Crediti Deteriorati: perché mettono in crisi le Banche

Crediti Deteriorati: introduzione

Crediti deteriorati: da qualche anno questo termine viene largamente utilizzato dai media per descrivere la crisi del sistema bancario italiano.

Ti sei mai chiesto quali sono i principali motivi che hanno messo in ginocchio le Banche italiane?

In molti rispondono con le solite motivazioni.

L’Euro, le direttive restrittive della Banca Centrale Europea, la recessione, il vincolo del 3% previsto dal patto di stabilità.

Il sistema bancario è stato costretto a ridurre gli investimenti nell’economia italiana a causa di diversi fattori: i crediti deteriorati sono probabilmente il motivo principale.

Che cos’è il credito deteriorato

Secondo i nuovi criteri suggeriti dalla Banca D’Italia, il credito si definisce “deteriorato” quando il debitore non esegue il pagamento entro il periodo di 90 giorni.

Tale termine decorre dalla data di scadenza della transazione.

Facciamo un esempio: il sig. Rossi deve restituire alla Banca la somma di 10 euro entro la data del 01.01.2024.

Il credito si considererà deteriorato quando, decorsi 90 giorni,  il sig. Rossi non avrà ancora pagato 10 euro alla Banca (in questa pagina abbiamo descritto in modo approfondito il processo di deterioramento del credito).

Il credito deteriorato viene anche definito come credito “NPL” o credito “NPE”.

La sigla NPL indica le iniziali delle parole “Non Performing Loan” (“prestito non performante”).

La sigla “NPE” , invece, indica le iniziali della parole “Non Performing Exposure” (“esposizione non performante”).

Crediti Deteriorati - quando si considera

Perché i crediti deteriorati mettono in crisi le Banche italiane

I crediti deteriorati rappresentano un peso economico significativo sul bilancio delle istituzioni finanziarie, riducendo la loro capacità di erogare nuovi prestiti e investire nei mercati.

L’aumento dei crediti deteriorati comporta una maggiore pressione sui margini di profitto delle banche, compromettendo la loro stabilità finanziaria a lungo termine.

Inoltre, la gestione inefficace di questi crediti può causare tensioni con le autorità di vigilanza e portare a sanzioni che danneggiano ulteriormente la reputazione dell’istituto bancario.

Crediti deteriorati e crisi bancaria: i 4 motivi principali

I crediti deteriorati rappresentano una minaccia significativa per le banche italiane, poiché mettono a rischio la loro stabilità finanziaria e operativa.

La crescente presenza di questi crediti problematici ha generato preoccupazioni tra gli istituti bancari e gli analisti del mercato, creando un clima di incertezza e instabilità.

La necessità di risolvere questo problema è diventata prioritaria per evitare conseguenze potenzialmente devastanti sull’economia italiana.

Esistono quattro motivi principali per cui i crediti deteriorati mettono in crisi le banche.

I crediti deteriorati costituiscono un mancato guadagno 

I crediti deteriorati costituiscono un mancato guadagno per la Banca.

Il motore principale dell’attività bancaria è costituita dall’erogazione di servizi bancari (ad esempio i contratti di finanziamento).

Tuttavia il mancato pagamento del servizio bancario entro il termine di scadenza genera una minusvalenza e dunque una sofferenza bancaria.

Il mancato guadagno generato da una sofferenza bancaria riduce il flusso di denaro incassato dall’istituto di credito.

In questo modo diminuiscono i fondi con cui la Banca può finanziare le imprese e le famiglie nell’economia reale.

Le Banche italiane si sono riorganizzate riducendo il numero di crediti insoluti.

Tuttavia siamo ancora lontani dalla risoluzione del problema.

Secondo le ultime statistiche della BCE (bollettino n. 8/2023) a partire dal secondo trimestre 2023 i crediti deteriorati delle banche sono aumentati notevolmente.

I crediti deteriorati obbligano la banca a trattenere delle riserve

Secondo quanto prevede la legge, una Banca che possiede crediti deteriorati è obbligata a trattenere delle somme che vengono definite “riserve”.

