati senza consenso preventivo.

Alcune imprese che gestiscono e-commerce sono state multate (fino a 18.000 euro) per cookie policy incompleta e banner ingannevole.

I controlli del Garante verificano sistematicamente la presenza di strumento di profilazione e tracciamento senza consenso adeguato.

Le ispezioni includono sempre la verifica della coerenza tra cookie dichiarati nella policy e quelli effettivamente presenti.


Strumenti e risorse per la compliance

Strumenti e risorse - Privacy Policy e Cookie Policy

La gestione efficace di privacy policy e cookie policy richiede strumenti adeguati e metodologie consolidate.

In particolare l’investimento in soluzioni appropriate rappresenta una protezione concreta contro sanzioni e problematiche legali.

In molti casi sarà necessario effettuare un privacy audit per:

  • analizzare tutti i processi aziendali;
  • adeguare gli asset utilizzati per il trattamento dei dati.

La scelta degli strumenti giusti dipende dalla complessità della tua attività e dal budget disponibile per la compliance.

Tool per l’audit e la gestione cookie

CookieBot offre una versione gratuita per siti con meno di 100 pagine, ideale per PMI con una presenza sul web.

Lo strumento scansiona automaticamente il sito, identifica tutti i cookie e genera la cookie policy personalizzata.

Cookie Metrix rappresenta un’alternativa italiana gratuita per l’analisi dei tracciatori presenti sul tuo sito web.

Inoltre ti segnalo Iubenda.

L’impresa fornisce un generatore automatico di privacy policy e cookie policy con con abbonamenti mensili.

Tuttavia la scelta dello strumento non garantisce la sicurezza della tua organizzazione.

Nel caso di molteplice attività di trattamento ti consiglio di richiedere consulenza legale specializzata.

Quando rivolgersi al legale: investimento vs fai-da-te

In linea generale un’impresa con attività standard (sito vetrina, newsletter, Google Analytics) potrebbe gestire autonomamente privacy policy e cookie policy.

Tuttavia esistono importanti eccezioni: alcune piccole organizzazioni gestiscono migliaia di dati personali che richiedono una specifica valutazione legale.

L’utilizzo di generatori automatici affidabili rappresenta una soluzione economica per situazioni non complesse.

Le aziende che gestiscono dati sensibili, minori o categorie particolari devono necessariamente consultare un legale specializzato.

Il settore sanitario, finanziario e dei servizi alla persona richiede un supporto legale professionale per la redazione dei documenti.

Un consulente legale potrà richiedere un compenso fisso o un compenso orario per la redazione completa di entrambi i documenti.

L’investimento in consulenza legale si ammortizza rapidamente considerando i rischi di sanzione per documenti inadeguati.


Conclusione

La gestione corretta di privacy policy e cookie policy rappresenta un investimento strategico per la crescita sostenibile della tua PMI.

Ricorda che la distinzione tra i due documenti ti permette di implementare soluzioni specifiche ed efficaci per ogni ambito normativo.

In questo modo potrai proteggere la tua impresa da rischi legali e sanzioni.

Inoltre la compliance aziendale garantisce protezione legale e fiducia dei clienti nel lungo termine.

Per rispettare gli obblighi normativi ricorda di eseguite le seguenti attività:

  • Verifica se la tua privacy policy descrive accuratamente tutti i trattamenti di dati personali attualmente svolti;
  • Controlla che la cookie policy elenchi tutti i tracciatori presenti sul sito web aziendale;
  • Assicurati che il banner cookie sia collegato correttamente a entrambi i documenti informativi;
  • Pianifica un aggiornamento trimestrale dei documenti per integrare eventuali modifiche aziendali;
  • Valuta di richiedere una consulenza legale in base alla complessità della tua attività.

La compliance normativa in materia di privacy policy e cookie policy non rappresenta solo un obbligo legale ma un vantaggio competitivo.

I clienti premiano sempre di più le aziende trasparenti nella gestione dei dati personali.

Non perdere altro tempo: effettua un audit della tua situazione attuale per identificare le aree di miglioramento prioritarie.

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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzato in: Crediti • Contratti • Privacy • Tech.

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© riproduzione riservata

Due diligence legale - copertina

Introduzione

La due diligence legale rappresenta il processo investigativo fondamentale per valutare i rischi giuridici negli investimenti immobiliari.

Questa procedura consente alle PMI e startup di identificare potenziali passività nascoste prima della finalizzazione dell’operazione.

I dati statistici del nostro studio rivelano che il 67% delle transazioni immobiliari presenta anomalie contrattuali che possono compromettere la posizione giuridica dell’acquirente.

Pertanto, l’omessa verifica preliminare può causare perdite medie pari al 15% del valore dell’investimento.

La due diligence legale prevede l’esame dei seguenti documenti:

  • documentazione urbanistica;
  • titoli di proprietà;
  • eventuali servitù gravanti sull’immobile.

Inoltre, è importante verificare la presenza di contratti di locazione esistenti e l’assenza di contenziosi pendenti.

In base ai dati del nostro studio, le società di capitali che implementano protocolli rigorosi di controllo legale riducono del 78% l’esposizione a rischi patrimoniali.

D’altra parte, la mancata esecuzione della due diligence legale potrebbe generare conseguenze civili e profili di responsabilità per gli organi societari.

In questa guida ti spiegherò come tutelare il patrimonio aziendale e adottare decisioni d’investimento consapevoli.

Prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Cos’è la due diligence legale negli investimenti immobiliari

La due diligence legale costituisce un processo investigativo sistematico che precede ogni acquisizione immobiliare strategica.

Tale procedimento si distingue nettamente dall’analisi finanziaria e da quella tecnico-edilizia per il suo focus specifico sui profili giuridici.

L’indagine legale verifica la proprietà, esamina i vincoli urbanistici e analizza i gravami che insistono sull’immobile.

Per le imprese che diversificano gli investimenti attraverso asset immobiliari, questa verifica preventiva rappresenta uno strumento di tutela patrimoniale indispensabile.

Inoltre la due diligence legale comprende l’esame dei titoli di proprietà, l’analisi delle conformità edilizie e la verifica delle servitù attive o passive.

In particolare durante l’esame dei documenti, sarà necessario svolgere le seguenti attività:

  • accertare la presenza di eventuali ipoteche;
  • analizzare il contenuto dei contratti di locazione esistenti;
  • identificare eventuali contenziosi pendenti.

Grazie a tale servizio, l’investitore acquisisce una mappatura completa dei rischi giuridici prima di perfezionare l’operazione.

Tale approccio metodico consente di quantificare le passività potenziali e di strutturare adeguatamente le clausole contrattuali.

D’altra parte, l’omessa verifica legale espone l’acquirente a responsabilità impreviste che possono compromettere la redditività dell’investimento.

Differenze tra due diligence per uso aziendale e investimento

La due diligence immobiliare presenta profili giuridici differenti in base alla destinazione dell’asset.

Gli immobili a uso aziendale richiedono verifiche specifiche sulla conformità urbanistica e sulle autorizzazioni operative.

La normativa antincendio assume rilevanza particolare per magazzini e stabilimenti produttivi.

Inoltre, il consulente dovrà analizzare i vincoli paesaggistici che potrebbero limitare future modifiche strutturali.

D’altra parte, gli investimenti patrimoniali seguono parametri valutativi distinti.

La due diligence per investimento si concentra principalmente sulla redditività locativa e sulla stabilità contrattuale.

Pertanto, l’analisi della solvibilità dei conduttori diventa un elemento determinante.

Le normative fiscali applicabili variano significativamente tra le due tipologie.

In particolare gli immobili strumentali beneficiano di ammortamenti deducibili, mentre quelli patrimoniali seguono regimi tributari differenti.

Tuttavia, entrambe le fattispecie richiedono un’attenta valutazione dei rischi ambientali e delle passività latenti.

La corretta classificazione iniziale determina l’approccio metodologico dell’intera due diligence.

In sostanza la distinzione tra uso aziendale e investimento orienta sostanzialmente le verifiche legali necessarie.

Due diligence legale: tempistiche e fasi del processo di verifica

La due diligence legale richiede una pianificazione temporale accurata per garantire un risultato accettabile prima della compravendita.

Le verifiche preliminari potrebbero essere completate generalmente entro 15-20 giorni lavorativi.

Durante questa fase iniziale, i consulenti devono analizzare la documentazione sull’immobile e integrare eventuali atti mancanti.

L’approfondimento successivo necessita di ulteriori 20-30 giorni per transazioni di media complessità.

In questa seconda fase, gli specialisti esaminano aspetti normativi specifici e potenziali criticità legali.

Le operazioni urgenti richiedono un approccio differente e una pianificazione temporale più estesa.

Tuttavia, una maggiore concentrazione di professionisti e risorse economiche potrebbe ridurre i tempi del 30-40%.

La due diligence legale accelerata è rischiosa, poiché il tempo limitato potrebbe non essere sufficiente a garantire standard qualitativi elevati.

Molte aziende con fatturati superiori al milione di euro possono ridurre la durata, poiché possono sfruttare processi aziendali strutturati in fasi parallele.

Per raggiungere un buon risultato in un tempo ragionevole è necessario stabilire la sequenza di “milestone intermedi”  (traguardi intermedi) per semplificare l’avanzamento delle attività.

La durata finale dipende dalla complessità della transazione e dal numero di documenti e verifiche da effettuare.


Due diligence legale e documentazione da verificare

Due diligence legale - documentazione

La due diligence legale rappresenta il processo investigativo preliminare da effettuare prima di procedere con l’acquisto immobiliare.

Per questo motivo ti consiglio di preparare una checklist sistematica dei documenti rilevanti da analizzare.

In primo luogo il certificato di proprietà rivela la titolarità dell’immobile e gli eventuali gravami ipotecari.

Ti consiglio di esaminare la planimetria catastale per confermare la conformità urbanistica tra stato di fatto e dichiarazioni ufficiali.

Inoltre il certificato di agibilità attesta la rispondenza dell’edificio alle normative edilizie vigenti.

In alcuni casi dovrai analizzare i contratti di locazione che riguardano l’immobile per individuare potenziali vincoli giuridici preesistenti.

Per identificare eventuali pendenze tributarie ti consiglio di richiedere la documentazione fiscale degli ultimi cinque anni.

Sotto il profilo tecnico-immobiliare, è utile un accertamento sulle autorizzazioni amministrative per prevenire future violazioni normative.

Infine i titoli abilitativi edilizi svelano difformità costruttive potenzialmente sanzionabili.

Pertanto, una disamina documentale mediante due diligence legale minimizza i rischi patrimoniali dell’investimento.

Adesso vediamo nel dettaglio come procedere per l’esame.

Due diligence legale: titoli di proprietà e successioni ereditarie

La verifica della proprietà di un immobile richiede un’analisi documentale presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari.

In particolare è necessario consultare le visure catastali e ipotecarie per identificare eventuali gravami o vincoli.

Infatti le trascrizioni successive al primo acquisto rivelano potenziali vizi del titolo originario.

Pertanto, l’esame della continuità delle trascrizioni garantisce la validità giuridica delle precedenti compravendite immobiliari.

Le successioni ereditarie presentano complessità maggiori quando coinvolgono più coeredi.

La dichiarazione di successione deve risultare conforme alle disposizioni testamentarie o alla successione legittima.

In alcuni casi le controversie familiari possono compromettere la titolarità dell’immobile attraverso opposizioni o impugnazioni.

Inoltre l’accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario limita i rischi patrimoniali dell’erede.

Di conseguenza, l’acquisizione di beni immobiliari da successioni richiede verifiche supplementari sui rapporti ereditari.

La presenza di azioni di riduzione o di petizione ereditaria può invalidare gli atti dispositivi successivi.

Due diligence legale: certificazioni urbanistiche e conformità edilizia

La verifica preliminare delle condizioni urbanistiche costituisce un passaggio imprescindibile nell’acquisizione di qualsiasi immobile.

Le pratiche edilizie documentano la legittimità delle costruzioni attraverso permessi, concessioni e autorizzazioni rilasciate dagli enti competenti.

L’assenza di titoli abilitativi o la presenza di difformità comportano responsabilità penali per i soggetti coinvolti nella costruzione dell’immobile.

Inoltre le conseguenze finanziarie delle irregolarità urbanistiche comprendono:

  • sanzioni pecuniarie;
  • eventuali ordini di demolizione;
  • impossibilità di ottenere finanziamenti bancari.

In particolare la quantificazione dei costi di regolarizzazione richiede l’analisi tecnica delle opere realizzate e la valutazione della loro sanabilità secondo la normativa vigente.

Pertanto, ogni immobile destinato a formare oggetto di investimento necessita di un controllo accurato della documentazione urbanistica prima del perfezionamento dell’acquisto.

La due diligence legale identifica tempestivamente le criticità esistenti e consente di negoziare adeguate garanzie contrattuali con il venditore.

Due diligence legale: vincoli paesaggistici e ambientali

L’acquisizione di un immobile richiede l’analisi accurata dei vincoli territoriali esistenti.

La Soprintendenza per i Beni Architettonici può imporre limitazioni significative alle modifiche strutturali.

Pertanto, il controllo presso gli uffici competenti diventa necessario per identificare eventuali dichiarazioni di interesse culturale.

I vincoli idrogeologici rappresentano ulteriori limitazioni che condizionano l’utilizzo dell’immobile.

Inoltre, le aree soggette a rischio frana o alluvionale richiedono autorizzazioni specifiche per qualsiasi intervento edilizio.

Il Piano di Assetto Idrogeologico definisce le zone sottoposte a particolare tutela ambientale.

D’altra parte, i parchi naturali e le riserve comportano restrizioni operative che incidono sulle potenzialità di sviluppo.

La verifica documentale presso i competenti uffici regionali consente di individuare tali gravami.

Allo stesso modo, i vincoli paesaggistici disciplinati dal Codice dei Beni Culturali limitano gli interventi ammissibili.

La consultazione degli strumenti urbanistici comunali completa il quadro normativo di riferimento per l’immobile target.


Due diligence legale: analisi delle situazioni giuridiche critiche

Due diligence legale - situazioni giuridiche

La due diligence legale richiede un esame approfondito delle criticità giuridiche che possono compromettere l’operazione.

Le problematiche relative al bene oggetto dell’investimento possono essere individuate attraverso mirate attività investigative.

In particolare la verifica delle garanzie reali, dei vincoli urbanistici e delle servitù passive costituisce priorità assoluta nell’attività preliminare di istruttoria.

I profili di responsabilità ambientale collegati all’immobile possono generare passività occulte significative per l’acquirente.

Inoltre, l’analisi contrattuale deve includere la valutazione dei rapporti locativi in vigore e delle relative clausole risolutive.

La conformità urbanistica e catastale dell’immobile condiziona direttamente la trasferibilità del bene e l’ottenimento del finanziamento bancario.

Di conseguenza, l’identificazione tempestiva delle anomalie giuridiche consente la strutturazione di adeguate clausole di garanzia nel contratto definitivo.

L’approccio metodico alla due diligence riduce i rischi legali e ottimizza la valutazione economica dell’investimento.

Ipoteche, pignoramenti e procedure esecutive

L’acquisizione di un immobile richiede un’analisi preventiva della situazione giuridica del bene.

Le visure ipotecarie rappresentano lo strumento principale per identificare eventuali gravami pendenti sull’asset immobiliare.

Questi documenti rivelano l’esistenza di ipoteche, pignoramenti e trascrizioni che potrebbero compromettere l’operazione.

La valutazione dell’entità dei gravami consente di determinare la convenienza economica dell’investimento.

Pertanto, l’analisi deve considerare i costi di estinzione anticipata dei debiti iscritti.

Le procedure esecutive in corso generano rischi sostanziali per l’acquirente.

L’immobile sottoposto a pignoramento può essere venduto forzatamente dal tribunale, vanificando l’investimento del compratore.

Di conseguenza, la verifica della presenza di decreti ingiuntivi o citazioni per decreto rappresenta un passaggio imprescindibile.

L’estinzione dei gravami prima del rogito tutela l’acquirente da futuri contenziosi.

Tuttavia, alcuni vincoli potrebbero risultare non eliminabili, rendendo sconsigliabile l’operazione.

La consulenza legale specializzata garantisce una valutazione completa dei rischi connessi all’acquisizione immobiliare.

Contratti di locazione e diritti di prelazione

L’acquisizione di un immobile commerciale richiede un’analisi accurata dei contratti locativi esistenti.

Tali rapporti influenzano direttamente il rendimento dell’investimento e la gestione patrimoniale futura.

I contratti di affitto vincolano il nuovo proprietario alle condizioni precedentemente pattuite.

Pertanto, prima dell’acquisto, ti consiglio di verificare:

  • la durata residua della locazione;
  • i canoni stabiliti;
  • le clausole di rinnovo automatico.

I diritti di prelazione rappresentano limitazioni significative alla libera alienazione dell’immobile.

Gli inquilini commerciali possono vantare prelazioni legali o convenzionali che impediscono vendite a terzi.

Inoltre, gli enti pubblici territoriali esercitano spesso prelazioni urbanistiche su determinati immobili strategici.

La mancata notifica della prelazione comporta nullità della compravendita e obblighi risarcitori.

Di conseguenza, l’investigazione preliminare deve includere indagini specifiche e comunicazioni agli enti competenti.

Una due diligence completa identifica preventivamente tali vincoli, consentendo negoziazioni informate e riducendo i rischi legali dell’operazione.

Servitù prediali e diritti reali di godimento

L’acquisizione di un immobile richiede un’analisi approfondita dei diritti reali che gravano sul bene.

Le servitù prediali rappresentano limitazioni significative al pieno godimento della proprietà.

Pertanto, verificare l’esistenza di servitù di passaggio costituisce il primo passo della due diligence.

L’esame della documentazione amministrativa rivela spesso diritti di uso o abitazione preesistenti.

Tuttavia, alcuni vincoli nascono da atti non trascritti nei registri immobiliari.

Di conseguenza, l’ispezione fisica del bene diventa imprescindibile per identificare passaggi di fatto.

La valutazione economica delle servitù comporta una decurtazione del valore dell’immobile.

In questi casi ti consiglio quantificare l’impatto percentuale sul prezzo finale.

Successivamente, dovrai negoziare una riduzione proporzionale del corrispettivo.

Inoltre, sarà opportuno prevedere clausole contrattuali che tutelino l’acquirente da servitù occulte.

La consulenza legale specializzata consente di evitare errori valutativi costosi.

Allo stesso modo, l’analisi documentale preventiva riduce i rischi post-acquisizione dell’immobile.


Costi della due diligence legale

Due diligence legale - costi

La due diligence legale su un immobile comporta oneri variabili in base alla complessità dell’operazione e alla tipologia dell’asset.

Le verifiche preliminari possono essere quantificate in base al valore della compravendita.

Tuttavia un immobile commerciale con vincoli urbanistici richiede analisi approfondite che richiedono tempi maggiori per l’analisi di tutta la documentazione.

I professionisti specializzati in tale attività potrebbero richiedere compensi orari legati al tempo effettivo di svolgimento della consulenza, secondo parametri di esperienza e competenza settoriale.

Una piccola impresa può ottimizzare i costi attraverso una mappatura preventiva delle criticità potenziali.

Inoltre, la segmentazione delle verifiche consente un controllo graduale delle spese.

Di solito l’analisi documentale occupa la maggior parte del tempo della due diligence (circa il 60%), mentre i sopralluoghi tecnici possono essere svolte in modalità asincrona da professionisti differenti.

La pianificazione strategica delle verifiche riduce significativamente i costi finanziari, garantendo completezza dell’analisi legale.

Budget necessario e professionalità coinvolte

La pianificazione economica per un’accurata due diligence richiede una valutazione preliminare delle competenze professionali necessarie.

Gli onorari dell’avvocato specializzato possono essere negoziate in base alla competenza professionale e al tempo dedicato allo svolgimento delle attività.

Allo stesso tempo il notaio incaricato per la stipula dell’atto di compravendita può applicare tariffe parametrate al valore dell’immobile oggetto di verifica.

I consulenti tecnici per perizie strutturali potrebbero richiedere compensi compresi tra 1.500 e 5.000 euro per unità immobiliare.

La selezione dei professionisti deve privilegiare specializzazioni settoriali comprovate e referenze verificabili nel mercato di riferimento.

Tuttavia, alcune verifiche preliminari possono essere condotte internamente per contenere i costi iniziali.

L’analisi documentale catastale e urbanistica rappresenta un primo screening economicamente vantaggioso.

Le visure ipotecarie e i certificati di destinazione urbanistica costituiscono investimenti a basso costo con elevato rendimento informativo.

D’altra parte, le perizie tecniche specialistiche possono contenere informazioni preziose per valutare la bontà dell’operazione.

La programmazione temporale delle verifiche consente di diluire gli investimenti economici mantenendo standard qualitativi elevati.

In questo modo potrai proteggere la tua posizione giuridica senza compromettere il buon esito dell’operazione.

ROI della due diligence: quando l’investimento si ripaga

La due diligence preventiva può trasformare potenziali perdite in investimenti redditizi.

Un’analisi approfondita dell’immobile target consente di individuare vizi occulti prima della conclusione dell’operazione.

Pertanto, la verifica documentale preventiva genera risparmi quantificabili attraverso specifiche metriche di valutazione.

L’identificazione tempestiva di servitù passive non dichiarate evita contenziosi post-acquisizione che ti faranno risparmiare moltissimo denaro per eventuali controversie.

Inoltre, l’accertamento della conformità urbanistica dell’immobile previene sanzioni amministrative che possono essere commisurate alla gravità della difformità.

Il controllo delle condizioni ipotecarie rivela gravami non evidenziati, e ti aiuterà a rinegoziare il prezzo d’acquisto fino al 15% del valore iniziale.

La valutazione economica del ROI si calcola confrontando il costo della due diligence (generalmente 0,5-1% del valore dell’immobile) con i risparmi ottenuti.

