Assegnazione della casa coniugale - copertina

Assegnazione della casa coniugale: Introduzione

Hai mai sentito parlare dell’assegnazione della casa coniugale?

Se vuoi recuperare un credito pignorando l’immobile del debitore devi prestare attenzione a questo tema.

L’assegnazione della casa all’ex coniuge, infatti, condiziona la destinazione futura dell’immobile.

La presenza di questo provvedimento può influenzare in modo significativo l’attività di recupero del tuo credito.

Pertanto è molto importante comprendere le conseguenze dell’assegnazione della casa coniugale prima di avviare il pignoramento.

In questo articolo ti fornirò alcuni consigli utili per evitare errori e gestire correttamente il tuo credito insoluto.

Prima di iniziare voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Assegnazione della casa coniugale: definizione

L’assegnazione della casa coniugale è un provvedimento che viene emesso dal giudice a seguito di un giudizio di separazione o divorzio.

Attraverso questa misura  il giudice assegna l’abitazione della coppia soltanto a uno dei due coniugi.

Tale decisione tiene conto di diversi fattori, tra cui le esigenze abitative dei figli minorenni e la capacità economica dei coniugi.

L’obiettivo dell’assegnazione della casa coniugale è garantire una sistemazione adeguata per i membri più deboli della famiglia.

Pertanto questo istituto può avere ripercussioni significative in caso di pignoramento sull’immobile del debitore.

I presupposti per l’assegnazione

In caso di separazione o divorzio, il giudice, tenendo conto delle condizioni economiche dei coniugi, assegna la casa coniugale in presenza di 2 presupposti (art. 337 sexies c.c.):

  1. l’affidamento dei figli minorenni;
  2. la convivenza con i figli maggiorenni non economicamente autosufficienti.

Il provvedimento di assegnazione, infatti, è finalizzato esclusivamente alla tutela della prole.

Spesso l’assegnazione della casa coniugale diventa oggetto di negoziazione tra le parti coinvolte nella separazione.

Tuttavia, in assenza di accordo, spetta al giudice decidere quale sia la miglior soluzione per garantire la stabilità abitativa del coniuge e dei figli.


Assegnazione della casa coniugale e Ipoteca

Assegnazione della casa coniugale - ipoteca, trascrizione e opponibilità

Sono numerosi i casi in cui l’assegnazione della casa coniugale e l’ipoteca incrociano il destino del creditore.

Si tratta di un argomento molto tecnico a cui tanti esperti non riescono a rispondere.

In questi casi le sorti dell’immobile riguardano anche il coniuge separato o divorziato che abita proprio nella casa che si intende mettere all’asta.

La vicenda si complica ulteriormente se il debitore non abita all’interno dell’immobile.

Un esempio classico: il marito intestatario del mutuo non paga le rate ma l’immobile è abitato dalla ex moglie e dai figli.

Il conflitto tra ipoteca e assegnazione dell’immobile viene risolto facendo riferimento alla data di trascrizione dei due atti.

Assegnazione della casa coniugale: la trascrizione

Il provvedimento di assegnazione della casa coniugale deve essere trascritto nel pubblici registri immobiliari (come prevede l’articolo 2643 del Codice civile).

La trascrizione è il procedimento attraverso il quale tutti gli atti relativi a un immobile (ad esempio diritti di proprietà, le eventuali ipoteche o vincoli che gravano sul bene) vengono registrati in maniera ufficiale.

Attraverso questa formalità il provvedimento di assegnazione della casa coniugale produce effetti non solo tra i coniugi coinvolti.

Pertanto la trascrizione garantisce la certezza giuridica delle transazioni immobiliari e le rende opponibili a terzi come ad esempio eventuali creditori.

Assegnazione della casa coniugale: l’opponibilità ai terzi

Quando si parla di atto “opponibile a terzi” si intende un atto che ha efficacia non solo tra le persone che vi hanno dato vita.

L’opponibilità, infatti, rende l’atto efficace e valido anche nei confronti dei terzi che non hanno partecipato alla sua creazione.

In altre parole se l’atto è “opponibile ai terzi” significa che può essere utilizzato nei confronti dei terzi, al fine di risolvere un eventuale conflitto tra soggetti che avanzano pretese sullo stesso bene.

Allo stesso stesso modo se un atto è “opponibile al creditore” significa che l’atto avrà efficacia anche nei suoi confronti, nonostante quest’ultimo non lo abbia materialmente creato.

Grazie alla trascrizione il diritto di abitazione sulla casa coniugale viene reso noto anche a soggetti esterni alla coppia.

In questo modo si evita qualsiasi possibile controversia o disputa riguardante la proprietà e l’utilizzo dell’immobile.

Assegnazione della casa coniugale: casi in cui prevale l’Ipoteca

Adesso vediamo cosa succede se sull’immobile esiste un’ipoteca e un provvedimento di assegnazione della casa coniugale.

