Prevenire un credito insoluto - copertina

Come prevenire un credito insoluto: introduzione

Prevenire un credito insoluto è l’attività più importante che ti aiuterà a limitare il rischio di insolvenza.

Per raggiungere questo risultato è necessario eseguire un’accurata profilazione dei tuoi clienti.

In particolare l’analisi preventiva della solidità economica e finanziaria della controparte rappresenta un passaggio imprescindibile prima di instaurare rapporti commerciali.

La valutazione degli indici di liquidità e solvibilità offre un quadro attendibile sulle capacità di adempimento futuro.

Inoltre l’esame patrimoniale della controparte consente di identificare i beni che possono garantire il pagamento dell’obbligazione pecuniaria.

L’adozione di strumenti preventivi durante la negoziazione rafforza ulteriormente la posizione creditoria.

In particolare la consultazione delle banche dati specializzate rivela eventuali procedure concorsuali o esecutive pendenti.

La richiesta di referenze bancarie costituisce un ulteriore elemento di valutazione della reputazione commerciale del debitore.

Tuttavia non sempre è semplice stabilire le priorità e seguire uno schema ordinato.

In questo articolo ti spiegherò come prevenire un credito insoluto per proteggere la tua impresa e il flusso di cassa da eventi pericolosi.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune informazioni preliminari.

La fiducia nei rapporti commerciali: evoluzione storica

L’evoluzione dei rapporti commerciali affonda le proprie radici nella fiducia interpersonale dei mercanti medievali.

Durante i secoli, la stretta di mano quale forma di conclusione dell’accordo rappresentava una garanzia sufficiente tra operatori economici di buona reputazione.

Il progresso industriale ha trasformato radicalmente questo paradigma fiduciario, introducendo meccanismi formali di valutazione dell’affidabilità.

Nel XX secolo, gli istituti bancari hanno sviluppato i primi sistemi documentali per valutare l’affidabilità creditizia dei clienti.

La rivoluzione digitale ha successivamente accelerato questa transizione verso modelli predittivi basati su algoritmi statistici.

Alla data odierna sofisticati sistemi di rating analizzano molteplici variabili per prevenire un credito insoluto con precisione scientifica.

Le imprese moderne dispongono, pertanto, di strumenti avanzati che quantificano numericamente il rischio di inadempienza della controparte.

In altre parole, la fiducia commerciale si è trasformata da valore soggettivo a grandezza misurabile attraverso parametri oggettivi.

Alcune piattaforme digitali offrono report dettagliati sulla solidità patrimoniale di potenziali partner commerciali.

Di conseguenza, prevenire un credito insoluto rappresenta un processo standardizzato nelle realtà aziendali più organizzate.

Come prevenire un credito insoluto: procedura aziendale

Per prevenire un credito insoluto dovrai applicare una procedura aziendale, con regole predeterminate e comportamenti standardizzati.

La costruzione di una procedura aziendale richiede una valutazione iniziale sul modello di business dell’impresa.

In questo modo potrai identificare le risorse che saranno coinvolte nello svolgimento delle attività di profilazione del cliente.

La procedura deve prevedere meccanismi di controllo interno per verificare in modo periodico la solvibilità dei clienti.

Ti consiglio di identificare le attività standard e rappresentarle all’interno di un grafico o diagramma di flusso.

In seguito dovrai stabilire gli strumenti da utilizzare per la verifica e i parametri di misurazione per valutare l’efficacia della procedura nel tempo.

La formazione del personale rappresenta un elemento imprescindibile per l’effettiva applicazione delle nuove direttive.

Durante l’implementazione, dovrai monitorare costantemente i feedback dei dipendenti coinvolti per identificare eventuali errori.

Infine dovrai revisionare la procedura periodicamente per adeguarla alle nuove esigenze aziendali e alle eventuali modifiche normative.


Credit score: definizione

Prevenire un credito insoluto - credit score

Il credit score è un punteggio numerico che rappresenta l’affidabilità creditizia di un individuo o di un’impresa.

L’analisi della solidità economica del cliente si fonda sull’esame della sua storia creditizia, con particolare riferimento alla puntualità nei pagamenti e all’esposizione debitoria complessiva.

Il credit score costituisce un indicatore finanziario molto importante per una corretta gestione del rischio commerciale.

Le verifiche sistematiche sul merito creditizio permettono di prevenire crediti insoluti attraverso l’identificazione preventiva di clienti problematici.

Infatti, la consultazione periodica degli aggiornamenti sui rating finanziari fornisce un quadro dinamico della situazione patrimoniale delle controparti commerciali.

Di conseguenza, l’imprenditore può utilizzare il credit score quale parametro decisionale nelle politiche di vendita e nelle condizioni di pagamento concesse.

Pertanto, in ambito aziendale, la conoscenza approfondita dei meccanismi valutativi del credit score tutela l’equilibrio finanziario dell’impresa.

Analisi dei bilanci e indicatori economico-finanziari

L’analisi dei bilanci costituisce un accertamento molto utile per valutare in via preventiva la solvibilità delle controparti commerciali.

Gli indicatori economico-finanziari traducono in valori numerici la reale capacità di adempimento degli obblighi pecuniari di un’impresa.

Il ROI (Return on Investment), ad esempio, misura l’efficienza della gestione attraverso il rapporto tra risultato operativo e capitale investito.

Infatti, un basso indice di liquidità primaria segnala potenziali difficoltà nel fronteggiare con le risorse disponibili debiti a breve termine.

L’esame dell’indice di indebitamento rivela il grado di dipendenza dell’impresa da fonti di finanziamento esterne.

Di conseguenza, alcuni valori possono indicare situazioni di squilibrio patrimoniale con elevato rischio di insolvenza.

La valutazione periodica di questi parametri permette di prevenire un credito insoluto mediante l’identificazione tempestiva di segnali di deterioramento finanziario.

In ambito aziendale, pertanto, l’interpretazione sistematica degli indicatori di bilancio facilita la corretta gestione del rischio commerciale e la concessione di dilazioni di pagamento.

Storia dei pagamenti e comportamento commerciale

La storia dei pagamenti rappresenta un indicatore retrospettivo dell’effettiva solvibilità di un soggetto economico.

L’analisi delle condotte pregresse costituisce uno strumento predittivo affidabile per le future dinamiche di adempimento.

Un cliente con ripetuti ritardi, superiori a 60 giorni, manifesta un profilo di rischio elevato nonostante l’assenza di protesti.

Allo stesso modo è utile prestare attenzione alle ripetute richieste di proroga dei pagamenti che superano le scadenze contrattuali pattuite.

Inoltre, il comportamento commerciale della controparte permette di comprendere la sua affidabilità nelle transazioni e la coerenza con gli accordi stipulati.

Frequenti contestazioni sulla qualità del servizio e/o prodotto acquistato possono nascondere strategie dilatorie finalizzate a ritardare i pagamenti.

La repentina modifica delle abitudini d’acquisto segnala talvolta difficoltà finanziarie non ancora emerse dai dati contabili.

Di conseguenza è molto importante monitorare questi parametri comportamentali attraverso specifici database interni costantemente aggiornati.

Pertanto, in presenza di segnali critici (come la sostituzione improvvisa degli organi amministrativi o un allungamento dei tempi di pagamento), è opportuno rivedere le condizioni del rapporto con il cliente.

Prevenire un credito insoluto: informazioni di mercato e settoriali

Le informazioni di mercato costituiscono un elemento determinante nell’analisi preventiva del rischio di insolvenza.

Infatti, l’andamento macroeconomico del settore influenza direttamente la capacità di adempimento delle imprese operanti in tale ambito.

L’analisi del settore in cui opera il cliente aiuta a identificare eventuali criticità economiche o normative.

Per esempio, un’impresa attiva in un mercato in declino potrebbe incontrare difficoltà nel rispettare gli impegni finanziari.

Anche la conoscenza delle dinamiche concorrenziali consente di valutare la sostenibilità a lungo termine di un’azienda e di individuare segnali di possibile instabilità.

Un modello di business, infatti, può diventare obsoleto a causa dell’innovazione tecnologica, dell’ingresso di nuovi competitor o di cambiamenti nelle preferenze dei consumatori.

Per esempio, un’impresa che basa la propria attività su tecnologie superate potrebbe perdere competitività, riducendo la capacità di generare ricavi e onorare gli impegni finanziari.

L’analisi della concorrenza permette di identificare questi scenari con anticipo.

Se un cliente opera in un settore minacciato dall’innovazione o dalla regolamentazione, potrebbe incontrare difficoltà economiche nel breve termine.

Pertanto, al fine di prevenire crediti insoluti è molto importante integrare le analisi sui singoli clienti con valutazioni settoriali aggiornate anticipando eventuali criticità.


Il rischio nei rapporti commerciali

Prevenire un credito insoluto - rischio rapporti commerciali

Il rischio creditizio rappresenta un elemento fisiologico nelle relazioni commerciali.

Infatti ogni transazione comporta un margine di incertezza legato alla capacità del cliente di adempiere gli obblighi contrattuali.

Per questo motivo è importante che l’imprenditore analizzi con attenzione la controparte al fine di segmentare la clientela in classi di rischio.

Questa valutazione consente di minimizzare il pericolo di insolvenze, migliorando la solidità finanziaria dell’impresa e ottimizzando le condizioni di pagamento.

Inoltre, attraverso un’attenta classificazione dei clienti, l’imprenditore può prendere decisioni più informate proteggendo la propria azienda da potenziali perdite finanziarie.

La classificazione, infatti, consente di calibrare le condizioni contrattuali in funzione del profilo specifico del cliente.

In particolare la richiesta di garanzie fideiussorie per clienti in fascia di rischio elevata riduce possibili rischi di insolvenza.

La valutazione periodica del merito creditizio permette inoltre di prevenire un credito insoluto attraverso la tempestiva identificazione di segnali di deterioramento.

Pertanto è utile adottare misure correttive adeguate, come la revisione delle condizioni di pagamento, l’implementazione di strategie di recupero crediti o la diversificazione del portafoglio clienti.

In questo modo l’azienda può essere in grado di ridurre il rischio di perdite finanziarie e migliorare la sua stabilità economica.

Prevenire un credito insoluto: definizione di soglie di rischio

Le soglie di rischio rappresentano dei valori limite oltre i quali l’esposizione creditizia diventa potenzialmente pericolosa per l’equilibrio finanziario aziendale.

Tali parametri individuano i livelli di tolleranza oltre i quali l’impresa creditrice considera inaccettabile l’esposizione debitoria.

La calibrazione di questi valori richiede un’analisi differenziata per ciascuna categoria di clientela.

Nel settore B2B, l’imprenditore di solito assegna limiti più elevati ai clienti con cui ha una relazione consolidata basandosi su un’analisi della loro affidabilità finanziaria e sullo storico dei pagamenti.

Questo metodo permette di favorire la continuità delle transazioni e di rafforzare i rapporti di fiducia, mantenendo comunque un controllo sul rischio di credito.

Al contrario, per i clienti sconosciuti o di nuova acquisizione, l’assegnazione di un limite di credito dovrebbe avvenire in modo più prudente.

In questi casi, l’imprenditore può adottare politiche più restrittive e basarsi su informazioni esterne, come report di agenzie di rating, bilanci aziendali e referenze commerciali.

La revisione periodica dei parametri consente di adattare tempestivamente le decisioni aziendali alle mutate condizioni economiche dei clienti.

Prevenire un credito insoluto: monitoraggio e corretta misurazione

Una gestione aziendale efficace prevede il monitoraggio costante dell’andamento dei rapporti commerciali.

L’analisi del comportamento dei clienti permette all’impresa di adottare misure preventive e proporzionate in funzione della gravità degli atteggiamenti rilevati.

Se vengono individuate anomalie lievi è possibile effettuare un semplice monitoraggio rafforzato, con incremento della frequenza delle verifiche e l’attivazione di alert automatici.

Diversamente, in presenza di segnali più preoccupanti, l’impresa può procedere con un’interlocuzione diretta con il cliente per comprendere le ragioni delle variazioni riscontrate.

Qualora emergano criticità sostanziali, l’imprenditore può richiedere garanzie supplementari oppure rimodulare le condizioni contrattuali riducendo i termini di pagamento.

Nei casi più gravi, le misure preventive possono estendersi fino alla sospensione delle forniture o alla richiesta di pagamento anticipato.

L’efficacia di questo sistema risiede nella sua tempestività e nella corretta graduazione degli interventi.

Le strategie di risposta devono essere proporzionate alla gravità dei segnali rilevati e alla rilevanza strategica del cliente nel portafoglio aziendale.


Come prevenire un credito insoluto: regole da seguire

Prevenire un credito insoluto - regole

La valutazione preliminare del cliente rappresenta il primo passo per ridurre il rischio di insolvenza.

Prima di stipulare un accordo è importante raccogliere alcune informazioni sulla controparte al fine di valutare la sua affidabilità.

L’analisi iniziale del cliente permette di identificare potenziali criticità.

Molto spesso i segnali premonitori di difficoltà finanziarie emergono già dalle prime interazioni commerciali.

In base profilo di rischio rilevato e alla tipologia di cliente è possibile definire condizioni contrattuali adeguate già nella fase di avvio della collaborazione.

Inoltre ti consiglio di verificare la struttura societaria della controparte, prestando attenzione alla stabilità degli assetti proprietari.

La reputazione nel settore di riferimento, inoltre, fornisce indicazioni preziose non desumibili dai soli dati contabili.

Il complesso delle informazioni raccolte consente di delineare il profilo di rischio del potenziale cliente.

Tale profilazione ti aiuterà a stabilire le migliori condizioni contrattuali da proporre alla controparte al fine di prevenire eventuali inadempimenti.

Adesso vediamo nel dettaglio quali regole seguire per proteggere la tua attività da rischi.

Identificazione del cliente: documenti e richieste

Prima di concludere un affare è importante identificare con certezza la controparte e richiedere alcuni documenti che attestino l’esistenza e l’affidabilità dell’impresa.

In ambito B2B, prima di avviare la collaborazione l’acquisizione della visura camerale del cliente rappresenta il primo strumento di verifica.

La visura camerale è un documento che viene rilasciato dalla Camera di Commercio competente e fornisce informazioni essenziali su un’azienda (come la denominazione sociale, la sede legale, la partita IVA, l’identità degli amministratori e il tipo di attività).

In seguito è necessario acquisire una copia del documento di riconoscimento del legale rappresentante.

Lo scopo di questa richiesta è quello di verificare la corrispondenza tra il soggetto firmatario e colui che detiene effettivamente i poteri di rappresentanza.

Un controllo di questi elementi riduce il rischio di avviare rapporti con soggetti inaffidabili e favorisce operazioni commerciali più sicure.

La conoscenza approfondita dell’effettiva struttura societaria del cliente costituisce pertanto un elemento fondamentale nella fase preliminare della negoziazione.

Tale analisi consente di identificare i reali centri decisionali e di potere economico, rivelando eventuali criticità patrimoniali nascoste dietro complesse architetture societarie.

L’esame della compagine sociale, degli assetti proprietari e dei collegamenti con altre entità giuridiche permette di valutare con maggiore accuratezza il rischio finanziario che dovrai correre.

Rischio di insolvenza: persone fisiche e giuridiche

Per prevenire un credito insoluto è fondamentale adottare criteri di valutazione differenti a seconda che il cliente sia una persona fisica o una persona giuridica.

Poiché il rischio di inadempimento varia in base alla natura del soggetto, occorre effettuare verifiche diverse prima di avviare la collaborazione.

Nel caso di una persona fisica, l’analisi deve concentrarsi sulla capacità reddituale del soggetto e sulla proprietà di eventuali beni di garanzia (quote societarie o immobili).

In questa fase ti consiglio di effettuare un’indagine patrimoniale preventiva al fine di valutare l’affidabilità della controparte.

Per una persona giuridica, invece, la verifica dovrà concentrarsi sui dati patrimoniali dell’ente e sull’identità degli amministratori.

La visura camerale permette di verificare lo stato dell’impresa, mentre il bilancio d’esercizio fornisce informazioni utili sulla stabilità economica.

Inoltre, per valutare l’affidabilità di una persona giuridica, sarà necessario verificare la reputazione dell’impresa e il comportamento degli amministratori.

La presenza di ricavi nei documenti contabili non è sufficiente a scongiurare rischi futuri.

Infatti una gestione poco trasparente dell’impresa (deducibile tramite articoli sui media e recensioni sui social network) potrebbe costituire un campanello d’allarme da attenzionare.

La valutazione approfondita dei clienti permette di ridurre i rischi e garantire rapporti commerciali più sicuri e sostenibili.

Verifica della partita iva

Prima di stipulare un accordo commerciale è utile verificare la partita iva del cliente al fine di accertare la sua effettiva esistenza fiscale e la sua regolare iscrizione presso l’Agenzia delle Entrate.

L’obiettivo di questo controllo è quello di evitare di instaurare rapporti con soggetti inesistenti o non autorizzati a esercitare attività economiche.

Per eseguire la verifica ti consiglio di utilizzare uno strumento gratuito sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Dopo aver inserito il numero di partita iva nell’apposita sezione, il sistema restituisce informazioni essenziali, tra cui la denominazione della società e l’eventuale cessazione dell’attività.

Questa analisi accurata prima della firma di un contratto riduce le probabilità di insolvenza e tutela la stabilità finanziaria dell’azienda.

Infatti potrai anche scoprire se la società che vuole concludere un affare con te è ancora attiva, o se è in fase di liquidazione.

In questo video spiego come effettuare la verifica senza commettere errori.

Stabilire in anticipo le modalità di pagamento

Per prevenire un credito insoluto è importante stabilire in anticipo le modalità di pagamento e cristallizzare in un documento le obbligazioni pecuniarie della controparte.

Un accordo preventivo, infatti, riduce il rischio di contestazioni future e garantisce maggiore sicurezza nelle transazioni commerciali.

In questo momento sarà possibile segmentare le fasi progressive della collaborazione e monitorare e monitorare il reciproco adempimento degli obblighi contrattuali.

Il pagamento deve essere definito nei dettagli prima di avviare qualsiasi attività specificando:

  • la data di ogni scadenza;
  • gli importi da versare;
  • le modalità di pagamento accettate.

All’interno del contratto le parti potranno stabilire eventuali garanzie aggiuntive per pianificare con maggiore sicurezza l’andamento del rapporto professionale.

Tali comportamenti rafforzano la posizione creditoria e producono un vantaggio da sfruttare in sede giudiziale in caso di inadempimento.

Infatti, nel caso in cui sarà necessario procedere con l’attività di recupero crediti, sarà più semplice smentire eventuali contestazioni del debitore sulle modalità di pagamento.

Indagine patrimoniale sulla controparte

Per prevenire un credito insoluto è molto utile effettuare delle indagini patrimoniali sulla controparte prima di stipulare l’accordo.

Conoscere la situazione economica del cliente consente di valutare preventivamente eventuali rischi e adottare le opportune misure di tutela.

Nel caso di persone fisiche, è utile verificare la presenza di:

  • proprietà immobiliari;
  • redditi periodici (stipendio o pensione);
  • eventuali gravami pregiudizievoli (come ipoteche o pignoramenti).

Questi elementi forniscono informazioni preziose per valutare la capacità della controparte di adempiere agli obblighi contrattuali.

Per le persone giuridiche, invece, è importante esaminare:

  • la visura camerale;
  • i bilanci;
  • la presenza di protesti;
  • le eventuali partecipazioni societarie.

Inoltre è possibile accedere ai dati della Centrale Rischi per valutare l’affidabilità creditizia societaria e individuare potenziali criticità.

Le informazioni sulla solvibilità del cliente aiutano a prevenire crediti insoluti e a stabilire modalità di pagamento più sicure per il creditore.

In questo video ti spiego come effettuare indagini patrimoniali sulla tua controparte.


Conclusione

La corretta profilazione della clientela rappresenta un adempimento fondamentale per prevenire un credito insoluto nelle operazioni commerciali.

L’adozione di procedure preliminari di verifica patrimoniale consente di individuare tempestivamente soggetti ad alto rischio di insolvenza.

I benefici economici derivanti da tale approccio prudenziale si traducono in sensibile riduzione dei costi di recupero crediti, spesso assai gravosi per le casse aziendali.

La preventiva analisi della solvibilità del futuro cliente permette inoltre di ottimizzare la gestione del cash flow aziendale.

Nell’ottica della sana gestione finanziaria, prevenire un credito insoluto significa altresì evitare l’accantonamento di risorse a copertura di perdite presunte.

Di conseguenza, le somme non immobilizzate possono essere reinvestite in attività produttive con evidenti ricadute positive sulla redditività complessiva.

L’implementazione di un sistema strutturato di valutazione creditizia costituisce pertanto un investimento strategico ad alto rendimento.

In conclusione ti consiglio di predisporre adeguati strumenti di verifica (procedurali e contrattuali) per prevenire un credito insoluto e individuare clienti poco solvibili.

Prevenire un credito insoluto - come scegliere un cliente - schema


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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

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© riproduzione riservata

Sentenza civile - copertina

Sentenza civile: introduzione

La sentenza civile costituisce uno strumento giuridico alternativo per il recupero di un credito insoluto.

Infatti l’assenza di prove documentali rappresenta un ostacolo significativo per ottenere un decreto ingiuntivo.