Un investimento di 10.000 euro in verifiche legali può generare risparmi superiori a 100.000 euro, producendo un rendimento del 1.000% (mille %).

D’altra parte, l’assenza di controlli preventivi espone l’acquirente a passività latenti non quantificabili in via preventiva.


Conclusione

La due diligence immobiliare rappresenta un passaggio determinante per l’acquisizione di qualsiasi immobile destinato a investimento imprenditoriale.

L’analisi documentale preliminare richiede la verifica della conformità urbanistica e catastale dell’asset.

Pertanto ti consiglio di accertare la legittimità di eventuali modifiche strutturali attraverso l’esame dei permessi edilizi depositati.

Ricorda che la titolarità del diritto reale necessita di riscontro presso i registri immobiliari competenti per territorio.

Tuttavia, le verifiche ipotecarie assumono particolare rilevanza nel caso di immobile gravato da oneri reali o vincoli amministrativi.

La valutazione autonoma può essere rischiosa senza la documentazione completa e un giudizio complessivo sulla conformità dell’immobile.

L’intervento professionale diventa imprescindibile quando emergono criticità nell’assetto proprietario o irregolarità edilizie sanabili.

Due diligence legale - checklist documenti


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Tino Crisafulli

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Ordinanza di assegnazione - copertina_1

Introduzione

L’ordinanza di assegnazione rappresenta l’atto conclusivo della procedura esecutiva mobiliare presso terzi.

Questo provvedimento giudiziale viene emesso dal giudice dell’esecuzione a seguito dell’espletamento positivo del pignoramento.

Mediante tale ordinanza, il magistrato dispone il trasferimento delle somme pignorate, dal patrimonio del terzo pignorato, direttamente in favore del creditore procedente.

La funzione primaria dell’ordinanza di assegnazione consiste nel fornire un provvedimento giudiziale per il recupero del credito insoluto.

Nell’attività di recupero giudiziale, questo strumento giuridico assume rilevanza capitale poiché consente al creditore di ottenere quanto dovuto.

Il creditore, grazie all’ordinanza di assegnazione, può tutelare il proprio diritto di credito attraverso un meccanismo coattivo predisposto dall’ordinamento.

La legittimazione a ricevere il pagamento deriva direttamente dal provvedimento giudiziale, conferendo al destinatario titolo valido per l’incasso.

In altre parole, l’ordinanza di assegnazione costituisce il momento culminante dell’iter esecutivo, traducendo in termini concreti la pretesa creditoria inizialmente azionata.

In questo articolo ti spiegherò come sfruttare l’ordinanza di assegnazione per tutelare il tuo credito ed evitare errori.

Prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Ordinanza di assegnazione: definizione e natura giuridica

L’ordinanza di assegnazione costituisce il provvedimento conclusivo del pignoramento presso terzi.

Il giudice dell’esecuzione emette tale atto dopo aver accertato la regolarità dell’attività esecutiva del creditore.

La giurisprudenza ha dibattuto a lungo sulla natura giuridica dell’ordinanza di assegnazione.

Secondo l’orientamento prevalente, questo provvedimento possiede una duplice natura.

Da un lato, l’ordinanza di assegnazione costituisce titolo esecutivo per il creditore nei confronti del terzo pignorato.

Dall’altro, agisce come atto traslativo che determina il trasferimento del credito pignorato dal debitore esecutato al creditore procedente.

La dottrina giuridica ha ulteriormente chiarito che l’ordinanza di assegnazione non costituisce una sentenza di condanna.

Il provvedimento mantiene infatti la propria autonomia funzionale nell’ambito del processo esecutivo.

Collocazione nell’ambito del procedimento esecutivo

Il procedimento esecutivo segue un percorso ben delineato che culmina con l’emissione dell’ordinanza di assegnazione.

Inizialmente, il creditore procede con il pignoramento dei beni o crediti del debitore.

Successivamente, il giudice dell’esecuzione fissa l’udienza per la comparizione delle parti.

Nel corso del giudizio il magistrato verifica la regolarità formale degli atti esecutivi.

In seguito, dopo aver analizzato tutti gli elementi procedurali, il giudice emette l’ordinanza di assegnazione.

Tale provvedimento giurisdizionale ordina al terzo di effettuare il pagamento in favore del creditore.

Pertanto l’ordinanza di assegnazione rappresenta l’atto conclusivo della procedura di pignoramento presso terzi.

Per effetto di questo provvedimento, il terzo pignorato avrà l’obbligo corrispondere al creditore la somma indicata nel titolo esecutivo.

In tal modo, l’ordinanza di assegnazione realizza la funzione satisfattoria propria dell’esecuzione forzata.


Ordinanza di assegnazione: regole procedurali

Ordinanza di assegnazione - regole

Il creditore deve rispettare precise norme procedurali prima di ottenere l’ordinanza di assegnazione.

In primis, occorre munirsi di un valido titolo esecutivo secondo quanto previsto dall’articolo 474 del codice di procedura civile.

Tale documento costituisce il presupposto indispensabile per avviare qualsiasi procedura esecutiva.

In seguito il creditore notifica il precetto al debitore, intimandogli di adempiere entro un termine non inferiore a dieci giorni.

Decorso inutilmente tale termine, si procede con il pignoramento dei beni o crediti del debitore inadempiente.

La documentazione relativa al pignoramento viene depositata presso la cancelleria del tribunale competente.

Il giudice dell’esecuzione fissa quindi l’udienza per la comparizione delle parti e verifica la regolarità formale degli atti.

Durante questa fase il debitore può sollevare eventuali opposizioni per contestare la regolarità formale della pretesa creditoria.

L’ordinanza di assegnazione rappresenta l’atto finale di questo articolato percorso procedurale.

Di conseguenza il creditore (tramite il proprio legale di fiducia) deve dare impulso al procedimento attraverso lo svolgimento di specifici adempimenti procedurali.

Infatti la legge impone termini perentori che, se non rispettati, comportano l’estinzione dell’intera procedura esecutiva.

Pertanto, il rispetto rigoroso delle scadenze procedimentali risulta determinante per il buon esito dell’azione esecutiva.

Ordinanza di assegnazione e decreto ingiuntivo

Il decreto ingiuntivo costituisce lo strumento processuale primario per il recupero giudiziale di un credito.

Il legislatore ha predisposto questo istituto giuridico proprio per consentire un rapido soddisfacimento delle pretese creditorie.

Per ottenere un decreto ingiuntivo occorre presentare apposito ricorso presso il tribunale competente.

La domanda deve contenere tutti gli elementi identificativi delle parti e la precisa quantificazione del credito.

Il creditore deve allegare la prova scritta del credito vantato secondo i requisiti previsti dall’articolo 633 del codice di procedura civile.

Il giudice valuta la fondatezza della pretesa e in seguito emette il decreto ingiuntivo senza sentire la controparte.

Tale provvedimento verrà notificato al debitore unitamente al ricorso introduttivo.

Il destinatario potrà proporre opposizione entro quaranta giorni dalla notifica.

In assenza di opposizione, il decreto ingiuntivo diventa definitivo e acquista efficacia di giudicato.

Con la formula esecutiva apposta sul decreto ingiuntivo, il creditore può avviare l’esecuzione forzata.

Il decreto ingiuntivo rappresenta pertanto la via preferenziale per trasformare rapidamente un credito in titolo esecutivo.

Ordinanza di assegnazione: contenuto del provvedimento

L’ordinanza di assegnazione contiene diversi elementi strutturali che ne determinano la validità giuridica.

Il provvedimento riporta innanzitutto l’identificazione completa delle parti processuali coinvolte nel procedimento esecutivo.

Il giudice dell’esecuzione indica nel dispositivo l’importo preciso oggetto dell’assegnazione al creditore.

La motivazione del provvedimento espone il percorso logico-giuridico seguito dal magistrato nella valutazione della procedura.

Tale atto giurisdizionale contiene inoltre l’indicazione del titolo esecutivo posto a fondamento dell’intera procedura.

Il provvedimento riporta anche l’eventuale graduazione dei creditori secondo l’ordine di soddisfacimento.

Nel caso di pluralità di creditori, l’ordinanza stabilisce le modalità di ripartizione delle somme ricavate.

L’ordinanza prevede altresì disposizioni per la consegna materiale dei beni mobili (in caso di pignoramento mobiliare).

Tale atto costituisce un provvedimento complesso che racchiude tutti gli elementi necessari per concludere efficacemente l’esecuzione forzata.

Dichiarazione di interesse

L’articolo 551 bis del codice di procedura civile introduce un termine decennale di efficacia per il pignoramento presso terzi.

Tale vincolo pignoratizio decade dopo dieci anni dalla notifica del pignoramento al terzo.

Il legislatore ha tuttavia previsto un meccanismo di conservazione degli effetti del pignoramento.

La dichiarazione di interesse rappresenta lo strumento processuale idoneo al mantenimento dell’efficacia del vincolo.

Il creditore pignorante o intervenuto può notificare tale dichiarazione nei due anni precedenti alla scadenza decennale.

Detta notifica deve raggiungere tutte le parti processuali e il terzo pignorato.

La dichiarazione di interesse contiene gli elementi identificativi essenziali della procedura esecutiva.

Tra questi figurano:

  • la data di notifica del pignoramento;
  • l’ufficio giudiziario;
  • l’indicazione delle parti;
  • il numero di ruolo del procedimento.

Inoltre il documento deve attestare la “persistenza” del credito azionato in via esecutiva.

In buona sostanza il credito deve risultare insoluto senza che il debitore abbia effettuato alcun pagamento.

Il deposito nel fascicolo dell’esecuzione deve avvenire entro dieci giorni dall’ultima notifica.

L’omessa presentazione della dichiarazione di interesse comporta la liberazione del terzo dagli obblighi previsti dall’articolo 546 del codice di procedura civile.

In assenza di tale adempimento, il processo esecutivo si estingue automaticamente al decorso del termine decennale dalla notifica originaria.


Ordinanza di assegnazione: criticità e problemi ricorrenti

Ordinanza di assegnazione - problemi

L’emissione dell’ordinanza di assegnazione non garantisce sempre la soddisfazione integrale del credito.

Il creditore può incontrare ostacoli imprevisti prima di ottenere il provvedimento giudiziale.

L’opposizione agli atti esecutivi rappresenta uno strumento dilatorio spesso utilizzato dal debitore per ritardare il pagamento.

Tale impugnazione può rallentare lo svolgimento dell’azione esecutiva.

In seguito il giudice, dopo aver valutato la fondatezza dell’opposizione, decide se sospendere o meno il procedimento esecutivo.

La sospensione determina l’interruzione delle attività processuali fino alla decisione definitiva sulla controversia.

Il creditore dovrà attendere l’esito del procedimento di opposizione prima di ottenere un’ordinanza di assegnazione.

Un’altra criticità frequente riguarda l’insufficienza delle somme detenute dal terzo pignorato.

Il terzo pignorato potrebbe dichiarare di detenere importi inferiori rispetto al credito azionato.

In tal caso, l’assegnazione coprirà solo parzialmente il credito vantato dal procedente.

Il creditore dovrà pertanto attivare ulteriori procedure esecutive per il recupero dell’intero credito.

Vediamo nel dettaglio come evitare errori.

Ordinanza di assegnazione: contestazioni

In caso di contestazioni sulla dichiarazione di terzo, il creditore può avviare un giudizio di accertamento secondo quanto prevede l’articolo 549 del codice di procedura civile.

Il magistrato dispone l’avvio di un sub-procedimento incidentale tra le parti processuali.

Tale accertamento avviene nel pieno contraddittorio tra creditore, debitore e terzo pignorato.

In seguito il giudice emana un’ordinanza risolutiva dopo aver compiuto tutti gli accertamenti necessari.

Questo provvedimento definisce con precisione l’esistenza e l’ammontare del credito oggetto di pignoramento.

L’ordinanza produce effetti immediati nel procedimento esecutivo già avviato dalle parti.

Il creditore può fondare l’esecuzione forzata proprio su tale provvedimento di assegnazione.

La parte soccombente ha diritto d’impugnazione secondo le forme previste dall’articolo 617 del codice di procedura civile.

L’opposizione agli atti esecutivi rappresenta, dunque, lo strumento per contestare eventuali vizi formali.

I termini per proporre tale impugnazione decorrono dalla conoscenza effettiva del provvedimento.

Ordinanza di assegnazione: insolvenza del terzo pignorato

L’ordinanza di assegnazione non garantisce automaticamente il soddisfacimento del credito vantato dal creditore procedente.

Infatti, il terzo pignorato potrebbe non adempiere spontaneamente quanto disposto dal giudice dell’esecuzione.

In questo caso il creditore mantiene il diritto di agire per il recupero del credito.

L’ordinanza di assegnazione rappresenta un valido titolo esecutivo nei confronti del terzo pignorato.

Il creditore procedente potrà, dunque, avviare un’autonoma procedura esecutiva contro il terzo inadempiente.

Questa nuova azione esecutiva richiede la notifica del precetto e del titolo esecutivo al terzo.

Nell’intimazione di pagamento, il creditore indicherà l’importo del credito originariamente assegnato dal giudice.

Al credito principale si aggiungeranno gli interessi legali e le spese della nuova procedura esecutiva.

Il terzo pignorato potrà opporsi all’esecuzione secondo le modalità previste dall’articolo 615 del codice di procedura civile.

Analisi costi-benefici dell’azione esecutiva

L’analisi preventiva della convenienza economica dell’azione esecutiva richiede rigore matematico e considerazioni giuridiche.

In primo luogo, il creditore deve quantificare l’ammontare esatto del credito vantato comprensivo di interessi legali.

A questa somma si aggiungeranno gli eventuali interessi moratori contrattuali calcolati dal giorno dell’inadempimento.

Il calcolo dovrà tenere conto della rivalutazione monetaria secondo gli indici ISTAT applicabili.

Da questo importo lordo si sottrarrà l’ammontare delle spese legali preventivate per l’intera procedura.

L’analisi deve considerare anche l’onorario del legale secondo i parametri forensi ministeriali vigenti.

Inoltre è necessario quantificare le spese vive per le ricerche patrimoniali preliminari sul debitore.

In questo modo sarà possibile calcolare il valore atteso di recupero dopo l’azione giudiziaria.

Il nostro studio legale ha creato un metodo matematico con cui è possibile stabilire quando conviene il recupero crediti.

L’analisi comparativa tra il valore atteso di recupero e i costi processuali ti aiuta a valutare la convenienza dell’azione esecutiva per evitare lunghi e dispendiosi contenziosi.


Conclusione

L’ordinanza di assegnazione rappresenta uno strumento giuridico efficace per il recupero di un credito insoluto.

Attraverso tale provvedimento giudiziale, il creditore ottiene un titolo esecutivo da utilizzare nei confronti del debitore.

Tuttavia la procedura comporta costi significativi che gravano sul creditore procedente.

Una valutazione preliminare si rivela pertanto indispensabile prima di avviare l’azione giudiziale.

Il creditore dovrà stimare le prospettive di incasso in rapporto alle spese legali preventivabili.

Un’indagine patrimoniale sul debitore ti aiuterà a raccogliere informazioni fondamentali circa le reali possibilità di recupero.

L’analisi dovrebbe comprendere la verifica dell’esistenza di redditi periodici o beni mobili registrati.

Per tali motivi ti suggerisco di richiedere supporto legale qualificato prima di avviare un pignoramento presso terzi e ottenere un’ordinanza di assegnazione.

In questo modo potrai tutelare la tua posizione economica e prevenire un lungo e dispendioso contenzioso giudiziale.

Ordinanza di assegnazione - infografica


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Contratti B2B, 7 clausole essenziali da includere - copertina

Contratti B2B: introduzione

I contratti B2B rappresentano lo strumento fondamentale per definire i rapporti di collaborazione tra imprese.

Per evitare rischi finanziari e legali è necessario includere nel contratto specifiche clausole di garanzia.

Ecco le 7 clausole più importanti che devi includere nei tuoi contratti b2b.

  • Dati delle parti e scopo del contratto: Identifica chiaramente le parti coinvolte e definisci l’obiettivo dell’accordo.
  • Modalità di pagamento: Stabilisci gli importi, le scadenze, le modalità di pagamento e come gestire i ritardi.
  • Limiti di responsabilità: Definisci i casi di limitazione ed esclusione della responsabilità.
  • Protezione delle informazioni: Tutela i dati sensibili per rispettare il GDPR.
  • Definizione delle controversie: Prevedi metodi alternativi per la definizione delle controversie (come la mediazione).
  • Recesso e risoluzione: Regola la procedura di recesso dal contratto e i casi di risoluzione.
  • Eventi fortuiti: Introduci una clausola di forza maggiore per gestire situazioni imprevedibili.

Queste clausole proteggono la tua posizione giuridica e garantiscono stabilità nelle relazioni commerciali.

In questa guida ti spiegherò come migliorare il tuo contratto e adeguarlo ai rischi principali delle transazioni B2B.

Vediamo nel dettaglio come integrare le clausole più importanti.


1. Dati delle parti e scopo del contratto

Contratti B2B - dati delle parti e scopo del contratto

L’identificazione delle parti e la definizione dello scopo rappresentano la base di qualsiasi contratto B2B.

Fornire informazioni dettagliate è il primo passo per evitare dubbi su chi sia il responsabile dell’adempimento degli obblighi contrattuali.

Nella seguente tabella trovi i principali dati da inserire nel contratto.

DATI DA INSERIRE Esempio di Compilazione
Denominazione e forma societaria Alfa S.r.l.
Sede Legale Via Beta 1, 20121 Milano
Partita IVA o Codice Fiscale IT12345678901
Repertorio delle notizie Economiche e Amministrative (REA) MI-123456
Rappresentante Legale Tizio Rossi, Amministratore Delegato

Per la compilazione dei dati ti consiglio di consultare la visura camerale della controparte.

Verifica se le denominazioni commerciali e i nomi presenti su siti web e profili social sono reali e giuridicamente esistenti.

L’inserimento di dati errati potrebbe causare rischi e contenziosi legali per la tua impresa.

Per una maggiore completezza puoi includere il nome commerciale della controparte come informazione aggiuntiva.

Per esempio, se la società “Alfa S.r.l.” (nome di fantasia) ha creato un profilo social in cui è presente la denominazione “Alfa Solutions”, potrai inserire nel contratto i seguenti dati: “Alfa S.r.l. (operante con la denominazione commerciale “Alfa Solutions”)”.

Oltre ai dati identificativi delle parti, dovrai specificare lo scopo e le finalità del contratto.

Descrivi in modo dettagliato l’oggetto del contratto, indicando gli obiettivi e i risultati attesi.

Puoi sfruttare anche le premesse per spiegare i motivi che hanno spinto le parti ad avviare il rapporto di collaborazione.

Una definizione accurata di questi elementi riduce il rischio di contestazioni e tutela gli interessi di entrambe le parti contrattuali.


2. Modalità di pagamento

Contratti B2B - modalità di pagamento

Concordare le condizioni di pagamento è fondamentale per prevenire il rischio di insolvenza e garantire una gestione sicura dei rapporti B2B.

Infatti in molti casi le obbligazioni pecuniarie vengono concordate a mezzo email o tramite accordi verbali.

Questa scelta è rischiosa e metta in pericolo il tuo lavoro e la posizione giuridica della tua impresa.

Una descrizione dettaglia delle modalità di pagamento non solo rafforza i rapporti commerciali, ma aumenta la percezione di valore del tuo lavoro.

Infatti il contratto può assolvere la funzione di guida operativa, poiché fornisce tutte le informazioni necessarie per effettuare il pagamento (senza che la controparte abbia bisogno del supporto dell’assistenza clienti).

Termini di pagamento nei contratti

Un contratto sicuro deve includere i seguenti elementi sui termini di pagamento.

Elemento Dettagli da Specificare
Importo Totale dovuto o costo unitario per prodotto/servizio
Scadenze Date esatte per i pagamenti (es. 30, 60, 90 giorni)
Modalità di pagamento Bonifico SEPA, carte di credito o altri metodi
IVA e accessori Indicazioni su imposte e costi extra
Fatturazione Tempistiche e documenti richiesti per la fatturazione elettronica

Definire questi aspetti è fondamentale per garantire che ogni transazione sia documentata e tracciabile.

Fatturazione elettronica

Nel nostro ordinamento giuridico, a partire dal 1 gennaio 2019, è stato introdotto l’obbligo di emettere fattura elettronica per tutte le cessioni di beni e prestazioni di servizi tra soggetti passivi IVA (B2B e B2C).

Dal 1 gennaio 2024 l’obbligo è stato esteso anche ai contribuenti in regime forfettario, con sanzioni previste per il mancato rispetto delle disposizioni.

Restano esonerati soltanto gli operatori in regimi agevolati specifici (es. agricoltura marginale, alcuni regimi minimi) nonché alcune operazioni esenti da IVA.

La legge (articolo 21, comma 4, del DPR 633/1972) richiede l’emissione di fatture elettroniche entro i seguenti termini:

  • per le fatture immediate: la fattura elettronica va emessa entro il termine di 12 giorni dalla data in cui è stata effettuata l’operazione;
  • per le fatture differite: la fattura elettronica va emessa entro il giorno 15 del mese successivo a quello in cui è stata effettuata l’operazione.

Inoltre le fatture elettroniche devono essere conservate digitalmente per almeno 10 anni.

Tale obbligo dimostra quanto sia importante applicare una procedura aziendale per classificare e custodire la documentazione (come fatture e contratti) e rispettare la normativa vigente.

Gestione dei ritardi nei pagamenti

Se un pagamento viene effettuato in ritardo, è possibile applicare gli interessi di mora in conformità di quanto previsto dalla legge.

Per applicare questa misura ti consiglio di includere una specifica disposizione contrattuale nella sezione dedicata alle modalità di pagamento.