Per risolvere questo conflitto, trattandosi entrambi di atti aventi data certa, si applica il principio delle priorità temporale (come prevede l’articolo 2644 del codice civile).

Per questo motivo è essenziale fare riferimento alla data di trascrizione dei due atti (ipoteca e assegnazione della casa coniugale).

Se l’assegnazione della casa coniugale viene trascritta prima avrà efficacia “erga omnes” (nei confronti di tutti) e sarà opponibile a terzi acquirenti o creditori ipotecari successivi.

Se invece l’iscrizione ipotecaria è precedente in questo caso il creditore potrà pignorare l’immobile come se fosse libero.


Assegnazione della casa coniugale e Pignoramento

Prima di avviare un pignoramento immobiliare è importante prestare attenzione alla presenza del diritto di abitazione dell’ex coniuge del debitore.

Tale provvedimento potrebbe infatti limitare la possibilità di esecuzione forzata sull’immobile, in quanto quest’ultimo è riservato all’utilizzo da parte del coniuge assegnatario.

In caso di ipoteca iscritta dopo l’assegnazione, il creditore avrà comunque il diritto di pignorare l’immobile.

Tuttavia, l’aggiudicatario dovrà attendere la revoca del provvedimento di assegnazione prima di poter effettivamente entrare in possesso della proprietà.

Questa circostanza può scoraggiare potenziali acquirenti interessati ad acquistare un immobile tramite asta.

Pertanto il processo  esecutivo può risultare più complicato e dispendioso per il creditore.

Analizziamo alcuni casi pratici.

1) Ipoteca iscritta prima del provvedimento di assegnazione

Se l’ipoteca è stata iscritta prima della trascrizione del provvedimento di assegnazione della casa coniugale allora l’immobile potrà essere pignorato come se fosse libero.

In questi casi prevale il privilegio del creditore ipotecario su eventuali pretese del coniuge assegnatario.

Il diritto del coniuge assegnatario trascritto dopo l’iscrizione dell’ipoteca non può pregiudicare i diritti del titolare della garanzia reale.

2) Ipoteca iscritta dopo il provvedimento di assegnazione

Se l’ipoteca è stata iscritta dopo la trascrizione del provvedimento di assegnazione della casa coniugale vi sono conseguenze differenti.

In questo caso il creditore pignorante non può pretendere il rilascio dell’immobile in quanto l’assegnazione è a lui opponibile.

Il diritto del coniuge assegnatario trascritto prima dell’ipoteca prevale sul privilegio del creditore ipotecario.

3) Provvedimento di assegnazione non trascritto

Se il provvedimento di assegnazione non è stato trascritto allora l’ipoteca del creditore è opponibile senza limiti di tempo.

Questo significa che il privilegio ipotecario ha efficacia anche nei confronti del coniuge assegnatario.

Pertanto se il creditore ha iscritto ipoteca prima del provvedimento di assegnazione si potrà avviare l’esecuzione forzata.

Il coniuge assegnatario non potrà opporsi al pignoramento immobiliare.

Se invece il creditore ha iscritto ipoteca dopo la trascrizione del provvedimento giudiziale di assegnazione e decide di avviare l’esecuzione forzata, il coniuge assegnatario potrà opporsi al pignoramento immobiliare.

L’eventuale aggiudicazione dell’immobile non avrà efficacia.


Conclusione

Prima di avviare il pignoramento analizza l’ispezione ipotecaria dell’immobile.

Verifica se nel documento sono presenti provvedimenti giudiziali conseguenti a una separazione o divorzio.

In questo caso, prima di avviare l’esecuzione forzata, è necessario verificare la data di trascrizione dell’assegnazione nei registri immobiliari.

Allo stesso modo, se hai intenzione di iscrivere ipoteca o avviare un pignoramento immobiliare, non farti scoraggiare dalla preesistenza di eventuali formalità sull’immobile.

In questi casi ti consiglio di verificare:

  • la data della trascrizione del provvedimento di assegnazione della casa coniugale;
  • l’età dei figli del debitore;
  • la situazione familiare complessiva della parte debitrice.

Devi sapere che il provvedimento di assegnazione non ha una durata illimitata, ma può essere revocato quando vengono meno i presupposti previsti dalla legge.

Per questo motivo ti consiglio di chiedere supporto legale specializzato per programmare senza errori la tua strategia di recupero.

Assegnazione della casa coniugale - casi rilevanti - schema


Consulenza Legale

Se hai bisogno di un chiarimento

Freccia


Autore

Teresa Rossi

Avvocato • Credit Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzata in: Crediti • Immobiliare • Due Diligence.

Seguimi su LinkedIn.

Iscriviti al nostro Canale YouTube.

© riproduzione riservata

Competenza del Pignoramento - copertina

Competenza del Pignoramento: introduzione

La competenza del pignoramento è un argomento che suscita spesso preoccupazione e confusione.

