Trattativa telefonica

La guida pratica per gestire in modo corretto una trattativa telefonica di recupero

La trattativa telefonica è uno degli strumenti più utilizzati per recuperare un credito in fase stragiudiziale. Non sempre è possibile fissare un incontro personale con il debitore per definire il contenzioso; anzi in certi casi è preferibile mantenere una certa distanza con la controparte per evitare di farsi coinvolgere emotivamente durante la discussione.

Avviare una trattativa telefonica è sempre un buon metodo per saggiare se il debitore è disponibile ad effettuare il pagamento senza l’instaurazione di una causa giudiziale. Tuttavia non è sempre facile gestire in modo efficace una trattativa; ci sono molte insidie e parecchi ostacoli da superare.

Quello che ti serve è una guida pratica che ti aiuti a condurre in modo corretto la trattativa telefonica verso l’obiettivo prefissato.

Ecco 5 consigli pratici che ti aiuteranno a recuperare il credito:

  1. IDENTIFICA E STUDIA IL DEBITORE ➙ Prima di contattare telefonicamente il debitore cerca di identificarlo in modo corretto. Se sei il creditore sarà facile identificare il debitore: avrai già un suo recapito telefonico o lo avrai già incontrato di persona. Diversamente se stai gestendo una trattativa per recuperare il credito di un’altra persona ti conviene raccogliere il maggior numero di informazioni sul debitore: dove abita, quanti anni ha, dove lavora (se lavora), perché non ha effettuato il pagamento, quanti soldi deve corrispondere, quanto ha già versato, se vi sono contestazioni sul prezzo o sulla fornitura del bene. Tutte queste informazioni ti aiuteranno a delineare un quadro completo della vicenda e ti permetteranno di comprendere i motivi del mancato pagamento: se è sorta una contestazione sul bene acquistato o sulla fornitura, occorre essere preparati per replicare in modo tempestivo alle eventuali eccezioni del debitore. Se sei già informato partirai con una marcia in più e potrai gestire in modo più consapevole la trattativa telefonica.
  2. EVITA DI COMUNICARE A SOGGETTI DIVERSI DAL DEBITORE IL MOTIVO DELLA TELEFONATA ➙ Uno degli errori più comuni che si commettono in fase di trattativa stragiudiziale è quello di comunicare a soggetti diversi dal debitore il motivo della telefonata. Se parli con un parente del debitore devi assolutamente evitare di comunicargli che stai chiamando per sollecitare il pagamento di un debito. Infatti parlare del debito con una persona diversa del debitore può farti commettere un illecito civile; divulgare a terzi che il sig. Rossi è debitore di te o del tuo cliente può causare la violazione del codice della privacy e ti espone ad una responsabilità civile. La Giurisprudenza ha affrontato molte volte questo tema cambiando spesso orientamento; ad esempio nel corso di un’assemblea condominiale se affermi che un condomino è moroso potresti anche essere considerato colpevole del reato di diffamazione (di recente però l’orientamento della Cassazione è mutato: se vuoi approfondire l’argomento clicca qui). Se non riesci a parlare direttamente con il debitore il nostro suggerimento è quello di evitare di comunicare il motivo della telefonata. Qualificati con il tuo nome e cognome (se hai un titolo professionale o sei un avvocato dillo pure), lascia un tuo recapito, e chiedi di essere chiamato per comunicazioni urgenti. Se il tuo interlocutore è curioso e chiede maggiori approfondimenti dovrai dire che non sei autorizzato a rilasciare ulteriori informazioni, ma comunicherai il motivo della telefonata al diretto interessato. Presta molta attenzione: alcune persone registrano le telefonate con il proprio smartphone. Evita di commettere errori che si ritorceranno contro di te.
  3. DURANTE LA TELEFONATA MOSTRATI CORDIALE MA DECISO ➙ Non appena ti sarai presentato in modo corretto cerca di essere disponibile con la tua controparte. Se mostri una certa empatia iniziale potresti indirizzare la trattativa verso il tuo obiettivo. Cerca di essere professionale e non aggredire il tuo interlocutore; ascoltalo e lascialo parlare. Però non mostrarti troppo disponibile: il debitore deve accorgersi di avere di fronte un professionista cortese ma deciso. Non cedere alle sue provocazioni ed ai suoi possibili insulti; ricorda che se ti fai trascinare nella rissa verbale la trattativa potrebbe essere compromessa. Cerca di far rilassare la controparte e invitalo a trovare una soluzione: ricordagli che stai telefonando per trovare una soluzione ragionevole per entrambi. Tu recuperi un credito, lui si toglie un debito ed una seccatura.
  4. CERCA DI STRAPPARE UNA PROMESSA DI PAGAMENTO ➙ Se hai gestito la trattativa in modo corretto e se il debitore ha compreso che è meglio estinguere il suo debito devi cercare di strappargli una promessa di pagamento. Invitalo a formulare una proposta di pagamento; ricordagli che in questo modo potrebbe uscire da una situazione difficile. Una promessa di pagamento costituisce una buona base per proseguire la trattativa: non illuderti però, le chiacchiere sono inutili se non vengono seguite dai fatti. Tuttavia se il debitore ha promesso il pagamento di una cifra, possono esserci buoni margini per chiudere il contenzioso ed incassare il tuo credito.
  5. FISSA UN NUOVO APPUNTAMENTO ➙ Se il debitore non ha ancora promesso un pagamento, ma ti accorgi che è favorevole ad estinguere il debito ti conviene interrompere quella telefonata e fissare un nuovo appuntamento. A volte rinviare la discussione di qualche giorno può sbloccare la trattativa verso il risultato sperato; il debitore potrà meditare sulla situazione critica e potrà organizzarsi per trovare la liquidità necessaria per formulare un’offerta transattiva. Questa tecnica non offre garanzie di successo, ma è un modo per rinviare la decisione finale ad un momento successivo. Ti conviene fissare un nuovo appuntamento telefonico anche quando il debitore rifiuta ogni pagamento; molte persone reagiscono in modo impulsivo al primo contatto, ma successivamente possono mostrarsi più favorevoli ad una transazione. Se fissi un nuovo appuntamento il debitore avrà più tempo di pensare, e magari sarà più disponibile a trovare una soluzione.