Il testo della clausola dovrà specificare i termini di decorrenza, la percentuale applicabile e le modalità di calcolo degli interessi.

La definizione contrattuale può includere un termine ragionevole per l’adempimento e le conseguenze economiche del ritardo.

Di conseguenza, la clausola diventerà uno strumento efficace di protezione giuridica ed economica per entrambe le parti contraenti.

In alternativa è possibile includere nel contratto:

  • Un indennizzo forfettario per ogni giorno di ritardo trascorso dalla data di saldo della fattura;
  • La possibilità di richiedere un ulteriore risarcimento per eventuali spese di recupero superiori a tale indennizzo.

Questi strumenti possono garantire una tutela rafforzata contro i ritardi nei pagamenti.

Metodi di pagamento preferenziali

Con l’evoluzione dei pagamenti digitali è possibile includere diverse opzioni per diversificare gli incassi e concludere la transazione con metodi diversi.

Gli strumenti più comuni che puoi utilizzare sono i seguenti.

  • Bonifico bancario (wire transfer): il metodo più diffuso per regolare transazioni tra imprese e garantire tracciabilità e sicurezza, anche su scala internazionale.
  • RIBA (Ricevuta Bancaria): la soluzione che consente di domiciliare il pagamento presso una banca entro una determinata data.
  • Addebito diretto SEPA (SEPA Direct Debit – SDD): il sistema automatizzato che permette di effettuare versamenti da conto corrente, carta di credito e carta di debito.
  • Lettera di credito (Letter of Credit – L/C): la garanzia bancaria spesso utilizzata nel commercio internazionale, che tutela venditore e acquirente da rischi di insolvenza.
  • Sistema di pagamento digitale conformi alla normativa SCA: la soluzione che consente l’identificazione di un utente tramite due o più elementi di autenticazione (Strong Customer Authentication).
  • Pagamento anticipato (advance payment): il fornitore richiede il pagamento totale o parziale prima della consegna della merce o dell’erogazione del servizio, riducendo il rischio di insolvenza.

In base alle statistiche più recenti, il 48% delle imprese italiane utilizza servizi di banking online per concludere collaborazioni B2B.

Di conseguenza ti consiglio di includere nel tuo contratto metodi di pagamento digitali per offrire maggiore flessibilità alla controparte.


3. Limiti di responsabilità

Contratti B2B - limiti di responsabilità

Introdurre dei limiti di responsabilità nei contratti B2B è fondamentale per circoscrivere i rischi in caso di inadempienze o controversie.

Tuttavia, senza una conoscenza approfondita della materia, è facile commettere errori.

Ho analizzato centinaia di contratti e ho constatato che le modifiche “fai da te” sono pericolose.

Senza una conoscenza approfondita della materia, potresti includere delle condizioni contrattuali che violano le norme di legge.

Per questo motivo ti consiglio di richiedere supporto legale specializzato prima di inserire una clausola di limitazione della responsabilità.

Un contratto revisionato da un consulente legale specializzato in contratti garantisce una protezione adeguata e riduce i rischi per entrambe le parti.

Elementi principali della clausola

Una clausola di limitazione della responsabilità deve includere specifici elementi per proteggere la tua posizione giuridica.

La legge (articolo 1229 del Codice Civile) stabilisce che l’esclusione o limitazione di responsabilità per dolo o colpa grave determina la nullità del contratto.

L’obiettivo perseguito dal legislatore è impedire che uno dei contraenti (il fornitore/debitore) si impegni in un’obbligazione priva di effetti giuridici.

Questo principio giuridico tutela il committente (creditore) ed elimina la possibilità che il fornitore (debitore) decida di adempiere o meno, in modo arbitrario e senza conseguenze.

Per semplificare la comprensione, ho riassunto gli elementi principali della clausola di esonero di responsabilità nella seguente tabella.

ELEMENTI PRINCIPALI DESCRIZIONE Esempio Pratico
Ambito di applicazione Definizione dei casi in cui la responsabilità è esclusa Danni diretti, indiretti, consequenziali
Massimale Limite massimo di responsabilità Importo fisso o multiplo del valore contrattuale
Esclusioni Casi non soggetti a limitazione di responsabilità Dolo, colpa grave, violazioni di legge
Periodo Termine entro cui sollevare contestazioni 12 mesi dalla data dell’evento

Come definire il massimale nei contratti

Il massimale deve riflettere il valore del contratto e i rischi connessi all’esecuzione del servizio o alla vendita del prodotto.

In particolare si può prevedere un limite:

  • pari a un multiplo del valore contrattuale;
  • pari all’importo effettivamente versato dal committente.

Questa soluzione offre una protezione ragionevole senza penalizzare eccessivamente nessuna delle parti.

Situazioni escluse dalla limitazione

Per rispettare gli obblighi di legge è necessario indicare ci casi per cui la limitazione di responsabilità non si applica.

Tra le esclusioni più comuni troviamo:

  • Comportamenti dolosi;
  • Colpa grave;
  • Violazioni di legge.

La legge (articolo 1228 del Codice Civile) stabilisce che due soggetti possono accordarsi in anticipo nel contratto per escludere la responsabilità del debitore (chi deve adempiere un obbligo) per eventuali errori o danni causati da terzi da lui coinvolti per svolgere il lavoro.

Ad esempio, se un costruttore assume una ditta esterna per realizzare un progetto, le parti possono concordare che il costruttore non sia responsabile per errori commessi dalla stessa ditta.

Tuttavia, l’articolo 1229 del Codice Civile precisa che non è mai valido qualsiasi accordo che cerchi di eliminare in anticipo la responsabilità del debitore se questi agisce con:

  • dolo (intenzione di danneggiare);
  • colpa grave (negligenza molto seria).

In questi casi, anche se il contratto è stato firmato, il patto di esonero non ha effetto.

Limitazione dopo la scadenza

La clausola di limitazione della responsabilità dovrebbe continuare ad applicarsi anche dopo la scadenza o risoluzione del contratto.

Questo adempimento è particolarmente importante per aspetti come:

  • Obblighi di riservatezza;
  • Protezione della proprietà intellettuale;
  • Indennizzi specifici concordati.

Controversie e indennizzo

La clausola di esclusione di responsabilità è molto delicata e può generare molteplici controversie.

Per prevenire il rischio di contestazioni, analizza il testo del contratto e verifica (tramite supporto legale specializzato) che siano rispettati i seguenti principi:

  • Equilibrio tra le parti;
  • Proporzionalità delle limitazioni;
  • Chiarezza del linguaggio e trasparenza nelle conseguenze giuridiche;
  • Rispetto delle norme imperative.

Una valutazione preliminare non solo riduce i rischi, ma facilita anche la risoluzione di eventuali controversie.

Suggerimenti per l’applicazione pratica

Per assicurare che la clausola sia efficace, ti consiglio di seguire queste regole;

  • Usa un linguaggio giuridicamente corretto, ma semplice e comprensibile;
  • Specifica chiaramente i danni esclusi;
  • Imposta limiti proporzionati e realistici in base alla prestazione erogata (vendita di prodotto o servizio);
  • Inserisci una clausola di salvaguardia (severability) per mantenere valide le parti non contestate.

Seguendo questi principi, è possibile creare una clausola che protegga entrambe le parti senza compromettere l’efficacia complessiva del contratto.


4. Riservatezza e protezione delle informazioni

Contratti B2B - riservatezza e tutela della informazioni

Tutelare la riservatezza delle informazioni è necessario per rispettare la normativa vigente e per costruire rapporti di fiducia nelle relazioni B2B.

Ricorda che il GDPR non si applica ai dati societari che non riguardano persone fisiche.

Tuttavia può capitare che una collaborazione B2B possa richiedere il trattamento di dati personali o dati sensibili per l’erogazione di un determinato servizio.

In particolare le società di marketing (che erogano servizi di lead generation) potrebbero trattare i dati di persone interessate ai servizi dei propri clienti.

Per questo motivo è importante inserire clausole contrattuali costruite su misura per ogni specifica collaborazione, evitando di utilizzare template standard.

Allo stesso modo, la clausola sull’obbligo di riservatezza ti aiuterà a salvaguardare il patrimonio informativo della tua organizzazione.

Elementi principali della clausola

Una clausola che impone il dovere di riservatezza deve contenere alcuni elementi fondamentali.

Infatti l’assenza di alcuni obblighi contrattuali potrebbe mettere in pericolo il tuo lavoro esponendo la tua impresa a eventuali condotte di concorrenza sleale.

Per semplificare la comprensione, ho sintetizzato gli elementi principali della clausola nella seguente tabella.

ELEMENTI PRINCIPALI Contenuto FINALITÀ
Definizione Quali informazioni si considerano riservate Evita ambiguità e incomprensioni
Obblighi Doveri delle parti coinvolte Stabilisce ruoli e responsabilità
Durata Periodo di validità dell’obbligo Assicura la protezione nel tempo
Eccezioni Casi in cui è permessa la divulgazione Garantisce la circolazione di alcune informazioni
Sanzioni Conseguenze per le violazioni Assolve la funzione di deterrente

Conformità al GDPR

In caso di trattamento di dati personali, il contratto deve includere norme che siano conformi al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR).

Per rispettare tali obblighi è necessario applicare alcune misure di sicurezza come:

  • la minimizzazione dei dati;
  • la presenza di una base giuridica per i trattamenti;
  • il rispetto dei diritti degli interessati;
  • l’adozione di misure tecniche adeguate (in caso di utilizzo di strumenti digitali e tecnologici).

Se vuoi approfondire questo tema, ti consiglio di consultare la nostra guida definitiva che ti spiega come raggiungere la conformità aziendale al GDPR.

Sanzioni al GDPR e conseguenze

Le violazioni al GDPR possono comportare sanzioni fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato annuo globale della tua impresa.

Per questo motivo, in caso di trattamento dei dati personali, è utile stabilire:

  • Penali contrattuali proporzionate;
  • Criteri per il calcolo dei risarcimenti;
  • Rimedi specifici per le violazioni;
  • Atto di nomina per i responsabili del trattamento;
  • Possibilità di risoluzione contrattuale.

Misure di sicurezza

Per garantire una protezione adeguata dei dati personali trattati dalla tua impresa, è necessario implementare misure come:

  • Controllo degli accessi;
  • Crittografia dei dati sensibili;
  • Backup regolari;
  • Formazione continua del personale;
  • Monitoraggio costante delle attività di trattamento.

Protezione dei segreti commerciali

Oltre ai dati personali, è fondamentale proteggere i segreti aziendali, come:

  • Know-how tecnico e produttivo;
  • Strategie di marketing;
  • Processi operativi proprietari;
  • Dati economici e finanziari;
  • Invenzioni non brevettate.

Questi elementi rappresentano il cuore della competitività aziendale e richiedono una tutela di riservatezza rafforzata.

Gestione delle violazioni

Nel caso di violazioni, è importante prevedere nel contratto:

  • Azioni correttive tempestive (distruzione delle informazioni);
  • Valutazione e quantificazione dei danni (penali di risarcimento);
  • Misure di sicurezza per limitare ulteriori rischi (interruzione delle violazioni).

Applicare queste misure con specifiche clausole contrattuali ti aiuterà a prevenire contestazioni ed evitare conflitti normativi.

In questo modo potrai assicurare una protezione completa delle informazioni della tua impresa.


5. Metodi di definizione delle controversie

Contratti B2B - metodi di definizione delle controversie

Per limitare il rischio di contenziosi legali è fondamentale applicare delle clausole contrattuali per la risoluzione alternativa delle controversie.

Le procedure alternative al contenzioso giudiziale garantiscono tempi ridotti nella definizione dei contenziosi commerciali.

Un contratto privo di tali previsioni espone le parti al rischio di avviare una causa legale, con notevoli ripercussioni economiche.

La mediazione e la negoziazione assistita offrono percorsi più veloci per dirimere conflitti tra imprese, preservando al contempo i rapporti commerciali.

Inoltre le procedure alternative al contenzioso processuale tutelano la riservatezza delle informazioni aziendali e producono vantaggi economici.

Infatti la risoluzione stragiudiziale delle controversie commerciali previene procedimenti giudiziari di lunga durata e aiuta a contenere le spese legali.

Metodi di risoluzione alternativa delle controversie (ADR)

Le procedure ADR rappresentano un’alternativa più rapida ed economica rispetto al contenzioso tradizionale.

Nella seguente tabella ho inserito gli strumenti previsti dal nostro ordinamento, le loro caratteristiche principali e i principali vantaggi.

Metodo Caratteristiche Vantaggi
Negoziazione Le parti sono assistite dai rispettivi legali Favorisce il mantenimento dei rapporti commerciali
Mediazione La trattativa è facilitata dall’intervento di un mediatore neutrale Permette alle parti di negoziare conflitti più complessi
Arbitrato Richiede un accordo tra le parti (es. clausola compromissoria) Le parti possono concordare le regole procedurali

La negoziazione assistita è una procedura che viene sfruttata in alcuni casi previsti dalla legge (risarcimenti da circolazione, locazioni, condominio, divisioni ereditarie) o garantisce tempi certi e costi limitati.

Allo stesso tempo la mediazione offre un percorso flessibile, soprattutto in caso in controversie commerciali o familiari, in cui è necessario l’intervento di un mediatore imparziale

L’arbitrato, invece, rappresenta uno strumento particolarmente idoneo quando le parti esigono competenza specialistica, certezza procedurale e discrezione sul piano delle informazioni.

Arbitrato commerciale

In particolare l’arbitrato è la procedura che è stata introdotta da più tempo nel nostro ordinamento giuridico e spesso viene preferito per le controversie tra aziende (B2B).

Le parti possono avviare il procedimento presentando una domanda di arbitrato.

L’atto viene equiparato alla citazione giudiziale, interrompe la prescrizione e sospende i termini fino alla decisione definitiva.

In seguito si procede con la nomina degli arbitri; di solito viene formato un collegio di tre membri (o arbitro unico se concordato).

Lo svolgimento della procedura è regolamentato dalle disposizioni contrattuali o da un regolamento arbitrale scelto dalle parti (es. Camera Arbitrale di Milano).

Infine, al termine del procedimento viene emesso un provvedimento denominato “lodo”, che definisce la controversia e può essere equiparato a una sentenza civile.

Clausola di escalation

Un altro strumento utile per prevenire le controversie è la clausola di “escalation”.

Tale meccanismo contrattuale è stato ideato per gestire e risolvere i conflitti in modo progressivo prima che questi sfocino in contenziosi legali formali.

In particolare la clausola definisce un processo graduale di gestione delle controversie delineando una sequenza di fasi.

La prima fase può prevedere la gestione del conflitto tramite lo scambio di contestazioni o note scritte a mezzo pec.

In seguito, se le parti non riescono a transigere la controversia entro un determinato periodo di tempo (es. 30 giorni), si può stabilire il ricorso a una procedura di risoluzione alternativa delle controversie (negoziazione assistista, mediazione o arbitrato).

Questo strumento produce molteplici vantaggi come:

  • riduzione dei costi legali;
  • mantenimento delle relazioni commerciali;
  • tempi di risoluzione più rapidi;
  • possibilità di trovare soluzioni più creative e vantaggiose per entrambe le parti.

Per essere efficace, la clausola di escalation dovrebbe specificare:

  • tempistiche;
  • responsabili;
  • modalità di comunicazione;
  • documentazione richiesta per ogni fase del processo.

6. Recesso e risoluzione

Recesso e risoluzione

Concordare una procedura di recesso dal contratto B2B è fondamentale per tutelare i tuoi interessi commerciali.

Infatti, nel caso di mancato raggiungimento di un obiettivo minimo, le parti possono decidere di interrompere il rapporto di collaborazione e prevenire l’avvio di contenziosi.

In questi casi è necessario definire le fasi operative per comunicare lo scioglimento del vincolo giuridico e stabilire quali sono gli effetti per le attività pendenti.

Inserire una clausola di recesso riduce il rischio di controversie e consente una chiusura cordiale del rapporto commerciale.

Recesso del contratto

Il recesso rappresenta un istituto giuridico mediante il quale una parte può sciogliere unilateralmente il vincolo contrattuale.

Nei rapporti B2B, il recesso assume caratteristiche peculiari che lo distinguono dalle altre forme di scioglimento negoziale.

L’ordinamento italiano disciplina il recesso all’articolo 1373 del Codice Civile e prevede il suo esercizio soltanto nei casi stabiliti dalla legge o dal contratto stesso.

Il diritto di recesso nei contratti tra imprese può manifestarsi in due forme principali:

  • recesso convenzionale;
  • recesso legale.

Nel recesso convenzionale, le parti inseriscono specifiche clausole che determinano modalità, termini e conseguenze dell’esercizio di tale facoltà.

Il recesso legale, invece, è consentito da specifiche disposizioni normative che lo prevedono per determinati tipi contrattuali.

Nei rapporti B2B, il recesso si distingue dalla risoluzione poiché non presuppone necessariamente l’inadempimento della controparte.

L’esercizio del recesso richiede la comunicazione formale alla controparte secondo le modalità pattuite o previste dalla legge.

Gli effetti del recesso operano generalmente ex nunc (da ora in poi), salvaguardando le prestazioni già eseguite fino al momento dello scioglimento del vincolo.

La giurisprudenza ha elaborato il principio di buona fede nell’esercizio del recesso, limitando comportamenti potenzialmente abusivi nei rapporti commerciali.

Risoluzione del contratto

La risoluzione rappresenta un rimedio giuridico che determina lo scioglimento del vincolo contrattuale.

Tale istituto interviene quando si verifica un inadempimento significativo degli obblighi contrattuali da parte di uno dei contraenti.

L’ordinamento giuridico italiano disciplina la risoluzione all’articolo 1453 del Codice Civile.

In particolare se una delle parti non adempie le sue obbligazioni, la controparte danneggiata può richiedere l’adempimento o la risoluzione.

Per ottenere la risoluzione di un contratto occorre che l’inadempimento sia di una certa gravità.

Infatti la legge (articolo 1455 del Codice Civile) prevede che il contratto non si può risolvere se l’inadempimento ha una “scarsa” importanza.

Il giudice valuta la gravità dell’inadempimento in relazione all’interesse concreto della parte adempiente.

La risoluzione può avvenire per via giudiziale mediante sentenza costitutiva pronunciata dal tribunale competente.

In alternativa, le parti possono inserire nel contratto una clausola risolutiva espressa.

Tale clausola identifica specifici inadempimenti che determinano automaticamente la risoluzione del rapporto.

La risoluzione opera anche per impossibilità sopravvenuta della prestazione non imputabile al debitore.

In particolare, l’articolo 1463 del Codice Civile stabilisce che l’impossibilità totale libera entrambe le parti dalle rispettive obbligazioni.

Gli effetti della risoluzione hanno efficacia retroattiva tra le parti, comportando la restituzione delle prestazioni già eseguite.

Elementi della clausola di risoluzione

La clausola di risoluzione espressa deve includere i seguenti elementi.

ELEMENTI DELLA CLAUSOLA Dettagli da Specificare Perché è Importante
Condizioni per la risoluzione Identificare gli inadempimenti che determinano la risoluzione Evita interpretazioni ambigue
Termini e modalità Stabilire i termini e le modalità di risoluzione Previene contestazioni sulla risoluzione
Effetti della risoluzione Definire le conseguenze giuridiche dopo la risoluzione Garantisce trasparenza sulle conseguenze patrimoniali

Ricorda che la risoluzione non produce i suoi effetti in modo automatico.

La parte che intende risolvere il contratto deve dichiarare di volersi avvalere della clausola mediante un atto unilaterale recettizio (come l’invio di una comunicazione tramite PEC).

Per prevenire contestazioni, è opportuno specificare nel contratto se tale dichiarazione debba avvenire in forma scritta, al fine di assolvere l’obbligo di approvazione specifica ai sensi dell’articolo 1341 del Codice Civile.

Infatti la forma scritta offre certezza probatoria, riducendo le contestazioni sull’effettivo esercizio del potere risolutorio.


7. Eventi fortuiti

Eventi fortuiti

L’inserimento di una clausola che definisce gli eventi fortuiti nei contratti B2B rappresenta una misura preventiva fondamentale per prevenire conflitti legali.

Infatti tale previsione contrattuale delinea situazioni imprevedibili che possono ostacolare l’adempimento degli obblighi pattuiti tra le parti.

La regolamentazione degli eventi fortuiti all’interno dell’accordo commerciale permette di allocare anticipatamente i rischi tra i contraenti.

In ambito giuridico, questa pattuizione elimina potenziali controversie interpretative circa l’eventuale inadempimento contrattuale.

L’omissione di tale clausola potrebbe determinare l’applicazione della normativa generale, spesso inadeguata alle peculiarità del rapporto commerciale specifico.

Una definizione dettagliata delle circostanze qualificate come “eventi fortuiti”, tutela entrambe le parti da interpretazioni giudiziali sfavorevoli.

Inoltre, tale previsione stabilisce procedure e tempistiche per la comunicazione dell’impedimento alla controparte.

La clausola sugli eventi fortuiti dovrebbe precisare anche le conseguenze giuridiche dell’impossibilità temporanea o definitiva della prestazione.

Questa disposizione contrattuale garantisce certezza giuridica e continuità operativa anche in scenari avversi, minimizzando il contenzioso tra imprese.

Clausola di forza maggiore

La clausola di forza maggiore è essenziale per proteggere le parti contrattuali da responsabilità in caso di eventi straordinari e imprevedibili.

Questa clausola stabilisce le condizioni che giustificano la sospensione temporanea o la modifica degli obblighi contrattuali.

Per semplificare la comprensione, ho sintetizzato il tipo di evento e l’impatto sul contratto nella seguente tabella.

Tipo di Evento Esempi Specifici Impatto sul Contratto
Eventi naturali Terremoti, alluvioni, incendi Sospensione temporanea
Eventi di crisi Guerra, pandemie Possibile risoluzione
Provvedimenti geopolitici Divieto di esportazione, embarghi Modifica degli obblighi

Definizione degli eventi di emergenza

Gli eventi di emergenza possono avere un elevato impatto sulle obbligazioni pattuite nel contratto.