In mancanza di documenti scritti che attestino l’esistenza del credito, l’ordinamento giuridico consente di promuovere un giudizio di cognizione.

Questo procedimento, disciplinato dal codice di procedura civile, permette al creditore di ottenere un titolo esecutivo valido con modalità differenti rispetto al procedimento di ingiunzione.

Durante il giudizio, il magistrato esamina le prove (tra cui anche quelle testimoniali) e gli elementi probatori disponibili.

La sentenza civile che ne deriva, una volta passata in giudicato, assume piena efficacia di titolo esecutivo.

Pertanto, il creditore acquisisce il diritto di avviare l’esecuzione forzata sui beni del debitore.

In altre parole, anche senza prove scritte del credito, la legge offre una soluzione per tutelare le ragioni creditorie.

In questo articolo ti spiegherò come sfruttare la sentenza civile nel recupero dei crediti commerciali.

Prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Giudizio di cognizione e sentenza civile

Il giudizio di cognizione rappresenta la fase processuale in cui il magistrato esamina una controversia tra due o più soggetti per accertare la fondatezza delle pretese avanzate da una delle parti.

Tale procedimento costituisce il nucleo dell’attività giurisdizionale civile, con cui si tutela e si accerta l’esistenza dei diritti contestati.

Nel corso di questa fase, il giudice valuta le prove prodotte e applica le norme giuridiche pertinenti alla fattispecie per cui è sorta la controversia.

Lo svolgimento del giudizio si articola attraverso precisi passaggi procedurali che garantiscono il contraddittorio tra le parti processuali.

Lo scopo del giudizio di cognizione è quello di chiedere l’intervento di un giudice affinché quest’ultimo dichiari la sussistenza o meno di un diritto controverso.

In un contenzioso tra creditore e debitore, è possibile avviare un giudizio di cognizione in assenza di prove documentali utili per l’avvio di un procedimento di ingiunzione.

In questo modo l’ordinamento fornisce uno strumento processuale per regolare i rapporti giuridici che hanno determinato l’insorgenza di una disputa legale.

Il giudizio di cognizione svolge la fondamentale funzione di rimuovere l’incertezza sulle situazioni giuridiche soggettive al fine di offrire tutela ai diritti meritevoli di protezione.

Sentenza civile: definizione

La sentenza civile rappresenta l’atto giurisdizionale con cui il giudice conclude il processo civile.

Questo provvedimento decisorio risolve le controversie tra le parti attraverso l’applicazione di norme giuridiche.

Il magistrato giudicante, dopo aver valutato le prove e le tesi giuridiche dei procuratori legali, formula un giudizio vincolante per le parti processuali.

Secondo quanto prevede la legge (articolo 132 del codice di procedura civile) la sentenza civile deve contenere i seguenti elementi fondamentali:

  • l’intestazione (in cui è indicato il Tribunale che emette il provvedimento);
  • l’indicazione delle parti e dei rispettivi procuratori;
  • la concisa esposizione dei motivi in fatto e diritto;
  • le conclusioni delle parti,
  • il dispositivo (ovvero la parte finale in cui è contenuta la decisione).

Tale atto assume efficacia esecutiva nei casi previsti dalla legge (articolo 474 del codice di procedura civile), consentendo l’esecuzione forzata della decisione.

In base all’articolo 324 del codice di procedura civile, la sentenza civile diventa irrevocabile quando non è più soggetta a impugnazioni ordinarie.

Pertanto, questo provvedimento giurisdizionale costituisce lo strumento attraverso cui l’ordinamento tutela i diritti soggettivi dei cittadini nelle controversie civili.


Differenze tra decreto ingiuntivo e sentenza civile

Sentenza civile e decreto ingiuntivo

Il decreto ingiuntivo rappresenta un provvedimento giudiziale dal carattere sommario su istanza di un soggetto che deve far valere un diritto certo, liquido ed esigibile.

Tale strumento consente al creditore di ottenere rapidamente un titolo esecutivo senza contraddittorio iniziale con il debitore.

La sentenza civile, diversamente, scaturisce da un procedimento ordinario caratterizzato dal pieno dispiegamento del contraddittorio tra le parti.

Nel procedimento ordinario, che culmina con l’emissione di una sentenza civile, il giudice esamina i documenti, le testimonianze e le argomentazioni di entrambe le parti.

Il decreto ingiuntivo offre maggiore celerità procedurale rispetto alla sentenza civile, costituendo la via preferenziale per crediti provati in via documentale.

Di conseguenza, i tempi di recupero giudiziale mediante decreto ingiuntivo risultano significativamente ridotti rispetto all’iter processuale ordinario.

Al contrario la sentenza civile garantisce un accertamento più approfondito e incontrovertibile del diritto di credito.

Pertanto, la scelta tra i due strumenti dipenderà dalla tipologia documentale a supporto del credito vantato.

Entrambi i provvedimenti costituiscono valide opzioni procedurali che si differenziano per tempi e modalità di contraddittorio.

Presupposti documentali: quando la prova è insufficiente

La solidità di un credito dipende dalla qualità della documentazione a suo supporto.

In ambito giudiziario, l’insufficienza probatoria conduce frequentemente al rigetto delle richieste processuali del creditore.

Una sentenza civile sfavorevole deriva spesso alla mancata produzione di un valido contratto sottoscritto dalle parti.

Analogamente, l’assenza di fatture regolarmente emesse può compromettere la posizione giuridica del creditore.

La corrispondenza commerciale, se frammentaria o non riconducibile con certezza alle parti, può essere considerata inadeguata dal Giudice.

Allo stesso modo le dichiarazioni testimoniali non supportate da riscontri documentali possono avere una limitata efficacia probatoria.

Nel corso dell’istruttoria, il magistrato valuterà l’attendibilità delle prove secondo regole tecniche codificate dal codice di rito e dalla giurisprudenza di legittimità.

La sentenza civile negativa rappresenta l’inevitabile esito di un’azione giudiziaria fondata su presupposti documentali carenti o inidonei a dimostrare l’esistenza del diritto di credito.

Ricorda che l’onere della prova grava interamente sul creditore.

Quest’ultimo dovrà munirsi preventivamente di idonea documentazione per tutelare efficacemente la propria pretesa in sede giudiziaria.

Tempistiche e costi processuali: sentenza civile e decreto ingiuntivo a confronto

Il recupero di un credito attraverso una causa giudiziale richiede alcune valutazioni economiche che possono risultare determinanti per decidere quale strategia seguire.

Il giudizio di cognizione, che si conclude con la sentenza civile, richiede tempistiche piuttosto dilatate, generalmente quantificabili in anni.

I costi processuali di tale procedura includono:

  • contributi unificati (ovvero le spese da versare allo stato italiano);
  • spese di notifica;
  • compensi professionali per l’avvocato costituito in giudizio;
  • eventuali oneri accessori (come il pagamento dei consulenti tecnici d’ufficio nominati nel giudizio).

Al contrario, il decreto ingiuntivo rappresenta uno strumento processuale caratterizzato da maggiore celerità.

Le spese per ottenere di un decreto ingiuntivo risultano sensibilmente inferiori rispetto a quelle necessarie per ottenere una sentenza civile.

Tali differenze economiche derivano principalmente dalla struttura semplificata del procedimento monitorio (ovvero il procedimento di ingiunzione).

In particolare, l’assenza di udienze multiple e attività istruttorie complesse determina un abbattimento dei costi legali.

La sentenza civile, d’altra parte, garantisce un accertamento giudiziale approfondito della controversia, che risolve definitivamente eventuali contestazioni del debitore.

Sentenza civile e trattativa stragiudiziale

L’ottenimento di una sentenza civile favorevole non preclude la possibilità di avviare una trattativa stragiudiziale con il debitore.

Questo percorso alternativo, spesso trascurato, presenta vantaggi concreti per entrambe le parti coinvolte nel contenzioso.

Il creditore, pur munito di titolo esecutivo (sentenza civile), può valutare l’opportunità di negoziare termini di pagamento dilazionati.

In tal modo sarà possibile evitare i costi e ridurre i tempi dell’esecuzione forzata, garantendo al contempo un recupero più celere del credito.

Per il debitore, d’altra parte, la trattativa post-sentenza rappresenta un’occasione per evitare le conseguenze pregiudizievoli dell’espropriazione.

La legge non ostacola tali accordi, anzi li favorisce nell’ottica deflattiva del contenzioso giudiziario.

Pertanto, anche dopo il passaggio in giudicato della sentenza civile, le parti mantengono piena autonomia negoziale.

La composizione bonaria della controversia rimane sempre percorribile, offrendo soluzioni pragmatiche rispetto alla rigidità dell’esecuzione giudiziale.


Il procedimento ordinario per ottenere una sentenza civile

Sentenza civile - procedimento ordinario

Quando il credito è fondato su una prova scritta il creditore può ottenere il titolo esecutivo in tempi rapidi avviando un giudizio speciale che prende in nome di procedimento monitorio (come stabilisce l’articolo 633 del codice di procedura civile).

Se invece la prova scritta del credito è assente, il creditore non potrà richiedere un decreto ingiuntivo e dovrà necessariamente avviare un processo di cognizione.

Questo giudizio è finalizzato a ottenere una sentenza civile che accerti l’esistenza del credito e condanni il debitore al pagamento.

Il processo di cognizione, infatti, è il procedimento giudiziario attraverso il quale un giudice accerta l’esistenza di un diritto e ne dichiara l’effettiva sussistenza con una sentenza (come stabiliscono gli articoli 163 e seguenti del codice di procedura civile).

Il giudizio si articola in più fasi e precisamente:

  • notifica e deposito della domanda giudiziale;
  • costituzione delle parti;
  • istruttoria (la fase in cui si valutano le prove);
  • decisione finale.

A differenza del procedimento monitorio il processo di cognizione prevede un contraddittorio completo tra le parti e un’attenta valutazione delle prove.

Per questo motivo i tempi di definizione del giudizio di cognizione sono più lunghi poiché il creditore dovrà dimostrare la legittimità della sua pretesa.

L’atto di citazione: elementi costitutivi e formulazione

L’atto di citazione è il documento processuale con cui il creditore (attore) avvia un giudizio ordinario nei confronti del debitore (convenuto), al fine di ottenere una sentenza civile che accerti l’esistenza del credito e ne disponga il pagamento.

Il contenuto dell’atto di citazione è espressamente disciplinato dall’articolo 163 del codice di procedura civile.

Il mancato rispetto delle formalità richieste può determinare l’invalidità dell’atto e l’improcedibilità della domanda.

In particolare gli elementi fondamentali che devono essere presenti nell’atto di citazione sono i seguenti:

  • Indicazione del tribunale competente: il tribunale che ha giurisdizione sulla causa;
  • Generalità delle parti: i dati anagrafici di entrambe le parti: il creditore (attore) e il debitore (convenuto);
  • Esposizione dei fatti: la narrazione precisa dei fatti che giustificano la domanda del creditore;
  • Motivi di diritto: i fondamenti giuridici della domanda, ovvero le norme che supportano la pretesa del creditore;
  • Conclusioni: le richieste chiare e specifiche che il creditore rivolge al giudice, come ad esempio la condanna del debitore al pagamento di una somma di denaro;
  • Vocatio in ius: l’invito al convenuto a comparire in tribunale nell’udienza fissata;
  • Indicazione del procuratore: l’avvocato che rappresenta il creditore, con il suo nome e il domicilio professionale;
  • Sottoscrizione dell’avvocato: la firma dell’avvocato che ha redatto l’atto di citazione.

Ogni punto indicato è essenziale per il corretto svolgimento del processo e per evitare che l’atto venga dichiarato nullo o inammissibile (come stabilisce l’articolo 164 del codice di procedura civile)

La notifica dell’atto di citazione al debitore segna l’inizio del processo e da questo momento in poi il convenuto ha il diritto di costituirsi entro i termini previsti, presentando le proprie difese.

La fase di trattazione e l’onere probatorio

Dopo la notifica dell’atto di citazione e la costituzione in giudizio del debitore, il giudice convoca le parti per l’udienza di trattazione (come stabilisce l’articolo 183 del codice di procedura civile).

In questa fase, il giudice definisce l’istruttoria e precisamente:

  • stabilisce le modalità e i termini per la produzione delle prove (documenti, testimoni, perizie);
  • dispone le udienze per la discussione della causa.

Il creditore espone la proprie richieste e illustra le prove a supporto del credito vantato, mentre il debitore presenta le proprie difese.

Il giudice può anche sollecitare una possibile conciliazione, ma la fase principale rimane quella della valutazione delle prove.

Infine, una volta completata l’istruttoria, il giudice chiede ad entrambe le parti di precisare le conclusioni e in seguito emette la sentenza che stabilisce se il creditore ha diritto o meno al pagamento.

L’onere della prova incombe sul creditore secondo il principio “onus probandi incumbit ei qui dicit” (che significa letteralmente “l’obbligo di portare le prove spetta a colui che afferma”) sancito dall’articolo 2697 del codice civile.

Tale regola impone al soggetto attivo del rapporto obbligatorio di dimostrare l’esistenza del credito vantato verso la controparte.

La prova del credito richiede l’esibizione di documentazione contrattuale, fatture, estratti conto e comunicazioni intercorse tra le parti.

Nel procedimento ordinario la fase istruttoria può protrarsi per mesi o anni con inevitabili ripercussioni sui tempi di recupero.

Il ruolo delle consulenze tecniche nel giudizio ordinario

Quando le prove documentali non sono sufficienti a chiarire determinati aspetti della controversia, il giudice può decidere di nominare un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) per fornire un parere oggettivo (come stabilisce l’articolo 191, comma 1, del codice di procedura civile).

Le parti, inoltre, possono avvalersi di un Consulente Tecnico di Parte (CTP) per supportare le proprie argomentazioni e contestare eventuali conclusioni avverse.

I consulenti tecnici sono professionisti con competenze specialistiche che intervengono nel processo civile per fornire valutazioni su aspetti che richiedono conoscenze tecniche, scientifiche o contabili.

Nel giudizio di cognizione, queste consulenze assumono particolare rilevanza, soprattutto in controversie di natura contabile, finanziaria o tecnica.

Se ad esempio il debitore contesta l’importo richiesto dal creditore, il giudice potrà nominare un un esperto contabile (come un commercialista) per elaborare una relazione tecnica che fornisca un parere qualificato sul tema.

Attraverso questo documento il creditore potrà chiarire la legittimità delle somme pretese, ricostruendo movimenti finanziari, tassi di interesse e eventuali aggiornamenti contabili.

L’acquisizione di perizie e relazioni tecniche può incidere significativamente sull’esito del processo e sulla decisione finale del giudice.


Strategie processuali per massimizzare le probabilità di successo

Sentenza civile - strategie processuali

Nel giudizio di cognizione l’assenza di una prova scritta del credito rende necessaria l’adozione di una strategia processuale mirata da parte del creditore.

Infatti è opportuno strutturare il processo sulla base di prove testimoniali, presunzioni e documenti integrativi che possono dimostrare l’esistenza del diritto.

La corretta combinazione di questi strumenti probatori può rafforzare la posizione del creditore e aumentare le possibilità di ottenere una sentenza civile di condanna nei confronti del debitore.

La produzione degli elementi di prova nel processo deve seguire un criterio logico e persuasivo, in modo da facilitare la ricostruzione dei fatti da parte del giudice.

Infatti la capacità di valorizzare ogni prova permette di rafforzare la pretesa creditoria anche in assenza di un titolo scritto.

Dettagli apparentemente secondari, come l’esistenza di pagamenti parziali o l’ammissione informale del debito da parte del debitore, possono assumere un peso determinante per convincere il giudice.

La costruzione dell’impianto probatorio in assenza di prova scritta

La sentenza civile di condanna a carico del debitore viene emessa quando il giudice ritiene fondata la richiesta avanzata dal creditore.

In assenza di prova scritta è necessario dimostrare con altri mezzi l’esistenza del diritto di credito.

Uno dei mezzi istruttori più comuni è rappresentato dalla prova testimoniale che può confermare l’accordo intercorso tra le parti e le modalità di esecuzione della prestazione.

Infatti la testimonianza di soggetti informati sui fatti costituisce il primo pilastro su cui edificare la pretesa creditoria.

Il legale del creditore dovrà selezionare accuratamente i testimoni che hanno avuto conoscenza dei rapporti commerciali intercorsi tra le parti.

I soggetti che hanno partecipato direttamente alla stipula dell’accordo (come ad esempio i dipendenti, i collaboratori o i soci dell’impresa) possono essere citati come testi.

Inoltre è possibile ricostruire la vicenda anche attraverso documentazione complementare, come email, messaggi, ordini di acquisto o registri contabili.

Questi documenti, pur avendo una minore forza probatoria (rispetto a un contratto firmato, di una cambiale o di una fattura), possono essere sfruttati per dimostrare l’esistenza di un accordo tra le parti.

Testimonianze e prove Indirette: valore ed efficacia

Nel giudizio di cognizione, le testimonianze e le prove indirette assumono un ruolo molto importante.

I racconti dei testimoni, se attendibili e coerenti, possono costituire una base fondamentale per supportare la pretesa del creditore.

Il giudice, infatti, valuta la credibilità dei testimoni e la loro capacità di ricostruire i fatti durante la fase istruttoria.

Le prove indirette, invece, sono quegli elementi di prova che, pur non essendo direttamente legati all’evento da dimostrare, possono comunque supportare e rafforzare la tesi del creditore nel corso di un giudizio.

Un esempio tipico di prova indiretta sono le email, i messaggi di testo, gli ordini di acquisto, le registrazioni contabili o altre forme di comunicazione che possono confermare o suggerire la veridicità di un’affermazione.

Il creditore, infatti, può esibire una serie di ricevute che mostrano una sequenza di pagamenti regolari da parte del debitore per beni o servizi forniti.

In un processo civile, soprattutto quando non si dispone di una prova scritta certa, le prove indirette sono fondamentali per rafforzare la pretesa del creditore e per contribuire alla formazione del convincimento del giudice.

L’importanza delle comunicazioni commerciali pregresse

Le comunicazioni commerciali scambiate tra il creditore e il debitore durante il periodo di collaborazione rappresentano delle prove atipiche molto utili per comprendere l’evoluzione del rapporto contrattuale.

Questi documenti possono assumere rilevanza giuridica, soprattutto in caso di controversie, poiché contribuiscono a dimostrare l’esistenza, il contenuto e i termini di un relazione controversa.

In particolare la corrispondenza email, le pec, le lettere e in genere tutti i messaggi scambiati tra il creditore ed il debitore (anche a mezzo chat con applicazioni di messaggistica istantanea come WhatsApp) hanno un importante valore probatorio all’interno del giudizio di cognizione.

In particolare una semplice email (sebbene non offra le stesse garanzie legali di una pec) può costituire un principio di prova se supportata da elementi idonei a confermarne l’autenticità (come confermato dall’ordinanza n. 25131/2024 della Corte di Cassazione).

Ai sensi dell’articolo 2712 del Codice Civile, l’email rientra tra le riproduzioni informatiche e, in quanto tale, può avere valore probatorio nei procedimenti giudiziari.

Se il debitore contesta la provenienza o il contenuto dell’email, spetterà al creditore dimostrare la genuinità del messaggio.


Conclusione

La corretta conservazione del materiale probatorio rappresenta un elemento determinante per l’ottenimento di una sentenza civile favorevole.

Il successo di un procedimento giudiziario dipende essenzialmente dalla qualità e completezza dei documenti prodotti dalla parte attrice.

Nel corso di un giudizio di cognizione, il giudice valuterà la coerenza tra le richieste processuali e le prove contenute nel fascicolo processuale.

Pertanto la diligente raccolta e custodia documentale diventa presupposto imprescindibile per il riconoscimento delle pretese creditorie.

Un apparato probatorio lacunoso compromette inevitabilmente le possibilità di ottenere una sentenza civile di condanna.

La giurisprudenza conferma che l’onere della prova grava sul creditore che agisce in giudizio.

Di conseguenza una corretta produzione delle evidenze documentali e testimoniali del diritto di credito determinerà l’esito della controversia.

Per questo motivo ti consiglio di documentare ogni fase del rapporto di collaborazione con la controparte sin dalla sua costituzione.

Un’accurata gestione della documentazione aumenta notevolmente le probabilità di ottenere una pronuncia giurisdizionale favorevole e semplifica il recupero di un credito insoluto.

Sentenza civile e decreto ingiuntivo - differenze - grafico


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Teresa Rossi

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La cambiale: introduzione

La cambiale è uno strumento giuridico che può essere utilizzato per garantire l’adempimento di obbligazioni pecuniarie derivanti da forniture di beni o prestazioni di servizi.

Questo titolo di credito rappresenta un documento molto prezioso per l’attività di recupero.

La cambiale, infatti, attribuisce al creditore un diritto certo, liquido ed esigibile sul credito vantato.

Se possiedi questo documento e la controparte non effettua il pagamento del tuo lavoro, potrai avviare l’attività esecutiva attraverso una procedura più celere rispetto all’ordinario processo civile.

Infatti, in presenza di una cambiale (che possiede determinati requisiti) non è necessario rivolgersi all’autorità giudiziaria per ottenere un titolo esecutivo.

Tuttavia è necessario compilare correttamente la cambiale e conservarla fino alla scadenza.

Eventuali errori formali potrebbero renderla invalida.