Molti creditori avviano dei rapporti di collaborazione con clienti che risiedono in città diverse.

In caso di mancato pagamento e successivo avvio del pignoramento, ci sono diverse implicazioni legali collegate alla competenza.

In particolare la “competenza del pignoramento” indica l’istituto giuridico e le norme che disciplinano l’individuazione del Tribunale competente per l’avvio di un’esecuzione forzata.

Esistono diversi criteri indicati dalla legge che determinano la competenza del pignoramento e le regole da seguire per i creditori.

Conoscere questi regole è importante per evitare errori e sorprese sgradite.

In questo articolo ti spiegherò quali sono le regole per la competenza del pignoramento e ti fornirò la spiegazione di alcuni termini chiave (come residenza, domicilio e dimora).

Ti illustrerò alcuni casi pratici riguardanti la competenza del pignoramento immobiliare e mobiliare per recuperare il tuo credito insoluto.

Prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Pignoramento: definizione

Il pignoramento è un atto giuridico attraverso il quale un creditore può soddisfare il proprio credito, sottraendo beni o somme di denaro appartenenti a un debitore.

Questo processo viene avviato quando il debitore non adempie ai propri obblighi di pagamento.

Esistono diverse tipologie di pignoramento.

Il più comune è quello mobiliare, che crea un vincolo di indisponibilità su beni mobili del debitore come il denaro, i veicoli o le imbarcazioni.

Un altro strumento processuale è il pignoramento immobiliare che crea un vincolo di indisponibilità su beni immobili del debitore, come appartamenti e terreni.

Il procedimento di pignoramento si avvia soltanto nel caso in cui il creditore abbia ottenuto un titolo esecutivo (come un decreto ingiuntivo o sentenza).

Una volta avviato il giudizio esecutivo, i beni vengono venduti all’asta per ripagare i debiti accumulati dal debitore esecutato.

Nell’individuazione della competenza del pignoramento bisogna individuare il luogo di residenza, domicilio o dimora del debitore.

Vediamo quali sono le differenze.

Differenze tra residenza, domicilio e dimora

Quando si parla di residenza, domicilio e dimora, è fondamentale comprendere le distinzioni tra questi termini giuridici.

La residenza indica il luogo in cui una persona ha stabilito la propria abituale dimora (articolo 43 del codice civile).

La residenza è l’indirizzo che compare nei registri anagrafici ed è spesso utilizzato per le notificazioni legali e per l’adempimento di attività burocratiche.

Il domicilio, invece, rappresenta un concetto più ampio.

Si tratta del luogo dove una persona ha stabilito la sede principale dei propri affari o interessi (articolo 43 del codice civile).

Il domicilio può differire dalla residenza; ad esempio, un lavoratore con residenza a Milano potrebbe avere il proprio domicilio nella città di Roma, poiché in quest’ultimo luogo svolge la sua attività professionale.

Infine la dimora fa riferimento al luogo temporaneo in cui una persona soggiorna.

La dimora non implica necessariamente stabilità e può cambiare frequentemente a seconda delle esigenze personali o lavorative.

Queste differenze rivestono importanza durante le procedure legali come il pignoramento.


Competenza del Pignoramento: casi pratici

Competenza del Pignoramento - casi pratici

Quando si parla di competenza del pignoramento, è necessario esaminare alcuni casi pratici.

Ogni situazione ha le sue peculiarità che possono influenzare l’esito dell’azione esecutiva.

Prendiamo ad esempio un debitore residente a Milano ma con beni immobili in provincia di Bergamo.

In questo caso, la competenza per il pignoramento sarà determinata dal luogo in cui si trovano gli immobili (come indicato dall’articolo 26 del codice di procedura civile).

Pertanto il tribunale competente sarà quello di Bergamo.

Un altro scenario comune riguarda il pignoramento mobiliare.

Se un creditore intende pignorare beni mobili come auto o attrezzature presenti nel domicilio del debitore, dovrà rivolgersi al giudice del luogo in cui si trovano i beni.

Infine, quando si promuove un pignoramento presso terzi, e il terzo pignorato è persona giuridica che detiene risorse appartenenti al debitore, la competenza può variare ulteriormente in base alla sede legale della società debitrice o alla localizzazione dei beni oggetto del pignoramento stesso.

Questi esempi dimostrano quanto sia importante valutare con attenzione la competenza del pignoramento prima di intraprendere azioni legali di recupero.

Competenza del Pignoramento: residenza del debitore

La competenza del pignoramento è fondamentale per avviare il processo esecutivo.

Di solito la residenza del debitore è il luogo in cui il creditore instaura la controversia giudiziale necessaria per ottenere un titolo esecutivo.

È fondamentale capire che la residenza non è solo un indirizzo anagrafico, ma deve corrispondere al reale indirizzo in cui il debitore è reperibile.

Capita molte volte che l’indirizzo di residenza del debitore indicato nei registri dell’anagrafe sia errato.

