Minimo vitale: cos’è e come calcolarlo per il pignoramento
Minimo vitale: introduzione
Il minimo vitale può costituire un ostacolo all’avvio dell’attività esecutiva ed è collegato al pignoramento della pensione.
Si tratta di un argomento importante che può vanificare i tuoi sforzi di recupero, rendendo antieconomica l’attività giudiziale.
Infatti nel caso in cui non sia possibile ottenere il pagamento spontaneo del credito insoluto, è possibile pignorare i redditi periodici della controparte (come stipendio o pensione).
Tuttavia il reddito da pensionamento non è pignorabile per intero e la legge prevede che solo una parte può essere destinata a soddisfare il creditore in sede processuale.
In questo articolo ti spiegherò come calcolare in anticipo il minimo vitale e quando conviene pignorare la pensione del debitore.
Se il reddito periodico percepito dalla controparte è troppo esiguo dovrai individuare delle strategie alternative di recupero per risolvere la tua crisi finanziaria.
Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.
Minimo vitale: definizione
Il minimo vitale è la soglia minima di reddito necessaria per garantire a un individuo il soddisfacimento dei bisogni fondamentali.
Se il debitore è pensionato la legge stabilisce che solo una parte della pensione può essere trattenuta per il recupero del credito.
Infatti il minimo vitale rappresenta una quota impignorabile della pensione, che non può essere colpita dall’azione esecutiva e che rimane nella disponibilità del debitore.
In particolare il reddito da pensione può essere erogato in favore di individui di età avanzata e in alcuni casi tale cifra potrebbe rappresentare l’unica fonte di sostentamento per il soggetto che ne beneficia.
Per questo motivo la legge ha introdotto l’istituto del minimo vitale, al fine di assicurare una vita dignitosa ai cittadini che percepiscono tale emolumento.
L’attività esecutiva deve tutelare le esigenze del creditore ma deve tenere conto dell’impatto sociale ed etico che il pignoramento può avere sulla vita quotidiana della parte debitrice.
Pertanto il minimo vitale rappresenta una possibile “minaccia” da conoscere e prevenire per una corretta gestione dei crediti insoluti.
Per mitigare i rischi di insolvenza è importante effettuare una valutazione preliminare sulle fonti di reddito percepite dai futuri clienti.
In particolare se la controparte è una persona fisica in età avanzata o titolare di impresa individuale, l’analisi previsionale sulla sua solidità economica può aiutare a prevenire eventuali crisi finanziarie.
Minimo vitale: il pignoramento della pensione
Il minimo vitale e il pignoramento della pensione sono due argomenti spesso collegati tra di loro.
Il pignoramento della pensione è una procedura esecutiva che consente a un creditore di recuperare il credito attraverso il prelievo forzoso di una parte della pensione percepita dal debitore.
Questa forma di pignoramento rientra nella categoria del pignoramento presso terzi che si avvia quando il debitore ha crediti o beni che non sono direttamente nella sua disponibilità ma sono detenuti da un terzo.
Nel caso delle pensioni il terzo è rappresentato dall’INPS (Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale).
La pensione non può essere pignorata per intero ma devono essere rispettati dei limiti per permettere al beneficiario di vivere in condizioni di stabilità economica.
Se il debitore percepisce una pensione è possibile sottoporre a pignoramento solo la somma eccedente il minimo vitale.
Nel prossimo paragrafo ti spiegherò quali sono le soglie da rispettare per calcolare in modo corretto il minimo vitale.
Assegno sociale 2024
Il minimo vitale è un importo che la legge considera impignorabile per garantire al pensionato un’esistenza dignitosa e corrisponde alla misura dell’assegno sociale aumentata del doppio (come stabilisce l’articolo 545, comma 7, del codice di procedura civile).
Tale prestazione economica viene erogata dall’INPS ai soggetti che si trovano in situazioni economiche difficili e non percepiscono un reddito sufficiente per il proprio sostentamento.
L’ammontare dell’indennità può variare di anno in anno perché è soggetto alla rivalutazione annuale dei prezzi al consumo effettuata dall’Istat (Istituto Nazionale di Statistica).
Nel 2024 l’importo dell’assegno sociale è pari a euro 534,41.