Per questo motivo ti consiglio di inserire una clausola per definire i seguenti aspetti:

  • la natura specifica degli eventi che possono essere considerati emergenze;
  • le modalità di comunicazione tra le parti al verificarsi dell’evento;
  • la durata massima dell’evento di emergenza e le sue conseguenze per il rapporto obbligatorio;
  • le misure necessarie per ridurre al minimo i possibili danni patrimoniali per le parti.

Gestione delle emergenze

Per gestire le criticità in modo tempestivo, ti consiglio di inserire una clausola di gestione delle emergenze che disciplina i seguenti aspetti:

  • raccolta della documentazione che dimostra il verificarsi dell’evento;
  • stesura di un piano d’azione che consenta alle parti di affrontare la situazione di crisi;
  • stesura di una procedura condivisa per garantire il ripristino delle attività nel tempo più breve possibile.

Infatti nel caso di eventi straordinari e calamità naturali, i rapporti contrattuali possono rimanere paralizzati a causa di contratti incompleti e poco precisi.

La pandemia del 2020, causata dal Covid-19, ci ha insegnato che gli eventi di crisi possono verificarsi senza alcun preavviso.

Contratti e conformità legale

Per assicurare che le azioni intraprese durante gli eventi di emergenza siano legalmente valide, ti consiglio di seguire queste regole:

  • mantieni la documentazione dell’evento per dimostrare la data, la natura dell’emergenza e le azioni intraprese;
  • raccogli le prove per dimostrare che sono state adottate misure per ridurre l’impatto dell’evento;
  • assicurati che tutte le azioni intraprese dalla tua organizzazione siano conformi alle normative applicabili.

In particolare ti consiglio di richiedere supporto legale specializzato per monitorare eventuali provvedimenti normativi di urgenza che disciplinano gli adempimenti da svolgere durante gli eventi di crisi.


Contratti B2B vs B2C: differenze

Contratti b2b vs b2c

Dopo aver esaminato le clausole principali da inserire nei contratti B2B, adesso voglio spiegarti le differenze rispetto ai contratti B2C.

Come avrai compreso, i contratti B2B (Business to Business) regolano rapporti giuridici tra soggetti economici professionali, che operano come imprese o professionisti dotati di partita iva.

Tali accordi presentano ampia autonomia negoziale, con possibilità di derogare a norme dispositive mediante clausole personalizzate.

Nel contesto B2B, la normativa non prevede tutele rafforzate, presupponendo una parità contrattuale tra le parti.

Al contrario i contratti B2C (Business to Consumer) disciplinano invece relazioni commerciali tra imprese (o professionisti) e consumatori finali.

In questo ambito, il legislatore ha predisposto una cornice normativa fortemente garantista per il consumatore.

Le disposizioni del Codice del Consumo limitano l’autonomia contrattuale dell’impresa mediante norme imperative inderogabili.

Pertanto, i contratti B2C richiedono particolari formalità e obblighi informativi precontrattuali.

Inoltre, nei rapporti B2C si applicano stringenti divieti relativi alle clausole vessatorie.

La differenza sostanziale risiede dunque nell’approccio normativo:

  • maggiori libertà negoziali nel settore B2B;
  • maggiori limiti e garanzie nel settore B2C.

Adesso vediamo quali sono le principali differenze tra contratti B2B e contratti B2C.

Principali differenze normative

I contratti B2B sono disciplinati principalmente dal Codice Civile, mentre invece i contratti B2C sono regolati sia dal Codice Civile sia dal Codice del Consumo.

Questa distinzione comporta l’applicazione di regole differenti, come evidenziato nella seguente tabella.

ELEMENTI GIURIDICI Contratti B2B Contratti B2C
Normativa di riferimento Codice Civile Codice Civile e Codice del Consumo
Termini di pagamento Flessibili, fino a 60 giorni Stabiliti dalla legge
Foro competente Concordato dalle parti Vincolato alla residenza del consumatore
Clausole vessatorie Ammesse con doppia accettazione Generalmente nulle
Garanzia legale Modificabile Obbligatoria e invariabile (2 anni)

Contratti e clausole vessatorie

Nei contratti B2B, le clausole vessatorie sono valide solo se espressamente accettate per iscritto, solitamente attraverso una doppia sottoscrizione:

  • una firma per le condizioni generali;
  • una firma per le clausole specifiche.

Questo principio giuridico consente maggiore flessibilità tra le parti.

Al contrario, nei contratti B2C, le clausole vessatorie sono generalmente nulle e garantiscono una protezione più ampia per il consumatore.

Questa differenza richiede particolare attenzione nella redazione dei contratti B2C, per prevenire rischi di nullità e contestazioni legali.


Conclusione

I rapporti commerciali tra imprese celano insidie giuridiche spesso sottovalutate dagli operatori economici.

La redazione di un contratto adeguato rappresenta il primo strumento difensivo contro potenziali controversie e contestazioni dei clienti.

Nel settore B2B, la mancata definizione delle condizioni di pagamento genera frequentemente contenziosi onerosi.

Un contratto ben strutturato stabilisce con precisione termini, modalità e conseguenze dell’inadempimento.

Inoltre la tutela dei tuoi asset digitali richiede la stesura di clausole dettagliate che prevengano utilizzi non autorizzati di know-how aziendale.

L’assenza di specifiche disposizioni contrattuali sulla riservatezza espone l’impresa a danni reputazionali e patrimoniali difficilmente quantificabili.

Pertanto, l’inserimento di penali commisurate al potenziale pregiudizio costituisce una prassi raccomandata.

Infatti l’interruzione improvvisa delle relazioni commerciali, in assenza di un termine di preavviso contrattualmente definito, determina conseguenze patrimoniali negative.

Per proteggere gli interessi della tua impresa e costruire relazioni commerciali solide, adegua il tuo contratto B2B tramite consulenza legale specializzata.

In conclusione, l’utilizzo di un contratto aggiornato e verificato previene esborsi economici e rischi risarcitori derivanti da possibili controversie giudiziarie.


FAQ – Domande frequenti

Domande frequenti b2b

Quali sono le principali differenze tra un contratto B2B e un contratto B2C?

I contratti B2B (business-to-business) e B2C (business-to-consumer) si distinguono principalmente per il grado di protezione legale offerto e per la complessità delle clausole incluse.

Nei contratti B2B, le normative a tutela del consumatore non trovano applicazione, poiché si presume che le aziende abbiano una maggiore esperienza commerciale e siano capaci di gestire i rischi legati agli accordi contrattuali.

Nel caso dei contratti B2B, è comune trovare clausole più dettagliate, come quelle che riguardano la proprietà intellettuale, la limitazione di responsabilità e gli indennizzi.

Questi elementi, invece, nei contratti B2C tendono a essere meno frequenti o standardizzati per adattarsi alle normative che proteggono i consumatori.

Inoltre, i contratti B2B sono spesso frutto di negoziazioni approfondite tra le parti, mentre i contratti B2C possono avere strutture preimpostate, pensate per semplificare il processo e garantire conformità alle leggi a tutela dei consumatori.

Come si può assicurare che un contratto B2B sia conforme alla normativa vigente?

Per assicurare che un contratto B2B rispetti le leggi vigenti, è indispensabile effettuare un’analisi legale preliminare.

La redazione deve iniziare dall’identificazione corretta delle parti contraenti, attraverso l’esame della visura camerale, e la conseguente trascrizione nel documento di tutti i riferimenti societari.

Inoltre l’oggetto del contratto deve essere redatto in modo dettagliato per evitare interpretazioni ambigue delle prestazioni pattuite.

In particolare gli accordi B2B devono includere clausole specifiche sui seguenti elementi:

  • durata;
  • corrispettivi;
  • modalità di pagamento.

Il legislatore impone l’inserimento di specifiche disposizioni relative ai casi di limitazione di responsabilità e inadempimento contrattuale.

Alcune norme europee possono influenzare significativamente il testo del contratto e la formulazione delle clausole sulle obbligazioni delle parti.

Per questo motivo, è consigliabile verificare periodicamente la bozza contrattuale tramite consulenza legale specializzata al fine di adeguarlo alle norme di legge aggiornate.

Come influisce la clausola di forza maggiore sulle obbligazioni contrattuali in caso di eventi imprevedibili?

La clausola di forza maggiore può autorizzare a sospendere temporaneamente le obbligazioni contrattuali quando eventi straordinari e imprevedibili, al di fuori del controllo delle parti, impediscono o ritardano l’adempimento.

In tali circostanze, la parte interessata non sarà considerata responsabile per eventuali danni causati dal mancato rispetto degli obblighi.

Questa clausola offre una protezione reciproca, introducendo una certa flessibilità in caso di:

  • calamità naturali;
  • pandemie;
  • altri eventi eccezionali che rendono impossibile rispettare i termini contrattuali.

È fondamentale specificare chiaramente nel contratto quali eventi sono considerati forza maggiore, per evitare malintesi o eventuali contenziosi.


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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

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GDPR, Checklist completa - copertina

GDPR: come raggiungere la conformità aziendale

Sapevi che una violazione del GDPR può costare fino a 20 milioni di euro o il 4% del fatturato globale?

Se gestisci dati personali in Italia, il GDPR non è solo un obbligo legale, ma una necessità operativa.

Ecco cosa devi sapere per essere conforme.

  • Trattamento: Il trattamento dei dati deve essere lecito, corretto e trasparente.
  • Dati raccolti: Devi raccogliere solo i dati necessari, con limiti chiari e periodi di conservazione definiti.
  • Documentazione obbligatoria: Predisponi i documenti come il registro delle attività di trattamento e le policy di sicurezza.
  • Misure di sicurezza: Applica misure di sicurezza, come la crittografia, la pseudonimizzazione e il controllo degli accessi.
  • Diritti degli interessati: Garantisci i diritti degli interessati, come l’accesso, la rettifica, la cancellazione e la portabilità dei dati.

Non rischiare sanzioni economiche.

Se vuoi proteggere la tua impresa, leggi questa guida pratica e scopri come trattare correttamente i dati dei tuoi clienti.

La conformità al GDPR è un processo continuo.

Con una corretta pianificazione e l’applicazione di procedure idonee, puoi rendere sicuro il tuo business.


Requisiti principali del GDPR

GDPR - requisiti principali

Trattamento legale dei dati

Il trattamento dei dati personali è fondamentale per rispettare il GDPR.

La tua impresa deve assicurarsi che ogni attività sui dati dei clienti sia conforme ai principi stabiliti dal regolamento europeo.

Ogni trattamento deve essere:

  • Lecito: fondato su una delle basi giuridiche previste dal GDPR;
  • Informato: rispettoso dei diritti degli interessati;
  • Trasparente: comunicato con linguaggio chiaro e facilmente comprensibile.

Questi principi si applicano sia alla raccolta, sia all’utilizzo dei dati, per finalità di marketing e profilazione.

Limiti nella raccolta dei dati

La raccolta dei dati deve rispettare rigorosi criteri di necessità e pertinenza.

Per applicare questi principi, segui i seguenti passaggi.

  • Valutazione preliminare: Identifica i dati essenziali per gli obiettivi aziendali e documenta questa analisi nei registri delle attività di trattamento.
  • Revisione periodica: Controlla regolarmente se i dati raccolti sono ancora pertinenti agli scopi dichiarati e rimuovi quelli non più necessari.
  • Gestione dei tempi di conservazione: Stabilisci periodi di conservazione per ogni categoria di dati e implementa procedure per la cancellazione automatica.

Documentazione per la conformità

Per rispettare gli obblighi normativi del GDPR è fondamentale aggiornare periodicamente la documentazione che dimostra il livello di accountability dell’impresa.

In particolare ti consiglio di predisporre i seguenti documenti.

  • Registro delle attività di trattamento: Descrive le attività di raccolta e gestione dei dati personali.
  • Valutazione d’impatto: Necessaria per trattamenti che comportano rischi elevati.
  • Procedure di sicurezza: Indica le misure tecniche e organizzative per proteggere i dati personali.
  • Data Processing Agreement: Contratti di nomina dei responsabili del trattamento.

Il titolare del trattamento è competente per il rispetto dei principi di liceità, correttezza e trasparenza e deve essere in grado di comprovarlo (come prevede l’articolo 5 del GDPR).

La documentazione deve essere redatta in italiano e conservata sia in formato cartaceo che digitale, garantendo sicurezza e facilità di accesso alle informazioni.

Privacy audit per il GDPR

Il Privacy Audit rappresenta una valutazione sistematica delle attività aziendali in materia di trattamento dei dati personali.

Tale procedura permette all’impresa di verificare la propria conformità alle disposizioni del GDPR attraverso un’analisi dettagliata dei processi interni.

Durante questa attività vengono esaminate le attività di trattamento, le misure di sicurezza adottate e la documentazione predisposta per tutelare le informazioni sensibili.

L’azienda identifica così eventuali lacune normative prima che le criticità possano tradursi in sanzioni pecuniarie.

Il GDPR infatti prevede ammende fino al 4% del fatturato globale annuo per le violazioni più gravi delle norme sulla protezione dei dati.

Di conseguenza, un audit periodico costituisce uno strumento preventivo fondamentale nella gestione del rischio legale.

Inoltre questa verifica consente di eseguire una mappatura dei flussi informativi interni ed esterni all’organizzazione.

L’implementazione delle raccomandazioni emerse dall’audit migliora la reputazione aziendale nei confronti di clienti e partner commerciali.

Il Privacy Audit rappresenta un’opportunità per ottimizzare i processi di gestione dei dati personali.


Passaggi per la conformità al GDPR

GDPR - passaggi per la conformità

Ecco i passaggi pratici per adeguare la tua impresa e raggiungere la conformità al GDPR.

Mapping dei dati

Inizia mappando tutti i dati personali gestiti dalla tua organizzazione.

In particolare ti consiglio di identificare le seguenti informazioni.

  • Fonti dei dati: database aziendali, fogli di calcolo, software e sistemi interni.
  • Tipologia dei dati: le categorie di dati personali raccolti.
  • Finalità del trattamento: gli scopi specifici per cui i dati vengono utilizzati.
  • Base giuridica: il fondamento legale per ogni attività di trattamento.

Assicurati di aggiornare regolarmente i software che utilizzi per riflettere eventuali cambiamenti nelle attività di trattamento.

Policy sulla Privacy

Le tue policy (o linee di condotta) di trattamento dei dati devono essere indicate all’interno dei seguenti elementi.

  1. Informativa sulla Privacy: predisponi l’informativa con linguaggio semplice, specificando:
    • Gli scopi del trattamento;
    • La base giuridica applicabile;
    • Il periodo di conservazione dei dati.
    • I diritti degli interessati;
  2. Moduli di raccolta del consenso: progetta i moduli di raccolta in conformità della legge e assicurati che il consenso sia:
    • specifico, libero e inequivocabile;
    • revocabile in qualsiasi momento senza difficoltà.

Gestione dei diritti degli interessati

Stabilisci delle procedure interne per rispondere a richieste relative a:

  • accesso dei dati;
  • rettifica dei dati;
  • cancellazione dei dati;
  • portabilità dei dati.

Se un potenziale cliente formula una richiesta di informazioni sui suoi dati personali, assicurati di fornire:

  • risposte complete sulla presenza o meno di dati personali nei tuoi asset digitali;
  • spiegazioni sull’eventuale presenza di processi decisionali automatizzati;
  • riscontri tempestivi entro uno determinato periodo di tempo.

Protocollo di sicurezza

Proteggi i dati personali in tuo possesso adottando misure tecniche e organizzative come:

  • Crittografia: utilizza sistemi di cifratura per proteggere i dati sensibili;
  • Pseudonimizzazione: sostituisci gli identificatori diretti con codici alfanumerici per ridurre i rischi;
  • Controlli di accesso: implementa misure come l’autenticazione a due fattori per limitare l’accesso ai dati.

Queste attività devono essere monitorate periodicamente e documentate per dimostrare la conformità al GDPR.

Elementi e prove di accountability

Per tutelare la tua posizione giuridica dovrai dimostrare un elevato grado di “accountability“.

In particolare l’accountability (o responsabilizzazione) è il comportamento che la concreta adozione di misure finalizzate ad assicurare l’applicazione del regolamento sulla protezione dei dati.

Per raggiungere questo risultato ti consiglio di concentrarti sulle seguenti attività.

  1. Registro delle attività di trattamento: mantieni il registro aggiornato, integrandolo con nuove procedure o misure adottate.
  2. Formazione periodica: forma regolarmente il tuo personale interno per assicurarti che comprenda le pratiche di protezione dei dati e le normative in evoluzione.

In questo modo potrai dimostrare una gestione corretta dei dati personali e mostrerai di aver applicato nel tempo le misure di sicurezza più appropriate.


Risorse per l’adeguamento al GDPR

GDPR - risorse per l'adeguamento

Il nostro studio legale offre strumenti e servizi pensati per semplificare il percorso di conformità al GDPR, supportando la tua impresa in ogni fase del processo.

Servizi di valutazione privacy

Il nostro servizio di Privacy Audit è strutturato in quattro fasi principali.

Fase Azioni Risultati
1 Analisi degli asset digitali Revisione e aggiornamento di privacy policy e cookie policy
2 Valutazione del trattamento dati Redazione del Registro dei Trattamenti
3 Verifica della necessità di un DPO Nomina e formazione del Data Protection Officer
4 Analisi dei rischi Elaborazione del DPIA (Data Protection Impact Assessment)

L’audit include un’analisi iniziale degli asset digitali e delle modalità di acquisizione e gestione dei dati, valutando il livello di conformità attuale.

Questo processo permette di identificare eventuali criticità e di proporre soluzioni mirate per raggiungere gli standard richiesti dal GDPR.

In particolare il nostro servizio è progettato per integrarsi con risorse di formazione e guide digitali che ti aiuteranno a ricordare le attività da svolgere.

Modelli e Guide GDPR

Per adeguare la tua impresa al GDPR puoi sfruttare diversi strumenti utili.

  • GDPR Book: Una guida gratuita che descrive i principi fondamentali della normativa e contiene consigli pratici per ridurre i rischi e prevenire sanzioni.
  • Newsletter settimanale: Aggiornamenti costanti sulle novità normative e suggerimenti utili per mantenere sicura la tua impresa. Ogni settimana riceverai:
    • Analisi delle modifiche legislative;
    • Esempi pratici e casi studio;
    • Consigli per evitare errori frequenti.
  • Canale YouTube: Video formativi che approfondiscono aspetti specifici del GDPR, con spiegazioni dettagliate ed esempi concreti.

Se hai già iniziato il percorso di adeguamento, il nostro studio legale ti aiuta a completare e ottimizzare la tua roadmap interna.


Mantenere gli standard GDPR

GDPR - mantenere gli standard

Dopo aver messo in atto le misure necessarie, è fondamentale monitorare e aggiornare regolarmente le procedure per garantire il rispetto continuo del GDPR.

In questo modo la tua organizzazione potrà prevenire il rischio di sanzioni.

Questo metodo richiede l’applicazione di procedure operative standard e un sistema di controllo costante.

Aggiornamento delle Policy

Aggiornare le policy aziendali con regolarità è essenziale per mantenere la conformità al GDPR.

Un calendario di revisioni può aiutare a organizzare le attività.

Frequenza Attività Responsabile
Trimestrale Revisione delle procedure interne DPO – Responsabile Privacy
Semestrale Formazione del personale DPO – Responsabile Privacy
Annuale Audit completo del sistema DPO – Legal Advisor – Team di compliance
Continuo Monitoraggio accessi ai dati Reparto IT

Forma periodicamente il personale sulle nuove procedure, assicurandoti che ogni dipendente comprenda il proprio ruolo nella protezione dei dati.

Monitoraggio delle normative

Il Garante per la protezione dei dati personali aggiorna periodicamente le linee guida e le interpretazioni del GDPR.

Per mantenere la conformità ti consiglio di eseguire queste azioni:

  • Consulta il sito del Garante Privacy;
  • Partecipa a webinar e corsi di aggiornamento;
  • Applica subito le nuove disposizioni normative.

L’aggiornamento continuo garantisce che le revisioni delle policy siano rapide e in linea con le ultime indicazioni.

Le nuove normative devono essere applicate tramite azioni ricorrenti e una periodica revisione dei processi organizzativi.

Data Protection Officer nel GDPR

Il Data Protection Officer (DPO) rappresenta una figura professionale introdotta dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR).

Tale figura svolge attività consultive e di controllo sulla conformità del trattamento dei dati personali all’interno dell’organizzazione.

Il DPO fornisce pareri sulla valutazione d’impatto sulla protezione dei dati e monitora l’osservanza della normativa vigente.

In particolare, il responsabile della protezione dati funge da punto di contatto tra l’azienda, gli interessati e l’autorità di controllo.

La nomina del DPO diventa obbligatoria in tre casi specifici previsti dall’articolo 37 del GDPR.

In primo luogo, quando il trattamento viene effettuato da un’autorità pubblica o da un organismo pubblico.

Inoltre, è necessario designare un DPO qualora le attività principali richiedano un monitoraggio regolare e sistematico degli interessati su larga scala.

Infine, la nomina risulta obbligatoria nel caso di trattamento su larga scala di categorie particolari di dati personali o di dati relativi a condanne penali.

Il DPO deve possedere competenze giuridiche approfondite in materia di privacy e sicurezza informatica.

Pertanto, questa figura professionale assume un ruolo importante nella governance aziendale per garantire il rispetto della normativa e la tutela dei diritti degli interessati.

Data Protection Officer e compiti principali

Il Data Protection Officer deve occuparsi regolarmente di:

  • Valutare i rischi legati alla protezione dei dati;
  • Condurre valutazioni d’impatto;
  • Collaborare con le autorità di regolamentazione;
  • Coordinare lo svolgimento di audit e verifiche interne;
  • Aggiornare il registro delle attività di trattamento.