Di conseguenza le notificazioni degli atti giudiziari non andranno a buon fine e impediranno la prosecuzione dell’attività esecutiva.

La residenza rappresenta il punto di riferimento legale per qualsiasi azione giudiziaria nei confronti del debitore.

Se un creditore decide di depositare un ricorso per decreto ingiuntivo, dovrà farlo presso il tribunale del luogo in cui è fissata la residenza del debitore.

Pertanto, prima di avviare un contenzioso, è necessario effettuare un’indagine per individuare la residenza del debitore.

I risultati dell’indagine possono influenzare significativamente l’esito dell’azione esecutiva e le modalità attraverso cui viene effettuato il pignoramento stesso.

Allo stesso tempo se un debitore cambia frequentemente residenza l’azione legale potrebbe divenire più complessa.

Di solito il cambio frequente di residenza può essere interpretato come segno di inaffidabilità e possibile irreperibilità del destinatario dell’atto giudiziario.

In questi casi è importante determinare l’indirizzo corretto prima di procedere con l’avvio di una causa giudiziale.

Questi dettagli sono essenziali per evitare errori procedurali che potrebbero compromettere l’intera azione di recupero.

Competenza del Pignoramento Immobiliare

La competenza del pignoramento immobiliare è un aspetto fondamentale prima dell’avvio della procedura esecutiva.

Come descritto in precedenza il Tribunale competente sarà quello del luogo in cui si trovano gli immobili del debitore (articolo 26 del codice di procedura civile).

Il primo elemento da considerare è la consistenza del patrimonio immobiliare della controparte.

Se un debitore possiede più beni immobili in aree diverse, ogni singola esecuzione dovrà seguire questo principio.

In questi casi sarà necessario effettuare un’analisi preliminare per individuare il valore di rivendita del bene immobile sottoposto ad asta immobiliare.

I costi di avvio di un pignoramento immobiliare sono elevati e prima di procedere con questa soluzione processuale è preferibile verificare le possibilità di transigere la controversia in via stragiudiziale.

In seguito, dopo aver individuato il foro competente, l’atto di pignoramento dovrà essere trascritto nei pubblici registri immobiliari.

In questo modo i terzi interessati all’acquisto dell’immobile potranno essere informati della pendenza dell’esecuzione.

Competenza del Pignoramento Mobiliare

Il pignoramento mobiliare è una procedura che consente al creditore di recuperare i propri crediti attraverso la vendita all’asta dei beni mobili del debitore.

Anche in questi casi il Tribunale competente è quello del luogo in cui si trovano i beni oggetto di pignoramento (articolo 26 del codice di procedura civile).

In sostanza la competenza del pignoramento mobiliare dipende principalmente dalla residenza del debitore, che molto spesso coincide con il luogo in cui si trovano i beni mobili.

Se il debitore vive in un luogo specifico (città di Milano), sarà più probabile che in quello stesso luogo siano presenti i beni da pignorare.

Tuttavia, in alcuni casi, i beni mobili (come quelli registrati) potrebbero trovarsi in luoghi differenti rispetto alla residenza del soggetto esecutato.

In passato mi è capitato di effettuare un pignoramento di un veicolo (automobile di grande valore economico) che si trovava in una città diversa rispetto alla residenza del debitore.

Per questo motivo è fondamentale identificare correttamente la residenza e il domicilio del debitore per evitare errori che possono complicare la corretta esecuzione delle azioni giudiziali.

Competenza del Pignoramento presso Terzi

Nel caso in cui si proceda con un “pignoramento presso terzi“, la competenza sarà quella del luogo del luogo in cui ha la residenza il debitore.

Nel giudizio sarà coinvolto anche il “terzo pignorato”, ovvero il “debitore del debitore” che effettuerà il pagamento del credito insoluto in favore del creditore.

Il “terzo pignorato” è anche il soggetto che detiene beni di proprietà del soggetto esecutato.

In ogni caso il “terzo pignorato” non è parte in causa del giudizio, ma la sua posizione diventa cruciale nel momento si procederà con l’assegnazione delle somme.

Capita spesso che il terzo abbia sede in città differenti rispetto al luogo in cui si svolge il pignoramento presso terzi.

In questi casi, al momento della notifica dell’atto giudiziario, sarà sufficiente individuare la residenza o sede legale del terzo pignorato.

Competenza del Pignoramento presso Terzi e Terzo Pignorato

Solitamente il pignoramento presso terzi si effettua nei seguenti casi:

  • quando il debitore (persona fisica) è dipendente presso un’impresa (pubblica o privata) e percepisce una retribuzione mensile;
  • quando il debitore (persona fisica) è pensionato e percepisce pensione di anzianità;
  • quando il debitore (persona fisica o giuridica) è proprietario di un conto corrente bancario (o altro strumento finanziario pignorabile).