Il doppio di tale valore è pari a euro 1.068,82 e corrisponde alla quota impignorabile.
Pertanto è necessario tenere in considerazione questo limite e calcolare il residuo che potrà essere pignorato prima di avviare l’attività esecutiva.
Minimo vitale: esempio pratico
Per spiegarti meglio l’istituto giuridico del minimo vitale voglio fornirti un esempio pratico.
Se il debitore percepisce una pensione di euro 2.000,00 dovrai sottrarre da questo importo il mimino vitale (impignorabile) che è pari ad euro 1.068,82.
Il risultato di questa sottrazione è pari a euro 931,18.
Di conseguenza il creditore potrebbe “aggredire” soltanto la somma residua ottenuta dopo il calcolo (euro 931,18).
In seguito sarà necessario calcolare l’importo che potrà essere assegnato in caso di pignoramento.
Infatti la legge consente di pignorare fino a 1/5 (un quinto) della parte eccedente il minimo vitale (come stabilisce l’articolo 545, comma 4, del codice di procedura civile).
Pertanto la quota che potrebbe essere assegnata al creditore potrebbe essere pari a euro 186,24 (a condizione che non vi siano precedenti pignoramenti già gravanti sulla pensione del debitore).
Minimo vitale: nuovo limite 2024
Nel 2024 il legislatore ha introdotto la soglia minima di euro 1.000,00 anche nel caso in cui il doppio dell’assegno sociale risultasse inferiore a questa cifra (come stabilisce l’articolo 545, 7° comma del codice di procedura civile).
In altre parole, la pensione non può essere pignorata fino a euro 1.000,00 qualunque sia il valore dell’assegno sociale.
Ti fornisco un esempio pratico.
Se in un determinato anno futuro (rispetto al 2024), una persona dovesse percepisce una pensione pari a 1.500,00 euro al mese e il doppio dell’assegno sociale dovrebbe essere pari (per quell’anno) a euro 900,00, allora il limite di impignorabilità sarebbe si eleverebbe fino a 1.000,00 euro.
Infatti, proseguendo nell’esempio, sulla pensione pari a euro 1.500,00 solo la parte eccedente la cifra di euro 1.000,00 (cioè euro 500,00) potrebbe essere soggetta a pignoramento.
Di conseguenza il creditore potrebbe pignorare solo 1/5 (un quinto) di euro 500,00 e cioè la cifra di euro 100,00.
Pertanto in questo esempio (che ti ho fornito solo per spiegarti meglio come effettuare i calcoli), il minimo vitale impignorabile sarebbe maggiore rispetto al doppio dell’assegno sociale (poiché la legge ha fissato il limite di euro 1.000,00 a maggior tutela del debitore).
Riforma Cartabia
Il superiore limite è stato introdotto dalla Riforma Cartabia (approvata con la legge n. 134-2021) con l’obiettivo di garantire ai pensionati un reddito minimo essenziale a prescindere dal valore dell’assegno sociale (che è mutevole e cambia ogni anno in base alle indicazioni fornite dall’INPS).
Tuttavia ricorda che nel 2024 il doppio dell’assegno sociale è già superiore a euro 1.000,00 (ed è pari a euro 1.068,82).
Pertanto la quota impignorabile da detrarre dovrà essere maggiore rispetto all’importo di euro 1.000,00 (soglia indicata dall’articolo 545, comma 7, del codice di procedura civile).
Grazie a questi parametri è possibile effettuare delle proiezioni di incasso per orientare l’attività esecutiva verso scelte consapevoli e vantaggiose.
Minimo vitale: la pensione sul conto
Il calcolo del minimo vitale impignorabile cambia ulteriormente nei casi in cui la pensione viene accreditata sul conto corrente del debitore.
Il pignoramento del conto corrente è uno strumento giuridico utilizzato per bloccare i fondi del debitore inadempiente al fine di soddisfare il credito vantato dal creditore.
Tale procedura esecutiva è regolata dall’articolo 543 del codice di procedura civile, il quale disciplina il procedimento di pignoramento presso terzi.
Se l’importo della pensione è stato già accreditato sul conto corrente del debitore prima dell’avvio del pignoramento, è possibile trattenere solo un quinto della somma che supera il triplo dell’assegno sociale (come stabilisce l’articolo 545, comma 8, del codice di procedura civile).