Nei prossimi paragrafi ti illustrerò come sfruttare le potenzialità di questo strumento e quali strategie adottare per recuperare più velocemente un credito insoluto.

Prima di proseguire voglio spiegarti alcuni concetti fondamentali.

La cambiale: definizione

La cambiale è un titolo di credito che attribuisce al legittimo possessore il diritto di ottenere il pagamento della somma indicata, alla scadenza e nel luogo in essa previsti (R.D. n. 1669/1933, c.d. Legge Cambiaria).

Il legislatore ha configurato questo strumento come documento formale dotato di efficacia esecutiva diretta.

La legge cambiaria, infatti, regola l’emissione e l’esecuzione della cambiale, stabilendo precise condizioni di validità.

Esistono due principali tipologie di cambiali:

  • il pagherò cambiario;
  • la cambiale tratta.

Nel pagherò, l’emittente si impegna personalmente al versamento della somma indicata.

La cambiale tratta, invece, contiene l’ordine rivolto a un terzo di pagare al beneficiario l’importo stabilito.

In caso di mancato adempimento, il creditore ha diritto di agire nei confronti dell’emittente per il recupero della somma dovuta.

Il principale tipo di cambiale utilizzato dagli imprenditori per garantire il pagamento è il “pagherò cambiario”.

Questo strumento è particolarmente consigliato per la sua semplicità, flessibilità e capacità di garantire il diritto di credito senza troppe formalità.

Infatti, il pagherò cambiario è un titolo di credito unilaterale, emesso dal debitore, che si impegna a pagare una somma di denaro al beneficiario alla scadenza concordata.

La cambiale: elementi essenziali

La cambiale deve essere redatta in forma scritta e deve contenere alcune informazioni essenziali.

La sua validità dipende dall’accuratezza di tali elementi; qualsiasi omissione o errore può invalidare il titolo (come stabilisce l’articolo 2 del R.D. n. 1669/1933, c.d. Legge Cambiaria).

L’articolo 100 della Legge Cambiaria elenca i requisiti essenziali del vaglia cambiario, che sono i seguenti:

  • la denominazione di vaglia cambiario o pagherò inserita nel contesto del titolo;
  • la promessa incondizionata di pagare una somma determinata;
  • l’indicazione della scadenza;
  • l’indicazione del luogo di pagamento;
  • il nome del beneficiario al quale dovrà essere effettuato il pagamento;
  • l’indicazione della data e del luogo dove il vaglia è emesso;
  • la sottoscrizione di colui che emette il titolo.

L’elemento distintivo della cambiale è la promessa di pagamento che deve essere redatta in modo chiaro e inequivocabile.

Tale indicazione consiste nell’impegno formale del debitore a versare una determinata somma di denaro alla scadenza stabilita in favore di un beneficiario.

La promessa di pagamento si distingue dall’ordine di pagamento, che è proprio della cambiale tratta.

Nel caso del pagherò cambiario, infatti, il debitore non sta effettuando un ordine a terzi di effettuare il pagamento, ma sta assumendo un impegno diretto e personale verso il beneficiario.

La cambiale: soggetti coinvolti

L’emissione di una cambiale coinvolge diversi soggetti, ciascuno con specifiche responsabilità giuridiche.

Nel vaglia cambiario gli individui interessati sono l’emittente e il beneficiario.

L’emittente assume l’obbligo diretto di pagare la somma indicata nella cambiale alla scadenza prefissata.

Il beneficiario, invece, rappresenta il creditore legittimato a ricevere il pagamento specificato nel titolo.

Il rapporto tra emittente e beneficiario si fonda su un vincolo obbligatorio diretto e formale che si caratterizza per la sua certezza giuridica.

In primo luogo, questo vincolo è diretto, poiché l’emittente si impegna personalmente e senza condizioni a pagare una somma di denaro al beneficiario alla scadenza stabilita.

Inoltre, il vincolo è formale, in quanto l’impegno di pagamento è espresso in un documento scritto che rappresenta una prova legale del credito.

A volte la cambiale può essere sottoscritta da un soggetto terzo (avallante) oppure può essere firmata da un garante.

In questi casi i soggetti “aggredibili” sono due:

  • debitore principale;
  • firmatario della cambiale.

La formalità della cambiale e l’individuazione dei soggetti obbligati la rende uno strumento affidabile e sicuro per le transazioni commerciali.

La cambiale: azione diretta contro il debitore

La cambiale rientra tra i titoli esecutivi elencati dall’articolo 474, n. 2, del codice di procedura civile.

Questo strumento consente al creditore di avviare direttamente l’esecuzione forzata nei confronti del debitore inadempiente.

La legge, infatti, in presenza di determinate condizioni, attribuisce alla cambiale efficacia esecutiva immediata senza necessità di un preventivo accertamento giudiziale.

In particolare la condizione indispensabile per qualificare la cambiale come titolo esecutivo, è la presenza dell’imposta di bollo posta sul retro (secondo le modalità previste dal D.P.R. n. 642/1972, Allegato A, articolo 6).

Tale caratteristica distingue questo titolo di credito dai comuni documenti commerciali privi di forza esecutiva.

In questi casi il creditore può avviare il pignoramento mobiliare o immobiliare con la sola notifica del precetto risparmiando tempo e costi.

Il beneficiario della cambiale, infatti, non dovrà agire in giudizio per chiedere al giudice di riconoscere il suo diritto di credito.

In particolare non sarà necessario ottenere un decreto ingiuntivo o un altro provvedimento giudiziario come la sentenza.

Se sei creditore in base a una cambiale potrai direttamente notificare un atto di precetto al debitore velocizzando il recupero del tuo credito.

Questo vantaggio processuale si traduce in maggiore celerità e migliore gestione dei flussi finanziari aziendali.

La rapidità dell’azione esecutiva azionata in forza di cambiale, infatti, rappresenta uno strumento strategico per l’equilibrio finanziario della tua impresa.


La cambiale nel credit management

La cambiale - credit management

La cambiale costituisce una risorsa preziosa per le attività di credit management.

L’imprenditore può ridurre significativamente la percentuale di insoluti attraverso una politica commerciale basata su garanzie cambiarie.

Infatti, l’introduzione di questo titolo nei rapporti commerciali rafforza il potere contrattuale del creditore e produce un effetto deterrente verso comportamenti dilatori dei debitori.

Il cliente che accetta di sottoscrivere una cambiale (emittente) potrebbe mostrare maggiore puntualità nei pagamenti.

A differenza di una fattura, che può essere oggetto di contestazioni o ritardi, la cambiale impone una scadenza precisa.

Il debitore dovrà essere informato che, in caso di mancato pagamento, il creditore potrà avviare rapidamente un’esecuzione forzata.

Questo meccanismo riduce la possibilità di ritardi e incentiva il rispetto dei termini pattuiti.

Inoltre la sottoscrizione di una cambiale potrebbe rappresentare un segnale di maggiore affidabilità della controparte.

Pertanto un uso strategico della cambiale ti aiuterà a effettuare una profilazione mirata dei clienti e potrebbe aiutarti a prevenire le crisi di insolvenza.

La cambiale: impatto sul DSO

La cambiale offre vantaggi concreti per i crediti commerciali e le transazioni che prevedono dilazioni di pagamento.

Infatti l’utilizzo corretto di questo strumento produce molteplici benefici:

  • aiuta a mantenere stabile il cash flow;
  • permette di pianificare le entrate con regolarità;
  • consente di ridurre i crediti insoluti.

L’effetto deterrente della cambiale ha un impatto diretto sulla riduzione del DSO (Days Sales Outstanding), ossia il tempo medio di incasso dei crediti aziendali.

Quando un soggetto sottoscrive una cambiale, si impegna formalmente a rispettare la scadenza di pagamento.

La possibilità di avviare un’azione esecutiva immediata in caso di inadempimento crea una pressione psicologica che spinge il debitore a saldare tempestivamente il proprio debito.

Questo comportamento riduce i tempi di incasso e, di conseguenza, il DSO aziendale.

Un DSO più basso aiuta l’impresa a mantenere una maggiore liquidità che potrà essere utilizzata per finanziare ulteriori attività.

In ogni caso prima di utilizzare un titolo cambiario per il recupero del tuo credito, devi distinguere alcuni casi fondamentali.

Cambiale scaduta da meno di tre anni

La cambiale mantiene la sua efficacia esecutiva per tre anni dalla data di scadenza (secondo quanto previsto dall’articolo 63 del R.D. n. 1669/1933, c.d. Legge Cambiaria).

Pertanto, se la cambiale è scaduta da meno di tre anni è possibile avviare direttamente l’esecuzione forzata (articolo 94 del R.D. n. 1669/1933, c.d. Legge Cambiaria) notificando il precetto.

Quest’ultimo è un atto con cui si intima al debitore di adempiere all’obbligazione entro un termine stabilito, minacciando l’esecuzione forzata in caso di mancato pagamento (come stabilisce l’articolo 480 del codice di procedura civile).

Di solito, per avviare un’azione esecutiva nei confronti di un debitore, è necessario ottenere un titolo esecutivo (come un decreto ingiuntivo, una sentenza o altri provvedimenti del giudice previsti dall’articolo 474 del codice di procedura civile).

Ottenere un titolo esecutivo può richiedere tempi lunghi e dispendio di risorse economiche.

Tuttavia la cambiale rappresenta un’eccezione significativa a questa regola generale.

Se la cambiale è scaduta da meno di tre anni, il creditore può procedere direttamente alla notifica del precetto senza la necessità di ottenere preventivamente un ulteriore titolo esecutivo.

Tale procedimento abbreviato costituisce un vantaggio rilevante rispetto ai crediti ordinari.

Ricorda inoltre che, se la cambiale è protestata, nell’atto di precetto dovrai inserire anche le spese di protesto.

Di conseguenza il termine di tre anni decorrerà dal giorno successivo alla data del protesto.

Cambiale pro solvendo

L’efficacia esecutiva della cambiale è più breve se il documento contiene le parole “pro solvendo”.

In questi casi è possibile notificare direttamente l’atto di precetto entro un anno dalla scadenza.

L’espressione “pro solvendo” significa che la cambiale viene emessa come mezzo di pagamento condizionato.

Pertanto il debito sottostante non si estingue immediatamente con la consegna del titolo e il debitore non è liberato finché la cambiale non viene incassata.

L’ espressione “pro soluto”, invece, implica che, consegnando la cambiale, il debitore viene immediatamente liberato dall’obbligazione principale, a meno che non sia stato stabilito diversamente.

Il creditore deve quindi verificare attentamente la presenza della clausola “pro solvendo” sulle cambiali ricevute.

La riduzione temporale da tre anni a uno comporta la necessità di monitorare con maggiore frequenza le scadenze.

Di conseguenza, l’azione esecutiva deve essere pianificata con tempestività per evitare la perdita dell’efficacia esecutiva del titolo.

La differenza, apparentemente formale, produce quindi effetti sostanziali sulla tutela del credito aziendale.

Cambiale scaduta da più di tre anni

Se la cambiale è scaduta da più di tre anni non è possibile notificare subito l’atto di precetto.

In questo caso è necessario ottenere un titolo esecutivo e cioè un decreto ingiuntivo.

Infatti la cambiale perde la sua efficacia esecutiva una volta trascorsi tre anni dalla data di scadenza originaria.

Il termine triennale rappresenta un confine giuridico per l’avvio dell’esecuzione forzata mediante precetto.

Dopo tre anni dalla scadenza, il creditore dovrà ottenere un nuovo titolo esecutivo prima di procedere in via esecutiva.

In questo caso sarà necessario presentare in tribunale un ricorso insieme al titolo cambiario.

Infatti la cambiale scaduta potrà essere utilizzata come prova scritta del credito nel procedimento di ingiunzione e potrà consentire di ottenere la provvisoria esecuzione del decreto (come prevede l’articolo 642 del codice di procedura civile).

Il giudice, verificata la fondatezza della pretesa, emetterà il decreto che costituirà la base per la successiva notifica del precetto.

Pluralità di cambiali non ancora scadute

Se il debitore ha firmato due o più cambiali, alcune delle quali non sono ancora scadute, prima di notificare l’atto di precetto sarà necessario inviare una diffida per richiedere il pagamento del debito.

All’interno di questo documento dovrà essere comunicata la “decadenza dal beneficio del termine” con riferimento alla cambiali che dovranno scadere (come previsto dall’articolo 1186 del codice civile e dall’articolo 94 del R.D. n. 1669/1933, c.d. Legge Cambiaria).

In altre parole, se il debitore è inadempiente, e non effettua il pagamento dell’importo dovuto, decade dal beneficio di pagare il suo debito a rate.

La comunicazione di “decadenza dal beneficio del termine” serve proprio a questo, cioè a revocare il beneficio di effettuare pagamenti dilazionati nei confronti del firmatario.

In questo modo, qualora il debitore continuerà a essere inadempiente, sarà possibile precettare tutte le cambiali (sia quelle che sono scadute, sia quelle che non sono scadute).

Ricorda inoltre che la cambiale si prescrive nel termine di 10 anni dalla sua scadenza (ai sensi di quanto previsto dall’articolo 2946 del codice civile).

Per questo motivo ti consiglio di monitorare periodicamente la scadenza del tuo titolo cambiario.

Se la cambiale è prossima alla scadenza, provvedi a notificare un atto giudiziario oppure un atto di messa in mora per interrompere la prescrizione del tuo credito.


Conclusione

La cambiale rappresenta uno strumento prezioso per la gestione dei crediti commerciali.

In alcuni casi il titolo cambiario consente al creditore di avviare un’azione esecutiva, senza dover ottenere un titolo giudiziale.

Questa caratteristica rende la cambiale particolarmente utile per preservare la liquidità di cassa e garantire sicurezza nelle transazioni.

Inoltre il titolo cambiario può essere utilizzato come strumento di garanzia poiché rafforza il diritto di credito e riduce il rischio di inadempimenti.

Tuttavia, per un corretto utilizzo della cambiale, è necessario monitorare periodicamente la sua scadenza e intervenire per conservare la sua efficacia.

Se hai intenzione di sfruttare i titoli cambiari nella tua organizzazione, ti consiglio di fornire un’adeguata formazione al personale che si occuperà della custodia e conservazione.

In questo modo potrai rafforzare la tua posizione creditoria e prevenire il rischio di insolvenza.

La cambiale - benefici per la gestione dei crediti


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Interessi di mora: introduzione

Gli interessi di mora costituiscono uno strumento legale fondamentale per proteggere il valore dei crediti commerciali.

Il mancato pagamento delle fatture rappresenta una minaccia costante per la stabilità finanziaria delle PMI e startup italiane.

Molti imprenditori sottovalutano il potenziale degli interessi di mora come leva strategica nella gestione delle controversie con clienti insolventi.

La corretta applicazione degli interessi moratori può trasformare una situazione di stallo in un’opportunità per recuperare non solo il capitale, ma anche un equo indennizzo per il ritardo subito.

In questa guida ti spiegherò le normative vigenti, le formule di calcolo e le strategie più efficaci per inserire e applicare gli interessi di mora nei contratti commerciali.

In questo modo potrai integrare questo potente strumento nelle tue procedure aziendali senza compromettere le relazioni con i clienti.

Inoltre, attraverso casi studio di contenziosi già risolti, ti dimostrerò come una corretta applicazione degli interessi di mora possa migliorare significativamente i risultati nel recupero crediti.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune informazioni preliminari.

Cosa sono gli interessi di mora

Gli interessi di mora rappresentano una somma aggiuntiva dovuta dal debitore che ritarda il pagamento di un debito scaduto.

La legge (articolo 1224 del codice civile) stabilisce che nelle obbligazioni che hanno per oggetto una somma di denaro, in caso di ritardato adempimento, il creditore ha diritto a una somma aggiuntiva a titolo risarcimento del danno.

Nelle transazioni commerciali gli interessi di mora scattano automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine di pagamento.

Il Decreto Legislativo n. 231/2002 ha introdotto una normativa specifica per tutelare i creditori nei rapporti economici tra imprese.

La legge stabilisce che il tasso degli interessi moratori nelle transazioni commerciali è determinato dalla somma del tasso BCE e una maggiorazione di otto punti percentuali.

Tale meccanismo mira a scoraggiare i ritardi nei pagamenti attraverso un onere economico aggiuntivo per il debitore inadempiente.

Gli interessi di mora svolgono quindi una duplice funzione:

  • compensativa per il creditore;
  • sanzionatoria per il debitore.

In sostanza, gli interessi moratori rappresentano uno strumento di difesa contro i pagamenti tardivi, che possono causare danni per la stabilità finanziaria delle PMI e delle startup.

Differenza tra interessi legali e interessi moratori

Gli interessi legali e gli interessi di mora appartengono a due categorie giuridiche distinte con finalità differenti nel sistema giuridico.

In particolare gli interessi legali maturano automaticamente su qualsiasi debito pecuniario senza che sia necessario inserire una clausola nel contratto di collaborazione.

Il Ministero dell’Economia fissa annualmente il tasso di interesse legale, attestato al 2,00% per l’anno 2025 (come indicato dal Decreto Ministeriale del 10/12/2024).

Gli interessi di mora, invece, rappresentano una forma di risarcimento per il danno causato dal ritardato pagamento di un debito scaduto.

Nelle transazioni commerciali tra imprese, i tassi degli interessi moratori risultano notevolmente più elevati rispetto a quelli legali.

La disciplina speciale del Decreto Legislativo n. 231/2002 prevede infatti un tasso BCE maggiorato di otto punti percentuali, attualmente intorno al 9,65%.

Tale differenza percentuale comporta conseguenze rilevanti nella gestione dei crediti commerciali insoluti.

Per esempio, su un credito di 10.000 euro insoluto da un anno, gli interessi legali (calcolati con il tasso del 2025) sarebbero pari a circa 200 euro, mentre gli interessi di mora sarebbero pari a circa 1.220 euro.

Questa diversità quantificazione trasforma gli interessi moratori in un potente strumento di tutela per le imprese nei confronti dei clienti ritardatari.

L’impatto degli interessi di mora sul cash flow aziendale

I ritardi nei pagamenti generano squilibri significativi nel flusso di cassa delle imprese e startup italiane.

Gli interessi di mora rappresentano una leva strategica per proteggere la liquidità aziendale e non solo un semplice strumento compensativo.

In particolare l’applicazione sistematica degli interessi moratori nei contratti commerciali scoraggia preventivamente i pagamenti tardivi.

Infatti molti clienti potrebbero modificare le proprie priorità di pagamento dopo aver constatato che il fornitore richiede il pagamento degli interessi di mora.

Per massimizzare l’efficacia di questo strumento, ti consiglio di inserire nel tuo contratto una clausola che prevede l’applicazione degli interessi di mora in caso di inadempimento della controparte.

In genere la comunicazione preventiva della richiesta di tali interessi nelle trattative commerciali può aumentare la probabilità di pagamenti puntuali.

L’integrazione di questa leva giuridica nelle procedure aziendali può ridurre i problemi di liquidità e trasformare una possibile insolvenza in un’opportunità di percepire un indennizzo aggiuntivo.

Un’impresa con fatturato di un milione di euro e DSO di 90 giorni (Days Sales Outstanding – tempo medio di pagamento) potrebbe recuperare fino a 20.000 euro annui in più attraverso l’applicazione degli interessi di mora.

Questo strumento rappresenta una risorsa finanziaria preziosa che molte imprese non sfruttano per ignoranza o mancanza di procedure strutturate.


Come calcolare gli interessi di mora in modo corretto

Calcolare gli interessi di mora

Il calcolo degli interessi di mora richiede una conoscenza generale delle basi normative per evitare di commettere errori.

La formula base prevede: (Capitale × Tasso × Giorni di ritardo) / 365 = Importo interessi moratori.

Il tasso applicabile nelle transazioni commerciali corrisponde al tasso BCE maggiorato di 8 punti percentuali, aggiornato semestralmente.

La Banca Centrale Europea pubblica sul proprio sito gli aggiornamenti sui tassi BCE per ogni semestre.

Per eseguire il calcolo dovrai custodire la copia digitale fattura insoluta e le ricevute pec di accettazione e consegna (in caso di fattura elettronica) per individuare la data di emissione.

Inoltre raccogli tutte le comunicazioni scambiate con il debitore (email o conversazioni via chat) che dimostrano l’avvenuto svolgimento del servizio.

Adesso vediamo nel dettaglio come eseguire il calcolo.

Gli interessi moratori nelle trattative di recupero

La legge, infatti, stabilisce che se il pagamento di una somma di denaro viene ritardato, il creditore ha diritto non solo all’importo del credito originario, ma anche a una somma dovuta per il ritardo.

Tale somma costituisce la quantificazione degli interessi.

Per questo motivo, quando ricevi un pagamento in ritardo, potrai richiedere al debitore gli interessi per il mancato pagamento.

Mi soffermo un attimo su questo concetto per fornirti alcuni esempi.

Supponiamo che tu abbia stipulato un contratto di collaborazione con un cliente e debba incassare la somma di 10.000 euro entro il 30 dicembre.

Dopo la scadenza del termine, avrai diritto a ricevere un’ulteriore somma che rappresenta il danno patrimoniale subito per non aver ricevuto immediatamente il pagamento.