Sei arrivato al termine di questo articolo; leggi il riepilogo.

Trattativa telefonica: sai quali sono i 5 consigli pratici per sfruttarla nel recupero crediti?

  1. Identifica e studia il debitore;
  2. Evita di comunicare a soggetti diversi dal debitore il motivo della telefonata;
  3. Durante la telefonata mostrati cordiale ma deciso;
  4. Cerca di strappare una promessa di pagamento;
  5. Fissa un nuovo appuntamento.

Puoi leggere il riepilogo di questo articolo cliccando sull’infografica qui sotto

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Trattativa telefonica: 5 consigli

Trattativa telefonica: 5 consigli


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Prescrizione del credito

Tutto quello che non ti è mai stato detto sulla prescrizione

La prescrizione è il nemico con il quale un professionista del recupero crediti si confronta giornalmente; tra le tante insidie da affrontare per conservare la qualità di un credito, la prescrizione costituisce il problema più delicato. Se sbagli qualcosa non ci sarà nessun rimedio.

Che cos’è la prescrizione?

La prescrizione consiste nella perdita di un diritto che si verifica a causa dell’inerzia del suo titolare. In altre parole: se non eserciti il tuo diritto di credito per un determinato periodo di tempo, allora perderai definitivamente la possibilità di poter ricevere il pagamento in futuro. In questa pagina puoi leggere i diversi termini di prescrizione che sono stati fissati dal nostro ordinamento giuridico: in base al tipo di diritto, la legge fissa un termine di prescrizione differente.

Ma a volte conoscere le norme di legge non basta per evitare dei possibili rischi.

Sei sicuro di sapere tutto sulla prescrizione?

Ricorda che la prescrizione del credito determina la cancellazione del debito: il creditore non può più richiedere al debitore il pagamento di quanto dovuto.

Cosa puoi fare per evitarlo?

I creditori più attenti sanno che per interrompere la prescrizione è molto importante inviare una lettera di diffida, fare firmare al debitore delle cambiali o degli accordi stragiudiziali.

Ma non sempre tutto questo è sufficiente per salvaguardare il tuo credito.

L’attività di recupero crediti presenta a volte delle insidie che, se non vengono gestite in modo corretto, pregiudicano irrimediabilmente la pretesa creditoria. E’ vero che inviare una diffida o notificare un atto giudiziario allunga l’esigibilità del credito per i prossimi dieci anni (a volte anche per un periodo inferiore), ma possono esserci alcuni casi in cui il tuo credito è in pericolo.