Nel primo caso (debitore con retribuzione) la legge prevede che la competenza appartiene al giudice nella cui circoscrizione ha sede l’ufficio nel quale il dipendente presta lavoro, quando il lavoro è prestato per pubbliche amministrazioni (come indicato articolo 413, comma 5, del codice di procedura civile).

Nel secondo caso (debitore con pensione) la competenza del pignoramento sarà quella del luogo in cui ha sede il debitore (a nulla rilevando la sede dell’INPS, ente previdenziale che eroga il contributo pensionistico).

Anche nel terzo caso (debitore proprietario di un conto corrente bancario) il giudice competente sarà quello del luogo di residenza dell’esecutato.

In tutti i casi che ho descritto il luogo in cui ha sede il terzo è ininfluente per la competenza del pignoramento.

La residenza o sede legale del terzo pignorato è invece importante per la corretta prosecuzione dell’esecuzione forzata.

Infatti il terzo deve essere informato in tutte le principali fasi processuali per poter assolvere i propri obblighi e inviare la “dichiarazione di terzo” al creditore.

Anche se non è coinvolto direttamente nella disputa giudiziale tra creditore e debitore, il terzo pignorato ha degli obblighi legali da rispettare.


Competenza del Pignoramento: le fasi processuali

Competenza del Pignoramento - le fasi processuali

Il pignoramento è un procedimento esecutivo che comporta diverse fasi processuali, ciascuna con specifiche competenze e attori coinvolti.

In via preliminare il creditore dovrà vantare un titolo esecutivo contro il debitore che indichi l’esatto ammontare del credito insoluto.

Questa fase richiede particolare attenzione al fine di individuare il Giudice competente per l’instaurazione del contenzioso.

In seguito il creditore, dopo aver notificato un atto di precetto, procederà con l’atto di pignoramento per creare un vincolo di indisponibilità sui beni del debitore.

Nel corso del giudizio vengono coinvolti diversi soggetti oltre al creditore e al debitore e precisamente:

  • il Giudice: questa figura svolge attività decisoria e dirige le attività processuali su impulso delle parti;
  • il Cancelliere: questa figura cura la formazione del fascicolo telematico e compie le attività burocratiche all’interno del giudizio;
  • il Custode: questa figura viene nominata dal Giudice per custodire e garantire la conservazione dei beni oggetto del pignoramento fino all’asta;
  • il Delegato alla Vendita: questa figura dirige le attività necessarie per lo svolgimento dell’asta giudiziaria dei beni pignorati.

Adesso vediamo nel dettaglio le fasi iniziali del pignoramento e i soggetti competenti per ogni fase.

Competenza del Pignoramento: iscrizione a ruolo

L’iscrizione a ruolo è il primo passaggio procedimentale per l’instaurazione del procedimento giudiziale di pignoramento.

Il creditore, tramite procuratore giudiziale, completa la nota di “iscrizione a ruolo” e la deposita presso il Tribunale competente allegando il titolo esecutivo e il precetto.

Il soggetto protagonista di questa fase è l’avvocato della parte creditrice, il quale procede alla raccolta di tutta la documentazione richiesta dalla legge per avviare il pignoramento.

In seguito, tramite un determinato software, l’avvocato svolge le seguenti attività:

  • crea la busta telematica con formato “enc” (parola che contiene le lettere iniziali del termine “encripted” o “encrypted”, che significa criptato o crittografato);
  • invia il file “enc” (in modalità sicura) tramite pec all’Ufficio Giudiziario competente.

L’iscrizione a ruolo deve essere effettuata nel foro giurisdizionale competente secondo le regole stabilite dal codice di procedura civile.

Un errore commesso in questa fase può determinare l’incompetenza del Tribunale e possibili contestazioni da parte del debitore.

Competenza del Pignoramento: fascicolo telematico

Il fascicolo telematico rappresenta un elemento fondamentale nel processo di pignoramento.

Dopo che la busta telematica (contenente l’atto di pignoramento e gli ulteriori documenti) viene ricevuta dal Tribunale, si avvia un procedimento amministrativo interno che determina l’iscrizione della causa nel ruolo del Tribunale.

Il “ruolo” del Tribunale è un registro denominato Registro Generale ed è conosciuto con la sigla “RG”.

Il Cancellerie forma il fascicolo telematico e iscrive l’atto nel “ruolo”.

A ogni causa iscritta nel “ruolo” viene assegnato un numero progressivo (che rappresenta l’ordine di contenziosi promossi in quel foro) seguito dall’anno in cui è stata effettuata l’iscrizione.

Nello specifico il numero è così composto: R.G. 2300/2050.

Il numero “2300” costituisce l’ordine progressivo delle cause iscritte a ruolo in quel Tribunale e il numero “2024” costituisce l’anno in cui si effettua l’iscrizione

Nel caso dell’esecuzione forzata, il ruolo è denominato Registro Generale delle Esecuzioni ed è conosciuto con la sigla “RGE”.