Tali somme non potranno essere utilizzate per nessuna operazione bancaria e saranno destinate a coprire le perdite dei crediti deteriorati.

Nel 2018 la BCE ha richiesto a tutte le banche europee di aumentare gli accantonamenti sui crediti NPL fissando dei parametri più severi rispetto agli anni passati.

L’obbligo di copertura per i crediti deteriorati è vincolante per tutte le banche dell’UE e si applica ai prestiti concessi a partire dal 26 aprile 2019 (“livelli minimi di primo pilastro”).

Il periodo di copertura totale dei crediti deteriorati  varia da tre anni per le esposizioni non garantite a nove anni per le esposizioni garantite da immobili.

La progressione dei tassi di copertura dipende dal tipo di garanzia sottostante e dal numero di NPL iniziale di una banca.

I crediti deteriorati sono ceduti con difficoltà

Sebbene l’Italia sia stata definita come il “supermercato degli NPL”, le Banche riscontrano spesso delle difficoltà nella cessione dei crediti deteriorati.

Gli investimenti in questo settore stanno crescendo e moltissimi fondi stranieri hanno acquistato i crediti in sofferenza delle principali banche italiane.

Tuttavia la richiesta di acquisto è ancora troppo bassa rispetto alle aspettative delle Banche, poiché il sistema di cessione è troppo opaco e con poche regole conosciute.

Per l’investitore medio non è semplice reperire le informazioni giuste per valutare la solidità della Banca cedente e per valutare correttamente i crediti oggetto di cessione.

Per ovviare a questo problema la BCE ha proposto l’introduzione di una piattaforma digitale che possa rendere la cessione dei crediti NPL più trasparente.

Tale sistema renderebbe più facile lo scambio delle informazioni tra i vari investitori e permetterebbe alle Banche di cedere con maggiore facilità i crediti deteriorati.

L’obiettivo principale dei finanziatori, infatti, è quello di acquisire maggiori informazioni possibili sull’asset oggetto dell’investimento.

In Italia ci sono costi di recupero alti e tempi di recupero lunghi

Il credito deteriorato può essere convertito in denaro tramite l’attività di recupero crediti stragiudiziale o giudiziale.

Tuttavia secondo le ultime indicazioni fornite dalla BCE in Italia le spese giudiziali di recupero crediti sono le più alte d’Europa.

Il motivo di questa differenza non è dovuto ai compensi che le Banche devono riconoscere agli studi legali incaricati dell’attività di recupero.

Infatti, i compensi dei legali italiani invece sono tra i più bassi in Europa.

E’ dovuto, invece, ai tributi e alle spese “vive” che un creditore deve versare allo Stato per recuperare il credito in via giudiziale.

Inoltre l’eccessiva durata dei processi esecutivi italiani (in particolare le esecuzioni immobiliari) impedisce alle Banche di recuperare i crediti in sofferenza in tempi celeri.


Conclusione

I crediti deteriorati costituiscono una minaccia diretta alla stabilità finanziaria poiché compromettono la capacità delle banche di erogare nuovi prestiti.

La gestione complessa di tali crediti, accompagnata da sforzi considerevoli per recuperare il  loro valore, comporta un aumento dei costi operativi.

Inoltre, la necessità di costituire adeguate riserve per affrontare le perdite potenziali limita ulteriormente la capacità delle banche di gestire le proprie risorse in modo ottimale.

L’unica soluzione per le banche afflitte da crediti deteriorati è quella di cedere tali attività patrimoniali in modo tempestivo ed efficiente.

Attraverso la cessione dei crediti deteriorati la Banca realizza immediatamente un incasso parziale, svincola le riserve economiche accantonate, e trasferisce a terzi il rischio di recupero del credito.

Crediti Deteriorati - motivi crisi


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Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor • Founder di Recupero Legale

Specializzato in Crediti • Immobiliare • Contratti • Privacy • Tech

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