Questo importo (misura dell’assegno sociale moltiplicata per tre) nell’anno 2024 è pari a euro 1.603,23.
Ti fornisco un esempio pratico.
Se il debitore ha un saldo positivo di euro 2.500,00 euro sul conto corrente, il pignoramento iniziale si applicherà solo sulla parte eccedente questa soglia ([euro 2.500,00] meno [euro 1.603,23 euro]) che è pari a euro 896,77.
Di conseguenza, l’importo pignorabile sarà un quinto di euro 896,77, ossia euro 179,35 (a condizione che non vi siano precedenti pignoramenti già gravanti sulla pensione del debitore).
Minimo vitale: quando conviene il pignoramento
Se il debitore si trova in condizioni economiche precarie il pignoramento può rivelarsi una soluzione poco vantaggiosa.
La procedura esecutiva non sempre permette al creditore di recuperare il credito in modo soddisfacente.
Infatti per rispettare la legge ed evitare inutili costi giudiziari è necessario individuare in anticipo quale sarà la somma mensile effettivamente recuperabile.
Se l’importo della pensione percepita dal debitore è troppo esiguo il creditore potrebbe incassare una cifra ridotta e l’avvio della procedura esecutiva potrebbe risultare non profittevole.
In questo caso le spese legali e le tempistiche necessarie per ottenere un’ordinanza di assegnazione potrebbero non giustificare gli sforzi rispetto al reale beneficio economico.
Pertanto, prima di intraprendere azioni esecutive è utile analizzare la sua situazione finanziaria e reddituale della controparte per capire qual è la strategia migliore da adottare.
Minimo vitale: indagini preliminari
Il minimo vitale costituisce un limite che può essere superato effettuando delle indagini patrimoniali sulla solvibilità del debitore.
Queste analisi preliminari assumono molta importanza quando il creditore decide di avviare l ‘attività esecutiva a causa delle soglie di impignorabilità prevista dalla legge.
Infatti non è conveniente avviare un’azione di recupero su una sola fonte di reddito (pensione) perché quest’ultima è parzialmente protetta.
Le indagini patrimoniali permettono di fornire una visione completa della situazione economica del debitore e di individuare tutte le fonti di reddito o l’elenco di beni (mobili o immobili) che potranno essere pignorati.
Queste informazioni consentono al creditore di pianificare l’attività di recupero del credito e stabilire quali risorse finanziarie potranno essere effettivamente aggredite per soddisfare il credito.
In questo modo il creditore può esaminare in anticipo le prospettive di incasso ed evitare spreco di risorse.
Minimo vitale: esame del cedolino
Il minimo vitale impignorabile può essere calcolato esaminando il cedolino della pensione percepita dal debitore.
Questo documento riassume tutti i dettagli relativi al pagamento della pensione e viene predisposto dall’INPS o da altri enti previdenziali.
Il cedolino contiene diverse voci che spiegano come viene calcolato l’importo erogato al pensionato.
In particolare il documento contiene l’indicazione delle seguenti voci:
- importo lordo della pensione;
- importo delle trattenute fiscali e contributive;
- importo delle eventuali ritenute (come la cessione del quinto o precedenti pignoramenti);
- importo netto accreditato al debitore.
L’analisi dettagliata del cedolino permette di verificare se l’ammontare della quota pignorabile della pensione è sufficiente per avviare l’attività esecutiva.
Tale valutazione dovrà essere effettuata detraendo il minimo vitale impignorabile dal totale percepito dal debitore.
Minimo vitale: il calcolo
Per calcolare il minimo vitale e determinare la quota pignorabile è necessario individuare l’ammontare netto della pensione.
Tale cifra si ottiene sottraendo dall’importo lordo una serie di voci presenti all’interno del cedolino come ad esempio:
- i contributi previdenziali;
- le imposte;
- le detrazioni per carichi di famiglia;
- le trattenute per prestiti o altri pignoramenti.
Il risultato ottenuto da questa operazione (il cosiddetto “netto”) è l’emolumento effettivo che il pensionato percepisce ogni mese sul conto corrente e sul quale verrà calcolata la quota pignorabile.