Ecco 3 casi particolari in cui il tuo credito è a rischio:

1) IN CASO DI CESSIONE DEL CREDITO ➙ Accade molto spesso che i crediti vengano ceduti dal creditore originario (cedente) ad un altro soggetto (cessionario); il trasferimento può avvenire a titolo oneroso o gratuito (art. 1260 c.c.). E’ importante sapere che la cessione di un credito ha effetto nei confronti del debitore ceduto solo se questi l’ha accettata o quando gli è stata notificata (art. 1264 c.c.). Pertanto, il creditore che acquista un credito altrui deve comunicarlo al debitore ceduto il prima possibile. Nella maggior parte dei casi lo strumento utilizzato è quello della raccomandata con avviso di ricevimento (“raccomandata A/R”) che deve contenere anche la richiesta di pagamento e l’origine del credito. L’obbligo di informazione è fondamentale non solo per l’efficacia della cessione ma anche e soprattutto per interrompere la prescrizione.

IL PERICOLO: In caso di cessione del credito succede spesso che molti crediti siano prossimi alla prescrizione. In queste situazioni è necessario esaminare, al più presto, la documentazione fornita dal cedente per verificare se il credito ceduto è a rischio prescrizione. Ti consiglio di inviare immediatamente la raccomandata; se non lo farai metterai a repentaglio non solo la validità della cessione ma anche l’esigibilità del credito acquistato.

2) IN CASO DI ESTINZIONE DELL’ESECUZIONE IMMOBILIARE  Accade molto spesso che per recuperare un credito sia necessario avviare un’esecuzione immobiliare o intervenire in una già in corso.

I pignoramenti immobiliari che si concludono con la vendita del bene messo all’asta, ovviamente non rappresentano un problema per la prescrizione del tuo credito.

Ma non sempre le esecuzioni immobiliari si concludono in questo modo. Infatti il giudice può estinguere la procedura perché le parti non hanno mostrato interesse alla prosecuzione (art. 630 c.p.c.), hanno rinunciato agli atti (art. 629 c.p.c.) oppure non si sono presentate in udienza (art. 631 c.p.c.). Può accadere, inoltre, che il creditore procedente non rinnovi la trascrizione del pignoramento (art. 2668 ter c.c.); in questi casi il pignoramento diventa inefficace e viene travolto l’intero processo esecutivo.

La domanda che in questi casi il creditore deve porsi è la seguente: da quale momento decorre la prescrizione?

E’ pacifico che la notifica del pignoramento immobiliare interrompe la prescrizione (art. 2943 c.c.) e che per tutta la durata della procedura esecutiva i termini non decorrono (art. 2945 c.c.). Il nuovo periodo di prescrizione va calcolato dalla data del provvedimento che dichiara la chiusura del processo: si tratta del decreto di approvazione del piano di riparto attraverso il quale vengono distribuite le somme ricavate dalla vendita dell’immobile. L’approvazione definitiva del progetto di distribuzione viene equiparata alla sentenza passata in giudicato (art. 2943 c.c. 2° comma).

Ma cosa succede quando l’esecuzione si conclude con un provvedimento di estinzione (mancata comparizione, rinuncia agli atti…)?

In questo caso la legge non si esprime in modo chiaro. La Corte di Cassazione tuttavia si è espressa in un caso simile con una sentenza piuttosto importante (Cass. n. 21733/2006) dove si afferma che, in caso di estinzione, il termine di prescrizione del credito decorre dalla data di deposito del provvedimento finale con cui il Giudice dichiara il termine della procedura.

Nel caso in cui la procedura esecutiva si estingua per la mancata comparizione delle parti, o per rinuncia, molti autori consigliano di inviare una diffida prima che sia pronunciato il provvedimento di estinzione.

IL PERICOLO: Sebbene alcune sentenze di 1° grado hanno confermato l’orientamento della Cassazione (la prescrizione decorre dal provvedimento di estinzione), permangono molti dubbi sull’applicazione letterale del principio enunciato dalla Suprema Corte a tutti i casi di estinzione. Pertanto inviare una diffida in corso di esecuzione (per quanto assurdo possa sembrare) può essere una soluzione che ti farà dormire sogni tranquilli.