Verifiche di conformità

Per mantenere la conformità al GDPR ti consiglio di effettuare delle verifiche di conformità con il supporto del Data Protection Officer (Responsabile della Protezione dei dati).

In questo modo potrai proteggere la tua attività imprenditoriale in caso di controllo dall’autorità garante.

Per raggiungere questo obiettivo ti consiglio di documentare i risultati delle verifiche attraverso le seguenti attività.

  1. Audit di conformità: conduci un audit annuale per valutare l’efficacia delle misure adottate.
  2. Monitoring e check point: utilizza strumenti automatizzati per tenere sotto controllo:
    • Accessi ai dati personali;
    • Modifiche ai database;
    • Potenziali violazioni della sicurezza;
    • Efficienza delle misure di protezione;
  3. Violation management: in caso di problemi e violazioni della normativa applica i seguenti correttivi:
    • Documenta l’incidente in modo dettagliato;
    • Prendi subito provvedimenti correttivi (tramite un “Remediation Plan”);
    • Aggiorna le procedure per evitare futuri errori;
    • Notifica le autorità competenti, se richiesto dal GDPR.

Riepilogo delle attività principali

Il GDPR prevede l’applicazione di numerosi adempimenti legali e amministrativi.

Per proteggere la tua impresa dal rischio di sanzioni dovrai condurre verifiche periodiche e chiedere il supporto legale di professionisti qualificati.

Ricorda che non è sufficiente nominare un professionista esterno e attendere che quest’ultimo si occupi di adeguare la organizzazione.

Il tuo contributo sarà fondamentale in termini operativi per rispettare gli obblighi previsti dal regolamento europeo .

Per agevolare il tuo lavoro voglio fornirti un riepilogo delle indicazioni principali da seguire per rispettare la normativa.

PRINCIPIO DA RISPETTARE AZIONE DA ESEGUIRE Documentazione Necessaria
Raccolta del consenso Analisi delle attività di trattamento e della base giuridica Informativa privacy
Sicurezza dei dati personali Applicazione di misure tecniche e organizzative Policy di sicurezza informatica
Diritti degli interessati Garantire il diritto di accesso, rettifica, cancellazione Procedure per la gestione delle richieste
Notifiche delle violazioni Comunicazione entro 72 ore all’autorità Protocollo per la gestione degli incidenti

Questa tabella sintetizza i requisiti principali per proteggere la tua impresa e renderla conforme al GDPR.

Tuttavia per raggiungere un livello massimo di eccellenza dovrai cambiare mentalità.

La normativa privacy richiede un lavoro periodico costante, che non si esaurisce in pochi adempimenti isolati.

Un esempio rilevante è il caso H&M.

Nel 2020 l’azienda ha ricevuto una multa di 35,2 milioni di euro per aver raccolto e archiviato quantità eccessive di dati personali sui dipendenti di un centro di assistenza clienti in Germania.

Adempimenti fondamentali

La revisione delle policy aziendali costituisce l’adempimento iniziale da eseguire per rispettare la normativa vigente.

Tuttavia esistono ulteriori iniziative che dovrai applicare per dimostrare il tuo grado di accountability (o responsabilizzazione).

Per questo motivo ti consiglio di concentrarsi sulle seguenti attività.

  • Audit regolari per verificare la gestione dei dati personali;
  • Misure di sicurezza come crittografia e pseudonimizzazione;
  • Aggiornamenti continui delle procedure aziendali di lavorazione;
  • Formazione costante del personale.

La conformità al GDPR è un percorso continuo che richiede verifiche e aggiornamenti periodici.


FAQ – Domande frequenti

GDPR - domande frequenti

Quali sono le sanzioni previste per la non conformità al GDPR e come possono essere evitate?

Le sanzioni per la non conformità al GDPR possono essere molto severe e includono multe:

  • fino a 20.000.000 di euro;
  • fino al 4% del fatturato annuo globale, a seconda di quale importo sia maggiore.

Tra le violazioni più comuni ci sono:

  • il trattamento illecito dei dati;
  • l’assenza di una base giuridica consentita;
  • la mancata protezione dei diritti degli interessati.

Per evitare queste sanzioni, è necessario applicare le seguenti azioni:

  • Garantire una base giuridica valida per il trattamento dei dati personali;
  • Ottenere un consenso esplicito e informato dagli utenti;
  • Rispettare i diritti degli interessati, come accesso, rettifica e cancellazione dei dati;
  • Aggiornare la propria informativa sulla privacy, in modo che sia trasparente e facilmente comprensibile;
  • Implementare procedure adeguate per rilevare e segnalare eventuali violazioni nel trattamento dei dati.

Adottare queste misure non solo aiuta a evitare sanzioni, ma rafforza anche la fiducia degli utenti nella gestione dei loro dati personali.

Un’impresa come può restare sempre aggiornata sulle normative privacy in evoluzione?

Per mantenere la tua impresa sempre aggiornata al GDPR, è fondamentale adottare alcune procedure interne.

Monitora regolarmente fonti ufficiali, come il sito del Garante per la protezione dei dati personali e la Gazzetta Ufficiale, per accedere a novità legislative e guide aggiornate.

Inoltre chiedi il supporto di esperti e consulenti legali n materia di protezione dei dati personali.

Valuta la possibilità di nominare un Responsabile della Protezione dei Dati (RPD/DPO) qualificato, che possa:

  • garantire un monitoraggio costante delle modifiche normative;
  • supportare la tua azienda nell’adeguamento alle nuove regole.

Quali servizi e risorse offre Recupero Legale per supportare le aziende nella conformità al GDPR?

Recupero Legale fornisce supporto legale specializzato per aiutare le aziende a rispettare il GDPR.

Tra i servizi offerti dal nostro studio potrai scegliere tra:

  • consulenze personalizzate in materia di privacy e gestione dei dati personali:
  • servizi di audit per analizzare le attività di trattamento della tua impresa.

Inoltre puoi scaricare una guida gratuita, denominata GDPR Book, che ti spiega quali regole seguire per proteggere la tua attività da sanzioni.


Consulenza Legale

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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzato in: Crediti • Contratti • Privacy • Tech.

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Recupero crediti aziendale - copertina iniziale

5 passaggi fondamentali per recuperare crediti aziendali

Il recupero crediti aziendale è la soluzione più efficace per risolvere le crisi finanziarie causate dal mancato pagamento dei clienti.

Tuttavia molte imprese non posseggono le competenze necessarie per programmare una strategia di incasso e prevenire il rischio di insolvenza.

In questa guida ti suggerirò come incassare i crediti insoluti senza compromettere i rapporti con i tuoi clienti.

Ecco i 5 passaggi fondamentali per gestire il recupero crediti aziendale in modo efficace:

  1. Verifica degli importi non pagati: Controlla fatture, scadenze e documentazione per confermare l’esistenza del credito.
  2. Invio del primo sollecito: Comunica in modo chiaro e rispettoso i dettagli del pagamento dovuto.
  3. Diffida formale e piano di rientro: Se necessario, invia una diffida e proponi un piano di pagamento rateale.
  4. Procedura legale: Valuta azioni legali come il decreto ingiuntivo in caso di mancata risposta.
  5. Monitoraggio costante: Tieni traccia di ogni pagamento e comunicazione per mantenere il controllo della situazione.

Tabella riassuntiva

Passaggio Azione principale Strumento consigliato
Verifica importi Controllo documenti e storico Registro dettagliato
Primo sollecito Invio comunicazione cordiale PEC o raccomandata
Diffida e piano di rientro Proposta di rateizzazione Lettera formale
Procedura legale Ricorso al decreto ingiuntivo Consulenza legale
Monitoraggio Aggiornamento continuo della pratica Software di gestione crediti

Seguendo questi passaggi, puoi recuperare i tuoi crediti nel rispetto della normativa vigente, mantenendo al contempo rapporti professionali con i tuoi clienti.


Fondamenti del recupero crediti aziendale in Italia

Cosa significa credito insoluto

In Italia, i crediti insoluti derivano da fatture non saldate, contratti non rispettati e transazioni interrotte.

Anche senza documentazione scritta, un credito può comunque esistere, sebbene ciò renda più difficile il recupero.

Le principali fonti di crediti insoluti sono:

  • Transazioni commerciali tra aziende (B2B): Fornitura di beni o servizi tra imprese;
  • Vendite al dettaglio: inclusi gli acquisti tramite e-commerce;
  • Servizi professionali: come consulenze o svolgimento di progetti specifici;
  • Contratti di locazione commerciale: Affitti non pagati.

Normativa applicabile

Nel nostro paese il recupero crediti aziendale è disciplinato principalmente dal Codice Civile, che regola obbligazioni e contratti.

Alcuni articoli chiave includono:

  • Articolo 1218 c.c.: Stabilisce la responsabilità del debitore in caso di inadempimento;
  • Articoli 2934 c.c. e seguenti: Definiscono i termini di prescrizione;
  • Articoli 1260 c.c. e seguenti: Regolano la cessione del credito.
Aspetto Normativo Riferimento Legale Applicazione Pratica
Inadempimento Art. 1218 c.c. Definisce la responsabilità del debitore
Prescrizione Art. 2934 c.c. Ogni diritto si estingue per prescrizione
Mora del debitore Art. 1219 c.c. Il debitore è costituito in mora con intimazione

Comunicazione aziendale efficace

Per gestire il recupero crediti aziendale in modo efficace, è necessario seguire alcune buone abitudini.

Vediamo quali sono.

Gestione della documentazione e comunicazioni:

  • Conservare sempre fatture, contratti e documenti fiscali aggiornati;
  • Usare la PEC per inviare comunicazioni ufficiali;
  • Custodire su supporto durevole ogni interazione con il debitore;
  • Tenere traccia di prove di consegna e accettazione dei servizi;
  • Adottare un tono professionale ma deciso;
  • Rispettare le norme del GDPR sulla protezione dei dati.

Questi elementi rappresentano la base per affrontare con successo una crisi finanziaria.


Recupero crediti aziendale: 5 passaggi fondamentali

Seguendo i principi di conformità normativa, protezione della reputazione ed efficienza, ecco i passaggi chiave per un recupero crediti aziendale efficace.

Passo 1: Controllo degli importi non pagati

Prima di procedere, verifica con attenzione:

  • La correttezza degli importi indicati nelle fatture;
  • Le date di scadenza dei pagamenti;
  • I dati anagrafici e fiscali del debitore;
  • La documentazione che dimostra il diritto di credito;
  • Lo storico delle comunicazioni scambiate con la controparte.

Ti consiglio di creare un registro dettagliato di tutte le informazioni raccolte sul debitore, annotando date e risultati.

Una volta completato il controllo, puoi procedere con il primo sollecito.

Passo 2: Invio del primo sollecito di pagamento

Il primo contatto deve essere deciso ma rispettoso.

Assicurati di includere:

  • L’intestazione completa dell’azienda creditrice;
  • Il contratto da cui scaturisce il diritto di credito;
  • Il numero e la data della fattura insoluta;
  • L’importo dovuto;
  • Le modalità di pagamento disponibili;
  • Il termine entro cui saldare.

Adotta un tono cordiale e comprensivo, considerando eventuali motivazioni plausibili per il ritardo.

Passo 3: Diffida formale e proposta di piano di rientro

Se il primo sollecito non produce risultati:

  • Invia una diffida formale tramite PEC o raccomandata A/R;
  • Proponi un piano di rientro dettagliato;
  • Specifica gli interessi di mora applicabili;
  • Fissa un termine perentorio per ricevere una risposta.
Elemento della Diffida Dettagli da Includere
Dettagli del credito Fattura, importo, data di scadenza
Interessi di mora Tasso legale o contrattuale
Modalità di risposta PEC o raccomandata A/R
Scadenza 8 giorni lavorativi

Se non ricevi risposta, sarà necessario valutare un’azione legale.

Passo 4: Procedura legale

Quando i tentativi precedenti falliscono, valuta le seguenti opzioni:

Assicurati di raccogliere in anticipo tutta la documentazione utile per sostenere la tua posizione.

Passo 5: Monitoraggio costante

Durante l’intero processo, tieni traccia di ogni sviluppo:

  • Registra i pagamenti ricevuti;
  • Controlla il rispetto delle scadenze concordate;
  • Documenta ogni comunicazione;
  • Aggiorna regolarmente lo stato della pratica.

Mantieni un atteggiamento professionale in ogni fase per gestire il recupero in modo efficace e trasparente.


Risorse per il recupero crediti aziendale

Per affrontare il recupero crediti aziendale in modo efficace, è importante avere a disposizione strumenti professionali che possano supportare ogni fase del processo.

Queste risorse offrono un aiuto concreto e formativo per gestire al meglio ogni passaggio.

Recupero crediti aziendale - risorse e materiali formativi

Recupero crediti aziendale: servizi di consulenza legale

Una consulenza legale mirata è fondamentale per gestire situazioni complesse nel recupero crediti aziendale.

Il nostro studio legale mette a disposizione l’esperienza di avvocati esperti, iscritti all’albo, e offre consulenze personalizzate per guidarti in ogni fase del percorso.

Risorse gratuite

Recupero Legale fornisce utili strumenti pratici, tra cui:

Materiali formativi online

Per rimanere sempre aggiornati, il canale YouTube di Recupero Legale offre contenuti formativi gratuiti, tra cui:

  • Video tutorial su come gestire il recupero crediti aziendale;
  • Commenti su aggiornamenti normativi;
  • Casi studio e suggerimenti pratici.

Inoltre, puoi iscriverti alla newsletter gratuita per ricevere aggiornamenti sulle normative oltre a consigli pratici direttamente nella tua casella di posta.


Attività stragiudiziale vs. azione legale

Capire le differenze tra attività stragiudiziale e azione legale è fondamentale per il recupero crediti aziendale.

L’attività stragiudiziale si basa sulla negoziazione immediata, favorendo il mantenimento dei rapporti commerciali.

Questa soluzione è particolarmente utile per gestire difficoltà temporanee.

Al contrario, il percorso legale entra in gioco quando le trattative dirette con la controparte non producono risultati.

Ecco un confronto dettagliato tra i due metodi.

Tabella di confronto

Strategia Attività Stragiudiziale Procedimento Legale
Tempi medi 30-60 giorni 6-18 mesi
Costi indicativi €0-200 Compensi legali, spese di giustizia
Relazioni commerciali Preservate Rischio di compromissione
Documentazione necessaria Minima Completa e dettagliata
Probabilità di successo Alta per crediti recenti Alta per crediti documentati
Flessibilità del pagamento Elevata Limitata
Necessità di assistenza legale Suggerita Obbligatoria
Stress organizzativo Basso Medio-alto

I due metodi possono essere combinati, iniziando con l’attività stragiudiziale e ricorrendo all’azione legale solo se necessario.

Analizzare con attenzione questi fattori ti aiuterà a scegliere la strategia più efficace.

Come scegliere il metodo giusto

La scelta del metodo dipende da diversi elementi, tra cui:

  • Importo del credito: Crediti di importo elevato potrebbero giustificare un’azione legale.
  • Anzianità del credito: Crediti più recenti sono spesso più facili da recuperare con l’attività stragiudiziale.
  • Storia del debitore: Un debitore con precedenti di insolvenza potrebbe richiedere un approccio più formale.
  • Velocità del recupero: L’attività stragiudiziale potrebbe essere la soluzione più rapida.

Consigli per un recupero efficace

Per ottenere risultati migliori:

  • Mantieni un dialogo aperto e orientato alla soluzione.
  • Stabilisci scadenze precise e realistiche.
  • Valuta attentamente i costi e i benefici di ogni azione intrapresa.

Anche nella fase di attività stragiudiziale, il supporto di un esperto legale è necessario per definire una strategia di recupero efficace e ben strutturata.

Una gestione professionale del recupero crediti aziendale è essenziale per minimizzare i rischi e ridurre il rischio di contestazioni.


Recupero crediti aziendale: prossimi passi

Dopo aver esaminato i metodi di recupero, è il momento di organizzare un piano d’azione ben definito.

Piano d’azione immediato

Fase Azione Tempistica Stimata
Valutazione Esamina documentazione e importo 1–2 giorni
Consultazione Richiedi un parere legale preliminare 3–5 giorni
Strategia Decidi la strategia (stragiudiziale o legale) 1–2 giorni
Esecuzione Inizia la procedura di recupero Entro 7 giorni

Ecco alcuni passaggi utili per avviare subito il recupero del credito.

  • Raccogli tutta la documentazione necessaria: fatture, contratti, comunicazioni e prove di consegna.
  • Dai priorità ai crediti: valuta quali recuperare prima in base alla situazione finanziaria.
  • Stabilisci un budget: pianifica le risorse da destinare alle azioni di recupero.

Quando rivolgersi a un professionista

Considera una consulenza professionale nei seguenti casi:

  • l’importo del credito è elevato;
  • il debitore ha ignorato più solleciti;
  • la controversia richiede un’analisi più complessa e personalizzata.

Agire rapidamente e mantenere una comunicazione trasparente può fare la differenza nel recupero del credito.

Tieni traccia di ogni contatto con il debitore per documentare il processo in modo completo.


FAQ – Domande frequenti

Quali rischi legali può affrontare un’azienda che non riesce a recuperare i crediti insoluti?

Quando un’azienda non riesce a recuperare i crediti insoluti, può trovarsi ad affrontare diverse conseguenze legali.

Tra i principali rischi ci sono perdite finanziarie significative, difficoltà nel mantenere la liquidità aziendale e possibili dispute legali con i debitori.

Inoltre, la mancata gestione di questi crediti potrebbe influire negativamente sulla reputazione dell’azienda e compromettere i rapporti commerciali.

Per evitare queste situazioni, è fondamentale adottare strategie efficaci di recupero crediti aziendale, come l’uso di strumenti legali adeguati, la negoziazione diretta con i debitori e il rispetto delle normative vigenti in Italia.

Una relazione professionale con il debitore può aiutare a ridurre i rischi e garantire il recupero delle somme dovute.

Come posso recuperare i crediti aziendali senza compromettere i rapporti con i clienti?

Per recuperare i crediti aziendali mantenendo buoni rapporti con i clienti, è essenziale adottare un approccio professionale e rispettoso.

Comunica con tempestività, utilizzando un tono cordiale e collaborativo, evitando atteggiamenti aggressivi o minacciosi.

Concentrati sulla ricerca di soluzioni condivise, dimostrando disponibilità ad ascoltare le esigenze del cliente.

Inoltre, documenta sempre gli accordi raggiunti e richiedi una conferma scritta per garantire chiarezza e trasparenza in caso di necessità future.

Questo comportamento ti aiuterà a preservare relazioni commerciali solide e professionali.

Quali strumenti sono più utili per monitorare e gestire il recupero crediti in modo efficace e continuativo?

Per gestire il recupero crediti aziendale in modo efficace e continuativo, è possibile utilizzare strumenti tecnologici avanzati che integrano algoritmi intelligenti e funzionalità di automazione.

Questi software permettono di monitorare costantemente lo stato dei pagamenti e di ottimizzare le azioni di recupero.

Per esempio, piattaforme specializzate possono fornire informazioni dettagliate sui debitori, come la loro affidabilità finanziaria e il livello di complessità del recupero, anche in caso di collaborazioni con clienti esteri.

Questi strumenti aiutano a risparmiare tempo e a migliorare i risultati.


Consulenza Legale

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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzato in: Crediti • Contratti • Privacy • Tech.

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Recupero crediti quando conviene - copertina

Introduzione

Il recupero crediti quando conviene? Non è facile rispondere a questa domanda.

Ci sono alcuni fattori da analizzare prima di rivolgersi a un professionista specializzato nella gestione dei crediti insoluti.

In linea teorica conviene sempre agire per ottenere il pagamento da parte di un cliente moroso.

Qualsiasi sia la misura del tuo credito insoluto è sempre legittimo e corretto pensare di effettuare un’azione di recupero.

Non sarebbe giusto nei confronti del tuo lavoro arrendersi a un debitore che ha deciso di non pagare.

Pertanto la risposta generale alla domanda “recupero crediti quando conviene” è molto semplice.

Da un punto di vista “morale” e professionale ti conviene agire sempre.

Tuttavia ci sono dei casi in cui l’attività di recupero potrebbe essere poco conveniente sotto diversi profili.

In questo articolo ti spiegherò come valutare la convenienza delle azioni di recupero crediti in base a specifici parametri.

Prima di proseguire voglio fornirti alcune informazioni preliminari.

Recupero crediti quando conviene: investimento

Per una corretta gestione di un credito insoluto devi qualificare l’azione di recupero come un’attività di investimento.

In altre parole il creditore sostiene una spesa iniziale per cercare di ottenerne un importo maggiore in futuro.

Se l’insoluto è di importo troppo basso, probabilmente non conviene investire tempo e denaro per avviare un’azione di recupero.

In linea teorica se non ci sono le condizioni economiche che possono garantirti un ritorno dell’investimento, allora non conviene agire per il recupero del credito.

Allo stesso tempo ci sono dei casi in cui le condizioni di recupero sono più favorevoli e sarebbe un peccato non agire per ottenere il pagamento dalla controparte.

Se la somma che devi investire per l’azione di recupero è più bassa rispetto al potenziale guadagno, allora otterrai un ritorno dell’investimento iniziale.

Vediamo insieme quali ulteriori parametri devi analizzare.

Recupero crediti quando conviene: relazione tra tempo e probabilità di recupero

Per capire quando conviene il recupero crediti dovrai effettuare un’analisi previsionale sulle probabilità di successo.

In primo luogo l’anzianità del credito (aging) costituisce un parametro fondamentale nella determinazione dell’esito positivo dell’azione di recupero.

Un’insolvenza recente presenta statisticamente una probabilità di recupero superiore al 70% entro i primi sei mesi dalla scadenza.