Più giorni passeranno, più la quota di interessi crescerà e dunque avrai la possibilità di richiedere al debitore non solo l’importo previsto dal contratto, ovvero la sorte capitale, ma anche un’ulteriore somma come risarcimento per il ritardo nel pagamento.

Questa somma, aggiunta alla sorte capitale, rappresenta la quantificazione degli interessi dovuti.

Nelle trattative stragiudiziali di recupero, ti consiglio di chiedere al debitore non solo l’importo previsto dal contratto, ma anche la quota di interessi dovuta per il pagamento ritardato.

Strumenti digitali per automatizzare il calcolo degli interessi di mora

Esiste uno strumento online gratuito che ti permette di calcolare gli interessi di mora.

Grazie a questa applicazione potrai misurare diverse tipologie di interessi in caso di ritardo nei pagamenti.

In particolare potrai calcolare:

  • gli interessi di mora;
  • gli interessi legali;
  • gli interessi a tasso fisso e altre tipologie.

In questo video tutorial ti spiego come utilizzare questo strumento.

Il calcolo degli interessi passo dopo passo

Per calcolare gli interessi (siano essi moratori o legali), dovrai inserire:

  1. La sorte capitale (l’importo del credito insoluto);
  2. La data di decorrenza (data di inizio degli interessi);
  3. La data di fine.

In seguito dovrai selezionare una delle opzioni disponibili e cliccare su “Calcola”.

Ti fornisco un altro esempio.

Supponiamo che tu debba ricevere 5.000 euro e che la scadenza di pagamento indicata nel contratto sia fissata per il 10 settembre.

Per calcolare gli interessi in modo corretto dovrai inserire la data successiva alla scadenza di pagamento, ovvero il giorno 11 settembre.

Interessi di mora e interessi legali: le differenze

Gli interessi moratori si applicano nelle transazioni commerciali, ossia quando il contratto è stipulato tra due soggetti che svolgono attività d’impresa.

Se la tua controparte è una persona giuridica o un professionista munito di partiva iva, allora potrai applicare gli interessi di mora, che risultano più elevati rispetto a quelli legali.

Ricorda un principio fondamentale:

  • gli interessi legali si applicano se nel contratto non è stata stabilita un’altra misura di interessi;
  • gli interessi di mora si applicano nelle transazioni commerciali (qualora siano espressamente concordati tra le parti).

Per evitare contestazioni, ti consiglio sempre di inserire nei tuoi contratti una clausola che autorizza a richiedere gli interessi di mora in caso di ritardo nel pagamento.

Questa soluzione può aumentare notevolmente l’importo del tuo credito e rafforzare la tua posizione negoziale.

Una precisazione importate: gli interessi di mora non si applicano se il tuo cliente è un consumatore.

Infatti, secondo quanto previsto dal Codice del Consumo (articolo 33, lettera “f”, del Decreto Legislativo n. 206/2005), si considerano “vessatorie” le clausole che impongono al consumatore il pagamento di una somma di denaro a titolo di risarcimento in caso di inadempimento o di ritardo nell’adempimento.


Interessi di mora e relazioni commerciali

Interessi di mora e relazioni commerciali

L’integrazione degli interessi di mora nella tua politica aziendale può rivelarsi uno strumento che protegge il tuo business e previene crisi di insolvenza.

In particolare ti consiglio di avvertire la controparte, fin dalle fasi preliminari della trattativa, che la tua organizzazione applica una clausola specifica sugli interessi moratori in caso di ritardo nei pagamenti.

La comunicazione preventiva della presenza di questa condizione migliora lo svolgimento della negoziazione e può ridurre significativamente il verificarsi di insoluti.

Tale strategia deve essere integrata con il lavoro del reparto commerciale al fine di non danneggiare le relazioni con clienti e fornitori.

In presenza di determinate regole contrattuali, i clienti tenderanno a rispettare maggiormente le scadenze per prevenire le conseguenze economiche del ritardo.

Inoltre ti consiglio di inserire nel tuo contratto una clausola che prevede l’applicazione degli interessi di mora.

Alcune imprese più grandi e strutturate inseriscono l’informazione sulla presenza di interessi moratori anche nelle offerte commerciali e nei documenti preventivi.

Come inserire gli interessi di mora nei contratti commerciali

Gli interessi di mora richiedono una precisa collocazione all’interno della struttura contrattuale per massimizzarne la sua finalità dissuasiva.

La sezione dedicata ai “Termini di pagamento” rappresenta la collocazione ideale per inserire le clausole sugli interessi moratori.

Per questo motivo ti consiglio di aggiungere un paragrafo specifico intitolato “Ritardi di pagamento e interessi di mora” immediatamente dopo le condizioni di pagamento standard.

Il riferimento normativo completo conferisce maggior peso legale alla tua richiesta di interessi moratori in caso di contenzioso.

Cita espressamente il D.Lgs. 9 novembre 2012, n. 192, del D.L. 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazioni dalla L. 24 marzo 2012, n. 27.

Menziona anche il D.L. 5 maggio 2015, n. 51 convertito con modificazioni dalla L. 2 luglio 2015, n. 91, e successive modifiche.

La citazione di tali norme previene contestazioni sulla legittimità della richiesta di interessi moratori.

L’omissione del riferimento normativo potrebbe spingere la controparte a sostenere che la clausola è vessatoria (al fine di ritardare l’adempimento).

Specifica nella clausola anche la data esatta dalla quale gli interessi di mora inizieranno a decorrere, indicando che il calcolo si applicherà dal giorno successivo alla scadenza dei termini indicati nel contratto.

Per una maggiore trasparenza puoi indicare la metodologia di calcolo degli interessi, richiamando il tasso BCE maggiorato di otto punti percentuali come previsto dalla normativa vigente.

Comunicazione efficace con i clienti riguardo agli interessi moratori

La comunicazione sugli interessi di mora richiede cautela e sensibilità durante tutta la relazione commerciale.

I responsabili commerciali (incaricati a favorire la conclusione del contratto) dovrebbero introdurre questo argomento già durante le prime fasi della trattativa.

Al contrario la mancata prospettazione dell’applicazi0one degli interessi moratori può indispettire la controparte e rischia di far abortire la negoziazione.

Per questo motivo ti consiglio di utilizzare strutture verbali positive che descrivono agevolazioni per pagamenti anticipati, invece che concertarti solo sulla presenza di penali.

Associa sempre la menzione degli interessi moratori a un chiaro vantaggio per il cliente in caso di pagamento puntuale.

Coinvolgi l’intero team commerciale nella scrittura degli script di vendita che menzionino gli interessi di mora senza creare frizioni o reazioni insofferenti.

La maggior parte dei responsabili commerciali evita di trattare questo argomento temendo di compromettere la relazione con il cliente.

Tuttavia questo timore risulta spesso infondato.

Per ammorbidire la discussione e riducono il potenziale conflitto negoziale spiega che gli interessi di mora vengono applicati in base policy aziendale.

In particolare puoi predisporre una brochure informativa (di una sola pagina) che spiega:

  • le conseguenze in caso di pagamento anticipato (possibili agevolazioni e riduzioni di prezzo);
  • le conseguenze in caso di pagamento ritardato (applicazione di interessi di mora);
  • la normativa sugli interessi moratori e il tasso applicato.

Gli interessi di mora possono rappresentare uno strumento strategico per selezionare clienti affidabili e ridurre le insolvenze.

Una comunicazione completa durante le trattative può consolidare le relazioni commerciali e può proteggere la tua posizione giuridica.

Profilazione della clientela e interessi di mora

Una corretta procedura di profilazione della clientela ti aiuterà ad applicazione correttamente gli interessi di mora.

In via preliminare ti consiglio di monitorare mensilmente i pagamenti in scadenza attraverso un sistema automatizzato collegato alla contabilità.

Una volta individuate le posizioni in sofferenza, valuta l’invio di solleciti di pagamento che contengano il calcolo degli interessi maturati fino a quel momento.

La consistenza nell’applicazione degli interessi moratori ti aiuterà a costruire una reputazione di serietà sul mercato.

Applicando questa strategia potrai ottenere i seguenti benefici:

  • potrai prevedere con maggiore precisione i flussi di cassa;
  • potrai ridurre fino al 30% i ritardi di pagamento;
  • potrai incrementare l’importo dei tuoi incassi (in modo totalmente legale).

Conclusione

Gli interessi di mora rappresentano uno strumento giuridico con potenzialità strategiche spesso sottovalutate dalle imprese italiane.

L’inserimento sistematico di clausole sugli interessi moratori nei contratti commerciali scoraggia preventivamente i comportamenti dilatori.

I clienti che ricevono comunicazioni sui costi aggiuntivi del ritardo tendono a rispettare maggiormente le scadenze di pagamento.

La profilazione della clientela in base alla puntualità nei pagamenti permette di personalizzare le condizioni contrattuali in modo mirato.

Un cliente con storico di ritardi merita maggiori tutele contrattuali rispetto a un pagatore abitualmente puntuale.

Un’adeguata verifica preliminare migliora le relazioni commerciali senza penalizzare i clienti virtuosi.

L’applicazione degli interessi di mora può produrre effetti positivi sul cash flow aziendale attraverso due principali meccanismi:

  • in primo luogo, riduce l’incidenza degli insoluti grazie all’effetto deterrente;
  • in secondo luogo, compensa i costi finanziari sostenuti per i ritardi inevitabili.

In questo modo potrai seguire dei parametri oggettivi per valutare la qualità del portafoglio clienti.

Grazie agli interessi di mora potrai trasformare un diritto legale in un vero strumento di gestione aziendale orientato alla sostenibilità e alla crescita.

Interessi di mora - effetti positivi


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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

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Minimo vitale - copertina

Minimo vitale: introduzione

Il minimo vitale può costituire un ostacolo all’avvio dell’attività esecutiva ed è collegato al pignoramento della pensione.

Si tratta di un argomento importante che può vanificare i tuoi sforzi di recupero, rendendo antieconomica l’attività giudiziale.

Infatti nel caso in cui non sia possibile ottenere il pagamento spontaneo del credito insoluto, è possibile pignorare i redditi periodici della controparte (come stipendio o pensione).

Tuttavia il reddito da pensionamento non è pignorabile per intero e la legge prevede che solo una parte può essere destinata a soddisfare il creditore in sede processuale.

In questo articolo ti spiegherò come calcolare in anticipo il minimo vitale e quando conviene pignorare la pensione del debitore.

Se il reddito periodico percepito dalla controparte è troppo esiguo dovrai individuare delle strategie alternative di recupero per risolvere la tua crisi finanziaria.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Minimo vitale: definizione

Il minimo vitale è la soglia minima di reddito necessaria per garantire a un individuo il soddisfacimento dei bisogni fondamentali.

Se il debitore è pensionato la legge stabilisce che solo una parte della pensione può essere trattenuta per il recupero del credito.

Infatti il minimo vitale rappresenta una quota impignorabile della pensione, che non può essere colpita dall’azione esecutiva e che rimane nella disponibilità del debitore.

In particolare il reddito da pensione può essere erogato in favore di individui di età avanzata e in alcuni casi tale cifra potrebbe rappresentare l’unica fonte di sostentamento per il soggetto che ne beneficia.

Per questo motivo la legge ha introdotto l’istituto del minimo vitale, al fine di assicurare una vita dignitosa ai cittadini che percepiscono tale emolumento.

L’attività esecutiva deve tutelare le esigenze del creditore ma deve tenere conto dell’impatto sociale ed etico che il pignoramento può avere sulla vita quotidiana della parte debitrice.

Pertanto il minimo vitale rappresenta una possibile “minaccia” da conoscere e prevenire per una corretta gestione dei crediti insoluti.

Per mitigare i rischi di insolvenza è importante effettuare una valutazione preliminare sulle fonti di reddito percepite dai futuri clienti.

In particolare se la controparte è una persona fisica in età avanzata o titolare di impresa individuale, l’analisi previsionale sulla sua solidità economica può aiutare a prevenire eventuali crisi finanziarie.

Minimo vitale: il pignoramento della pensione

Il minimo vitale e il pignoramento della pensione sono due argomenti spesso collegati tra di loro.

Il pignoramento della pensione è una procedura esecutiva che consente a un creditore di recuperare il credito attraverso il prelievo forzoso di una parte della pensione percepita dal debitore.

Questa forma di pignoramento rientra nella categoria del pignoramento presso terzi che si avvia quando il debitore ha crediti o beni che non sono direttamente nella sua disponibilità ma sono detenuti da un terzo.

Nel caso delle pensioni il terzo è rappresentato dall’INPS (Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale).

La pensione non può essere pignorata per intero ma devono essere rispettati dei limiti per permettere al beneficiario di vivere in condizioni di stabilità economica.

Se il debitore percepisce una pensione è possibile sottoporre a pignoramento solo la somma eccedente il minimo vitale.

Nel prossimo paragrafo ti spiegherò quali sono le soglie da rispettare per calcolare in modo corretto il minimo vitale.

Assegno sociale 2025

Il minimo vitale è un importo che la legge considera impignorabile per garantire al pensionato un’esistenza dignitosa e corrisponde alla misura dell’assegno sociale aumentata del doppio (come stabilisce l’articolo 545, comma 7, del codice di procedura civile).

Tale prestazione economica viene erogata dall’INPS ai soggetti che si trovano in situazioni economiche difficili e non percepiscono un reddito sufficiente per il proprio sostentamento.

L’ammontare dell’indennità può variare di anno in anno perché è soggetto alla rivalutazione annuale dei prezzi al consumo effettuata dall’Istat (Istituto Nazionale di Statistica).

Nel 2025 l’importo dell’assegno sociale è pari a euro 538,69.

Il doppio di tale valore è pari a euro 1.077,38 e corrisponde alla quota impignorabile.

Pertanto è necessario tenere in considerazione questo limite e calcolare il residuo che potrà essere pignorato prima di avviare l’attività esecutiva.

Minimo vitale: esempio pratico

Per spiegarti meglio l’istituto giuridico del minimo vitale voglio fornirti un esempio pratico.

Se il debitore percepisce una pensione di euro 2.000,00 dovrai sottrarre da questo importo il mimino vitale (impignorabile) che è pari ad euro 1.077,38.

Il risultato di questa sottrazione è pari a euro 922,62.

Di conseguenza il creditore potrebbe “aggredire” soltanto la somma residua ottenuta dopo il calcolo (euro 922,62).

In seguito sarà necessario calcolare l’importo che potrà essere assegnato in caso di pignoramento.

Infatti la legge consente di pignorare fino a 1/5 (un quinto) della parte eccedente il minimo vitale (come stabilisce l’articolo 545, comma 4, del codice di procedura civile).

Pertanto la quota che potrebbe essere assegnata al creditore potrebbe essere pari a euro 184,52 (a condizione che non vi siano precedenti pignoramenti già gravanti sulla pensione del debitore).

Minimo vitale: nuovo limite

Di recente il legislatore ha introdotto la soglia minima di euro 1.000,00 anche nel caso in cui il doppio dell’assegno sociale risultasse inferiore a questa cifra (come stabilisce l’articolo 545, 7° comma del codice di procedura civile).

In altre parole, la pensione non può essere pignorata fino a euro 1.000,00 qualunque sia il valore dell’assegno sociale.

Ti fornisco un esempio pratico.

Se in un determinato anno futuro (rispetto all’anno attuale), una persona dovesse percepisce una pensione pari a 1.500,00 euro al mese e il doppio dell’assegno sociale dovrebbe essere pari (per quell’anno) a euro 900,00, allora il limite di impignorabilità si eleverebbe fino a 1.000,00 euro.

Infatti, proseguendo nell’esempio, sulla pensione pari a euro 1.500,00 solo la parte eccedente la cifra di euro 1.000,00 (cioè euro 500,00) potrebbe essere soggetta a pignoramento.

Di conseguenza il creditore potrebbe pignorare solo 1/5 (un quinto) di euro 500,00 e cioè la cifra di euro 100,00.

Pertanto in questo esempio (che ti ho fornito solo per spiegarti meglio come effettuare i calcoli), il minimo vitale impignorabile sarebbe maggiore rispetto al doppio dell’assegno sociale (poiché la legge ha fissato il limite di euro 1.000,00 a maggior tutela del debitore).

Riforma Cartabia

Il superiore limite è stato introdotto dalla Riforma Cartabia (approvata con la legge n. 134-2021) con l’obiettivo di garantire ai pensionati un reddito minimo essenziale a prescindere dal valore dell’assegno sociale (che è mutevole e cambia ogni anno in base alle indicazioni fornite dall’INPS).

Tuttavia ricorda che nel 2025 il doppio dell’assegno sociale è già superiore a euro 1.000,00 (ed è pari a euro 1.077,38).

Pertanto la quota impignorabile da detrarre dovrà essere maggiore rispetto all’importo di euro 1.000,00 (soglia indicata dall’articolo 545, comma 7, del codice di procedura civile).

Grazie a questi parametri è possibile effettuare delle proiezioni di incasso per orientare l’attività esecutiva verso scelte consapevoli e vantaggiose.

Minimo vitale: la pensione sul conto

Il calcolo del minimo vitale impignorabile cambia ulteriormente nei casi in cui la pensione viene accreditata sul conto corrente del debitore.

Il pignoramento del conto corrente è uno strumento giuridico utilizzato per bloccare i fondi del debitore inadempiente al fine di soddisfare il credito vantato dal creditore.

Tale procedura esecutiva è regolata dall’articolo 543 del codice di procedura civile, il quale disciplina il procedimento di pignoramento presso terzi.

Se l’importo della pensione è stato già accreditato sul conto corrente del debitore prima dell’avvio del pignoramento, è possibile trattenere solo un quinto della somma che supera il triplo dell’assegno sociale (come stabilisce l’articolo 545, comma 8, del codice di procedura civile).

Questo importo (misura dell’assegno sociale moltiplicata per tre) nell’anno 2025 è pari a euro 1.616,07.

Ti fornisco un esempio pratico.

Se il debitore ha un saldo positivo di euro 2.500,00 euro sul conto corrente, il pignoramento iniziale si applicherà solo sulla parte eccedente questa soglia ([euro 2.500,00] meno [euro 1.616,07]) che è pari a euro 883,93.

Di conseguenza, l’importo pignorabile sarà un quinto di euro 883,93, ossia euro 176,79 (a condizione che non vi siano precedenti pignoramenti già gravanti sulla pensione del debitore).


Minimo vitale: quando conviene il pignoramento

Minimo vitale - quando conviene il pignoramento

Se il debitore si trova in condizioni economiche precarie il pignoramento può rivelarsi una soluzione poco vantaggiosa.

La procedura esecutiva non sempre permette al creditore di recuperare il credito in modo soddisfacente.

Infatti per rispettare la legge ed evitare inutili costi giudiziari è necessario individuare in anticipo quale sarà la somma mensile effettivamente recuperabile.

Se l’importo della pensione percepita dal debitore è troppo esiguo il creditore potrebbe incassare una cifra ridotta e l’avvio della procedura esecutiva potrebbe risultare non profittevole.

In questo caso le spese legali e le tempistiche necessarie per ottenere un’ordinanza di assegnazione potrebbero non giustificare gli sforzi rispetto al reale beneficio economico.

Pertanto, prima di intraprendere azioni esecutive è utile analizzare la sua situazione finanziaria e reddituale della controparte per capire qual è la strategia migliore da adottare.

Minimo vitale: indagini preliminari

Il minimo vitale costituisce un limite che può essere superato effettuando delle indagini patrimoniali sulla solvibilità del debitore.

Queste analisi preliminari assumono molta importanza quando il creditore decide di avviare l ‘attività esecutiva a causa delle soglie di impignorabilità prevista dalla legge.

Infatti non è conveniente avviare un’azione di recupero su una sola fonte di reddito (pensione) perché quest’ultima è parzialmente protetta.

Le indagini patrimoniali permettono di fornire una visione completa della situazione economica del debitore e di individuare tutte le fonti di reddito o l’elenco di beni (mobili o immobili) che potranno essere pignorati.

Queste informazioni consentono al creditore di pianificare l’attività di recupero del credito e stabilire quali risorse finanziarie potranno essere effettivamente aggredite per soddisfare il credito.

In questo modo il creditore può esaminare in anticipo le prospettive di incasso ed evitare spreco di risorse.

Minimo vitale: esame del cedolino 

Il minimo vitale impignorabile può essere calcolato esaminando il cedolino della pensione percepita dal debitore.

Questo documento riassume tutti i dettagli relativi al pagamento della pensione e viene predisposto dall’INPS o da altri enti previdenziali.

Il cedolino contiene diverse voci che spiegano come viene calcolato l’importo erogato al pensionato.

In particolare il documento contiene l’indicazione delle seguenti voci:

  • importo lordo della pensione;
  • importo delle trattenute fiscali e contributive;
  • importo delle eventuali ritenute (come la cessione del quinto o precedenti pignoramenti);
  • importo netto accreditato al debitore.

L’analisi dettagliata del cedolino permette di verificare se l’ammontare della quota pignorabile della pensione è sufficiente per avviare l’attività esecutiva.

Tale valutazione dovrà essere effettuata detraendo il minimo vitale impignorabile dal totale percepito dal debitore.

Minimo vitale: il calcolo

Per calcolare il minimo vitale e determinare la quota pignorabile è necessario individuare l’ammontare netto della pensione.