Una volta determinato il “netto”, il passo successivo è confrontarlo con il minimo vitale, il cui ammontare varia ogni anno per equilibrare il trattamento pensionistico alla variazione dei prezzi dei beni di consumo.
L’importo pignorabile è risultato ottenuto dalla sottrazione tra pensione netta e minimo vitale.
Quest’ultima cifra dovrà essere divisa in 5 per individuare il quinto (1/5) pignorabile secondo i parametri previsti dalla legge.
Minimo vitale: età del debitore e risk management
La tutela del minimo vitale può ostacolare l’attività esecutiva e assume rilevanza quando il debitore è anziano.
Nella gestione dei rapporti commerciali l’età del cliente è un fattore che può essere sottovalutato ma che invece diventa significativo in caso di insolvenza.
Il creditore, nella valutazione del rischio creditizio (risk management), dovrebbe tenere conto anche del profilo anagrafico dei futuri clienti poiché la loro età potrebbe fornire indicazioni sulla capacità economica di saldare i debiti.
Se il debitore ha un’età al di sotto dei 50 anni, si trova in una fase intermedia della vita lavorativa, condizione che accresce le possibilità di guadagnare emolumenti e accumulare risparmi.
Al contrario, una controparte che percepisce una pensione di vecchiaia potrebbe disporre di un reddito insufficiente per il recupero del credito a causa della tutela del minimo vitale.
In questi casi è preferibile offrire soluzioni di pagamento più brevi (senza concedere troppo dilazioni) per minimizzare il rischio di insolvenza ed evitare l’avvio di azioni esecutive infruttuose.
Un’altra soluzione potrebbe essere richiedere maggiori garanzie o il coinvolgimento di un coobbligato più giovane che possa ridurre il rischio di insolvenza.
Minimo vitale: alternative al pignoramento della pensione
La tutela del minimo vitale può rendere il pignoramento della pensione poco conveniente o addirittura antieconomico.
In alcuni casi è preferibile non avviare questo tipo di esecuzione soprattutto se il debitore percepisce un importo mensile molto esiguo.
Tale circostanza può mettere in crisi il creditore poichè influisce in modo negativo sul flusso di cassa e riduce la liquidità disponibile per far fronte alle necessità aziendali.
Il pignoramento della pensione è una delle opzioni disponibili per il recupero del credito ma non è l’unico rimedio a disposizione del creditore.
Anche se non è possibile agire direttamente sulla pensione del debitore il credito è giuridicamente valido e l’obbligazione di pagamento esigibile.
Il creditore ha ancora il diritto di recuperare le somme dovute ma potrà optare per soluzioni alternative più efficaci.
Pignoramento del garante
Quando il minimo vitale rende la pensione impignorabile è possibile verificare se il debito è assistito da una garanzia personale.
Il garante, infatti, è colui che risponde dell’adempimento di un debito altrui obbligandosi personalmente verso il creditore (come stabilisce l’articolo 1936 del codice civile).
Tale soggetto è una persona fisica che si impegna a soddisfare il debito dell’obbligato principale qualora quest’ultimo non sia in grado di farlo.
Pertanto la presenza di un secondo debitore (anche definito “coobbligato”) aumenta le probabilità di recupero integrale del credito.
In questo modo se il pignoramento della pensione risulta antieconomico a causa del minimo vitale, il creditore può rivolgersi al garante.
Quest’ultimo, infatti, risponde del debito con tutto il suo patrimonio (garanzia personale) a meno che non vi siano particolari limitazioni o protezioni sui redditi.
L’inserimento di clausole di garanzia è uno dei primi passi che un imprenditore può compiere per rafforzare la sua posizione nell’accordo commerciale.
Tali clausole, infatti, consentono al creditore di ampliare la responsabilità sulle obbligazioni di pagamento in modo che vi siano più soggetti a cui richiedere l’adempimento.
Pignoramento immobiliare
Se l’importo pignorabile della pensione è troppo esiguo (a causa del minimo vitale) allora il creditore potrà valutare di recuperare il credito tramite un’esecuzione immobiliare.
Attraverso questo giudizio si procede con la vendita forzata degli immobili del debitore e il ricavato dell’asta verrà utilizzato per soddisfare i creditori.