Tale percentuale decresce progressivamente in funzione del tempo intercorso, attestandosi intorno al 40% dopo un anno dall’inadempimento.

Il decorso temporale incide negativamente sulla reperibilità del debitore e sulla conservazione del patrimonio aggredibile.

Pertanto, prima di procedere, è necessario individuare i benefici dell’azione di recupero rispetto all’anzianità del credito.

Ti suggerisco una formula matematica per ottenere un valore di riferimento per le tue scelte.

La formula per stimare la convenienza prevede le seguenti operazioni:

  • [valore nominale del credito] moltiplicato [probabilità di recupero] = [valore atteso di recupero];
  • [valore atteso di recupero] meno [costi totali di recupero] = [valore di convenienza].

Recupero crediti quando conviene - calcolo_convenienza

In questo modo, dopo aver individuato il “valore di convenienza”, potrai prendere una decisione ponderata sull’avvio dell’azione di recupero.

Valore atteso di recupero

La “probabilità di recupero” è espressa come un valore tra 0 e 1 (o tra 0% e 100%), non come un numero maggiore di 1.

Ti fornisco un esempio concreto:

  • se la probabilità di recupero è del 70%, nella formula dovrai usare il numero 0,7;
  • se la probabilità di recupero è del 50%, nella formula dovrai usare il numero 0,5;
  • se la probabilità di recupero è del 30%, nella formula dovrai usare il numero 0,3.

Pertanto, se il tuo credito ammonta a euro 10.000, con una probabilità di recupero del 70%, il calcolo sarà:

  • euro 10.000 × 0,7 = euro 7.000 (valore atteso di recupero).

In questo modo, il valore atteso sarà sempre minore o uguale al valore nominale del credito, mai maggiore.

Per individuare la percentuale di probabilità di successo sarà necessario effettuare una valutazione legale preliminare e un’indagine sul patrimonio della controparte.

Recupero crediti quando conviene: recupero stragiudiziale o giudiziale

La scelta tra recupero crediti stragiudiziale o giudiziale richiede un’attenta valutazione di alcuni parametri.

L’entità del credito rappresenta il primo elemento da considerare nella strategia di recupero.

Per importi contenuti, il recupero stragiudiziale risulta economicamente più vantaggioso rispetto ai costi processuali.

In secondo luogo la solvibilità del debitore incide in modo significativo sulle probabilità di successo dell’azione di recupero.

Un’indagine patrimoniale preliminare ti aiuterà a raccogliere dati essenziali per orientare la decisione verso una specifica strategia di incasso.

Inoltre la tempestività dell’intervento può suggerire quando conviene il recupero crediti.

Crediti datati presentano maggiori difficoltà di riscossione, pertanto necessitano spesso di un ricorso all’autorità giudiziaria.

Infine la documentazione probatoria costituisce un fattore determinante nella scelta della strategia di recupero più efficace.

In presenza di un titolo esecutivo (decreto ingiuntivo, sentenza, cambiale), l’azione giudiziale può risultare più celere e incisiva.


Analisi costi-benefici della procedura di recupero

Analisi costi-benefici

L’analisi costi-benefici rappresenta uno strumento decisionale imprescindibile per progettare una strategia di incasso.

Per valutare l’efficacia economica di una procedura di recupero crediti, occorre applicare un modello matematico basato su due variabili:

  • costi totali sostenuti;
  • importo atteso del credito.

L’importo recuperato dovrebbe superare le spese sostenute, con un margine positivo (+20%) che giustifichi l’investimento.

Allo stesso modo l’analisi previsionale sul possibile incasso è un parametro fondamentale per valutare quando conviene il recupero crediti.

Attraverso queste misurazioni potrai stabilire la data approssimativa di pagamento (spontaneo o forzoso), considerando possibili imprevisti e l’aumento dei prezzi medi su beni e servizi (inflazione).

In altre parole, se prevedi di incassare una specifica somma (es. euro 100,00) tra un anno, il beneficio potrebbe essere maggiore se incassi una cifra minore (es. euro 70,00) in un tempo più breve (3 mesi).

Recupero crediti quando conviene: soglie di convenienza economica

La soglia di convenienza si determina calcolando il break-even point (punto di pareggio).

La formula per calcolare il punto di pareggio prevede le seguenti operazioni:

  • [costi fissi di recupero] più [costi variabili di recupero] = [costi totali di recupero];
  • [costi totali di recupero] diviso [probabilità di recupero] = [break even point].

La formula di pareggio definisce l’importo minimo per cui l’azione è vantaggiosa, tenendo conto dell’aspetto economico e dell’incertezza legata all’attività di recupero.

Recupero crediti quando conviene - calcolo_break_even_point

In questo modo potrai prevenire rischi di inefficienza, salvo i casi in cui l’azione di recupero ha valore simbolico o è utile per evitare ripercussioni reputazionali.

Bisogna distinguere tre casi principali:

  • per crediti inferiori a euro 5.000: il recupero giudiziale potrebbe risultare poco vantaggioso;
  • per crediti compresi tra euro 5.000 e euro 20.000: la scelta dipende dalla solvibilità del debitore e dalla velocità di risposta del tribunale competente;
  • per crediti superiori a euro 20.000: l’azione legale potrebbe risultare conveniente, purché sia possibile stimare i tempi di durata del giudizio.

Per determinare quando conviene il recupero crediti, è necessario confrontare i costi dell’azione promossa con il valore atteso del credito recuperato, tenendo conto anche del rapporto tra imprevisti e probabilità di successo.

Indicatori chiave per la decisione di avviare il recupero

L’avvio di una procedura di recupero crediti richiede un’attenta valutazione degli atteggiamenti assunti dal debitore.

La reiterata dilazione dei pagamenti costituisce il primo segnale da monitorare.

Il debitore che modifica unilateralmente le condizioni contrattuali palesa una criticità finanziaria che merita attenzione immediata.

L’assenza di comunicazioni o l’irreperibilità della controparte rappresentano indizi di potenziale insolvenza.

Presta massima attenzione nel caso in cui il debitore abbia contestato la tua prestazione prima della scadenza del pagamento.

La presentazione di obiezioni pretestuose solo dopo i solleciti di pagamento, evidenzia spesso una strategia dilatoria (finalizzata a guadagnare tempo).

Nei crediti commerciali, l’eventuale avvio di procedure esecutive da parte di altri creditori impone un tempestivo intervento.

L’analisi dei bilanci societari può rivelare un deterioramento progressivo degli indici finanziari.

Pertanto, l’incrocio di questi elementi ti aiuterà a programmare l’azione di recupero crediti con maggiore tempestività.

Ritardo temporaneo e inadempienza definitiva: come distinguerli

La distinzione tra ritardo temporaneo e inadempienza definitiva rappresenta un ulteriore indagine che può aiutarti a capire quando conviene l’azione di recupero.

Il mero ritardo configura una situazione transitoria dove il debitore mantiene l’intenzione di adempiere, pur non rispettando la scadenza pattuita.

L’inadempienza definitiva, al contrario, presuppone l’impossibilità o la deliberata volontà di non onorare l’obbligazione assunta.

Per qualificare correttamente la fattispecie occorre analizzare diversi indicatori comportamentali del debitore.

Le comunicazioni intercorse dopo la scadenza costituiscono un primo segnale rivelatore delle reali intenzioni della controparte.

Il debitore in temporanea difficoltà generalmente mantiene un dialogo aperto, proponendo nuovi termini o piani di rateizzazione.

Inoltre la valutazione della storia pregressa del rapporto commerciale fornisce elementi predittivi sul comportamento futuro.

La disponibilità a concordare soluzioni transattive indica tendenzialmente un ritardo, non un’inadempienza strutturale.

D’altra parte, l’assenza di riscontri alle sollecitazioni o la formulazione di pretestuose contestazioni sulla prestazione ricevuta denotano spesso un’intenzione di mancato pagamento.

Pertanto, prima di avviare un’azione di recupero crediti, ti consiglio di classificare correttamente il comportamento della controparte a ridosso delle scadenze di pagamento.

Recupero crediti quando conviene: riconoscimento del debito

Il recupero crediti può risultare molto conveniente nel caso di riconoscimento del debito.

Infatti se la controparte conferma l’esistenza dell’obbligazione e non solleva contestazioni sul pagamento, l’azione di recupero potrebbe risultare più conveniente dal punto di vista economico e operativo.

In particolare il riconoscimento del debito consiste in una dichiarazione, anche implicita, con cui il debitore ammette l’esistenza del diritto di credito.

La legge (articolo 1988 del codice civile) prevede che la promessa di pagamento del debitore produce un’inversione dell’onere probatorio a favore del creditore.

In ambito commerciale, ottenere una dichiarazione scritta che attesti l’esistenza dell’obbligazione pecuniaria rappresenta un vantaggio significativo.

Il debitore che sottoscrive un riconoscimento non potrà più contestare l’esistenza del debito, dovendo dimostrare l’estinzione o l’invalidità del rapporto fondamentale.

Pertanto, nell’ambito del recupero crediti, è vantaggioso richiedere tale dichiarazione durante le trattative stragiudiziali.

La forma scritta, sebbene non obbligatoria, risulta preferibile per evidenti ragioni probatorie.

Il documento deve contenere l’indicazione precisa dell’importo, la causa del debito e la data di sottoscrizione.

In sede giudiziale, il riconoscimento consente di ottenere un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo (come stabilisce l’articolo 642 del codice di procedura civile), accelerando notevolmente i tempi di recupero.

Di conseguenza, una gestione ottimale del credito commerciale prevede l’acquisizione tempestiva di tale dichiarazione, possibilmente alla prima avvisaglia di difficoltà nei pagamenti.

Recupero crediti quando conviene: le fatture non contestate

Se il debitore non contesta la fattura emessa il suo silenzio può assumere un valore legale specifico.

La Cassazione (con la Sentenza n.  3581/2024) ha attribuito valore “confessorio” alle fatture emesse e non disconosciute dal cliente dopo diverse richieste di pagamento.

Pertanto, se hai inviato ripetuti solleciti alla controparte senza ricevere risposte, l’assenza di reclami sulla fattura assume un valore assimilabile al riconoscimento di debito.

Questo orientamento giurisprudenziale rafforza notevolmente la posizione del creditore in sede giudiziale, poiché l’inerzia del debitore viene equiparata a una tacita ammissione dell’esistenza dell’insoluto.

L’elemento innovativo della sentenza risiede proprio nella qualificazione giuridica attribuita al silenzio della controparte.

La Cassazione ha così cristallizzato un principio di responsabilizzazione del debitore nelle relazioni commerciali.

L’assenza di reclami sul contenuto della fattura, dopo solleciti documentati, trasforma il documento in una prova incontestabile.

In questo modo il comportamento del debitore acquisisce un valore probatorio qualificato, paragonabile a una confessione stragiudiziale, che potrebbe precludere la possibilità di sollevare contestazioni tardive.


Conclusione

La decisione di avviare un’azione di recupero crediti richiede una preventiva valutazione della controversia con la controparte.

Se scegli di procedere in via giudiziale contro il debitore dovrai stimare i costi e i tempi di durata della controversia.

Un consulente legale specializzato in credit management può aiutarti a valutare correttamente documenti contabili, contratti e orientamenti giurisprudenziali.

Infatti l’esperienza nella gestione di controversie commerciali è fondamentale per stimare le probabilità di successo.

In assenza di specifiche competenze, potresti trascurare elementi critici come la prescrizione del credito o la presenza di contestazioni sulla prestazione.

La scelta tra trattativa stragiudiziale e azione legale può dipendere da molteplici fattori che richiedono una valutazione complessiva di tutte le variabili.

Un’accurata analisi costi-benefici previene investimenti sproporzionati rispetto all’entità del credito, ottimizzando l’allocazione delle risorse aziendali.

Inoltre gli strumenti di indagine patrimoniale ti aiuteranno a identificare i beni pignorabili o comportamenti sospetti della controparte finalizzati a eludere il pagamento.

La consulenza legale qualificata rappresenta un investimento strategico che può aiutarti a incassare più velocemente il tuo credito insoluto.

Recupero crediti quando conviene - infografica


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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzato in: Crediti • Contratti • Privacy • Tech.

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Estratto conto - copertina

Estratto conto: introduzione

L’estratto conto rappresenta uno strumento documentale di grande importanza nell’amministrazione aziendale.

Tale documento contabile permette la ricostruzione analitica di tutti i movimenti economici intercorsi tra l’impresa e i suoi interlocutori commerciali.

Nelle attività di credit management, l’estratto conto fornisce una panoramica dettagliata delle posizioni creditorie aperte e dei pagamenti ricevuti.

La consultazione periodica dell’estratto conto consente di identificare tempestivamente eventuali insoluti o ritardi nei pagamenti.

Di conseguenza, l’imprenditore può attuare strategie di recupero crediti tempestive, riducendo il rischio di perdite economiche.

La consultazione di un estratto conto accurato può aiutarti a quantificare correttamente l’importo del credito insoluto.

Infatti l’estratto conto assume valenza probatoria nelle controversie legali relative ai rapporti di collaborazione.

La corretta conservazione dell’estratto conto diventa presupposto imprescindibile per una gestione efficace del portafoglio clienti.

Tuttavia, nelle imprese più strutturate, è necessario applicare una specifica procedura aziendale per consultare e sfruttare questo prezioso documento.

In questa guida ti spiegherò come sfruttare l’estratto conto per tutelare la tua posizione creditoria e prevenire un possibile contenzioso legale.

Prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Il conto corrente: definizione

Il rapporto di conto corrente rappresenta un accordo contrattuale tra istituto di credito e cliente per la gestione delle operazioni finanziarie quotidiane.

Tale negozio giuridico consente il deposito di somme, l’esecuzione di pagamenti e la ricezione di accrediti mediante uno strumento finanziario digitale.

La normativa bancaria disciplina dettagliatamente questo rapporto, conferendogli caratteristiche peculiari rispetto ad altri servizi simili.

Per il monitoraggio efficace dei crediti commerciali, l’estratto conto costituisce uno strumento imprescindibile nella gestione aziendale.

L’estratto conto fornisce periodicamente una rendicontazione puntuale di tutte le movimentazioni economiche intercorse sul conto corrente bancario.

Mediante l’analisi dell’estratto conto, l’imprenditore può verificare tempestivamente l’avvenuto pagamento delle fatture emesse verso clienti.

Inoltre, l’estratto conto permette di identificare eventuali anomalie nel ciclo degli incassi, facilitando interventi correttivi immediati.

La consultazione regolare del conto corrente consente una gestione ottimale del cash flow aziendale e una pianificazione finanziaria accurata.

L’estratto conto: definizione

L’estratto conto rappresenta un documento contabile di fondamentale rilevanza nell’ambito dei rapporti bancari.

Tale documento costituisce una rendicontazione dettagliata di tutte le operazioni effettuate su un conto corrente in un determinato periodo temporale.

Gli istituti di credito predispongono l’estratto conto con cadenza periodica, generalmente trimestrale, in ottemperanza agli obblighi informativi previsti dal Testo Unico Bancario (D.Lgs. n. 385/1993).

La consultazione dell’estratto conto permette al correntista di verificare movimenti, addebiti e accrediti registrati sul proprio conto.

In particolare, questo strumento contiene data, causale e importo di ciascuna transazione effettuata nel periodo di riferimento.

A seguito della digitalizzazione bancaria, gli istituti di credito rendono disponibile l’estratto conto all’interno dell’area riservata dei servizi di home banking.

Il correntista può accedere al documento mediante autenticazione sul portale dell’istituto o tramite applicazione mobile dedicata.

La normativa vigente impone agli istituti di conservare gli estratti conto digitali per un periodo non inferiore a dieci anni.

Di conseguenza, il cliente ha facoltà di consultare la documentazione storica completa dei propri rapporti finanziari.

L’estrazione dell’estratto conto in formato digitale consente inoltre l’archiviazione personale dei documenti per eventuali necessità future.

Differenza tra estratto conto e salda conto

L’estratto conto rappresenta un documento contabile di carattere periodico rilasciato dal fornitore al cliente.

Tale documento elenca dettagliatamente tutte le operazioni intercorse tra le parti in un determinato arco temporale.

Il fornitore vi registra fatture emesse, pagamenti ricevuti e note di credito, fornendo un quadro delle transazioni commerciali.

In particolare l’estratto conto assume particolare rilevanza per la verifica della corrispondenza tra le registrazioni contabili del cliente e quelle del fornitore.

Il saldaconto, invece, è quel certificato nel quale la banca indica il saldo finale del conto senza evidenziare in modo dettagliato tutti i rapporti intercorsi con il cliente (come fa nell’estratto conto).

Tale documento viene utilizzato principalmente per confermare ufficialmente il debito residuo del cliente verso il fornitore.

L’estratto conto rappresenta uno strumento di verifica più completo rispetto al saldaconto.

Infatti i credit manager sfruttano l’estratto conto bancario come strumento di monitoraggio continuativo dei crediti commerciali.

Di conseguenza ti consiglio di esaminare periodicamente l’estratto conto per individuare tempestivamente eventuali discrepanze.

Al contrario, il saldaconto può essere consultato successivamente per una verifica formale del saldo finale giacente sul conto.

L’utilizzo integrato di entrambi i documenti garantisce un controllo efficace dei flussi finanziari aziendali.


Estratto conto e quantificazione del credito Estratto conto e quantificazione del credito

L’estratto conto rappresenta lo strumento probatorio fondamentale per una corretta determinazione del credito in ambito commerciale.

La documentazione bancaria fornisce elementi oggettivi per verificare l’esatto ammontare delle somme dovute dal debitore.

Per quantificare adeguatamente un credito, è necessario analizzare l’estratto conto attraverso una metodologia rigorosa e sistematica.

I movimenti registrati nel conto corrente aziendale consentono di ricostruire con precisione l’evoluzione del rapporto obbligatorio tra le parti.

Infatti la corretta interpretazione delle voci presenti nell’esatto conto permette di individuare eventuali addebiti non contabilizzati.

In sede giudiziale, tale documento può assumere valore di prova nel caso in cui sia necessario analizzare la sequenza dei pagamenti effettuati dal debitore.

La completa verifica dei movimenti bancari periodici risulta indispensabile per individuare tempestivamente eventuali rischi di insolvenza.

Adesso voglio suggerirti una specifica procedura aziendale per una corretta quantificazione del credito grazie all’estratto conto.

Diritto di credito e accordo

In via preliminare ti ricordo che la tutela del diritto di credito richiede una gestione documentale rigorosa e ordinata.

In molti casi i reparti amministrativi di un’impresa non adottano una procedura specifica per la classificazione e custodia dei documenti.

Per questo motivo è necessario conservare i contratti e le comunicazioni che attestano l’esistenza del credito mediante archivi digitali protetti.

Un sistema cloud dotato di crittografia avanzata rappresenta la soluzione ottimale per la salvaguardia di tali documenti.

Nella gestione dei crediti commerciali, la prova del credito assume valenza determinante anche per prevenire eventuali contestazioni in sede giudiziale.

Di conseguenza ti consiglio di adottare procedure di archiviazione che prevedono l’autenticazione a due fattori.

La normativa vigente riconosce pieno valore probatorio ai documenti digitali correttamente archiviati.

In altre parole, un sistema cloud configurato secondo gli standard di sicurezza informatica garantisce l’integrità dei documenti aziendali.

La gestione del credito necessita di procedure di conservazione che assicurino reperibilità immediata e inalterabilità nel tempo.

Pertanto ti suggerisco di utilizzare software progettati per la conservazione sicura dei contratti che dimostrano l’esistenza del credito.

Diritto di credito e fatture insolute

In seguito è necessario procedere con l’archiviazione delle fatture e dei documenti contabili che consentono una corretta quantificazione della sorte capitale del credito.

Ti ricordo che il nostro ordinamento impone dei precisi adempimenti fiscali per tutti i soggetti obbligati alla fatturazione elettronica.

Il processo di conservazione delle fatture deve garantire l’integrità, l’autenticità e la leggibilità dei documenti nel tempo (secondo quanto stabilito dal D.M. 17 giugno 2014).

Inoltre l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che le fatture elettroniche devono essere custodite entro i termini di presentazione delle dichiarazioni fiscali.

A tal fine il Sistema di Interscambio consente l’archiviazione automatica dei documenti transitati, dopo la loro consegna ai destinatari.

Tuttavia è possibile affidarsi a sistemi tecnologici di archiviazione differenti (accreditati presso l’Agenzia per l’Italia Digitale), garantendo così la validità legale dei documenti fiscali.

Infatti l’accreditamento AgID garantisce che il sistema di conservazione sia conforme alle norme e alle misure di sicurezza previste dalla legge.

Dopo aver custodito il contratto e le fatture, dovrai quantificare in modo corretto la sorte capitale del credito insoluto.

Estratto conto e pagamenti parziali

L’analisi dell’estratto conto rappresenta un adempimento determinante per l’individuazione dei pagamenti parziali della controparte.

La corretta quantificazione della sorte capitale richiede un esame analitico della documentazione contabile disponibile.

In primo luogo, occorre individuare con precisione le fatture insolute mediante verifica incrociata con la contabilità aziendale.

Successivamente, si deve procedere all’imputazione dei pagamenti parziali ricevuti, applicando i principi dettati dalla legge.

Infatti l’articolo 1193 del codice civile stabilisce che il debitore, qualora risulti vincolato da molteplici obbligazioni omogenee verso un unico creditore, conserva la facoltà di indicare, al momento dell’adempimento, a quale specifico debito intende attribuire il versamento effettuato.

In assenza di esplicita dichiarazione, si applica un criterio d’imputazione gerarchico:

  • la priorità spetta all’obbligazione già giunta a scadenza;
  • tra più debiti esigibili, prevale quello con minori garanzie;
  • a parità delle summenzionate condizioni, si privilegia il debito maggiormente gravoso per l’obbligato;
  • in ultima ipotesi, tra debiti di pari importo, l’imputazione va effettuata a quello più antico.