Tale cifra si ottiene sottraendo dall’importo lordo una serie di voci presenti all’interno del cedolino come ad esempio:

  • i contributi previdenziali;
  • le imposte;
  • le detrazioni per carichi di famiglia;
  • le trattenute per prestiti o altri pignoramenti.

Il risultato ottenuto da questa operazione (il cosiddetto “netto”) è l’emolumento effettivo che il pensionato percepisce ogni mese sul conto corrente e sul quale verrà calcolata la quota pignorabile.

Una volta determinato il “netto”, il passo successivo è confrontarlo con il minimo vitale, il cui ammontare varia ogni anno per equilibrare il trattamento pensionistico alla variazione dei prezzi dei beni di consumo.

L’importo pignorabile è risultato ottenuto dalla sottrazione tra pensione netta e minimo vitale.

Quest’ultima cifra dovrà essere divisa in 5 per individuare il quinto (1/5) pignorabile secondo i parametri previsti dalla legge.

Minimo vitale: età del debitore e risk management

La tutela del minimo vitale può ostacolare l’attività esecutiva e assume rilevanza quando il debitore è anziano.

Nella gestione dei rapporti commerciali l’età del cliente è un fattore che può essere sottovalutato ma che invece diventa significativo in caso di insolvenza.

Il creditore, nella valutazione del rischio creditizio (risk management)dovrebbe tenere conto anche del profilo anagrafico dei futuri clienti poiché la loro età potrebbe fornire indicazioni sulla capacità economica di saldare i debiti.

Se il debitore ha un’età al di sotto dei 50 anni, si trova in una fase intermedia della vita lavorativa, condizione che accresce le possibilità di guadagnare emolumenti e accumulare risparmi.

Al contrario, una controparte che percepisce una pensione di vecchiaia potrebbe disporre di un reddito insufficiente per il recupero del credito a causa della tutela del minimo vitale.

In questi casi è preferibile offrire soluzioni di pagamento più brevi (senza concedere troppo dilazioni) per minimizzare il rischio di insolvenza ed evitare l’avvio di azioni esecutive infruttuose.

Un’altra soluzione potrebbe essere richiedere maggiori garanzie o il coinvolgimento di un coobbligato più giovane che possa ridurre il rischio di insolvenza.


Minimo vitale: alternative al pignoramento della pensione

Minimo vitale - alternative al pignoramento della pensione

La tutela del minimo vitale può rendere il pignoramento della pensione poco conveniente o addirittura antieconomico.

In alcuni casi è preferibile non avviare questo tipo di esecuzione soprattutto se il debitore percepisce un importo mensile molto esiguo.

Tale circostanza può mettere in crisi il creditore poichè influisce in modo negativo sul flusso di cassa e riduce la liquidità disponibile per far fronte alle necessità aziendali.

Il pignoramento della pensione è una delle opzioni disponibili per il recupero del credito ma non è l’unico rimedio a disposizione del creditore.

Anche se non è possibile agire direttamente sulla pensione del debitore il credito è giuridicamente valido e l’obbligazione di pagamento esigibile.

Il creditore ha ancora il diritto di recuperare le somme dovute ma potrà optare per soluzioni alternative più efficaci.

Pignoramento del garante

Quando il minimo vitale rende la pensione impignorabile è possibile verificare se il debito è assistito da una garanzia personale.

Il garante, infatti, è colui che risponde dell’adempimento di un debito altrui obbligandosi personalmente verso il creditore (come stabilisce l’articolo 1936 del codice civile).

Tale soggetto è una persona fisica che si impegna a soddisfare il debito dell’obbligato principale qualora quest’ultimo non sia in grado di farlo.

Pertanto la presenza di un secondo debitore (anche definito “coobbligato”) aumenta le probabilità di recupero integrale del credito.

In questo modo se il pignoramento della pensione risulta antieconomico a causa del minimo vitale, il creditore può rivolgersi al garante.

Quest’ultimo, infatti, risponde del debito con tutto il suo patrimonio (garanzia personale) a meno che non vi siano particolari limitazioni o protezioni sui redditi.

L’inserimento di clausole di garanzia è uno dei primi passi che un imprenditore può compiere per rafforzare la sua posizione nell’accordo commerciale.

Tali clausole, infatti, consentono al creditore di ampliare la responsabilità sulle obbligazioni di pagamento in modo che vi siano più soggetti a cui richiedere l’adempimento.

Pignoramento immobiliare

Se l’importo pignorabile della pensione è troppo esiguo (a causa del minimo vitale) allora il creditore potrà valutare di recuperare il credito tramite un’esecuzione immobiliare.

Attraverso questo giudizio si procede con la vendita forzata degli immobili del debitore e il ricavato dell’asta verrà utilizzato per soddisfare i creditori.

La decisione di avviare un pignoramento immobiliare dipende soprattutto dall’entità del credito.

Se tale importo è esiguo, potrebbe non essere conveniente procedere in questa direzione poiché i costi legati alla procedura (spese e compensi legali) potrebbero risultare troppo onerosi.

Di solito, il pignoramento immobiliare viene considerato una soluzione efficace quando l’importo del credito è abbastanza alto da giustificare l’investimento di tempo e denaro per avviare l’esecuzione.

Infatti, prima di procedere è utile effettuare delle ispezioni ipotecarie per valutare lo stato giuridico dell’immobile e verificare se sono presenti altre ipoteche o formalità pregiudizievoli sul bene.

Se l’immobile è privo di gravami e il suo valore è sufficientemente alto, potrebbe essere utile iscrivere un’ipoteca giudiziale e avviare successivamente il pignoramento.

Tuttavia, se sull’immobile esistono ipoteche preesistenti e il suo valore commerciale non è molto alto, potrebbe essere più prudente evitare l’iscrizione dell’ipoteca.

Accordo transattivo

Se l’importo pignorabile della pensione è troppo esiguo (a causa del minimo vitale) allora è possibile avviare una trattativa stragiudiziale con il debitore.

In questo modo è possibile definire la controversia e trovare una soluzione condivisa, rinunciando a una parte delle proprie pretese.

Infatti, anche se una quota della pensione è protetta e non pignorabile, il debitore potrebbe formulare un’offerta transattiva al fine di estinguere il proprio debito.

In questi casi, piuttosto che procedere con azioni legali complesse e costose, potrebbe essere più vantaggioso concordare un piano di rientro o un saldo e stralcio.

La prima forma di accordo permette al debitore di saldare il debito attraverso rate mensili compatibili con la sua capacità economica.

Nel secondo caso, invece, il creditore potrà accettare il pagamento immediato di una somma inferiore rispetto al totale dovuto.

Pertanto, l’accordo transattivo consiste in una soluzione in cui entrambe le parti ottengono una vittoria (cd. soluzione “win-win”).

Conseguenze per gli eredi

La garanzia del minimo vitale può ostacolare il pignoramento della pensione ma non tutela gli eredi del debitore.

Infatti in caso di decesso del soggetto su cui grava l’obbligo di pagamento, i debiti debiti maturati dal defunto possono essere trasmessi agli eredi.

Pertanto, nella spiacevole eventualità che il pensionato venga a mancare, i parenti più vicini dovranno decidere se accettare o meno l’eredità.

Nel caso di accettazione, i debiti si trasmetteranno ai successori del defunto (anche denominato “de cuius”) e il creditore potrà avanzare la richiesta di pagamento nei loro confronti.

La legge prevede che la rinuncia all’eredità deve essere formalizzata con un atto pubblico o una scrittura privata autenticata presso un notaio o depositata in tribunale.

L’applicazione di questa procedura formale garantisce la trasparenza delle successioni e attribuisce all’atto di rinuncia valore di pubblicità legale.

Al contrario l’accettazione dell’eredità non prevede delle formalità specifiche, ma può essere desunta dal comportamento degli eredi (e dai cd. “atti dispositivi” del patrimonio del defunto).

Pertanto il creditore potrà effettuare i controlli necessari per individuare la presenza di eventuali eredi contro i quali si potrà avviare l’azione esecutiva.


Conclusione

La presenza del minimo vitale tutela i diritti fondamentali del debitore ma allo stesso tempo permette al creditore di evitare azioni esecutive infruttuose.

Prima di avviare il pignoramento della pensione è utile effettuare delle indagini preliminari e valutare la situazione economica della controparte.

In questo modo il creditore potrà verificare quali saranno le prospettive di incasso per scegliere in anticipo la strategia migliore da adottare.

L’età del debitore, infatti, può influire sulla sua capacità di rispettare gli obblighi contrattuali e sulla stabilità delle sue entrate.

L’analisi di questi aspetti aiuta un’impresa a costruire accordi sostenibili e adeguati al profilo della controparte, riducendo il rischio di insolvenza.

Minimo vitale - alternative pignoramento pensione - grafico


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Autore

Teresa Rossi

Avvocato • Credit Advisor • Founder di Recupero Legale

Specializzata in Credit Management • Immobiliare • Due Diligence

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Recupero crediti per freelance: introduzione

Il recupero crediti per freelance rappresenta un problema molto diffuso tra i professionisti indipendenti.

Secondo le statistiche degli ultimi anni (pubblicate da Globe Newswire) il 74% dei freelance non riceve il pagamento del proprio compenso in tempo.

Inoltre il 72% dei professionisti indipendenti ha almeno una fattura insoluta, il cui incasso viene posticipato regolarmente per oltre due messi.

In una recente ricerca (condotta da Bonsai) è emerso che il 59% dei freelance è creditrice di somme rilevanti (che possono superare i 50.000 euro) per lavori già completati.

Infatti molti professionisti indipendenti lavorano su numerosi progetti senza valutare preventivamente l’affidabilità della controparte.

In questi casi è molto frequente stringere collaborazioni con clienti poco conosciuti che potrebbero rivelarsi insolventi.

Il mancato pagamento di un cliente può mettere in ginocchio l’attività di un freelance, soprattutto nei primi anni di lavoro.

Tuttavia esiste un modo per proteggere il proprio lavoro e prevenire una crisi economica.

Se sei un freelance e il cliente non ha saldato il tuo compenso, sei finito/a nel posto giusto.

In questa guida ti spiegherò come incassare il tuo credito insoluto e come prevenire il rischio di insolvenza.

Nell’articolo scoprirai i 5 errori più comuni che dovrai evitare prima di concludere un accordo di collaborazione con un nuovo cliente.

Prima di proseguire voglio spiegarti alcuni concetti fondamentali.

Freelance nel mercato globale

Il termine “freelance” deriva dalla fusione delle parole inglesi “free” e “lance” che significano letteralmente “lancia indipendente”.

Questo sostantivo veniva utilizzato per identificare i soldati mercenari che non erano legati a uno specifico esercito e che combattevano agli ordini di chi offriva denaro.

La parola “freelance” è ormai penetrata nella nostra lingua italiana e viene utilizzata per identificare i professionisti (specialmente quelli non iscritti in albi professionali) che lavorano in maniera indipendente senza aver sottoscritto un contratto di lavoro subordinato.

All’interno della categoria dei “freelance” esiste un piccolo insieme di professionisti indipendenti che viene identificato con il termine “nomadi digitali”.

I “nomadi digitali” sono quella specifica categoria di freelance che offre i propri servizi in modalità remota, con orari e modalità di lavoro flessibili che favoriscono viaggi e frequenti spostamenti.

Secondo le ultime statistiche (pubblicate sul sito Webside Planet) ci sono circa 1,1 miliardi di lavoratori freelance attivi in tutto il pianeta.

L’Italia si troverebbe in una delle prime posizioni in Europa per numero di freelance, con oltre 4,3 milioni di persone che hanno scelto questa modalità lavorativa.

In una platea di freelance così vasta il rischio di insolvenza può essere molto elevato senza l’applicazione di misure preventive.

Recupero crediti per freelance: problemi frequenti

In via generale il recupero crediti è il complesso delle attività stragiudiziali e giudiziali che consente a un creditore di ottenere il pagamento da parte del debitore.

Nello specifico il recupero crediti stragiudiziale consiste nello svolgimento di tutte quelle azioni finalizzate a recuperare un credito senza l’avvio di una causa giudiziale.

Uno dei problemi più frequenti per i freelance è quello di comprendere quali conseguenze e rischi può determinare il mancato pagamento di un cliente.

Infatti la presenza di un credito insoluto può determinare il verificarsi di una crisi economica sotto molteplici fattori.

Innanzitutto il mancato pagamento di un lavoro già eseguito determina un mancato introito e una perdita di liquidità.

Tuttavia uno dei problemi più ignorati riguarda il tema della tassazione.

In particolare la presenza del credito insoluto determina un incremento della base imponibile, con conseguente accrescimento delle imposte.

Per questo motivo è necessario tutelare la propria posizione giuridica e fiscale agendo tempestivamente per impedire il propagarsi della crisi finanziaria.

Vediamo quali sono le principali attività da compiere.

Verifiche preliminari

In prima analisi ti consiglio di verificare l’entità del credito insoluto prima di programmare i successivi step.

Infatti, per una corretta gestione dei crediti insoluti, è necessario personalizzare la strategia di recupero in base al grado di deterioramento del credito.

Il nostro studio legale utilizza un metodo di classificazione delle insolvenze che prevede la misurazione di specifici parametri.

Soltanto dopo aver completato la verifica preliminare sul credito insoluto è possibile organizzare una strategia di incasso.

In seguito ti consiglio di:

  • raccogliere tutta la documentazione in tuo possesso;
  • descrivere in poche righe gli eventi che hanno preceduto l’insolvenza.

Queste informazioni possono rivelare dettagli molto preziosi per la successiva trattativa di recupero.

Analisi costi – benefici

In secondo luogo ti consiglio di effettuare un’analisi “costi – benefici” per individuare la strategia più adatta al tuo caso.

Per soddisfare le tue aspettative di incasso ti consiglio di richiedere supporto legale specializzato.

Infatti, sebbene il recupero crediti stragiudiziale sia la soluzione più efficace per incassare il tuo credito da freelance, devi sapere che esistono delle eccezioni.

In molti casi soltanto l’azione giudiziale potrebbe consentire di ricevere il pagamento dalla controparte.

Non esistono delle regole generali e immanenti.

Ogni posizione creditoria deve essere analizzata per verificare quale potrà essere la strategia di recupero più efficace.

Per questo motivo sarà necessario effettuare una previsione degli eventuali costi da sostenere in caso di contenzioso giudiziale.

In questo modo potrai misurare l’impatto economico che la controversia potrà avere sul tuo patrimonio.


Recupero crediti per freelance: gli errori da evitare

Recupero crediti per freelance - errori

La stabilità finanziaria di un freelance dipende spesso dalla puntualità dei pagamenti.

Senza un sistema efficace di prevenzione, i rischi di insolvenza aumentano e possono vanificare mesi di lavoro e impegno.

Solitamente un professionista indipendente non dispone delle stesse risorse impiegate nelle aziende più strutturate.

Infatti, in molti casi, un freelance non adotta un processo organizzativo che gli consente di verificare la solvibilità dei nuovi clienti.

Per questo motivo è utile applicare delle strategie preventive nella fase iniziale che precede l’avvio della collaborazione con il cliente.

Nei prossimi paragrafi ti spiegherò quali sono gli errori più frequenti da evitare prima di concludere un affare.

Iniziamo subito.

Recupero crediti per freelance: assenza di contratto

Il recupero crediti per freelance diventa più complesso quando manca un contratto sottoscritto dalla controparte.

Molti professionisti autonomi commettono l’errore di iniziare a lavorare sulla base di accordi verbali o scambi di email ordinarie.

Senza un contratto (inteso come documento cartaceo o digitale), il freelance può trovarsi in una posizione di debolezza in caso di mancato pagamento.

Infatti, la prova dell’esistenza del rapporto professionale, dei termini concordati e del valore delle prestazioni ricade interamente sul creditore.

In assenza di un documento formale (come il contratto), il freelance dovrà raccogliere e presentare prove alternative per dimostrare l’esistenza del suo diritto di credito.

In particolare il creditore dovrà produrre:

  • email;
  • messaggi scambiati via chat;
  • bozze di documenti e/o progetti eseguiti durante il lavoro;
  • testimonianze verbali di terzi;
  • qualsiasi elemento che possa dimostrare l’esistenza di un accordo con la controparte.

Questo errore è certamente rimediabile e il tuo credito non è a rischio.

Tuttavia, l’assenza del contratto (inteso come documento cartaceo o digitale) potrebbe rendere più complessa la controversia.

Per questo motivo ogni volta che accetti un incarico, stipula un contratto con il cliente e chiedi la sua sottoscrizione.

Recupero crediti per freelance: conferimento incarico

Il recupero crediti per freelance può essere ostacolato se l’incarico non viene espressamente conferito con modalità scritte (email o pec).

Anche questo è un errore molto comune.

Spesso i freelance più giovani e inesperti accettano di eseguire la prestazione dopo una conversazione telefonica o un messaggio inviato tramite chat.

In particolare, affidarsi esclusivamente allo scambio di messaggi su WhatsApp per formalizzare un incarico, può rappresentare un rischio in caso di contestazioni sulla prestazione.

L’assenza di un documento scritto che conferma l’affidamento del lavoro può creare un vuoto probatorio difficile da colmare in caso di mancato pagamento.

Email e conversazioni in chat

Le email, infatti, costituiscono una prova documentale più solida, in quanto contengono data, mittente, destinatario e sequenza cronologica delle comunicazioni.

Secondo le ultime sentenze della Cassazione, anche i messaggi scambiati via chat (es. WhatsApp) possono essere utilizzati per provare l’esistenza di un diritto (come il diritto di credito).

Tuttavia la natura frammentaria delle conversazioni scambiate tramite le app di messaggistica istantanea rende molto complesso individuare l’effettivo conferimento dell’incarico e le condizioni generali della collaborazione.

In assenza di contratto, questi rischi permangono anche con un incarico affidato tramite email, ma solitamente le sequenze “a cascata” della posta elettronica consentono una migliore indagine in ordine alla conversazione tra le parti.

Questi elementi possono risultare decisivi per ottenere un decreto ingiuntivo o per supportare le proprie ragioni durante la trattativa stragiudiziale.

Per questo motivo se non vuoi puoi firmare un contratto con il cliente (scelta consigliata) chiedi almeno al cliente di conferire l’incarico tramite una pec (o in ultima ipotesi tramite una email).

Recupero crediti per freelance: accordo sul compenso

Il recupero crediti per freelance può diventare più complicato se il compenso viene negoziato tramite strumenti diversi dal contratto (conversazioni verbali o messaggi via chat).

Questa modalità di accordo, spesso preferita perché più comoda, veloce e meno burocratica, può successivamente ostacolare il recupero di un credito insoluto.

Quando un freelance concorda un compenso senza una base documentale (contratto, comunicazione pec o email) è più difficile tenere traccia del consenso espresso dalla controparte.

Le applicazioni di messaggistica istantanea, sebbene consentano l’esportazione delle conversazioni intercorse con un contatto, mostrano criticità sostanziali.

Infatti le comunicazioni scambiate via chat sono spesso frammentarie e intervallate da risposte della controparte che impediscono una corretta comprensione delle intenzioni delle parti.

Alcune frasi possono risultare ambigue o incomplete e possono essere facilmente contestate dalla controparte.

Conversazioni telefoniche

Analogamente alcuni professionisti si accordano sul prezzo di un servizio tramite colloquio telefonico.

Tuttavia questa scelta è errata poiché in caso di credito insoluto sarà più difficile dimostrare a quanto ammonta il compenso.

Dopo una conversazione telefonica o uno scambio di messaggi via chat, in cui si discutono i termini economici, ti consiglio di firmare un contratto.

In alternativa puoi formalizzare l’accordo sul compenso con una comunicazione via pec in cui fornisci un riepilogo del compenso.

In ultima ipotesi puoi scegliere la comunicazione via email, ma tale soluzione è meno protettiva rispetto alla firma di un contratto o l’invio di pec.

Nel testo dell’email ti consiglio di specificare il corrispettivo concordato e di richiedere alla controparte di confermare in via scritta l’accettazione della proposta.

Mancata descrizione delle modalità di esecuzione del lavoro

Il recupero crediti per freelance può diventare problematico quando manca una definizione scritta delle modalità di esecuzione del lavoro.

L’assenza di informazioni scritte sul lavoro da svolgere crea un terreno fertile per contestazioni da parte del cliente.

Senza parametri chiari, il debitore può facilmente obiettare sulla qualità, completezza o conformità del lavoro rispetto alle aspettative.

Quando il cliente commissiona un lavoro, ti consiglio di concordare in modo preciso come dovrà essere eseguita la prestazione.

Ti fornisco un esempio concreto.

Se realizzi un servizio digitale, predisponi un documento in cui descrivi le caratteristiche del progetto e dell’output finale.

In particolare, per evitare obiezioni, ti consiglio di esplicitare:

  • le fasi progressive di svolgimento del lavoro (indicando chi sarà il soggetto che si dovrà occupare di un determinato compito);
  • le specifiche tecniche del risultato che sarà consegnato;
  • i criteri di accettazione del risultato (ovvero quando il lavoro si considera completato);
  • i tempi di consegna (se non sono previste azioni di replica e/o interazione del committente).

Questo livello di dettaglio riduce drasticamente il margine di contestazioni e fornisce una base solida in caso di necessità di recupero.

Recupero crediti per freelance: emissione immediata della fattura 

Il recupero crediti per freelance ha come base documentale una o più fatture insolute emesse al termine del lavoro.