La decisione di avviare un pignoramento immobiliare dipende soprattutto dall’entità del credito.
Se tale importo è esiguo, potrebbe non essere conveniente procedere in questa direzione poiché i costi legati alla procedura (spese e compensi legali) potrebbero risultare troppo onerosi.
Di solito, il pignoramento immobiliare viene considerato una soluzione efficace quando l’importo del credito è abbastanza alto da giustificare l’investimento di tempo e denaro per avviare l’esecuzione.
Infatti, prima di procedere è utile effettuare delle ispezioni ipotecarie per valutare lo stato giuridico dell’immobile e verificare se sono presenti altre ipoteche o formalità pregiudizievoli sul bene.
Se l’immobile è privo di gravami e il suo valore è sufficientemente alto, potrebbe essere utile iscrivere un’ipoteca giudiziale e avviare successivamente il pignoramento.
Tuttavia, se sull’immobile esistono ipoteche preesistenti e il suo valore commerciale non è molto alto, potrebbe essere più prudente evitare l’iscrizione dell’ipoteca.
Accordo transattivo
Se l’importo pignorabile della pensione è troppo esiguo (a causa del minimo vitale) allora è possibile avviare una trattativa stragiudiziale con il debitore.
In questo modo è possibile definire la controversia e trovare una soluzione condivisa, rinunciando a una parte delle proprie pretese.
Infatti, anche se una quota della pensione è protetta e non pignorabile, il debitore potrebbe formulare un’offerta transattiva al fine di estinguere il proprio debito.
In questi casi, piuttosto che procedere con azioni legali complesse e costose, potrebbe essere più vantaggioso concordare un piano di rientro o un saldo e stralcio.
La prima forma di accordo permette al debitore di saldare il debito attraverso rate mensili compatibili con la sua capacità economica.
Nel secondo caso, invece, il creditore potrà accettare il pagamento immediato di una somma inferiore rispetto al totale dovuto.
Pertanto, l’accordo transattivo consiste in una soluzione in cui entrambe le parti ottengono una vittoria (cd. soluzione “win-win”).
Conseguenze per gli eredi
La garanzia del minimo vitale può ostacolare il pignoramento della pensione ma non tutela gli eredi del debitore.
Infatti in caso di decesso del soggetto su cui grava l’obbligo di pagamento, i debiti debiti maturati dal defunto possono essere trasmessi agli eredi.
Pertanto, nella spiacevole eventualità che il pensionato venga a mancare, i parenti più vicini dovranno decidere se accettare o meno l’eredità.
Nel caso di accettazione, i debiti si trasmetteranno ai successori del defunto (anche denominato “de cuius”) e il creditore potrà avanzare la richiesta di pagamento nei loro confronti.
La legge prevede che la rinuncia all’eredità deve essere formalizzata con un atto pubblico o una scrittura privata autenticata presso un notaio o depositata in tribunale.
L’applicazione di questa procedura formale garantisce la trasparenza delle successioni e attribuisce all’atto di rinuncia valore di pubblicità legale.
Al contrario l’accettazione dell’eredità non prevede delle formalità specifiche, ma può essere desunta dal comportamento degli eredi (e dai cd. “atti dispositivi” del patrimonio del defunto).
Pertanto il creditore potrà effettuare i controlli necessari per individuare la presenza di eventuali eredi contro i quali si potrà avviare l’azione esecutiva.
Conclusione
La presenza del minimo vitale tutela i diritti fondamentali del debitore ma allo stesso tempo permette al creditore di evitare azioni esecutive infruttuose.
Prima di avviare il pignoramento della pensione è utile effettuare delle indagini preliminari e valutare la situazione economica della controparte.
In questo modo il creditore potrà verificare quali saranno le prospettive di incasso per scegliere in anticipo la strategia migliore da adottare.
L’età del debitore, infatti, può influire sulla sua capacità di rispettare gli obblighi contrattuali e sulla stabilità delle sue entrate.
L’analisi di questi aspetti aiuta un’impresa a costruire accordi sostenibili e adeguati al profilo della controparte, riducendo il rischio di insolvenza.
Consulenza Legale
Se hai bisogno di un chiarimento