3) IN CASO DI ISCRIZIONE DI IPOTECA ➙ In caso di trasferimento di un bene immobile gravato da ipoteca la legge prevede una scissione tra il diritto di credito e la garanzia reale; il creditore può fare valere il diritto di credito nei confronti del debitore originario e l’ipoteca nei confronti dell’acquirente.

Ti faccio un esempio: Tizio acquista un immobile grazie ad un mutuo; la banca eroga il mutuo a Tizio ed iscrive ipoteca sulla casa. Tizio in un secondo momento vende l’immobile a Caio. Se Tizio non paga più le rate del mutuo, la banca può pignorare l’immobile divenuto di proprietà di Caio.

La compravendita del bene, quindi, non pregiudica i diritti dei creditori ipotecari (art. 2808 c.c.). In questi casi il termine di prescrizione dell’ipoteca (20 anni) decorre dalla data di trascrizione dell’atto di compravendita.

IL PERICOLO: Nel caso in cui hai iscritto ipoteca su un bene che poi è stato trasferito ad una persona diversa dal debitore, ricorda che la lettera di diffida inviata al debitore non interrompe il termine di “prescrizione dell’ipoteca”.


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Prescrizione: quali sono i 3 casi particolari in cui il tuo credito può essere a rischio?

  1. In caso di cessione del credito;
  2. In caso di estinzione dell’esecuzione immobiliare;
  3. In caso di iscrizione di ipoteca.

Leggi il riepilogo cliccando sull’infografica qui sotto

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Prescrizione: 3 casi particolari

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Teresa Rossi ➜ avvocato e Founder di RecuperoLegale.it

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Impignorabilità

Come prevenire spiacevoli sorprese ed evitare di pignorare il debitore: impignorabilità prevista dalla legge e possibili rischi

Impignorabilità: un termine che non vorresti mai sentire pronunciare quando stai cercando di recuperare un credito.

Purtroppo però l’impignorabilità del debitore è un’eventualità che può verificarsi e può mandare in fumo i tuoi tentativi di recupero. Non mi riferisco solo all’impignorabilità stabilita dalla legge, ma anche a quelle situazioni in cui il pignoramento ti farà incassare una somma troppo esigua per giustificare i costi di una causa giudiziale.

Com’é possibile evitare di cadere nella trappola del credito impignorabile?

Basta concentrarsi su alcune semplici regole; se le conosci in anticipo potrai evitare di stipulare transazioni pericolose con il tuo cliente e non ti affannerai ad inseguire un credito irrecuperabile.

Ma quali sono i 3 casi principali in cui non ti conviene pignorare il debitore?

1) QUANDO IL DEBITORE PERCEPISCE UNA PENSIONE DI IMPORTO MOLTO BASSO ➙ Se il tuo debitore percepisce una pensione molto bassa è molto probabile che non riuscirai a pignorarlo. Infatti il nostro ordinamento e la giurisprudenza di legittimità prevedono che la pensione ha una funzione giuridica diversa da quella dello stipendio. Se da un lato lo stipendio costituisce la retribuzione per una prestazione lavorativa, la pensione, invece, ha natura assistenziale; ciò significa che il trattamento pensionistico serve per assistere il beneficiario dopo la cessazione del rapporto di lavoro e per fornirgli un mezzo di sostentamento sufficiente per il prosieguo della sua vita. Di conseguenza la legge stabilisce delle regole differenti per il pignoramento della pensione; infatti una norma del codice di procedura civile (art. 545 cpc) prevede che la pensione non può essere pignorata per intero, ma solo in parte, e cioè solo a condizione che al debitore sia riconosciuto un importo minimo che gli permetta di vivere in condizioni di stabilità economica. Questo importo si definisce “minimo vitale” e rappresenta una quota della pensione che la legge considera impignorabile e che corrisponde alla misura massima mensile dell’assegno sociale aumentato della metà (abbiamo già parlato di minimo vitale in questo articolo). Se il tuo debitore percepisce una pensione di 700 euro, potrai sottoporre a pignoramento solo la somma eccedente il minimo vitale, e precisamente l’importo di € 20,50.