L’emissione immediata delle fatture, sebbene sia un’attività corretta dal punto di vista amministrativo, può trasformarsi in un problema fiscale significativo in caso di mancato pagamento.

Quando un freelance emette fattura, indipendentemente dall’incasso effettivo, è tenuto a versare le imposte sul reddito relative all’importo fatturato.

Questo significa che, in caso di insolvenza del cliente, il professionista dovrà pagare delle tasse su compensi mai ricevuti.

Una soluzione più prudente consiste nell’emettere inizialmente una notula proforma (o avviso di parcella), che non ha valore fiscale e non genera obblighi tributari.

Questo documento, pur essendo legalmente valido per richiedere il pagamento, non comporta l’insorgere di obbligazioni fiscali immediate.

Per questo motivo ti consiglio di emettere la fattura solo dopo aver ricevuto il pagamento.

In questo modo il momento dell’imposizione fiscale coinciderà con quello dell’effettivo incasso.


Conclusione

Il recupero crediti per freelance può risultare più efficace quando si adottano misure preventive adeguate.

La stipula di un contratto, la definizione delle fasi progressive del lavoro e una gestione oculata della fatturazione, rappresentano la migliore difesa contro i clienti insolventi.

Queste azioni non costituiscono dei meri adempimenti burocratici, ma azioni di valore strategico che possono preservare la stabilità finanziaria della tua attività professionale.

La formalizzazione degli accordi può ridurre il rischio di crediti insoluti e ne facilita notevolmente il recupero.

Inoltre una corretta valutazione legale e una previsione dell’esito della controversia può tutelare il lavoro di un freelance.

In questo modo è possibile prevenire problemi futuri e pianificare una crescita economica stabile e sostenibile.

Recupero crediti per freelance - errori_grafico


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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

Specializzato in Crediti • Immobiliare • Contratti • Privacy • Tech

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© riproduzione riservata

Fallimento società di persone - copertina

Introduzione

Il fallimento di una società di persone rappresenta un momento critico poiché può rendere difficile il recupero di un credito insoluto.

Infatti nelle procedure concorsuali i creditori vengono soddisfatti seguendo precise gerarchie di priorità.

Il rischio principale è trovarsi in fondo a questa lista con scarse possibilità di ottenere il pagamento da parte della società fallita.

Per questo motivo è opportuno intervenire tempestivamente e prevedere adeguate garanzie per tutelarsi da eventuali insolvenze.

Le società di persone sono caratterizzate da una struttura flessibile ma anche vulnerabile e possono trovarsi in difficoltà finanziaria a causa di diverse variabili che ne compromettono la stabilità.

In questo articolo ti spiegherò come prevenire potenziali perdite legate a insolvenze impreviste e come tutelarti in caso di fallimento di società di persone.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Fallimento società di persone: che cos’è il fallimento

Il fallimento è una procedura giudiziale che viene avviata quando un individuo o un’azienda non è più in grado di adempiere ai propri obblighi finanziari e si trova in una situazione di insolvenza.

Una persona fisica o giuridica viene dichiarata insolvente quando non riesce a soddisfare le richieste dei creditori e a rispettare gli impegni economici assunti.

La procedura fallimentare può essere attivata su richiesta di un creditore o dello stesso debitore.

Una volta avviato il procedimento, il Tribunale nomina un curatore, incaricato di amministrare e vendere i beni del debitore.

Prima di procedere con la liquidazione del patrimonio il curatore fallimentare redige lo stato passivo, un documento che fornisce una fotografia della situazione finanziaria del fallito.

All’interno dello stato passivo sono elencati le obbligazioni e i debiti accumulati nei confronti di terzi (come ad esempio fornitori e istituti finanziari).

Inoltre il curatore analizzerà il complesso dei beni e delle attività in capo alla società di persone che possono essere venduti per soddisfare i creditori (come immobili, macchinari o crediti verso clienti).

Ogni creditore può intervenire all’interno della procedura per ottenere il pagamento del suo credito insoluto.

Il fallimento delle società di persone però presenta caratteristiche specifiche che lo differenziano da quello delle società di capitali.

Fallimento società di persone: cosa sono le società di persone

Il fallimento di una società di persone è un evento complesso che può avere implicazioni significative per i creditori.

Le società di persone sono entità giuridiche create con lo scopo di condurre attività commerciali e possono assumere diverse forme.

Le principali tipologie di società di persone sono:

  • la società semplice (s.s.);
  • la società in nome collettivo (s.n.c.);
  • la società in accomandita semplice (s.a.s.).

Vediamo nel dettaglio quali sono le principali differenze.

Le società di persone: differenze

La società semplice (s.s.) è la forma più elementare di società prevista dall’articolo 2251 e seguenti del Codice Civile e può essere utilizzata anche per attività non commerciali (come la gestione di beni immobili o l’esercizio di attività agricole).

Questo tipo di società non è soggetta a fallimento in quanto non può esercitare attività commerciale, requisito richiesto dall’articolo 1, comma 1 della Legge Fallimentare.

La società in nome collettivo (s.n.c.), invece, rappresenta la forma principale di società utilizzata per l’esercizio di un’attività commerciale disciplinata dall’articolo 2291 e seguenti del Codice Civile.

La gestione della s.n.c. spetta di norma a uno o più soci amministratori che agiscono in nome e per conto della stessa la quale è soggetta a fallimento.

La società in accomandita semplice (s.a.s), infine, è una forma societaria che consente di unire il capitale di alcuni soci (i c.d. soci accomandanti) che non vogliono essere coinvolti nella gestione quotidiana, con la competenza e l’esperienza di altri soggetti definiti soci accomandatari.

Fallimento società di persone - tipologie principali

Questi ultimi (accomandatari) si occupano della direzione dell’impresa (come stabilisce l’articolo 2313 e seguenti del Codice Civile) e rappresentano la medesima nei rapporti con i terzi.

La s.a.s. viene utilizzata in situazioni in cui è necessario raccogliere capitale senza compromettere il controllo operativo.

La società in accomandita semplice può essere dichiarata fallita se non è in grado di far fronte alle proprie obbligazioni.

Fallimento società di persone: autonomia patrimoniale imperfetta

Il fallimento di una società di persone può determinare delle gravi conseguenze anche per i soci che l’hanno costituita.

La struttura ed il funzionamento dell’impresa si fondano sull’aspetto personale in quanto le decisioni, la gestione delle risorse e la stessa identità della società sono collegate alle competenze e ai valori dei singoli soci.

Infatti, a differenza delle società di capitali, il legame tra i soci è più stretto e diretto e per questo motivo si parla di autonomia patrimoniale imperfetta della società di persone.

Questo termine indica che, anche se la società è un’entità giuridica distinta dai soci, la sua separazione patrimoniale non è totale.

Infatti, in caso di difficoltà economiche o di debiti, i soci sono chiamati a rispondere personalmente con il loro patrimonio (come stabilisce l’art. 2291 del Codice Civile).

Questa regola generale non vale interamente per le società in accomandita semplice in cui solo i soci accomandatari sono responsabili per le obbligazioni sociali (come stabilisce l’art. 2313 del Codice Civile).

Pertanto l’eventuale fallimento della società di persone coinvolgerà inevitabilmente anche i soci e metterà a rischio la loro situazione economica e patrimoniale.


Fallimento società di persone e recupero crediti

Fallimento società di persone - recupero crediti

Il fallimento di una società di persone può rendere più difficile recuperare un credito insoluto poiché l’apertura della procedura concorsuale determina la sospensione delle azioni esecutive individuali.

Per questo motivo il creditore deve agire tempestivamente per tutelare i propri interessi e monitorare in modo costante e periodico l’andamento del rapporto con il cliente.

In particolare è molto importante prestare attenzione ai segnali che possono preannunciare una crisi finanziaria (come ritardi nei pagamenti o richieste di dilazioni).

Infatti, all’esito della procedura fallimentare, le somme di denaro ricavate dalla liquidazione del patrimonio verranno ripartite tra tutti i creditori secondo criteri legali rigorosi e con risultati che spesso si rivelano poco soddisfacenti.

Pertanto, se il creditore agisce prima della dichiarazione di fallimento avrà più possibilità di ottenere il recupero del credito insoluto.

Fallimento società di persone: conseguenze per i creditori

Il fallimento delle società di persone determina l’impossibilità per i creditori di avviare o proseguire l’attività esecutiva eventualmente in corso.

L’obiettivo primario del fallimento è garantire una gestione collettiva e ordinata del patrimonio del debitore che dovrà essere distribuito in maniera equa tra tutti i creditori.

Infatti, al fine di evitate disuguaglianze e disordini nella gestione della massa fallimentare, l’art. 51 della Legge Fallimentare impedisce ai creditori di agire individualmente per soddisfare i propri crediti insoluti.

La ratio di tale disposizione risiede nel principio di par condicio creditorum.

Questa regola generale impone che i creditori siano trattati in modo paritario e che la soddisfazione dei loro crediti avvenga attraverso una distribuzione proporzionale e ordinata.

Se i creditori potessero agire individualmente, i primi a procedere potrebbero ottenere una soddisfazione maggiore rispetto agli altri, compromettendo l’equità e il buon funzionamento del sistema.

Inoltre, il blocco evita la dispersione o la frammentazione del patrimonio del fallito, assicurando che i beni residui siano gestiti in modo centralizzato dal curatore fallimentare.

Fallimento società di persone: insinuazione nel passivo

Nel fallimento di una società di persone, i creditori devono presentare la domanda di insinuazione al passivo.

L’ammissione al passivo è un istituto disciplinato dall’articolo 93 della Legge Fallimentare.

La richiesta va depositata presso la cancelleria del tribunale competente entro 30 giorni prima della data di udienza di verifica dei crediti.

Il creditore deve allegare i documenti che dimostrano il proprio diritto al pagamento e indicare la somma che si intende recuperare dal fallimento.

In seguito, il curatore fallimentare predispone un progetto di stato passivo con l’elenco dei crediti ammessi.

Fallimento società di persone - ammissione al passivo

I creditori ammessi al passivo partecipano alla distribuzione dell’attivo della società fallita.

Tuttavia, il soddisfacimento delle pretese dipende dalla disponibilità patrimoniale dell’impresa e dall’attivo fallimentare.

Fallimento società di persone: privilegio del creditore fondiario

Il fallimento della società di persone rende più difficile il recupero di un credito insoluto se è presente un creditore fondiario.

Il credito fondiario ha per oggetto la concessione di finanziamenti a medio e lungo termine da parte di banche in favore di soggetti che vogliono acquistare un immobile (come stabilisce l’articolo 38 del Testo Unico Bancario – D.Lgs. 385/1993).

La banca accetta di erogare il mutuo fondiario soltanto se è possibile iscrivere ipoteca di primo grado sull’immobile.

A differenza degli altri creditori il creditore fondiario può iniziare o proseguire l’azione esecutiva individuale sul bene ipotecato.

Pertanto, non si applica nei suoi confronti il divieto stabilito dall’art. 51 della Legge Fallimentare.

Il privilegio fondiario consente di agire anche dopo la dichiarazione di fallimento e l’esecuzione immobiliare  si svolge parallelamente alla procedura fallimentare.

Il ricavato della vendita viene distribuito secondo l’ordine dei privilegi e la banca riceve il pagamento del proprio credito con precedenza sugli altri creditori.

Questi ultimi specialmente quelli chirografari o senza titolo, rimangono molto spesso insoddisfatti.

Pertanto, prima di insinuarsi nel passivo è necessario valutare  le reali prospettive di incasso.


Fallimento società di persone e credit management

Fallimento società di persone - credit management

Il fallimento della società di persone rappresenta un evento critico per gli imprenditori poichè il cliente diventa giuridicamente insolvente.

Una corretta gestione del credito può ridurre i rischi finanziari e preservare la liquidità aziendale.

Le società di persone, come le s.n.c. e le s.a.s., rispondono con il patrimonio sociale e personale per i debiti aziendali.

Tuttavia, in caso di fallimento, i creditori chirografari potrebbero avere poche possibilità di recuperare i crediti insoluti.

L’ammissione al passivo rappresenta solo un riconoscimento formale del credito.

Di conseguenza, è preferibile effettuare delle valutazioni preliminari sulla controparte al fine di prevenire crisi di insolvenza.

Nei prossimi paragrafi ti spiegherò come ridurre i rischi in caso di fallimento di società di persone.

Investire in strategie di prevenzione è sempre una scelta vantaggiosa per la tua impresa.

Fallimento società di persone: credit scoring

Il credit scoring rappresenta oggi uno strumento fondamentale per le PMI che desiderano tutelare i propri interessi economici.

Questa metodologia analitica valuta l’affidabilità creditizia dei clienti, assegnando un punteggio che indica la probabilità di insolvenza.

Le società di persone, caratterizzate dalla responsabilità illimitata dei soci, presentano rischi specifici in caso di fallimento.

Quando una società di persone fallisce, i creditori possono rivalersi sul patrimonio personale dei soci, ma questo processo è spesso lungo e complesso.

Il credit scoring analizza diversi parametri: storico dei pagamenti, bilanci, indici finanziari e comportamenti di mercato.

Grazie a questi dati, le imprese possono identificare in anticipo i segnali di difficoltà finanziaria dei loro clienti.

In questo modo potrai ottenere molteplici vantaggi:

  • differenziare le condizioni di pagamento in base al rischio;
  • monitorare costantemente la salute finanziaria dei clienti;
  • ridurre significativamente gli insoluti;
  • prendere decisioni più consapevoli sulla concessione di credito.

Credit Scoring

L’implementazione di un sistema di credit scoring può ridurre fino al 30% il rischio di crediti insoluti.

Questo strumento non rappresenta solo una protezione, ma anche un vantaggio competitivo che permette alle imprese di operare con maggiore sicurezza.

Per le PMI, investire in un sistema di valutazione del merito creditizio significa proteggere la propria stabilità finanziaria e garantire la continuità aziendale nel lungo periodo.

Fallimento società di persone: segnali di crisi

Il fallimento di una società di persone rappresenta un rischio concreto per le PMI creditrici.

Individuare tempestivamente i segnali di crisi (insolvency triggers) permette di proteggere i propri crediti e adottare misure preventive efficaci.

I segnali di allerta si manifestano spesso con mesi di anticipo rispetto all’effettivo fallimento.

Il ritardo nei pagamenti costituisce l’indicatore più immediato.

Quando una società di persone inizia a posticipare sistematicamente le scadenze, è necessario indagare sulle possibili cause.

In particolare una richiesta di dilazione dei termini di pagamento superiore ai 60 giorni rappresenta un segnale da analizzare con attenzione.

Ulteriori indicatori di crisi

Esistono ulteriori indicatori che possono sfociare in una crisi irreversibile (come il fallimento).

In particolare la riduzione improvvisa del volume d’affari e la perdita di clienti strategici possono determinare una drastica riduzione degli incassi che precedente l’insolvenza.

Anche i cambiamenti nella compagine sociale o le difficoltà nel reperire nuove linee di credito segnalano potenziali problemi.

Per questo motivo ti consiglio di monitorare regolarmente i seguenti parametri:

  • puntualità nei pagamenti;
  • andamento del fatturato del cliente su base trimestrale;
  • presenza di eventuali protesti;
  • cambiamenti significativi nella gestione aziendale e nella composizione societaria;
  • difficoltà nelle relazioni commerciali con fornitori strategici.

Nel caso delle società di persone, dove la responsabilità patrimoniale si estende ai soci, è utile valutare anche la solidità economica dei singoli partner.

Un monitoraggio costante di questi indicatori ti aiuterà a identificare precocemente situazioni di rischio.

In questo modo potrai adottare strategie di tutela del credito prima che la situazione diventi irreversibile.


Conclusione

Prevenire l’insolvenza dei clienti, soprattutto quando si tratta di società di persone, è una priorità per le PMI che gestiscono crediti insoluti.

Analizzare la capacità di rimborso dei clienti, attraverso strumenti come il credit scoring, non è solo una strategia difensiva, ma un investimento per la stabilità aziendale.

I campanelli di allarme, come ritardi nei pagamenti o peggioramenti del rating, devono essere monitorati con attenzione per evitare rischi futuri.

Per questo motivo ti consiglio di adottare strategie mirate integrando sistemi di valutazione del rischio nelle tue policy aziendali.

In un contesto economico sempre più competitivo, la capacità di anticipare problemi finanziari può fare la differenza tra crescita e difficoltà.

Investire nella prevenzione significa proteggere il proprio business e garantire una gestione più sicura ed efficiente dei crediti.

Riconoscimento della Crisi Finanziaria - schema


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Decreto ingiuntivo rigettato - copertina

Decreto ingiuntivo rigettato: Introduzione

Il decreto ingiuntivo rigettato rappresenta una delle possibili conclusioni del procedimento monitorio.

Quest’ultimo è un giudizio civile finalizzato a ottenere in modo rapido e semplificato un titolo esecutivo (come l’ingiunzione di pagamento) nei confronti di un debitore.

Se devi recuperare un credito insoluto e decidi di avviare una causa giudiziale il giudice potrà accogliere il tuo ricorso oppure rigettarlo.

Pertanto intraprendere un’azione legale non garantisce necessariamente la vittoria processuale.

In questo articolo ti spiegherò in quali casi il Tribunale potrà rigettare il tuo ricorso o richiedere un’integrazione documentale.

In questo modo potrai prepararti in anticipo per evitare errori e sorprese spiacevoli.

Ma prima di proseguire è necessario che ti spieghi alcuni concetti preliminari.

Decreto ingiuntivo rigettato: definizione

Il decreto ingiuntivo rigettato è quella decisione con cui il giudice respinge la richiesta del creditore istante.

Il decreto ingiuntivo è un provvedimento giudiziale con cui il giudice ordina al debitore il pagamento di una somma di denaro o l’adempimento di una determinata obbligazione (come stabilisce l’articolo 633 del codice di procedura civile).

Infatti il creditore può avviare l’esecuzione forzata solo dopo avere ottenuto un titolo esecutivo nei confronti del debitore (come stabilisce l’articolo 474 del codice di procedura civile).

In particolare il decreto ingiuntivo, notificato e non opposto, è il primo passo dell’iter procedurale che consente al creditore di avviare una procedura esecutiva.

Il rigetto del decreto, invece, scaturisce da una valutazione negativa da parte del giudice.

La motivazione del rigetto può dipendere da vari fattori quali l’insufficienza delle prove prodotte o la presenza di vizi procedurali.

La principale conseguenza giuridica di questa “bocciatura” è il prolungamento dei tempi necessari affinché il creditore possa recuperare il credito insoluto.

Decreto ingiuntivo rigettato: richiesta di integrazione

In caso di decreto ingiuntivo rigettato il giudice provvederà a indicare i motivi per i quali ha deciso di respingere la domanda (come stabilisce l’articolo 640 del codice di procedura civile).

La motivazione del rigetto può aiutare il creditore a correggere la propria istanza nel caso in cui decidesse di presentarla di nuovo in un momento successivo.

Dopo aver incaricato un procuratore giudiziale (avvocato), il creditore dovrà produrre insieme al ricorso anche i documenti che provano l’esistenza del diritto di credito.

In particolare il credito che dovrà essere certo, liquido ed esigibile (come stabilisce l’articolo 474 del codice di procedura civile)

In caso contrario il giudice inviterà il creditore a integrare la documentazione prodotta.

Se il ricorrente non provvede, oppure deposita prove ritenute insufficienti dal giudice, il ricorso verrà rigettato (come stabilisce l’articolo 640 del codice di procedura civile).

Pertanto, prima di depositare il ricorso per decreto ingiuntivo è necessario raccogliere e conservare le prove che attestano l’esistenza del credito.

Decreto ingiuntivo rigettato: prove da fornire

Nel caso in cui il giudice richieda un’integrazione documentale, allora il creditore dovrà presentare ulteriori prove e documento che possano sostenere la sua istanza.

In particolare alcuni documenti sono necessari per dimostrare l’esistenza di un rapporto giuridico tra creditore e debitore.

Allo stesso modo è necessario provare l’ammontare dell’importo dovuto e gli eventuali pagamenti rateali non rispettati dalla controparte.

Le principali prove che attestano la legittimità della pretesa creditoria sono le seguenti:

  • contratto firmato da entrambe le parti;
  • corrispondenza con il debitore;
  • fatture insolute.

Il contratto rappresenta l’elemento fondamentale che dimostra l’esistenza di un accordo tra le parti.

Questo documento descrive le modalità di esecuzione della prestazione, il corrispettivo pattuito e le relative scadenze.

La presenza di un contratto sottoscritto tra le parti riduce molto il rischio di future contestazioni dilatorie da parte del debitore, appositamente formulate per ritardare il pagamento.

In particolare se le parti non hanno stipulato un contratto, è possibile dimostrare l’esistenza del rapporto giuridico attraverso la produzione della corrispondenza scambiata tra i contraenti (es. email, messaggi in chat, lettere).

Inoltre le comunicazioni inviate al debitore sono utili per interrompere la prescrizione del credito e per sollecitare l’adempimento dell’obbligazione di pagamento.

Le fatture insolute, invece, sono i documenti contabili che quantificano con precisione l’esatto ammontare del credito insoluto.

In molti casi è possibile ottenere l’accoglimento del ricorso per decreto ingiuntivo allegando le fatture non pagate senza produrre il contratto.