Qualora persiste un’equivalenza tra i vincoli, l’estinzione si ripartisce in proporzione alle singole obbligazioni.

I pagamenti parziali vanno ordinati in modo cronologico, distinguendo quelli imputati direttamente dal debitore da quelli privi di imputazione.

Per quantificare il credito residuo, si sottraggono i pagamenti parziali dall’ammontare originario delle fatture scadute.

La legge (articolo 1194 del codice civile) prevede che, in assenza di diversa indicazione, i pagamenti parziali estinguono prima gli interessi e le spese.

Pertanto, nella determinazione dell’effettivo capitale residuo, risulta necessario considerare tale meccanismo di imputazione.

Durante la fase di verifica, ti consiglio di predisporre un prospetto riepilogativo che elenca i pagamenti parziali ricevuti.

Tale documento facilita l’individuazione del reale ammontare del credito ancora esigibile.

Errata quantificazione del credito

L’errata quantificazione del credito può determinare conseguenze giuridiche negative nella sfera giuridica del creditore.

La determinazione inesatta dell’ammontare dovuto può configurare una violazione degli obblighi di correttezza e buona fede (previsti dall’articolo 1175 del codice civile).

In caso di pagamenti parziali, eventuali errori impediscono la corretta imputazione delle somme ricevute (ai sensi dell’articolo 1193 del codice civile).

Inoltre, in caso di contenzioso giudiziario, se viene richiesto un importo superiore al dovuto, il creditore rischia di:

  • essere condannato al pagamento delle spese legali sostenute dalla controparte;
  • incorrere nella responsabilità processuale aggravata.

I pagamenti parziali, se accettati senza riserve rispetto a una pretesa eccessiva, possono determinare effetti estintivi non voluti dall’obbligato.

Il nostro ordinamento sanziona la negligenza del creditore nella quantificazione, tutelando l’affidamento del debitore.

In ambito commerciale, l’errata quantificazione del credito può influire negativamente nei rapporti tra imprese.

Infatti, nelle transazioni complesse, la corretta determinazione del quantum rappresenta un elemento essenziale per la validità degli accordi.

La giurisprudenza ha confermato la responsabilità del creditore in caso di pagamenti parziali gestiti impropriamente.


Conclusione

La determinazione corretta dell’ammontare del credito costituisce il presupposto imprescindibile per ogni efficace azione di recupero.

L’errata quantificazione può compromettere irrimediabilmente l’esito della controversia giudiziale, con potenziali ricadute economiche significative.

Nell’ambito della gestione del credito commerciale, l’analisi dettagliata dell’estratto conto rappresenta una fase preliminare di straordinaria importanza.

Per questo motivo ti consiglio di chiedere il supporto di un legale specializzato in credit management al fine di verificare scrupolosamente ogni voce contabile.

L’imputazione dei pagamenti parziali richiede particolare attenzione e una discreta competenza con le operazioni di calcolo.

Infatti le norme civilistiche prevedono criteri specifici per l’attribuzione dei versamenti a capitale, interessi e spese.

Un’errata applicazione di tali parametri può alterare sostanzialmente l’entità del credito residuo.

La consulenza specialistica risulta determinante per evitare contestazioni che potrebbero rallentare o vanificare le azioni di recupero.

Estratto conto e quantificazione del credito - infografica


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Autore

Teresa Rossi

Avvocato • Credit Advisor | Founder di Recupero Legale.

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Introduzione

La negoziazione assistita rappresenta uno strumento giuridico efficace per la gestione e il recupero dei crediti commerciali.

Attraverso questa procedura, il creditore può raggiungere un accordo con il debitore per prevenire l’avvio di un contenzioso giudiziale.

Nei rapporti commerciali la negoziazione assistita può aiutarti a preservare le relazioni con i clienti oltre a ridurre significativamente i costi legali per il recupero degli insoluti.

Per avviare correttamente la procedura dovrai chiedere l’intervento di un avvocato e invitare la controparte con precise modalità previste dalla legge.

In questa guida ti spiegherò cos’è la negoziazione assistita e quali sono i vantaggi che puoi ottenere da questa procedura.

Inoltre ti fornirò dei consigli per raggiungere un accordo con il debitore e incrementare le probabilità di incasso.

In questo modo potrai risolvere tempestivamente i contrasti commerciali e migliorare la salute finanziaria della tua impresa.

Prima di proseguire voglio forniti alcune informazioni preliminari.

Cos’è la negoziazione assistita

La negoziazione assistita rappresenta uno strumento giuridico introdotto nel nostro ordinamento per gestire controversie civili e commerciali.

Attraverso questo istituto, le parti coinvolte in una controversia possono avvalersi del supporto tecnico di due avvocati per raggiungere un accordo condiviso.

Il legislatore italiano ha elaborato la negoziazione assistita con l’obiettivo di deflazionare il contenzioso giudiziario, offrendo un percorso alternativo più celere ed economico rispetto al tradizionale iter processuale.

I procuratori legali svolgono un ruolo determinante nel procedimento, per dare impulso alle trattative e predisporre il provvedimento finale che sarà sottoscritto dalle parti.

Tale meccanismo consente di risolvere controversie in ambito civile, commerciale e societario mediante un confronto assistito e regolato dalla legge.

Pertanto la negoziazione assistita si configura come un valido strumento di risoluzione stragiudiziale delle contese, che valorizza il dialogo e la composizione bonaria dei conflitti.

Fasi della negoziazione assistita

La negoziazione assistita è una procedura che si articola in più fasi progressive che si susseguono al fine di favorire la definizione di un conflitto tra due o più parti.

Nella fase iniziale, i soggetti coinvolti designano un proprio avvocato di fiducia per gestire il procedimento.

La fase preliminare si concretizza mediante una comunicazione ufficiale, inviata tramite raccomandata a/r o pec, con la quale l’avvocato sollecita la controparte a concludere una convenzione di negoziazione assistita.

La comunicazione deve altresì precisare che l’assenza di risposta o il diniego entro 30 giorni potrà essere considerato dal giudice nell’ambito della determinazione delle spese processuali.

In caso di accettazione dell’invito, le parti, con l’assistenza dei rispettivi legali, procedono alla sottoscrizione di una convenzione.

Tale accordo deve contenere l’indicazione dell’oggetto della controversia nonché la durata del procedimento negoziale, la quale può oscillare tra un periodo minimo di un mese e un massimo di tre mesi.

Qualora la negoziazione si concluda con esito positivo, le parti formalizzeranno l’intesa in un accordo contrattuale.

Tale atto assume valore di titolo esecutivo e può essere impiegato ai fini dell’iscrizione di ipoteca giudiziale.

I legali attestano l’autenticità delle sottoscrizioni apposte e verificano la conformità dell’accordo alle norme inderogabili di legge.

Negoziazione assistita e recupero crediti

La negoziazione assistita rappresenta uno strumento giuridico strategico per il recupero dei crediti commerciali.

Grazie a questa procedura è possibile raggiungere un accordo vantaggioso con la controparte rispetto ai tradizionali contenziosi giudiziali.

In particolare la negoziazione assistita rappresenta una scelta vantaggiosa quando il credito è contestato ma è supportato da solide prove documentali.

Grazie a questa procedura è possibile avviare una trattativa stragiudiziale con il debitore attraverso il filtro e l’intermediazione dei consulenti legali.

In questo modo è possibile ridurre significativamente i tempi e i costi di definizione del conflitto senza dover ricorrere all’autorità giudiziaria.

Inoltre la redazione di un accordo è un ulteriore vantaggio per il creditore in caso di inadempimento della controparte.

Infatti se il debitore non rispetta le obbligazioni contenute nell’accordo conclusivo, la parte danneggiata potrà avviare un’esecuzione forzata per il recupero coattivo del credito.


La negoziazione assistita: quadro normativo

Negoziazione assistita - quadro normativo

La negoziazione assistita è regolata dal Decreto Legge n. 132/2014, convertito con modificazioni nella Legge n. 162/2014.

L’articolo 2 (del summenzionato decreto) stabilisce l’obbligo per le parti di precisare il termine concordato dalle parti per l’espletamento della procedura.

Inoltre l’articolo 3 (del medesimo decreto) disciplina le controversie per le quali la negoziazione assistita è condizione di procedibilità, come le richieste di pagamento fino a 50.000 euro, escluse quelle in materia di lavoro.

La convenzione potrà prevedere la possibilità di:

  • acquisire testimonianze da soggetti terzi in relazione a fatti pertinenti alla controversia;
  • condurre la negoziazione mediante strumenti telematici;
  • realizzare incontri attraverso collegamenti audiovisivi a distanza.

L’accordo raggiunto produce gli stessi effetti di una sentenza.

Infatti, ai sensi dell’articolo 5 del Decreto Legge n. 132/2014, il provvedimento diviene titolo esecutivo e può essere trascritto nei pubblici registri, dopo essere stato autenticato dagli avvocati.

Questo strumento riduce il contenzioso giudiziario e accelera la definizione delle controversie.

Definizione giuridica

La legge (articolo 2 del Decreto Legge n. 132/2014) definisce la negoziazione assistita come strumento di soluzione alternativa delle controversie.

Il testo normativo impone alle parti il dovere di cooperare in buona fede per definire una controversia e raggiungere una composizione amichevole.

In particolare il testo della norma sancisce l’obbligo per le parti di comunicare in maniera leale e trasparente, attraverso i rispettivi procuratori.

Infatti la presenza degli avvocati durante il procedimento garantisce il rispetto delle norme e lo scambio di osservazioni con toni professionali e collaborativi.

In questo modo è più semplice avviare un dialogo tra le parti e incrementare la probabilità di un accordo stragiudiziale.

Durante il procedimento ciascuna parte dovrà assumersi la responsabilità di individuare soluzioni condivise che possano facilitare la definizione della controversia in tempi rapidi.

Il quadro normativo impone alle parti l’obbligo di cooperare attivamente, rinunciando a comportamenti ostativi che potrebbero impedire il progresso delle trattative.

Ambito di applicazione

La legge (Decreto Legge n. 132/2014) definisce le materie in cui la negoziazione assistita diviene obbligatoria.

La norma dispone l’obbligo di ricorrere a questo strumento per la soluzione delle controversie che riguardano ambiti civili e commerciali.

Di conseguenza la negoziazione assistita può essere sfruttata nelle controversie in materia di diritti di credito e obbligazioni contrattuali.

Inoltre rientrano nell’ambito di applicazione:

  • le controversie in materia di risarcimento danni derivanti da circolazione stradale;
  • le richieste di pagamento di somme (a qualsiasi titolo vantate) non eccedenti l’importo di 50.000 euro.

La negoziazione assistita può essere sfruttata per definire i contenziosi in ambito familiare e nei rapporti tra coniugi.

Allo stesso modo la procedura può essere applicata anche nei casi di richieste risarcitorie conseguenti a responsabilità medica e professionale.

Differenze tra negoziazione assistita e mediazione

La negoziazione assistita e la mediazione civile rappresentano strumenti alternativi alla causa giudiziale, con differenze sostanziali nel metodo e negli effetti.

Nella negoziazione assistita, le parti coinvolte tentano di risolvere la controversia attraverso accordi diretti, supportati esclusivamente dai propri avvocati.

Non è prevista la figura del mediatore: i legali redigono una proposta congiunta, che diventa esecutiva se accettata da entrambe le parti.

Il procedimento è disciplinato dall’articolo 6 del Decreto Legge n. 132/2014 e può concludersi rapidamente, senza formalità procedurali vincolanti.

La mediazione civile richiede, invece, l’intervento di un soggetto terzo imparziale, denominato “mediatore”, accreditato presso appositi organismi, il quale facilita il dialogo tra le parti.

A differenza della negoziazione assistita, il mediatore propone soluzioni attraverso una procedura snella ma codificata per orientare la discussione verso compromessi condivisi.

L’atto conclusivo della mediazione, sottoscritto dalle parti e dal mediatore, possiede efficacia di titolo esecutivo (ai sensi di quanto previsto dall’articolo 12 del Decreto Legislativo n. 28/2010).

Da un lato la negoziazione assistita privilegia l’autonomia decisionale delle parti coadiuvate dai professionisti di fiducia.

Al contrario la mediazione si fonda sulla strutturazione di un confronto guidato da un mediatore che ricopre un ruolo imparziale, che può essere assimilato al ruolo di un giudice durante una causa giudiziale.

La scelta tra i due istituti dipende dalla complessità della controversia e da una valutazione di opportunità in merito al coinvolgimento di una figura terza abilitata a mediare.

Tuttavia entrambi gli strumenti condividono l’obiettivo di ridurre i tempi e i costi del contenzioso tradizionale.


Perché scegliere la negoziazione assistita

Negoziazione assistita - benefici

La negoziazione assistita rappresenta una soluzione efficace per definire le controversie legate alla gestione dei crediti (in particolare i crediti commerciali).

Infatti, a differenza della causa giudiziaria, questa procedura consente alle parti di definire la controversia grazie al patrocinio dei propri legali di fiducia.

In particolare il debitore può negoziare condizioni di pagamento più flessibili, evitando l’incertezza e i tempi dilatati di un processo.

L’iter risulta semplificato poiché non richiede l’intervento di un mediatore esterno, semplificando gli adempimenti burocratici per i partecipanti.

Le parti mantengono il controllo totale della trattativa, adattando le clausole alle esigenze concrete senza vincoli procedurali rigidi.

Un vantaggio decisivo risiede nell’efficacia immediata dell’accordo: una volta sottoscritto, il documento assume valore di titolo esecutivo.

Inoltre questo strumento riduce gli oneri legati alla mediazione civile o al giudizio ordinario, preservando al contempo i rapporti commerciali.

Infine la riservatezza del procedimento tutela la reputazione delle parti e favorisce il mantenimento di relazioni professionali.

Adesso vediamo nel dettagli i benefici principali per il creditore.

Tempi più brevi

La negoziazione assistita presenta tempistiche flessibili, condizionate dalla natura della controversia e dalla collaborazione tra le parti.

Il procedimento si sviluppa solitamente in un arco compreso tra trenta e novanta giorni.

Tuttavia alcuni casi particolarmente complessi possono richiedere periodi più estesi di trattative.

La fase preliminare implica l’esame della documentazione legale, con tempistiche variabili in base alla completezza degli atti forniti dai contraenti.

In seguito le parti potranno avviare la fase di negoziazione per trovare un accordo sulle tematiche per cui è sorta la controversia.

Un fattore determinante è la velocità di comunicazione tra gli avvocati, incaricati di mediare posizioni spesso divergenti.

Gli incontri tecnici e lo scambio di proposte richiedono mediamente due o tre settimane, a meno di ostacoli imprevisti.

L’eventuale necessità di richiedere perizie o acquisire pareri supplementari potrebbe incidere sensibilmente sulla durata complessiva del procedimento.

Rispetto al contenzioso tradizionale, la negoziazione assistita riduce i tempi grazie all’assenza di formalità giudiziarie.

Per ottimizzare i risultati, ti consiglio di programmare con il tuo legale un calendario operativo per definire la durata di ogni fase intermedia.

Costi ridotti

La negoziazione assistita comporta oneri economici variabili, determinati principalmente dalla complessità della controversia e dal compenso professionale da riconoscere al legale incaricato.

Di solito i costi comprendono tre elementi:

  • il parere preliminare;
  • la redazione di documenti;
  • le spese amministrative.

In particolare il parere preliminare richiede un’analisi giuridica approfondita, con tariffe orarie o forfettarie stabilite in base alla competenza specifica dell’avvocato.

La redazione di documenti (invito e accordo conclusivo) incrementa i compensi del legale, poiché il professionista dovrà adoperarsi per redigere i documenti necessari per il procedimento oltre all’accordo con cui le parti potranno definire la controversia.

Infine le spese amministrative includono gli eventuali diritti di segreteria e i costi di notifica, generalmente fissati in misura predeterminata in base agli adempimenti da eseguire.

Ti consiglio di definire in anticipo gli onorari con il legale che ti seguirà nel corso della negoziazione, al fine di evitare contestazioni e incomprensioni successive.

Pur essendo meno onerosa di un giudizio ordinario, la negoziazione assistita richiede comunque un investimento proporzionato agli obiettivi perseguiti.

Tuttavia, attraverso un’accurata pianificazione finanziaria, potrai ridurre i costi e sfruttare questo strumento strategico per risolvere una controversia.

Maggiore riservatezza

La negoziazione assistita garantisce un elevato grado di riservatezza che consente di proteggere i dati sensibili e le trattative tra le parti.

La legge e il codice deontologico forense impongono agli avvocati coinvolti di osservare l’obbligo di segretezza su contenuti e documenti, con sanzioni disciplinari in caso di violazione.

Infatti le informazioni emerse durante il procedimento non acquisiscono carattere pubblico e sono conosciute unicamente dai partecipanti e dai rispettivi legali.

In particolare le dichiarazioni rese dalle parti non possono essere prodotte come prova in tribunale, a meno di consenso reciproco (ai sensi quanto previsto dall’articolo 9 del Decreto Legge n. 132/2014).

Per rafforzare la protezione, ti consiglio di inserire clausole specifiche nell’accordo preliminare, definendo i limiti alla circolazione delle informazioni.

Grazie a queste regole, le parti possono svolgere le trattative in modo riservato, eliminando il pericolo di divulgazione di informazioni e prevenendo possibili danni reputazionali.


Il procedimento di negoziazione assistita nel recupero crediti

Negoziazione assistita - procedimento

La negoziazione assistita finalizzata al recupero di un credito insoluto richiede alcune attività preliminari.

In via preliminare il creditore raccogliere i documenti su cui si fonda il diritto, affinché il legale incaricato possa verificare degli elementi probatori a sostegno della pretesa.

Successivamente sarà necessario notificare al debitore un invito formale alla negoziazione al fine di avviare il procedimento.

Le parti hanno periodo di tempo limitato (non inferiore a un mese e non superiore a tre mesi) dalla notifica per raggiungere un accordo.

La durata della negoziazione può essere prorogata di ulteriori 30 giorni con mutuo consenso dei partecipanti (ai sensi di quanto prevede l’articolo 2, comma 2, del Decreto Legge n. 132/2014).

In seguito, in caso di adesione del debitore, si procede alla stipula di un accordo scritto con efficacia esecutiva, equiparabile a un titolo giudiziale.

Vediamo nel dettaglio alcuni consigli utili per definire la controversia con il debitore.

Cosa inserire nell’invito alla negoziazione

L’invito alla negoziazione assistita richiede alcune integrazioni per massimizzare l’efficacia di una strategia di recupero crediti.

In primo luogo, occorre specificare in modo inequivocabile l’ammontare del credito, indicando la fonte contrattuale o legale che ne giustifica l’esistenza.

Per questo motivo è necessario raccogliere tutta la documentazione (contratto, fatture, comunicazioni tra le parti) per rafforzare la posizione creditoria e ridurre possibili contestazioni.

Il testo dell’invito può includere una quantificazione anticipata dei tempi di durata delle trattative.

In base alla strategia negoziale, potrebbe essere vantaggioso fissare scadenze intermedie per esercitare una pressione temporale sulla controparte.

La forma dell’invito deve rispettare i requisiti previsti dalla legge, menzionando la volontà di avvalersi del procedimento.

Un errore frequente consiste nell’omissione dei termini perentori per la risposta, elemento che può compromettere l’iter.

Infine ti consiglio di inserire clausole di confidenzialità per protegge i dati sensibili e prevenire la diffusione di documenti di natura riservata.

Esiti possibili: accordo, mancato accordo o inadempimento

La negoziazione assistita può condurre a tre esiti principali, ciascuno con implicazioni giuridiche distinte.

L’ipotesi più favorevole prevede la sottoscrizione di un accordo vincolante, redatto in forma scritta e sottoposto a controllo di legittimità da parte degli avvocati delle parti.

Tale intesa assume efficacia esecutiva immediata, equiparandosi a un titolo esecutivo senza necessità di omologazione giudiziale.

In caso di mancato accordo, le parti possono avviare una causa giudiziale al fine di avviare un contradditorio e far valere le proprie pretese giuridiche.

In particolare l’insuccesso nelle trattative non preclude ulteriori tentativi di transazione, purché sussistano nuovi elementi negoziali che possano favorire la definizione della controversia.

Un terzo scenario riguarda l’inadempimento successivo alla stipula dell’accordo, ipotesi che attiva gli strumenti coercitivi previsti dal codice di procedura civile.

Infatti la parte lesa può richiedere l’esecuzione forzata direttamente al giudice competente, producendo l’accordo raggiunto durante la negoziazione assistita.

Strategie per evitare il fallimento della negoziazione

La negoziazione assistita richiede un elevato grado di competenza per scongiurare esiti negativi.

In via preliminare ti consiglio di definire gli obiettivi di incasso prima di avviare le trattative con la controparte.

In questo modo potrai circoscrivere il campo d’azione, ipotizzando il possibile esito della controversia e riducendo il rischio di divergenze improduttive.

Un errore frequente consiste nell’adottare posizioni rigide, trascurando soluzioni transattive che soddisfino entrambe le parti.

L’ascolto attivo delle argomentazioni della controparte facilita l’individuazione di punti di contatto, al fine di convergere verso compromessi sostenibili.

In caso di comportamento ostile della controparte, ti consiglio di creare una pausa concordata, al fine di effettuare verifiche supplementari.

In questo modo potrai stemperare la tensione e prevenire decisioni affrettate che possono determinare il fallimento delle trattative.

Inoltre ti consiglio di definire con priorità gli aspetti su cui c’è immediata convergenza e posticipare gli aspetti critici dopo aver costruito una base di consenso.


Conclusione

La negoziazione assistita offre vantaggi strategici nella definizione delle controversie commerciali, in particolare per il recupero di crediti insoluti.