Ricorda però una cosa importante: se pignori un debitore con una pensione di 700 euro il Giudice non ti riconoscerà la somma di 20,50 euro, ma ti assegnerà un importo più basso e cioè un quinto di 20,50 euro (nel nostro caso la somma di € 4,10). In questi casi potrebbe essere poco conveniente promuovere un pignoramento.

2) QUANDO LO STIPENDIO DEL DEBITORE E’ GRAVATO DA UNA CESSIONE DEL QUINTO E DA UN PIGNORAMENTO ➙ Se il tuo debitore percepisce uno stipendio, non cantare vittoria troppo presto. In molti casi capita che la retribuzione sia gravata non solo da una cessione del quinto, ma anche da un precedente pignoramento. Come fai a sapere se c’è ancora spazio per il tuo pignoramento? Devi sapere che la legge (art. 2, DPR n. 180/1950) prevede che il pignoramento e la cessione del quinto non possono colpire più della metà dello stipendio del debitore.

Pertanto prima di affrontare i costi di una causa giudiziale ti conviene conoscere con precisione gli importi e le trattenute che gravano sullo stipendio del tuo debitore.

3) QUANDO IL DEBITORE PERCEPISCE UN REDDITO CHE DERIVA DA UN ASSEGNO ALIMENTARE ➙ Se il tuo debitore riceve mensilmente un “assegno alimentare“, puoi già rassegnarti, il pignoramento presso terzi sarà inutile. L’assegno alimentare viene riconosciuto in favore di una persona che si trova in uno stato di bisogno; il soggetto che è obbligato al versamento è quasi sempre un parente o un coniuge  (art. 433 del codice civile). Il credito alimentare serve, infatti, per sostenere quell’individuo che non riesce a provvedere autonomamente al proprio sostentamento. La legge (art. 545 del codice di procedura civile) stabilisce che i crediti alimentari sono impignorabili.

Non importa quale sia la misura della somma che il debitore percepisce a titolo di credito alimentare; per questa tipologia di reddito il nostro ordinamento ha stabilito regole inderogabili. Il credito alimentare è colpito da un’impignorabilità per materia.

Un consiglio

Quando scopri che il tuo debitore percepisce un reddito, non affrettarti a promuovere un’azione legale contro di lui; non sempre il suo reddito potrà essere pignorato. Ricorda che c’è una grossa differenza tra pensione e stipendio, e solo un’accurata analisi patrimoniale ti potrà suggerire quale strumento di recupero utilizzare.


Sei arrivato al termine di questo articolo: leggi il riepilogo.

Impignorabilità: in quali casi non ti conviene pignorare il debitore?

  1. Quando il debitore percepisce una pensione di importo molto basso;
  2. Quando lo stipendio del debitore è gravato da una cessione del quinto e da un pignoramento;
  3. Quando il debitore percepisce un reddito che deriva da un assegno alimentare.

Puoi leggere il riepilogo di questo articolo cliccando sull’infografica qui sotto

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Impignorabilità: in quali casi non conviene pignorare il debitore

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Lettera di diffida

Perché è così importante inviare una lettera di diffida

Nel settore del recupero crediti la lettera di diffida è quell’atto con cui il creditore intima al debitore il pagamento di una determinata somma di denaro; se l’adempimento non avviene entro il termine indicato (generalmente non inferiore a 10 giorni), il rapporto si considera risolto ed il creditore può ricorrere all’autorità giudiziaria per tutelare i propri diritti.

L’invio della diffida di pagamento (art. 1454 c.c.) è un momento cruciale dell’attività di recupero crediti poiché consente al creditore di rafforzare la sua posizione indipendentemente dall’adempimento del debitore.

Ecco i motivi principali per cui è importante inviare una lettera di diffida:

  1. INTERROMPE LA PRESCRIZIONE ➙ L’invio della diffida di pagamento determina l’interruzione della prescrizione; il diritto di credito può essere fatto valere per altri dieci anni che decorrono dal momento in cui il debitore riceve la raccomandata. E’ fondamentale conservare l’efficacia del credito nel tempo in quanto può accadere che l’attività di recupero stragiudiziale rimanga infruttuosa o che non convenga procedere con il recupero giudiziale perché il debitore risulta nullatenente e/o disoccupato. Questo non significa che il credito è irrecuperabile, ma solo che in quel determinato momento non può essere recuperato; le condizioni ed i presupposti dell’attività di recupero possono evolversi nel tempo a vantaggio del creditore. L’invio della diffida attribuisce a quest’ultimo la possibilità di richiedere il pagamento per i prossimi dieci anni fino a quando il tentativo di recupero avrà successo.
  2. CRISTALLIZA L’IMPORTO DEL CREDITO DA RECUPERARE ➙ Attraverso la diffida di pagamento il creditore intima al debitore il pagamento di una somma di denaro espressamente indicata. L’ammontare che il debitore deve pagare va determinato con precisione ed esattezza analizzando tutta la documentazione. La ricostruzione di questo importo è una fase molto delicata che richiede una ricerca scrupolosa delle prove dell’insolvenza del debitore (ad esempio le fatture non pagate, o l’estratto conto con rate scadute); se nella diffida viene richiesto il pagamento di una somma di denaro errata aumenteranno le possibilità di contestazioni da parte del debitore e diminuiranno la probabilità di trovare un accordo. Nel caso in cui il creditore decida di procedere con l’attività di recupero giudiziale, è preferibile che l’importo intimato nella diffida coincida con quello ingiunto nel ricorso; se ciò non accade il giudice può richiedere spiegazioni in merito alla mancata corrispondenza ed il debitore può facilmente proporre opposizione. Pertanto, l’indicazione corretta della somma di denaro intimata e cristallizzata nella diffida di pagamento, rafforza la tutela del credito da recuperare e condiziona la sua futura esigibilità.
  3. AUMENTA LA POSSIBILITA’ DI OTTENERE UN DECRETO INGIUNTIVO ➙ Accade molto spesso che prima di procedere con l’attività di recupero giudiziale del credito venga inviata una diffida di pagamento al debitore. In questi casi la scelta di spedire la raccomandata contenente l’intimazione di pagamento è utile per rafforzare la pretesa creditoria e dimostrare al giudice di avere tentato una definizione bonaria della controversia. Sono tantissimi i Tribunali che, nel procedimento di ingiunzione, richiedono espressamente al creditore la produzione della diffida di pagamento e la formale costituzione in mora del debitore; se il documento non viene prodotto il giudice può decidere di non emettere il decreto ingiuntivo con grave pregiudizio per il creditore. Tra l’altro, anche in sede di opposizione a decreto ingiuntivo da parte del debitore, l’invio preventivo di una diffida di pagamento è utile per rafforzare la pretesa creditoria e vincere la causa.
  4. AUMENTA LA POSSIBILITA’ DI TROVARE UN ACCORDO CON IL DEBITORE ➙ Nel settore del recupero crediti l’invio della diffida di pagamento può essere molto utile per raggiungere un accordo bonario con il debitore. Le statistiche dimostrano che la maggior parte della trattative stragiudiziali, che iniziano dopo che il debitore ha ricevuto una raccomandata da parte del creditore, si concludono con un accordo transattivo. Nella lettera di diffida, infatti, vengono inseriti sia i recapiti telefonici del mittente sia la disponibilità a transigere la controversia senza ricorrere alle vie legali. La diffida di pagamento permette spesso al creditore di ottenere un contatto da parte del debitore; questo momento è molto importante perché se la trattativa viene condotta in modo abile e professionale aumentano le possibilità di recupero stragiudiziale del credito. L’efficacia persuasiva della diffida pertanto aiuta il creditore a trovare un accordo bonario con il debitore evitando di sostenere i costi dell’azione legale.

Sei arrivato al termine di questo articolo. Eccoti un breve riepilogo.

Perché è così importante inviare una lettera di diffida?

  1. Interrompe  la prescrizione;
  2. Cristalliza l’importo del credito da recuperare;
  3. Aumenta la possibilità di ottenere un decreto ingiuntivo;
  4. Aumenta la possibilità di trovare un accordo con il debitore.

Clicca sull’infografica qui sotto per leggere il riepilogo

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Lettera di diffida: perché è importante inviarla

Lettera: di diffida: perché è importante inviarla


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Teresa Rossi ➜ avvocato e Founder di RecuperoLegale.it

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Sovraindebitamento

Oggi parliamo di sovraindebitamento ➙ leggi il nostro consiglio veloce:

Sovraindebitamento

Nell’atto di precetto ricorda sempre al debitore che può avvalersi della procedura di sovraindebitamento (Legge n. 3/2012)


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Cessione del credito

Consigli utili sulla cessione del credito

La cessione del credito è un contratto attraverso il quale il creditore trasferisce ad un terzo soggetto il suo diritto di credito nei confronti del debitore. Il trasferimento può avvenire a titolo oneroso o gratuito (art. 1260 c.c.).