Tuttavia, al fine di evitare contestazioni sulla prestazione, è preferibile stipulare un accordo scritto con la controparte per disciplinare tutti gli aspetti più controversi del rapporto.

Decreto ingiuntivo rigettato: diffida al debitore

In alcuni casi il decreto ingiuntivo potrebbe essere rigettato a causa della mancata produzione della lettera di diffida.

Attraverso questo documento il creditore  fornisce al debitore un ultimo avviso per corrispondere l’importo dovuto prima di ricorrere alle vie giudiziarie.

La diffida, infatti, ha la funzione di informare la controparte del suo inadempimento offrendo a quest’ultimo un’ultima opportunità per saldare il debito.

L’invio dell’intimazione di pagamento non è un requisito obbligatorio previsto dalla legge per ottenere il decreto ingiuntivo.

Infatti il giudice può decidere di accogliere il ricorso anche in assenza di tale comunicazione.

Tuttavia, in molti casi, la produzione delle lettere di diffida possono favorire l’accoglimento del ricorso per ingiunzione.

Infatti la presenza di una fitta corrispondenza tra le parti potrebbe dimostrare all’organo giudicante che il creditore ha compiuto tutti gli sforzi possibili per definire la controversia senza ricorrere in giudizio.

In ogni caso l’invio di una lettera di diffida è discrezionale e non sempre condiziona l’esito del procedimento monitorio.

In ogni caso prima di avviare un contenzioso giudiziale è preferibile inviare un atto di messa in mora per interrompere i termini di prescrizione.

Decreto ingiuntivo rigettato: mancato accoglimento

Il decreto ingiuntivo rigettato può essere il risultato della carenza di prove a sostegno della pretesa creditoria.

In molti casi il giudice non rigetterà immediatamente il ricorso ma inviterà il creditore a integrare la documentazione prodotte entro un termine ragionevole (di solito 15 o 30 giorni).

In seguito il cancelliere provvederà a notificare tale comunicazione al ricorrente (come stabilisce l’articolo 640 del codice di procedura civile).

Nel caso in cui il creditore non risponderà tempestivamente all’invito di integrazione, allora il giudice emetterà un provvedimento motivato che sancirà il rigetto della domanda (come stabilisce l’articolo 640 del codice di procedura civile).

In altri casi il decreto ingiuntivo rigettato può essere causato da un vizio procedurale.

In particolare l’incompetenza dell’ufficio giudiziario adito (Tribunale o Giudice di Pace) può spingere il giudice a provvedere al rigetto.

Allo stesso modo la richiesta di ingiunzione può essere respinta se il diritto di credito non è provato in forma scritta.

Pertanto il decreto ingiuntivo può essere rigettato per ragioni di merito o per errori di rito.

Decreto ingiuntivo rigettato: mezzi di impugnazione

Il decreto ingiuntivo rigettato non può essere impugnato da parte del creditore poiché è un atto processuale che non chiude la controversia in modo definitivo.

Infatti il ricorrente ha la possibilità di riproporre la sua istanza senza essere vincolato da una decisione irrevocabile.

Il provvedimento di rigetto, a differenza di una sentenza definitiva, non ha l’efficacia giuridica del “giudicato” e non definisce il contenzioso in modo permanente.

In particolare la giurisprudenza (Sezioni Unite della Corte di Cassazione – sentenza n. 9216 del 19 aprile 2010) ha specificato che non è possibile proporre impugnazione né per regolamento di competenza né per ricorso ai sensi dell’art. 111 della Costituzione poiché “[…] il provvedimento, adottato inaudita altera parte, di rigetto della “domanda d’ingiunzione”, non pregiudica la riproposizione della domanda anche in via ordinaria e che […] non è ricorribile per Cassazione neppure ai sensi dell’art. 111 Cost., in quanto insuscettibile di passare in cosa giudicata“.

L’impossibilità di impugnare il rigetto del decreto ingiuntivo serve a preservare la natura rapida e snella del procedimento monitorio.

Infatti quest’ultimo è stato ideato per ottenere un provvedimento giudiziale di condanna con tempi e formalità differenti rispetto a un procedimento giudiziale ordinario.

Pertanto il creditore non potrà impugnare la decisione di rigetto del giudice ma potrà ripresentare il ricorso in una fase successiva.


Decreto ingiuntivo rigettato: le alternative per il creditore

Decreto ingiuntivo rigettato - le alternative per il creditore

Il decreto ingiuntivo rigettato può rallentare l’azione di recupero e può rappresentare una sconfitta per il creditore.

Tuttavia questo scenario non impedisce al creditore di ricevere il pagamento dell’insoluto con modalità differenti o in un momento successivo.

Infatti il creditore può sfruttare alcune valide alternative per definire la controversia con la controparte e risolvere una crisi finanziaria.

In particolare la legge prevede la possibilità di presentare un nuovo ricorso integrando la domanda giudiziale e i documenti che provano l’esistenza del diritto.

Allo stesso modo è possibile trovare un accordo bonario con il debitore attraverso un accordo transattivo.

Sebbene il decreto ingiuntivo rigettato possa rappresentare una battuta d’arresto, è possibile trovare delle strategie alternative per incassare il credito.

In alcuni casi è possibile anche sospendere le azioni di recupero in attesa che le condizioni iniziali (che hanno determinato il mancato accoglimento) possano mutare.

Decreto ingiuntivo rigettato: il nuovo ricorso

Il decreto ingiuntivo rigettato non impedisce al creditore di presentare un altro ricorso in un momento successivo.

Attraverso la motivazione del rigetto da parte del giudice il ricorrente ha la possibilità di correggere eventuali errori o integrare il contenuto del ricorso.

Infatti il creditore potrà produrre nuovi documenti e argomentare in modo più esaustivo il pericolo derivante dal ritardato pagamento.

In alcuni casi lo stato di insolvenza del debitore potrebbe spingere il giudice ad accogliere la domanda concedendo persino la provvisoria esecuzione.

Inoltre all’interno del nuovo ricorso è molto importante specificare che il primo è stato rigettato, spiegando i motivi per i quali la precedente istanza non ha convinto il giudice.

In questo modo si offre al tribunale la possibilità di analizzare la nuova domanda giudiziale per verificare se le condizioni iniziali sono mutate.

Quando il credito non è fondato su prova scritta, il creditore potrà avviare una contenzioso civile ordinario per ottenere il pagamento da parte del debitore (come prevede l’articolo 640 del codice di procedura civile).

In questo caso si aprirà un giudizio di cognizione che avrà una durata più lunga di quella del procedimento monitorio.

Al termine del procedimento il giudice definirà la controversia attraverso un differente atto giudiziario denominato “sentenza“.

La trattativa stragiudiziale

Nel caso in cui il decreto ingiuntivo viene rigettato, esistono delle soluzioni alternative per recuperare il credito insoluto.

Una delle opzioni più efficaci è quella di avviare una trattativa con la controparte, al fine di transigere la controversia senza l’instaurazione di un procedimento giudiziale.

In questi casi il potere negoziale del creditore potrebbe essere compromesso se il debitore venisse a conoscenza del rigetto del ricorso per decreto ingiuntivo.

Pertanto è necessario effettuare un’analisi preliminare della posizione per individuare la strategia di recupero più efficace.

Al termine della negoziazione il creditore potrà definire la controversia proponendo alla controparte alcune soluzioni tra cui:

  • accordo di piano di rientro;
  • accordo di saldo e stralcio.

Nel primo caso le parti raggiungeranno un accordo che consente al debitore di pagare il debito in rate dilazionate nel tempo.

Di solito il piano di rientro viene concesso sull’importo totale dell’esposizione debitoria, comprensivo di interessi e spese, senza concedere riduzioni.

Il saldo e stralcio, invece, è una soluzione con cui il debitore si impegna a pagare una somma inferiore rispetto all’importo totale del credito.

In molti casi il creditore potrà accettare un pagamento ridotto a condizione che il versamento sia effettuato in unica soluzione e in tempi brevi.

Accordo con clausola di profit sharing

Il decreto ingiuntivo rigettato non impedisce al creditore di raggiungere un nuovo accordo economico con il debitore.

In ambito societario esiste una soluzione vantaggiosa per le società che che hanno un elevato potenziale di crescita economica ma non dispongono di liquidità immediata.

Si tratta dell’accordo transattivo con cui le parti rinegoziano il credito applicando una clausola di profit sharing (partecipazione agli utili).

Questa soluzione viene utilizzata dalle startup come mezzo di incentivazione per i nuovi dipendenti, poiché lega la retribuzione ai risultati economici ottenuti dal datore di lavoro.

In linea teorica sarebbe possibile applicare questa soluzione anche ai rapporti di credito-debito raggiungendo un accordo che possa tutelare gli interessi contrapposti di entrambe le parti.

In questo modo il debitore potrebbe impegnarsi a destinare al creditore una percentuale dei futuri guadagni o del reddito generato da una determinata attività (o linea di business) fino alla completa estinzione del debito originario.

L’ammontare degli utili potrebbe essere di importo fisso o variabile e potrebbe essere commisurato in base ai seguenti parametri:

  • importo complessivo dell’esposizione debitoria;
  • potenzialità di crescita della società debitrice.

Un eventuale accordo con clausola di profit sharing potrebbe costituire una buona soluzione di definizione stragiudiziale di una controversia.

Tuttavia è necessario effettuare un’analisi legale approfondita per verificare se la società debitrice possiede delle prospettive di crescita molto alte.


Conclusione

Il decreto ingiuntivo rigettato rappresenta un risultato processuale negativo per il creditore che può essere ribaltato anche in una fase successiva.

In primo luogo è possibile prevenire un’eventuale pronuncia negativa da parte del giudice raccogliendo in modo completo tutta la documentazione.

In particolare la mancanza o l’insufficienza di prove che dimostrino l’esistenza del diritto di credito possono compromettere l’esito favorevole del giudizio.

Tuttavia in caso di decreto ingiuntivo rigettato, il creditore avrà ulteriori soluzioni per ottenere un provvedimento giudiziale di condanna.

Infatti, nel caso in cui emergessero nuovi elementi di prova o documenti utili sarà possibile riproporre il ricorso.

Inoltre il rigetto del ricorso non preclude la possibilità di avviare una trattativa stragiudiziale con il debitore al fine di transigere il contenzioso e recuperare il credito insoluto.

Decreto ingiuntivo rigettato - alternative - grafico


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Autore

Teresa Rossi

Avvocato • Credit Advisor • Founder di Recupero Legale

Specializzata in Credit Management • Immobiliare • Due Diligence

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Societa di recupero crediti - copertina

Società di recupero crediti: introduzione

Le società di recupero crediti sono strutture organizzative complesse che possono aiutarti a ottenere il pagamento delle fatture non pagate.

Per diversi anni ho collaborato con una grande azienda che forniva servizi di credit management e mi sono specializzato nella gestione dei crediti deteriorati.

In seguito, dopo aver fondato il nostro studio legale, mi sono dedicato all’analisi e alla progettazione di processi lavorativi prendendo spunto dalle società di recupero crediti più efficienti.

Sono convinto che ogni impresa di una certa dimensione (che possiede più di 10 dipendenti) dovrebbe applicare delle procedure di lavorazione standard (anche definite SOP) per ottimizzare la gestione dei crediti commerciali.

In questo articolo ti spiegherò come replicare il modello organizzativo delle società di recupero crediti, analizzando le risorse coinvolte, le abilità utilizzate e i servizi più efficaci.

Grazie a queste informazioni potrai migliorare la salute finanziaria della tua impresa e potrai replicare un modello vincente per gestire eventuali crisi economiche.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Società di recuperi crediti: definizione

Le società di recupero crediti sono aziende specializzate nella gestione e nel recupero di crediti insoluti.

L’obiettivo principale di queste imprese è quello di tutelare gli interessi dei creditori svolgendo tutte le attività necessarie per ottenere il pagamento dal debitore.

Negli ultimi anni le società di recupero crediti hanno fatto evolvere il loro modello operativo in risposta a cambiamenti significativi nel mercato creditizio.

Infatti sempre più operatori hanno concentrato la propria attenzione verso i portafogli di crediti bancari non performanti (NPL) e inadempienze probabili (UTP).

Questa trasformazione è stata causata da diversi fattori.

In primo luogo la recessione e la progressiva riduzione dei salari medi ha causato una grande mole di esposizioni debitorie (in relazione alla restituzione di finanziamenti bancari), difficilmente gestibili per un singolo creditore.

Le società di recupero crediti si sono così strutturate per gestire volumi sempre più elevati di pratiche, sviluppando tecnologie avanzate e approcci analitici sofisticati.

In questo modo è possibile segmentare adeguatamente i vari tipi di debito e personalizzare le strategie di recupero.

In secondo luogo, le banche sono state costrette a rispettare le nuove disposizioni legislative per smaltire i crediti deteriorati e ottimizzare i propri bilanci.

Inoltre, con l’espansione dell’industria fintech, queste società hanno iniziato a integrare soluzioni digitali innovative nei loro processi operativi.

In questo modo l’interazione con i debitori è divenuta più efficace, attraverso l’uso di strumenti multicanale e strumenti di risoluzione alternativa delle controversie.

Il portafoglio di crediti

Il portafoglio di crediti rappresenta una raccolta di crediti in sofferenza o scaduti, che sono stati affidati (o ceduti) a società di recupero crediti.

Questi raggruppamenti possono variare significativamente per dimensioni e composizione, spaziando da esposizioni debitorie individuali a insolvenze di piccole e medie imprese.

In particolare le società di recupero crediti adottano specifiche metodologie di classificazione dei mandati per migliorare la lavorazione.

I principali criteri di formazione del portafoglio sono:

  • l’importo del credito (ticket);
  • l’età del credito (aging) e il suo grado di deterioramento;
  • la tipologia di debitore (persona fisica o persona giuridica) su cui grava l’obbligazione di pagamento.

I mandati vengono poi suddivisi in ulteriori categorie per segmentare la lavorazione e coinvolgere risorse differenti.

Attraverso questa classificazione, le società di recupero possono applicare le tecniche di recupero più idonee per raggiungere l’obiettivo strategico in minor tempo.

Società di recupero crediti e avvocati

Nello specifico le società di recupero crediti operano sia in ambito stragiudiziale, sia in ambito giudiziale, coinvolgendo diverse figure professionali.

In particolare il ruolo dell’avvocato è necessario per gestire le attività di negoziazione con la controparte e per avviare contenziosi giudiziali.

Inoltre, grazie all’attività dei legali, le società di recupero crediti possono analizzare i contratti da cui scaturisce il credito per valutare in modo corretto la posizione debitoria.

Infatti, prima di avviare eventuali azioni giudiziali, è necessario rispettare diversi tipi di norme giuridiche per tutelare gli interessi dei creditori.

Nelle fasi stragiudiziali gli avvocati forniscono assistenza nella redazione di lettere di diffida o accordi transattivi, per risolvere la controversia in modo rapido senza rivolgersi al tribunale.

Qualora i tentativi di recupero stragiudiziale dovessero risultare infruttuosi, le competenze legali diventano fondamentali per l’avvio delle procedure esecutive.

Per questo motivo le principali società di recupero crediti si avvalgono di una fitta rete di avvocati (interni o esterni alla propria organizzazione) per gestire le varie fasi del contenzioso.

Società di recupero crediti e principali risorse

Per l’erogazione dei propri servizi le società di recupero crediti si avvalgono di tre principali risorse:

  • Phone Collector;
  • Key Account Manager;
  • Asset Manager.

Il Phone Collector è un operatore telefonico e applica strategie di negoziazione per avviare trattative telefoniche con i debitori.

Tale risorsa gestisce un segmento del portafoglio ed effettua contatti outbound (che comportano una chiamata in uscita) con le controparti, al fine di trovare un accordo stragiudiziale.

Il Key Account Manager è un funzionario amministrativo, incaricato di curare i rapporti con i clienti.

In particolare questa risorsa può predisporre report e relazioni per aggiornare i clienti (cd. mandanti) sui flussi di incasso dei vari portafogli.

L’Asset Manager, invece, è un consulente con competenze gestionali e manageriali che monitora l’andamento di specifici gruppi di pratiche.

In ambito giudiziale questa risorsa può monitorare l’andamento delle procedure esecutive immobiliari e stabilire le strategie processuali più efficaci per raggiungere gli obiettivi di incasso delle mandanti.

Accanto a queste figure vengono coinvolti ulteriori professionisti come:

  • ingegneri gestionali (per ottimizzare i processi di lavorazione);
  • consulenti nel ramo finanziario (per gestire la contabilità);
  • impiegati amministrativi (per lo svolgimento delle singole attività operative).

In ogni caso più è grande la società, maggiori saranno le risorse coinvolte nello svolgimento delle attività lavorative.


Società di recupero crediti: le abilità più richieste

Societa di recupero crediti - abilita

Le società di recupero crediti  si avvalgono di figure professionali capaci di gestire ogni fase della negoziazione.

Per ottenere risultati nel credit management è richiesta una buona capacità di risoluzione delle controversie e una discreta abilità dialettica.

Nello specifico i professionisti coinvolti nelle trattative devono individuare lo stato emotivo della controparte, analizzando il tono di voce e le parole utilizzate durante la conversazione.

In questo modo sarà più semplice trovare un accordo conveniente che tuteli gli interessi contrapposti di creditore e debitore.

In particolare per la definizione stragiudiziale della controversia è necessario possedere alcune abilità fondamentali.

Vediamo nel dettaglio quali sono.

1) Capacità di problem solving

All’interno delle società di recupero crediti la capacità di problem solving è una delle competenze più richieste.

In quasi tutti i lavori è molto importante individuare i problemi e trovare una soluzione in tempi rapidi.

Il “problem solving” si definisce come la capacità di risolvere in modo rapido i problemi lavorativi che impediscono di raggiungere un obiettivo.

Se non si possiede tale abilità si corre il rischio di congestionare l’attività lavorativa quando si presentano specifiche criticità.

Nel recupero crediti è fondamentale individuare rapide risposte per rivolvere problemi complessi e incrementare le opportunità di profitto.

In particolare la capacità di “problem solving” permette di individuare le soluzioni migliori per orientare la negoziazione verso un accordo.

Grazie a questa abilità il processo di recupero diventa più rapido e i tempi di incasso si riducono notevolmente.

2) Gestione dello stress

L’attività di recupero crediti richiede un livello di concentrazione molto alto e una grande capacità di gestione dello stress.

Questo settore è caratterizzato da scadenze ravvicinate, obiettivi di performance elevati e interazioni emotivamente delicate con i debitori.

Gli operatori sono spesso sottoposti a un ritmo di lavoro intenso, con numerosi casi da gestire in tempi brevi.

Le scadenze per recuperare gli importi dovuti sono spesso stringenti e questo può aumentare la pressione psicologica.

In particolare il mancato pagamento di un debitore deve essere gestito in modo tempestivo e obbliga il professionista del recupero a elaborare velocemente una strategia alternativa di incasso.

Saper gestire lo stress aiuta a mantenere la motivazione e la resilienza, evitando di cadere nel burnout.

3) Uso di Microsoft Excel

Nelle società di recupero crediti è importante sapere usare il programma Microsof Excel.

Scommetto che anche tu lo usi per la tua azienda o per la tua professione (forse per la contabilità).

Per alcune attività il suo utilizzo è indispensabile: è molto utile avere una buona dimestichezza con Excel e con le sue principali funzioni di calcolo.

Nello specifico un avvocato può utilizzarlo per calcolare con esattezza l’importo da inserire nella diffida e nel precetto.

Alcuni consulenti utilizzano questo programma per monitorare lo stato di avanzamento delle pratiche in affido.

Nelle società di recupero crediti la maggior parte dei report viene predisposta tramite fogli di calcolo e griglie di testo.

Un corretto uso di questo software può aiutarti a monitorare i flussi di cassa, individuando rapidamente i crediti insoluti da recuperare.

4) Abilità nelle trattative stragiudiziali

Una delle competenze più apprezzate dalle società di recupero crediti è l’abilità nelle trattative stragiudiziali (negotiation skills).

L’obiettivo primario di ogni creditore è ottenere il pagamento della controparte senza l’instaurazione di una causa giudiziale.

Infatti, salvo qualche rara eccezione, la giustizia italiana non è molto veloce nella definizione dei contenziosi civili.

La trattativa stragiudiziale può garantire un risultato più rapido con minori spese.

Un consulente specializzato nella gestione dei crediti commerciali deve sviluppare la capacità di avviare trattative stragiudiziali con i clienti insolventi.

Al contrario promuovere una causa civile può essere la soluzione più dispendiosa e costosa.

La capacità di transigere i contenziosi è una qualità molto importante in qualsiasi realtà imprenditoriale.

5) Conoscenza del diritto dell’esecuzione

Nelle società di recupero crediti è molto importante conoscere il diritto dell’esecuzione.

Infatti molti consulenti, coinvolti nei processi operativi di recupero, devono sapere qual è il corretto iter giudiziale nel caso in cui la trattativa stragiudiziale si concluda con esito negativo.

Per questo motivo è fondamentale conoscere quali sono i principali atti processuali da sfruttare nel corso dell’attività giudiziale (ricorso per decreto ingiuntivo, precetto, pignoramento mobiliare, pignoramento presso terzi o pignoramento immobiliare).