Le trattative condotte in questa procedura possono aumentare la probabilità di incasso, grazie al filtro di soggetti terzi che non sono coinvolti emotivamente nel contenzioso.

In questo modo le parti possono preservare i rapporti commerciali potenzialmente proficui, evitando l’antagonismo tipico delle aule giudiziarie.

La negoziazione assistita produce effetti giuridici immediati e riduce i costi legali per il creditore.

Infatti l’accordo sottoscritto dalle parti costituisce titolo esecutivo, eliminando il rischio di lunghe e dispendiose controversie.

Per questo motivo ti consiglio di scegliere con attenzione il professionista con cui vorrai avviare il procedimento di negoziazione assistita.

Un legale specializzato in ADR (Alternative Dispute Resolution – Risoluzione alternativa delle controversie) può aiutarti a individuare soluzioni transattive che possono essere accettate dalla controparte.

Negoziazione assistita - consigli per la trattativa


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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

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Prevenire un credito insoluto - copertina

Come prevenire un credito insoluto: introduzione

Prevenire un credito insoluto è l’attività più importante che ti aiuterà a limitare il rischio di insolvenza.

Per raggiungere questo risultato è necessario eseguire un’accurata profilazione dei tuoi clienti.

In particolare l’analisi preventiva della solidità economica e finanziaria della controparte rappresenta un passaggio imprescindibile prima di instaurare rapporti commerciali.

La valutazione degli indici di liquidità e solvibilità offre un quadro attendibile sulle capacità di adempimento futuro.

Inoltre l’esame patrimoniale della controparte consente di identificare i beni che possono garantire il pagamento dell’obbligazione pecuniaria.

L’adozione di strumenti preventivi durante la negoziazione rafforza ulteriormente la posizione creditoria.

In particolare la consultazione delle banche dati specializzate rivela eventuali procedure concorsuali o esecutive pendenti.

La richiesta di referenze bancarie costituisce un ulteriore elemento di valutazione della reputazione commerciale del debitore.

Tuttavia non sempre è semplice stabilire le priorità e seguire uno schema ordinato.

In questo articolo ti spiegherò come prevenire un credito insoluto per proteggere la tua impresa e il flusso di cassa da eventi pericolosi.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune informazioni preliminari.

La fiducia nei rapporti commerciali: evoluzione storica

L’evoluzione dei rapporti commerciali affonda le proprie radici nella fiducia interpersonale dei mercanti medievali.

Durante i secoli, la stretta di mano quale forma di conclusione dell’accordo rappresentava una garanzia sufficiente tra operatori economici di buona reputazione.

Il progresso industriale ha trasformato radicalmente questo paradigma fiduciario, introducendo meccanismi formali di valutazione dell’affidabilità.

Nel XX secolo, gli istituti bancari hanno sviluppato i primi sistemi documentali per valutare l’affidabilità creditizia dei clienti.

La rivoluzione digitale ha successivamente accelerato questa transizione verso modelli predittivi basati su algoritmi statistici.

Alla data odierna sofisticati sistemi di rating analizzano molteplici variabili per prevenire un credito insoluto con precisione scientifica.

Le imprese moderne dispongono, pertanto, di strumenti avanzati che quantificano numericamente il rischio di inadempienza della controparte.

In altre parole, la fiducia commerciale si è trasformata da valore soggettivo a grandezza misurabile attraverso parametri oggettivi.

Alcune piattaforme digitali offrono report dettagliati sulla solidità patrimoniale di potenziali partner commerciali.

Di conseguenza, prevenire un credito insoluto rappresenta un processo standardizzato nelle realtà aziendali più organizzate.

Come prevenire un credito insoluto: procedura aziendale

Per prevenire un credito insoluto dovrai applicare una procedura aziendale, con regole predeterminate e comportamenti standardizzati.

La costruzione di una procedura aziendale richiede una valutazione iniziale sul modello di business dell’impresa.

In questo modo potrai identificare le risorse che saranno coinvolte nello svolgimento delle attività di profilazione del cliente.

La procedura deve prevedere meccanismi di controllo interno per verificare in modo periodico la solvibilità dei clienti.

Ti consiglio di identificare le attività standard e rappresentarle all’interno di un grafico o diagramma di flusso.

In seguito dovrai stabilire gli strumenti da utilizzare per la verifica e i parametri di misurazione per valutare l’efficacia della procedura nel tempo.

La formazione del personale rappresenta un elemento imprescindibile per l’effettiva applicazione delle nuove direttive.

Durante l’implementazione, dovrai monitorare costantemente i feedback dei dipendenti coinvolti per identificare eventuali errori.

Infine dovrai revisionare la procedura periodicamente per adeguarla alle nuove esigenze aziendali e alle eventuali modifiche normative.


Credit score: definizione

Prevenire un credito insoluto - credit score

Il credit score è un punteggio numerico che rappresenta l’affidabilità creditizia di un individuo o di un’impresa.

L’analisi della solidità economica del cliente si fonda sull’esame della sua storia creditizia, con particolare riferimento alla puntualità nei pagamenti e all’esposizione debitoria complessiva.

Il credit score costituisce un indicatore finanziario molto importante per una corretta gestione del rischio commerciale.

Le verifiche sistematiche sul merito creditizio permettono di prevenire crediti insoluti attraverso l’identificazione preventiva di clienti problematici.

Infatti, la consultazione periodica degli aggiornamenti sui rating finanziari fornisce un quadro dinamico della situazione patrimoniale delle controparti commerciali.

Di conseguenza, l’imprenditore può utilizzare il credit score quale parametro decisionale nelle politiche di vendita e nelle condizioni di pagamento concesse.

Pertanto, in ambito aziendale, la conoscenza approfondita dei meccanismi valutativi del credit score tutela l’equilibrio finanziario dell’impresa.

Analisi dei bilanci e indicatori economico-finanziari

L’analisi dei bilanci costituisce un accertamento molto utile per valutare in via preventiva la solvibilità delle controparti commerciali.

Gli indicatori economico-finanziari traducono in valori numerici la reale capacità di adempimento degli obblighi pecuniari di un’impresa.

Il ROI (Return on Investment), ad esempio, misura l’efficienza della gestione attraverso il rapporto tra risultato operativo e capitale investito.

Infatti, un basso indice di liquidità primaria segnala potenziali difficoltà nel fronteggiare con le risorse disponibili debiti a breve termine.

L’esame dell’indice di indebitamento rivela il grado di dipendenza dell’impresa da fonti di finanziamento esterne.

Di conseguenza, alcuni valori possono indicare situazioni di squilibrio patrimoniale con elevato rischio di insolvenza.

La valutazione periodica di questi parametri permette di prevenire un credito insoluto mediante l’identificazione tempestiva di segnali di deterioramento finanziario.

In ambito aziendale, pertanto, l’interpretazione sistematica degli indicatori di bilancio facilita la corretta gestione del rischio commerciale e la concessione di dilazioni di pagamento.

Storia dei pagamenti e comportamento commerciale

La storia dei pagamenti rappresenta un indicatore retrospettivo dell’effettiva solvibilità di un soggetto economico.

L’analisi delle condotte pregresse costituisce uno strumento predittivo affidabile per le future dinamiche di adempimento.

Un cliente con ripetuti ritardi, superiori a 60 giorni, manifesta un profilo di rischio elevato nonostante l’assenza di protesti.

Allo stesso modo è utile prestare attenzione alle ripetute richieste di proroga dei pagamenti che superano le scadenze contrattuali pattuite.

Inoltre, il comportamento commerciale della controparte permette di comprendere la sua affidabilità nelle transazioni e la coerenza con gli accordi stipulati.

Frequenti contestazioni sulla qualità del servizio e/o prodotto acquistato possono nascondere strategie dilatorie finalizzate a ritardare i pagamenti.

La repentina modifica delle abitudini d’acquisto segnala talvolta difficoltà finanziarie non ancora emerse dai dati contabili.

Di conseguenza è molto importante monitorare questi parametri comportamentali attraverso specifici database interni costantemente aggiornati.

Pertanto, in presenza di segnali critici (come la sostituzione improvvisa degli organi amministrativi o un allungamento dei tempi di pagamento), è opportuno rivedere le condizioni del rapporto con il cliente.

Prevenire un credito insoluto: informazioni di mercato e settoriali

Le informazioni di mercato costituiscono un elemento determinante nell’analisi preventiva del rischio di insolvenza.

Infatti, l’andamento macroeconomico del settore influenza direttamente la capacità di adempimento delle imprese operanti in tale ambito.

L’analisi del settore in cui opera il cliente aiuta a identificare eventuali criticità economiche o normative.

Per esempio, un’impresa attiva in un mercato in declino potrebbe incontrare difficoltà nel rispettare gli impegni finanziari.

Anche la conoscenza delle dinamiche concorrenziali consente di valutare la sostenibilità a lungo termine di un’azienda e di individuare segnali di possibile instabilità.

Un modello di business, infatti, può diventare obsoleto a causa dell’innovazione tecnologica, dell’ingresso di nuovi competitor o di cambiamenti nelle preferenze dei consumatori.

Per esempio, un’impresa che basa la propria attività su tecnologie superate potrebbe perdere competitività, riducendo la capacità di generare ricavi e onorare gli impegni finanziari.

L’analisi della concorrenza permette di identificare questi scenari con anticipo.

Se un cliente opera in un settore minacciato dall’innovazione o dalla regolamentazione, potrebbe incontrare difficoltà economiche nel breve termine.

Pertanto, al fine di prevenire crediti insoluti è molto importante integrare le analisi sui singoli clienti con valutazioni settoriali aggiornate anticipando eventuali criticità.


Il rischio nei rapporti commerciali

Prevenire un credito insoluto - rischio rapporti commerciali

Il rischio creditizio rappresenta un elemento fisiologico nelle relazioni commerciali.

Infatti ogni transazione comporta un margine di incertezza legato alla capacità del cliente di adempiere gli obblighi contrattuali.

Per questo motivo è importante che l’imprenditore analizzi con attenzione la controparte al fine di segmentare la clientela in classi di rischio.

Questa valutazione consente di minimizzare il pericolo di insolvenze, migliorando la solidità finanziaria dell’impresa e ottimizzando le condizioni di pagamento.

Inoltre, attraverso un’attenta classificazione dei clienti, l’imprenditore può prendere decisioni più informate proteggendo la propria azienda da potenziali perdite finanziarie.

La classificazione, infatti, consente di calibrare le condizioni contrattuali in funzione del profilo specifico del cliente.

In particolare la richiesta di garanzie fideiussorie per clienti in fascia di rischio elevata riduce possibili rischi di insolvenza.

La valutazione periodica del merito creditizio permette inoltre di prevenire un credito insoluto attraverso la tempestiva identificazione di segnali di deterioramento.

Pertanto è utile adottare misure correttive adeguate, come la revisione delle condizioni di pagamento, l’implementazione di strategie di recupero crediti o la diversificazione del portafoglio clienti.

In questo modo l’azienda può essere in grado di ridurre il rischio di perdite finanziarie e migliorare la sua stabilità economica.

Prevenire un credito insoluto: definizione di soglie di rischio

Le soglie di rischio rappresentano dei valori limite oltre i quali l’esposizione creditizia diventa potenzialmente pericolosa per l’equilibrio finanziario aziendale.

Tali parametri individuano i livelli di tolleranza oltre i quali l’impresa creditrice considera inaccettabile l’esposizione debitoria.

La calibrazione di questi valori richiede un’analisi differenziata per ciascuna categoria di clientela.

Nel settore B2B, l’imprenditore di solito assegna limiti più elevati ai clienti con cui ha una relazione consolidata basandosi su un’analisi della loro affidabilità finanziaria e sullo storico dei pagamenti.

Questo metodo permette di favorire la continuità delle transazioni e di rafforzare i rapporti di fiducia, mantenendo comunque un controllo sul rischio di credito.

Al contrario, per i clienti sconosciuti o di nuova acquisizione, l’assegnazione di un limite di credito dovrebbe avvenire in modo più prudente.

In questi casi, l’imprenditore può adottare politiche più restrittive e basarsi su informazioni esterne, come report di agenzie di rating, bilanci aziendali e referenze commerciali.

La revisione periodica dei parametri consente di adattare tempestivamente le decisioni aziendali alle mutate condizioni economiche dei clienti.

Prevenire un credito insoluto: monitoraggio e corretta misurazione

Una gestione aziendale efficace prevede il monitoraggio costante dell’andamento dei rapporti commerciali.

L’analisi del comportamento dei clienti permette all’impresa di adottare misure preventive e proporzionate in funzione della gravità degli atteggiamenti rilevati.

Se vengono individuate anomalie lievi è possibile effettuare un semplice monitoraggio rafforzato, con incremento della frequenza delle verifiche e l’attivazione di alert automatici.

Diversamente, in presenza di segnali più preoccupanti, l’impresa può procedere con un’interlocuzione diretta con il cliente per comprendere le ragioni delle variazioni riscontrate.

Qualora emergano criticità sostanziali, l’imprenditore può richiedere garanzie supplementari oppure rimodulare le condizioni contrattuali riducendo i termini di pagamento.

Nei casi più gravi, le misure preventive possono estendersi fino alla sospensione delle forniture o alla richiesta di pagamento anticipato.

L’efficacia di questo sistema risiede nella sua tempestività e nella corretta graduazione degli interventi.

Le strategie di risposta devono essere proporzionate alla gravità dei segnali rilevati e alla rilevanza strategica del cliente nel portafoglio aziendale.


Come prevenire un credito insoluto: regole da seguire

Prevenire un credito insoluto - regole

La valutazione preliminare del cliente rappresenta il primo passo per ridurre il rischio di insolvenza.

Prima di stipulare un accordo è importante raccogliere alcune informazioni sulla controparte al fine di valutare la sua affidabilità.

L’analisi iniziale del cliente permette di identificare potenziali criticità.

Molto spesso i segnali premonitori di difficoltà finanziarie emergono già dalle prime interazioni commerciali.

In base profilo di rischio rilevato e alla tipologia di cliente è possibile definire condizioni contrattuali adeguate già nella fase di avvio della collaborazione.

Inoltre ti consiglio di verificare la struttura societaria della controparte, prestando attenzione alla stabilità degli assetti proprietari.

La reputazione nel settore di riferimento, inoltre, fornisce indicazioni preziose non desumibili dai soli dati contabili.

Il complesso delle informazioni raccolte consente di delineare il profilo di rischio del potenziale cliente.

Tale profilazione ti aiuterà a stabilire le migliori condizioni contrattuali da proporre alla controparte al fine di prevenire eventuali inadempimenti.

Adesso vediamo nel dettaglio quali regole seguire per proteggere la tua attività da rischi.

Identificazione del cliente: documenti e richieste

Prima di concludere un affare è importante identificare con certezza la controparte e richiedere alcuni documenti che attestino l’esistenza e l’affidabilità dell’impresa.

In ambito B2B, prima di avviare la collaborazione l’acquisizione della visura camerale del cliente rappresenta il primo strumento di verifica.

La visura camerale è un documento che viene rilasciato dalla Camera di Commercio competente e fornisce informazioni essenziali su un’azienda (come la denominazione sociale, la sede legale, la partita IVA, l’identità degli amministratori e il tipo di attività).

In seguito è necessario acquisire una copia del documento di riconoscimento del legale rappresentante.

Lo scopo di questa richiesta è quello di verificare la corrispondenza tra il soggetto firmatario e colui che detiene effettivamente i poteri di rappresentanza.

Un controllo di questi elementi riduce il rischio di avviare rapporti con soggetti inaffidabili e favorisce operazioni commerciali più sicure.

La conoscenza approfondita dell’effettiva struttura societaria del cliente costituisce pertanto un elemento fondamentale nella fase preliminare della negoziazione.

Tale analisi consente di identificare i reali centri decisionali e di potere economico, rivelando eventuali criticità patrimoniali nascoste dietro complesse architetture societarie.

L’esame della compagine sociale, degli assetti proprietari e dei collegamenti con altre entità giuridiche permette di valutare con maggiore accuratezza il rischio finanziario che dovrai correre.

Rischio di insolvenza: persone fisiche e giuridiche

Per prevenire un credito insoluto è fondamentale adottare criteri di valutazione differenti a seconda che il cliente sia una persona fisica o una persona giuridica.

Poiché il rischio di inadempimento varia in base alla natura del soggetto, occorre effettuare verifiche diverse prima di avviare la collaborazione.

Nel caso di una persona fisica, l’analisi deve concentrarsi sulla capacità reddituale del soggetto e sulla proprietà di eventuali beni di garanzia (quote societarie o immobili).

In questa fase ti consiglio di effettuare un’indagine patrimoniale preventiva al fine di valutare l’affidabilità della controparte.

Per una persona giuridica, invece, la verifica dovrà concentrarsi sui dati patrimoniali dell’ente e sull’identità degli amministratori.

La visura camerale permette di verificare lo stato dell’impresa, mentre il bilancio d’esercizio fornisce informazioni utili sulla stabilità economica.

Inoltre, per valutare l’affidabilità di una persona giuridica, sarà necessario verificare la reputazione dell’impresa e il comportamento degli amministratori.

La presenza di ricavi nei documenti contabili non è sufficiente a scongiurare rischi futuri.

Infatti una gestione poco trasparente dell’impresa (deducibile tramite articoli sui media e recensioni sui social network) potrebbe costituire un campanello d’allarme da attenzionare.

La valutazione approfondita dei clienti permette di ridurre i rischi e garantire rapporti commerciali più sicuri e sostenibili.

Verifica della partita iva

Prima di stipulare un accordo commerciale è utile verificare la partita iva del cliente al fine di accertare la sua effettiva esistenza fiscale e la sua regolare iscrizione presso l’Agenzia delle Entrate.

L’obiettivo di questo controllo è quello di evitare di instaurare rapporti con soggetti inesistenti o non autorizzati a esercitare attività economiche.

Per eseguire la verifica ti consiglio di utilizzare uno strumento gratuito sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Dopo aver inserito il numero di partita iva nell’apposita sezione, il sistema restituisce informazioni essenziali, tra cui la denominazione della società e l’eventuale cessazione dell’attività.

Questa analisi accurata prima della firma di un contratto riduce le probabilità di insolvenza e tutela la stabilità finanziaria dell’azienda.

Infatti potrai anche scoprire se la società che vuole concludere un affare con te è ancora attiva, o se è in fase di liquidazione.

In questo video spiego come effettuare la verifica senza commettere errori.

Stabilire in anticipo le modalità di pagamento

Per prevenire un credito insoluto è importante stabilire in anticipo le modalità di pagamento e cristallizzare in un documento le obbligazioni pecuniarie della controparte.

Un accordo preventivo, infatti, riduce il rischio di contestazioni future e garantisce maggiore sicurezza nelle transazioni commerciali.

In questo momento sarà possibile segmentare le fasi progressive della collaborazione e monitorare e monitorare il reciproco adempimento degli obblighi contrattuali.

Il pagamento deve essere definito nei dettagli prima di avviare qualsiasi attività specificando:

  • la data di ogni scadenza;
  • gli importi da versare;
  • le modalità di pagamento accettate.

All’interno del contratto le parti potranno stabilire eventuali garanzie aggiuntive per pianificare con maggiore sicurezza l’andamento del rapporto professionale.

Tali comportamenti rafforzano la posizione creditoria e producono un vantaggio da sfruttare in sede giudiziale in caso di inadempimento.

Infatti, nel caso in cui sarà necessario procedere con l’attività di recupero crediti, sarà più semplice smentire eventuali contestazioni del debitore sulle modalità di pagamento.

Indagine patrimoniale sulla controparte

Per prevenire un credito insoluto è molto utile effettuare delle indagini patrimoniali sulla controparte prima di stipulare l’accordo.

Conoscere la situazione economica del cliente consente di valutare preventivamente eventuali rischi e adottare le opportune misure di tutela.

Nel caso di persone fisiche, è utile verificare la presenza di:

  • proprietà immobiliari;
  • redditi periodici (stipendio o pensione);
  • eventuali gravami pregiudizievoli (come ipoteche o pignoramenti).

Questi elementi forniscono informazioni preziose per valutare la capacità della controparte di adempiere agli obblighi contrattuali.

Per le persone giuridiche, invece, è importante esaminare:

  • la visura camerale;
  • i bilanci;
  • la presenza di protesti;
  • le eventuali partecipazioni societarie.

Inoltre è possibile accedere ai dati della Centrale Rischi per valutare l’affidabilità creditizia societaria e individuare potenziali criticità.

Le informazioni sulla solvibilità del cliente aiutano a prevenire crediti insoluti e a stabilire modalità di pagamento più sicure per il creditore.

In questo video ti spiego come effettuare indagini patrimoniali sulla tua controparte.


Conclusione

La corretta profilazione della clientela rappresenta un adempimento fondamentale per prevenire un credito insoluto nelle operazioni commerciali.

L’adozione di procedure preliminari di verifica patrimoniale consente di individuare tempestivamente soggetti ad alto rischio di insolvenza.

I benefici economici derivanti da tale approccio prudenziale si traducono in sensibile riduzione dei costi di recupero crediti, spesso assai gravosi per le casse aziendali.

La preventiva analisi della solvibilità del futuro cliente permette inoltre di ottimizzare la gestione del cash flow aziendale.

Nell’ottica della sana gestione finanziaria, prevenire un credito insoluto significa altresì evitare l’accantonamento di risorse a copertura di perdite presunte.

Di conseguenza, le somme non immobilizzate possono essere reinvestite in attività produttive con evidenti ricadute positive sulla redditività complessiva.

L’implementazione di un sistema strutturato di valutazione creditizia costituisce pertanto un investimento strategico ad alto rendimento.

In conclusione ti consiglio di predisporre adeguati strumenti di verifica (procedurali e contrattuali) per prevenire un credito insoluto e individuare clienti poco solvibili.

Prevenire un credito insoluto - come scegliere un cliente - schema


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