I soggetti coinvolti sono 3:

  • IL CEDENTE ➙ il creditore che cede il proprio diritto;
  • IL CESSIONARIO ➙ il soggetto che acquista il credito (e si sostituisce al creditore originario);
  • IL CEDUTO ➙ il debitore.

La cessione del credito inoltre si distingue in 2 categorie:

  • CESSIONE DEL CREDITO PRO SOLVENDO ➙ il creditore originario rimane responsabile nei confronti del terzo cessionario in caso di insolvenza del debitore. Questo comporta che egli sarà liberato dalla propria obbligazione solo dopo che il debitore ceduto ha effettuato il pagamento.
  • CESSIONE DEL CREDITO PRO SOLUTO ➙ il creditore originario non è responsabile in caso di inadempimento del debitore. Il rischio di insolvenza di quest’ultimo ricade unicamente sul terzo cessionario.

Devi però sapere queste 3 cose fondamentali:

  1. LA CESSIONE DEVE ESSERE COMUNICATA AL DEBITORE ➙ La cessione di un credito ha effetto nei confronti del debitore ceduto solo se questi l’ha accettata o quando gli è stata notificata (art. 1264 c.c.). Devi inviare la raccomandata A/R in cui avvisi il debitore della cessione. Non è necessario che il debitore fornisca il suo consenso ma è comunque indispensabile che venga informato del trasferimento affinché sappia in favore di chi dovrà effettuare il pagamento. Da questo momento in poi i versamenti vanno effettuati al terzo cessionario. E’ importante sapere che se il debitore paga al precedente creditore ma ha ricevuto la comunicazione non è liberato dall’obbligazione. Ricordati, inoltre, di inserire gli elementi essenziali ed identificativi dell’accordo di cessione. La cessione può essere notificata al garante: E’ utile inviare la raccomandata A/R anche ad eventuali garanti. Tuttavia, la mancata notificazione dell’avvenuta cessione del credito non libera il garante in caso di insolvenza del debitore. La fideiussione è un’obbligazione accessoria a quella principale e ne segue le sorti. In ogni caso conviene sempre mandare la comunicazione anche al garante per evitare che egli effettui il pagamento nei confronti del creditore cedente. Il cessionario in questo caso può eccepire che egli era a conoscenza del trasferimento perché informato e richiedere il pagamento nei suoi confronti.
  2. VERIFICA IL TIPO DI FINANZIAMENTO ➙ Se il debitore ha più di un debito nei tuoi confronti specifica nell’oggetto della raccomandata se viene ceduto uno o tutti i rapporti. E’ indispensabile essere chiari con il debitore per evitare che eccepisca l’inefficacia della cessione! In questi casi ad esempio è utile inserire il numero esatto del contratto stipulato del debitore o del conto corrente a lui intestato.
  3. PUBBLICAZIONE SULLA GAZZETTA UFFICIALE ➙ Se si tratta di crediti che vengono ceduti in blocco ricorda che devi provvedere alla pubblicazione della cessione sulla Gazzetta Ufficiale (art. 58 del D.Lgs n. 385/1993 – Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia). In questo caso vengono ceduti rapporti giuridici individuabili in blocco e che presentano un comune elemento distintivo: settore economico, area territoriale, tipologia di debitore. Tale adempimento produce gli effetti indicati nell’art. 1264 c.c. e la cessione si intende notificata ai debitori con tutte le relative conseguenze giuridiche.

Sei arrivato al termine di questo articolo; per ricordare il suo contenuto leggi questo breve riepilogo.

Cessione del credito: cosa devi sapere quando cedi il tuo credito?

  1. La cessione deve essere comunicata al debitore (e anche al garante);
  2. Verifica il tipo di finanziamento ceduto;
  3. Per i crediti in blocco la cessione deve essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

Clicca sull’infografica qui sotto per leggere il riepilogo

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Cessione del credito: 3 cose da sapere

Cessione del credito: 3 cose da sapere


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Teresa Rossi ➜ avvocato e Founder di RecuperoLegale.it

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