Inoltre il codice della crisi di impresa e dell’insolvenza ha introdotto nuovi strumenti giuridici che tutte le aziende possono sfruttare per risolvere un problema finanziario.

Come potrai immaginare, il diritto è molto vasto ed è facile commettere errori procedurali che possono pregiudicare i diritti del creditore.

Per questo motivo le società di recupero crediti concludono rapporti di collaborazione con studi legali specializzati nel diritto dell’esecuzione civile.

Ricorda che non tutti i crediti potranno essere recuperati tramite un’attività stragiudiziale.

Solo chi conosce a fondo il diritto dell’esecuzione potrà suggerirti lo strumento processuale più efficace per ottenere il pagamento in tempi più rapidi.


Processi di lavorazione: le SOP

Societa di recupero crediti - sop

Le SOP (“Standard Operating Procedures”) rappresentano un insieme di linee guida e istruzioni dettagliate che stabiliscono le modalità operative all’interno di un’organizzazione.

Per le società di recupero crediti, l’implementazione delle SOP è fondamentale per garantire un’adeguata organizzazione e una corretta distribuzione del carico di lavoro nelle operazioni quotidiane.

Questi protocolli consentono a ogni singola risorsa di seguire procedure sistematiche per la gestione dei crediti insoluti, completando frammenti di task (compiti) nel complesso ecosistema dei servizi offerti.

In questo modo tutte le attività operative (dalla fase iniziale di contatto alla fase di risoluzione della controversia) possono essere svolte in modo coordinato attraverso delle specifiche linee guida che facilitano il raggiungimento del risultato finale.

In particolare le società di recupero crediti possono sfruttare le SOP per standardizzare i processi di comunicazione con il debitore e assicurarsi che tutte le interazioni siano condotte nel rispetto delle normative vigenti.

Grazie alle SOP è possibile migliorare le percentuali di successo e velocizzare le attività dispendiose, sfruttando procedure seriali simili alle catene di montaggio nel settore industriale.

Inoltre, grazie alla segmentazione delle attività operative (contenute nelle SOP), le società di recupero crediti possono facilmente formare nuovi dipendenti e monitorare la performance complessiva del team.

In questo modo sarà più semplice identificare le aree da ottimizzare per minimizzare gli sforzi e migliorare i risultati economici.

Nello specifico esistono alcune SOP nel settore del credit management che puoi sfruttare per migliorare il rendimento della tua impresa.

Vediamo quali sono.

Legal Assessment

La legal assessment (valutazione legale) è un’analisi legale approfondita di un credito (in base a diversi parametri), che ha lo scopo di valutare la sua recuperabilità e individuare le strategie di recupero più efficaci.

Le società di recupero crediti svolgono questa attività come parte iniziale del loro processo operativo, poiché consente di identificare i rischi di contestazioni o i casi in cui sia difficile provare l’esistenza del credito.

Attraverso una legal assessment potrai raccogliere informazioni fondamentali riguardo alla solidità patrimoniale del debitore.

In questo modo potrai individuare l’esistenza di eventuali beni pignorabili che possano essere “aggrediti” in caso di credito insoluto.

Grazie a una valutazione legale preliminare potrai elaborare piani d’azione specifici che potranno aumentare le tue probabilità di incasso.

Due Diligence

La due diligence è un processo analitico e investigativo che viene utilizzato dalle società di recupero crediti per valutare la convenienza dell’acquisto di un portafoglio di crediti insoluti.

Attraverso un’attenta raccolta di informazioni (fornite dal cedente) è possibile analizzare la situazione economica dei debitore e prevedere le prospettive di recupero.

In particolare puoi sfruttare l’attività di due diligence per valutare la convenienza di una futura collaborazione e per identificare eventuali rischi di insolvenza.

In questo modo potrai segmentare i clienti in specifiche categorie e applicare strategie operative differenti in caso di controversie legali.

Infatti, attraverso l’analisi dei bilanci, delle passività e della storia creditizia della tua controparte, riuscirai a individuare possibili criticità e soggetti poco affidabili.

Allo stesso tempo le attività di due diligence ti permetteranno di personalizzare gli approcci comunicativi per mantenere solide relazioni commerciali.

Boarding

Il termine “boarding” (che in inglese significa letteralmente “imbarco” o “abbordaggio”) viene utilizzato per descrivere le attività che consentono di acquisire determinate conoscenze riguardo un bene, un servizio o una realtà organizzativa.

In particolare il processo di “onboarding” descrive la fase preliminare nella quale un nuovo dipendente apprende le procedure di lavorazione all’interno della società che lo ha assunto.

Allo stesso modo il “boarding” può riguardare la raccolta di dati e informazioni di un credito (dopo la sua acquisizione) al fine di individuare il grado di deterioramento e la migliore strategia di recupero.

Puoi emulare questa particolare procedura per monitorare i pagamenti periodici dei tuoi clienti e valutare la loro propensione a rispettare le scadenze predeterminate.

In questo modo potrai prevenire eventuali crisi di insolvenza e attribuire uno score positivo in favore dei collaboratori più virtuosi.

Ti assicuro che queste informazioni possono aiutarti moltissimo a prendere le decisioni migliori per il futuro della tua impresa.

Società di recupero crediti e scaling down

Le società di recupero crediti più organizzate possono rappresentare un modello di riferimento da imitare.

Tuttavia emulare le grandi realtà è complesso, poiché non è semplice individuare gli elementi fondamentali da riprodurre.

Per questo motivo il nostro studio legale applica una tecnica denominata “scaling down” (ridimensionamento), studiando le procedure utilizzate dalle migliori società di recupero crediti.

In particolare la tecnica di “scaling down” riduce la complessità e la dimensione di un progetto (processo o sistema) adattandolo a una realtà più piccola.

Si tratta di una strategia di ridimensionamento verso il basso, in cui si riducono le risorse, le funzionalità e gli obiettivi per semplificare le procedure e adattarle a esigenze differenti.

Attraverso questo metodo siamo in grado di replicare (in maniera ridotta) il sistema complesso delle grandi imprese seguendo il principio del “learning by copying” (imparare copiando).

Infatti, grazie all’analisi delle procedure operative (SOP) e attraverso le tecniche di “copycat business” (imitatore di business), possiamo creare un “modello scalabile” di dimensioni più piccole.

Abbiamo applicato queste tecniche per trasformare la nostra realtà organizzativa in una una legal boutique specializzata nel credit management e nel diritto di impresa.

In particolare il nostro processo di lavorazione si basa sui seguenti elementi:

  • standardizzazione delle procedure;
  • analisi dei dati;
  • costruzione di una solida rete di collaboratori (nel 2024 il nostro studio ha ricevuto oltre tremila candidature di avvocati in tutta Italia).

Puoi sfruttare lo “scaling down” per replicare un modello vincente e per migliorare il rendimento della tua impresa.


Conclusione

Replicare il modello organizzativo di una società di recupero crediti può apportare numerosi vantaggi strategici e finanziari per un’impresa.

Prima di tutto, l’applicazione di procedure di monitoraggio e scoring dei clienti può aiutarti a prevenire il rischio di insolvenza.

Inoltre potrai limitare le eventuali perdite su crediti, classificando i debitori insolventi e applicando specifiche procedure di definizione delle controversie.

In questo modo potrai aumentare le probabilità di incassare somme che in precedenza ritenevi irrecuperabili.

Infine, replicando un modello organizzativo virtuoso e incentrato sulla segmentazione dei compiti, potrai applicare procedure di recupero più rapide per migliorare il cash flow (flusso di cassa).

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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

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Trattativa stragiudiziale telefonica: introduzione

La trattativa telefonica stragiudiziale è una delle fasi più delicate dell’attività di recupero crediti.

In molti casi un accordo con la controparte è la soluzione più veloce per ottenere il pagamento del credito insoluto.

Tuttavia il dialogo diretto con il debitore può generare incomprensioni e causare il blocco totale della negoziazione.

Per conseguire un buon risultato è necessario prepararsi in anticipo e seguire alcune tecniche di persuasione.

L’improvvisazione può compromettere l’esito della trattativa.

In questo articolo ti spiegherò le tecniche più efficaci da utilizzare durante una conversazione telefonica con il debitore.

Grazie a questi consigli potrai orientare la trattativa verso i tuoi obiettivi per risolvere la controversia in tempi rapidi.

Prima di iniziare voglio fornirti alcune nozioni preliminari.

Trattativa stragiudiziale telefonica: definizione

La trattativa stragiudiziale telefonica è un segmento dell’attività stragiudiziale e si colloca in una fase intermedia, poco dopo l’invio di una comunicazione formale.

Infatti il primo passaggio fondamentale è quello di inviare una diffida per interrompere la prescrizione del credito e mettere in mora il debitore.

In seguito, dopo aver verificato l’effettiva ricezione della comunicazione, sarà possibile avviare un contatto verbale con la controparte per verificare la disponibilità a transigere la controversia.

Durante la conversazione con il debitore è più facile intercettare obiezioni e verificare qual è il motivo del mancato pagamento.

Nelle statistiche del nostro studio legale la trattativa stragiudiziale telefonica è lo strumento più efficace per orientare il contenzioso verso una transazione.

Trattativa stragiudiziale e contenzioso giudiziale

La trattativa stragiudiziale è la prima soluzione da adottare per una corretta gestione dei crediti insoluti.

In questo modo è possibile instaurare un dialogo immediato con il debitore per ottenere il pagamento in tempi rapidi.

Al contrario il contenzioso giudiziale ha una durata elevata e spesso non si conclude con il pagamento diretto della parte soccombente.

Infatti dopo aver ottenuto un titolo esecutivo (attraverso un procedimento di ingiunzione o un giudizio di cognizione) sarà necessario avviare un ulteriore procedimento giudiziale (come il pignoramento mobiliare, il pignoramento presso terzi o il pignoramento immobiliare).

Al contrario la trattativa stragiudiziale può accelerare i tempi di incasso e aiuta a preservare i rapporti commerciali con clienti e fornitori.

Trattativa stragiudiziale telefonica: i soggetti coinvolti

I principali soggetti coinvolti nella trattativa stragiudiziale telefonica sono il creditore e il debitore.

Di solito la qualità di creditore è ricoperta da una persona giuridica o da un professionista che ha venduto un bene o fornito un servizio a un soggetto terzo.

Al contrario il debitore può essere sia una persona fisica (che agisce in qualità di consumatore), sia un professionista, sia una persona giuridica ed è il soggetto che ha concluso il contratto senza aver adempiuto al pagamento.

In molti casi queste due figure principali (creditore e debitore) possono essere affiancate da professionisti esterni (come avvocati o consulenti) che agiscono per il perfezionamento della trattativa stragiudiziale.

La trattativa stragiudiziale telefonica può contribuire a creare un ambiente meno formale con la controparte.

In questo modo il debitore può comunicare le cause che hanno determinato il mancato pagamento e l’insorgenza del debito.

Queste informazioni possono essere molto utili, poiché permetteranno al creditore di individuare la strategia di recupero più efficace per ottenere il pagamento e preservare i rapporti commerciali con la controparte.

Trattativa stragiudiziale telefonica: gli strumenti

Il principale strumento da utilizzare durante una trattativa stragiudiziale telefonica è sicuramente un foglio (anche elettronico) dove raccogliere appunti.

Il nostro studio legale gestisce i contatti telefonici con la controparte seguendo una specifica checklist che indica quali argomenti trattare nel corso della conversazione.

Inoltre durante la discussione con la controparte è utile annotare le informazioni più rilevanti (come osservazioni e contestazioni).

In questo modo sarà possibile elaborare una strategia difensiva per disinnescare le obiezioni del debitore.

In seguito, attraverso una successiva telefonata, il creditore potrà argomentare le proprie ragioni per orientare la trattativa verso una definizione bonaria.

Nelle fasi successive alla conversazione è molto utile utilizzare degli script di testo per elaborare email e messaggi standard da inviare alla controparte.

In questo modo sarà possibile velocizzare le fasi successive della trattiva e formalizzare l’accordo in tempi rapidi.

Trattativa stragiudiziale telefonica: privacy

Uno degli aspetti più delicati da gestire durante una trattativa stragiudiziale telefonica è il trattamento dei dati personali del debitore.

In particolare tutte le informazioni che identificano o rendono identificabile, direttamente o indirettamente, una persona fisica (articolo 4 del Regolamento UE 2016/679 – GDPR) devono essere riservate e sono protette dalla normativa sulla privacy.

Infatti, durante la conversazione con la controparte, è molto frequente divulgare dati come l’ammontare del debito, le motivazioni per il mancato pagamento e le informazioni anagrafiche.

Ricorda che la situazione economica e finanziaria di una persona fisica non può essere rivelata a terzi senza il suo consenso.

Pertanto il creditore durante la telefonata dovrà rispettare la privacy della controparte, evitando di condividere informazioni riservate a soggetti non autorizzati.

Sul punto la Corte di Cassazione (Cassazione, Sez. I Civile, ordinanza n. 18783/2021) ha stabilito che, in tema di trattamento dei dati personali, integra una violazione del diritto alla riservatezza, il comportamento di un creditore il quale, nell’ambito dell’attività di recupero credito comunichi a terzi (familiari, coabitanti, colleghi di lavoro o vicini di casa), piuttosto che al debitore, le informazioni, i dati e le notizie relative all’inadempimento.

La sentenza citata contiene un riferimento all’articolo 11 del Codice della Privacy, che è stato abrogato dal Decreto Legislativo n. 101-2018.

Tuttavia il principio di diritto può ritenersi ancora valido poiché l’abrogazione del citato articolo 11 del Codice della Privacy non ha fatto venire meno i principi di liceità, correttezza e trasparenza nel trattamento dei dati, che sono ancora applicabili ai sensi dell’articolo 5 del Regolamento UE n. 2016/679 (denominato “GDPR”).

Lo scopo di questa regola è impedire che la trattativa stragiudiziale venga condotta in modo illegittimo nei confronti del debitore con possibile divulgazione di dati finanziari.


La tecnica del poliziotto buono e del poliziotto cattivo

Trattativa stragiudiziale telefonica - poliziotto buono e cattivo

La trattativa stragiudiziale telefonica è uno strumento che richiede un’elevata capacità di persuasione e una visione strategica sull’obiettivo da perseguire.

Se vuoi aumentare le probabilità di successo ti consiglio di seguire lo schema del poliziotto buono e del poliziotto cattivo.

Questa tecnica (menzionata in un documento declassificato della CIA del 1983 denominato “Human Resource Exploitation Training Manual“) è una modalità di interrogatorio molto utilizzata nei contesti militari e di intelligence.

Tale strategia si basa sull’alternanza di due figure contrapposte che possono influenzare il comportamento e le decisioni dei soggetti interrogati.

Infatti, nelle trattative stragiudiziali, la manipolazione delle dinamiche relazionali può portare a risultati efficaci.

In particolare il poliziotto cattivo entra interviene nella trattativa, assumendo un atteggiamento minaccioso e creando un’atmosfera di tensione.

Il poliziotto buono interviene in un momento successivo assumendo un atteggiamento più empatico e comprensivo.

Scopriamo insieme come funziona questa tecnica, le sue fasi principali e perché può rivelarsi così efficace per recuperare un credito insoluto.

Trattativa stragiudiziale telefonica: fasi e strategia

Durante la trattativa stragiudiziale telefonica, l’uso della tecnica del poliziotto buono e del poliziotto cattivo richiede un’attenta pianificazione.

Inizialmente il poliziotto cattivo adotterà un approccio diretto e farà leva sulle conseguenze negative derivanti dal mancato pagamento.

Il suo scopo è quello di fare assumere all’interlocutore una posizione difensiva.

Successivamente entrerà in gioco il poliziotto buono che, con toni rassicuranti, cercherà di ridurre la pressione creata dal suo collega.

L’obiettivo del secondo intervento è quello di costruire e mostrare disponibilità al dialogo.

Il successo della trattativa stragiudiziale telefonica dipende dalla capacità di bilanciare in modo corretto queste emozioni contrastanti.

Trattativa stragiudiziale telefonica: divisione dei ruoli

Prima di avviare la trattativa stragiudiziale telefonica è necessario stabilire chi interpreterà il ruolo dei poliziotti.

Questa scelta è decisiva e può influenzare significativamente l’esito della negoziazione.

L’assegnazione dei compiti richiede un’adeguata preparazione e ciascun partecipante dovrà avere un atteggiamento codificato da regole standard e controllato da eventuali emozioni negative.

Se sei il rappresentante legale o l’amministratore dell’impresa creditrice, potrai interpretare il ruolo del poliziotto cattivo parlando con il debitore in modo deciso e autoritario.

La figura del “poliziotto buono” invece potrà essere ricoperta da un collaboratore con un carattere più mite e con una posizione gerarchicamente inferiore rispetto alla tua.

Infatti, la persona che interpreterà il poliziotto buono avrà il compito di offrire supporto e comprensione, bilanciando la pressione esercitata dal poliziotto cattivo.

Per condurre in modo efficace la trattativa stragiudiziale telefonica i partecipanti non dovranno lasciare nulla all’improvvisazione.

Trattativa stragiudiziale telefonica: il poliziotto cattivo

Il poliziotto cattivo è il primo soggetto a entrare in scena nella trattativa stragiudiziale telefonica.

Il suo intervento è finalizzato a creare un’atmosfera di tensione e pressione psicologica affinché il debitore comprenda la gravità del suo comportamento.

Durante la telefonata il creditore (poliziotto cattivo) avviserà la controparte che l’importo dovrà essere corrisposto entro un breve termine.

Se il pagamento non verrà effettuato entro la data di scadenza, sarà inevitabile l’avvio di una causa giudiziale.

Il poliziotto cattivo metterà in chiaro al debitore le conseguenze legali del suo inadempimento (come il pignoramento dello stipendio, della pensione o la vendita della casa all’asta nel caso di crediti molto elevati).

Tuttavia è importante che la fermezza utilizzata nella conversazioni non determini una frattura eccessiva del rapporto.

Le ripercussioni legali devono essere comunicate in modo chiaro senza apparire troppo perentorie o intimidatorie.

Durante la trattativa stragiudiziale telefonica il debitore non deve sentirsi minacciato.

Le parole del poliziotto cattivo devono risultare come un avvertimento serio e non come una coercizione.

Trattativa stragiudiziale telefonica: il poliziotto buono

Il poliziotto buono è il secondo soggetto a entrare in scena nella trattativa stragiudiziale telefonica.

Il suo intervento non dovrà essere immediato.

Infatti, dopo il primo contatto da parte del poliziotto cattivo, è utile fare passare un breve periodo di tempo.

A distanza di qualche giorno il creditore (poliziotto buono) potrà contattare il debitore adottando un atteggiamento amichevole e comprensivo.

L’obiettivo del poliziotto buono è quello di suscitare simpatia e fiducia.

La differenza di comportamento rispetto alla prima conversazione farà abbassare le difese del debitore.

Il poliziotto buono farà leva sui sentimenti umani, enfatizzando il desiderio comune di trovare una soluzione pacifica.

Questa strategia aiuta a ridurre la tensione e stimola la collaborazione tra le parti coinvolte.

Durante la trattativa stragiudiziale telefonica il debitore si sentirà ascoltato e sarà più disponibile a negoziare.

Trattativa stragiudiziale telefonica: il successo della tecnica

Durante la trattativa stragiudiziale telefonica le emozioni giocano un ruolo molto importante.

La paura e l’ansia indotte dal poliziotto cattivo spingono il debitore ad avere un atteggiamento difensivo e a riflettere sulle proprie azioni.

Il supporto e la comprensione mostrate dal poliziotto buono, invece, creano un clima più disteso e amichevole.

Il  contrasto genera un effetto di rilascio psicologico: il debitore, avendo sperimentato un’interazione negativa, è più propenso a rispondere positivamente alla figura empatica (poliziotto buono).

Il successo della trattativa stragiudiziale telefonica deriva dalla capacità di bilanciare questi due ruoli.

In molti casi la controparte è incline ad accettare compromessi quando percepisce contemporaneamente sia la minaccia sia l’apertura al dialogo.

È fondamentale sottolineare che l’efficacia di questa tecnica dipende dall’intenzione e dalla serietà del debitore.

Se la controparte è in mala fede e non ha intenzione di adempiere ai propri obblighi, nessuna strategia psicologica potrà influenzarlo positivamente.


Conclusione

La trattativa telefonica stragiudiziale richiede grande attenzione per essere condotta in modo efficace.

È importante che il creditore rispetti regole precise, poiché ogni dettaglio (dal tono di voce, alle parole utilizzate) può influire l’esito della negoziazione.

La tecnica del “poliziotto buono e poliziotto cattivo” permette di raggiungere un accordo con la controparte attraverso un bilanciamento di emozioni contrapposte.

Se questa strategia viene utilizzata in modo corretto e professionale la trattativa potrà concludersi in tempi rapidi senza alcuna forzatura.

Una preparazione strategica consentirà di anticipare le possibili obiezioni del debitore e di formulare risposte efficaci.

In questo modo, il creditore otterrà un duplice vantaggio: mantenere il controllo della situazione e accelerare il processo di recupero del credito.

Trattativa stragiudiziale telefonica - tecnica poliziotto buono e cattivo


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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

Specializzato in Crediti • Immobiliare • Contratti • Privacy • Tech

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