Grazie alla digitalizzazione, tutti i documenti relativi al pignoramento possono essere gestiti online, semplificando notevolmente le operazioni legali.

Il fascicolo telematico garantisce una maggiore trasparenza del procedimento e facilita la consultazione dei documenti.

Competenza del Pignoramento: nomina del Giudice

Dopo aver iscritto a ruolo il pignoramento si procede con la nomina del Giudice.

La legge stabilisce che il Giudice è responsabile dell’espropriazione (articolo 484 del codice di procedura civile).

La nomina del giudice nel pignoramento è un passaggio cruciale. Essa determina quale magistrato si occuperà della procedura esecutiva. La scelta non è casuale e dipende da vari fattori.

La nomina del giudice dell’esecuzione viene effettuata dal Presidente del Tribunale, entro due giorni dalla formazione del fascicolo da parte del Cancelliere.

È importante distinguere tra la figura del Giudice competente per l’esecuzione e quella del Giudice dell’esecuzione.

Il primo (Giudice competente per l’esecuzione) è il Tribunale responsabile di gestire un processo esecutivo specifico.

Il secondo (Giudice dell’esecuzione) è il magistrato incaricato di svolgere tale ruolo all’interno del Tribunale.

Dopo la soppressione dell’ufficio del pretore (avvenuta con il Decreto Legge n.51-1998), il Tribunale è diventato l’unico organo competente i procedimenti di esecuzione.

Pertanto è fondamentale comprendere le circostanze che regolano la competenza territoriale nell’avvio di un pignoramento.

In caso di errori, il debitore o le altre parti coinvolte possono sollevare un’eccezione di incompetenza territoriale.


Conclusione

La competenza del pignoramento è un tema fondamentale da accertare prima di avviare l’azione esecutiva.

Conoscere le differenze tra residenza, domicilio e dimora è necessario per evitare errori e vanificare il processo di recupero.

Infatti la dichiarazione di incompetenza territoriale può determinare la nullità del procedimento oltre a legittimare le contestazioni del debitore.

Per evitare errori ti consiglio di richiedere un parere a uno studio legale specializzato in diritto dell’esecuzione.

Prima di avviare un contenzioso verifica l’indirizzo di residenza della controparte attraverso un’indagine presso l’Anagrafe Nazionale istituita dal Ministero dell’Interno.

In questo modo potrai notificare gli atti giudiziari senza errori e individuare il Tribunale competente per l’avvio del giudizio esecutivo.

Competenza del Pignoramento - cosa prevede la legge - schema


Consulenza Legale

Se hai bisogno di un chiarimento

Freccia


Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzato in: Crediti • Contratti • Privacy • Tech.

Seguimi su LinkedIn.

Iscriviti al nostro Canale YouTube.

© riproduzione riservata

Contratto a Distanza: introduzione

La conclusione di un contratto a distanza è un tema apparentemente semplice che mette in crisi molte imprese e professionisti.

Nel nostro studio legale riceviamo periodicamente numerose richieste di consulenza su questo tema.

Se ti chiedi come fanno le grandi società internazionali a concludere un contratto a distanza, sei finito/a nel posto giusto.

In questo articolo ti spiegherò alcune procedure molto semplici che vengono largamente utilizzate nel mondo degli affari.

Questi sistemi permettono di concludere dei contratti a distanza in totale sicurezza.

Con lo sviluppo della tecnologia e il crescente uso di strumenti digitali puoi stipulare un contratto con persone o società che si trovano in città differenti.

Le nuove piattaforme di comunicazione permettono di collaborare in modo intelligente dal proprio ufficio.

Non sempre è necessario dover essere presente fisicamente presso la sede del cliente o del datore di lavoro.

Tuttavia, in alcuni casi, la controparte potrebbe richiedere la presenza fisica dell’altro contraente al momento della firma per formalizzare l’accordo.

Vedremo come risolvere questo problema con alcune soluzioni sicure e perfettamente legali.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Contratto a Distanza: definizione

Il contratto a distanza è un accordo stipulato tra due parti senza la necessità di incontrarsi fisicamente.

Questo tipo di contratto è solitamente concluso attraverso mezzi telematici, come ad esempio l’email o la posta elettronica certificata.

Grazie al contratto a distanza, le imprese possono concludere un accordo con clienti che si trovano in una nazione differente, aumentando notevolmente le prospettive di incasso e l’incremento del fatturato.

Questa soluzione permette di risparmiare tempo e costi logistici, aumentando così l’efficienza complessiva del business.

Tuttavia per formalizzare la conclusione di un contratto a distanza in modo legale, i contraenti devono comportarsi con buona fede e trasparenza nel corso delle trattative.

Contratto a distanza: come firmarlo

Quando si stipula un contratto a distanza la domanda più comune che mi viene rivolta riguarda le attività da compiere per firmare correttamente il documento.

La firma del contratto rappresenta uno dei passaggi cruciali e spesso suscita dubbi e perplessità nei contraenti.

In un mondo sempre più digitalizzato, dove le transazioni avvengono senza necessariamente incontrarsi di persona, è essenziale trovare soluzioni sicure che diano certezza legale all’attività compiuta dalle parti.

Infatti esistono dei metodi che garantiscono la corretta identificazione dei contraenti.

La tecnologia offre oggi diverse opzioni per firmare documenti a distanza in modo rapido ed efficace.

Tali soluzioni permettono alle parti coinvolte di concludere accordi in maniera efficiente e sicura.


Contratto a Distanza: consigli pratici

Contratto a Distanza - consigli pratici

Quando si stipula un contratto a distanza, è assolutamente legittimo avere dei dubbi riguardo la sua validità e sicurezza.

Questo tipo di transazione comporta infatti una certa dose di incertezza, dato che non c’è un contatto diretto tra le parti coinvolte.

Tuttavia, seguendo alcuni consigli pratici è possibile rendere sicura la transazione ed evitare errori durante l’intero processo.

Con questi semplici accorgimenti sarà possibile affrontare la stipula di un contratto a distanza in modo più sereno e sicuro.

Vediamo nel dettaglio cosa fare.

1) Richiedi la bozza del contratto via email

Prima di procedere con la firma del contratto a distanza è utile richiedi una bozza per email.

Questo passaggio permetterà alle parti di valutare tutti i dettagli dell’accordo e di apportare eventuali modifiche al testo prima della firma.

Se temi che le comunicazioni via mail siano poco sicure, ti suggerisco di creare un collegamento tramite VPN.

La VPN (Virtual Private Network) è una rete di telecomunicazioni privata che permette agli utenti di scambiarsi informazioni.

In questo modo viene tutelata in modo efficace la riservatezza degli operatori.

Le reti VPN utilizzano connessioni crittografate che offrono  una protezione efficace contro la violazione dei dati sensibili.

Grazie a una connessione protetta il tuo cliente potrà inviarti il contratto da firmare senza rischiare che la comunicazione possa essere intercettata da terzi.

2) Richiedi i documenti di riconoscimento della controparte

Prima di concludere un contratto a distanza è preferibile richiedere i documenti di riconoscimento della controparte.

Questa richiesta è perfettamente legittima e non deve essere considerata strana o invadente.

Grazie ai documenti di riconoscimento della controparte (documento di identità o visura camerale) potrai accertare in modo accurato l’identità del contraente.

I documenti potranno essere condivisi via email o tramite posta elettronica certificata.

Per evitare rischi, anche in questo caso ti consiglio di inviare i documenti tramite VPN.

In questo modo potrai proteggere la trasmissione dei documenti e mantenere riservate le informazioni sensibili scambiate con la controparte.

3) Stampa la copia del contratto e inserisci la firma a mano

Per concludere il contratto a distanza in modo ufficiale è necessario stampare il documento e successivamente firmarlo.

Questo passaggio garantisce la validità giuridica dell’accordo stipulato, confermando l’accettazione delle clausole e delle condizioni pattuite.

In genere è preferibile inserire la firma sul contratto su ogni pagina e non soltanto nella parte finale del documento.

È molto importante che le clausole che limitano le garanzie per il contraente siano specificamente approvate per iscritto, apponendo un’ulteriore firma, così come previsto dalla legge (art. 1341 codice civile, 2° comma).

In particolare le clausole che vanno approvate tassativamente per iscritto (con un’altra sottoscrizione) sono le seguenti:

1) clausola che prevede delle limitazioni di responsabilità;

2) clausola che prevede la facoltà di recedere dal contratto o di sospenderne l’esecuzione;

3) clausola che prevede a carico dell’altro contraente decadenze;

4) clausola che prevede delle limitazioni alla facoltà di opporre eccezioni;

5) clausola che prevede delle restrizioni alla libertà contrattuale nei rapporti coi terzi;

6) clausola che prevede la tacita proroga o la rinnovazione del contratto;

7) clausola compromissoria o clausola che prevede una deroga alla competenza dell’autorità giudiziaria.

4) Spedisci il contratto firmato con posta assicurata 

Per concludere il contratto a distanza in maniera sicura ed efficace, è fondamentale inviare il contratto firmato tramite posta assicurata.

Questo metodo garantisce che il documento arrivi al destinatario senza subire danni e che venga consegnato nella maniera più rapida possibile.

Nel plico ti suggerisco di inserire una lettera di accompagnamento in cui descrivi il contenuto della spedizione.

Il contratto dovrà essere spedito presso la sede legale della società con cui stai concludendo l’accordo.

È importante comunicare espressamente che il tuo scopo è quello di consegnare la copia originale del contratto firmato.

Ti conviene inviare il documento con raccomandata (con avviso di ricevimento) assicurata per garantire ulteriormente la spedizione.

In questo modo sari sicuro che in caso di smarrimento l’ufficio postale ti verserà un premio assicurativo.

5) Richiedi una copia del contratto firmato dalla controparte

Per concludere la stipula del contratto a distanza ti consiglio di richiedere una copia cartacea del documento firmato dalla controparte.

Questo passaggio è fondamentale per dimostrare l’esistenza di un accordo formale sulla transazione.

Se la controparte è una società di capitali presta molta attenzione a un aspetto importante.

La firma deve essere apposta dal rappresentante legale o da qualcuno che abbia il potere di firma (di quel determinato atto) in nome della società.

Per verificare l’identità del rappresentante legale dovrai esaminare la visura camerale della società depositata presso la Camera di Commercio.

Contratto a Distanza: il valore della firma nei contenziosi

Verificare se il contratto è stato firmato correttamente è molto importante per tutelare i tuoi diritti durante un contenzioso.

La firma dei contratti è un argomento spesso sottovalutato da molti freelance e professionisti.

La mancanza di una firma può rendere più difficile la risoluzione di controversie complesse.

Una volta che avrai ottenuto una copia cartacea del contratto, firmata dalla controparte, potrai garantire la tua posizione giuridica.

In questo modo non ci sarà una sola copia del contratto (che contiene la firma di entrambi i contraenti) ma ci saranno due copie firmate che rappresentano:

  • la proposta del contratto (la copia firmata dalla controparte);
  • l’accettazione del contratto (la copia firmata da te).

Grazie a questo sistema entrambi i contraenti avranno una copia materiale del contratto in cui è apposta la tua firma olografa originale.


Contratto a Distanza: scambio di Lettere Commerciali

Contratto a Distanza - scambio di lettere commerciali

Lo “scambio di lettere commerciali” è uno dei metodi più utilizzati dalle imprese di grandi dimensioni per la conclusione di affari e rapporti di collaborazione.

Grazie a questo metodo i contraenti possono stipulare un contratto a distanza in fasi “asincrone” (e cioè in fasi che si svolgono in tempi differenti e non simultanei) senza essere fisicamente presenti al momento della firma.

Se hai intenzione di concludere un accordo con un soggetto che non si trova nella tua stessa sede o città, allora potrai utilizzare lo “scambio di lettere commerciali” per definire la collaborazione, rispettando le norme del codice civile.

Prima di spiegarti come si svolge questa procedura, è necessario definire alcuni concetti giuridici preliminari.

Accordo tra le parti

L’articolo 1325 del codice civile stabilisce che uno degli elementi fondamentali del contratto è l’accordo tra le parti.

In particolare l’accordo tra le parti rappresenta quel momento negoziale in cui due volontà convergono verso un medesimo obiettivo.

Pertanto, se il venditore vuole cedere il suo bene, e l’acquirente vuole acquistare il bene del venditore, allora le due volontà (di venditore e acquirente) si incontrano verso un obiettivo comune (la compravendita di un bene).

Infatti l’articolo 1326 del codice civile afferma che “Il contratto è concluso nel momento in cui chi ha fatto la proposta ha conoscenza dell’accettazione dell’altra parte”.

Secondo le norme del codice civile un rapporto contrattuale si conclude quando il Proponente (ovvero il soggetto che ha formulato la proposta) ha ricevuto un’accettazione dalla controparte.

Nelle transazioni commerciali, il Proponente è solitamente il soggetto che offre a un potenziale cliente il proprio bene o servizio.

L’accettazione della proposta

Inoltre lo stesso articolo 1326 del codice civile stabilisce che “L’accettazione deve giungere al proponente nel termine da lui stabilito o in quello ordinariamente necessario secondo la natura dell’affare o secondo gli usi”.

Pertanto per concludere correttamente un contratto a distanza, il soggetto che riceve la proposta contrattuale deve esprimere la sua accettazione entro il termine concordato tra le parti.

In molte transazioni, la cui conclusione avviene grazie alla presenza fisica dei due contraenti (come ad esempio nel contratto di compravendita di un immobile), la proposta e l’accettazione vengono manifestate quasi in via contestuale.

Tuttavia ci sono moltissime transazioni in cui la proposta e l’accettazione vengono manifestate in momenti separati, e pertanto il contratto si conclude dopo uno scarto temporale più lungo (per questo motivo si parla di conclusione del contratto in fasi “asincrone”).

Pertanto è possibile sfruttare la procedura di “scambio di lettere commerciali” per concludere un contratto a distanza in fasi temporali asincrone.

Tuttavia prima di raggiungere un accordo tramite lo scambio di lettere commerciali, ti consiglio di seguire queste semplici regole.

1) Adegua il testo del contratto

Prima di firmare un contratto a distanza con la procedura di scambio di lettere commerciali, ti consiglio di adeguare il testo introducendo una premessa che descrive le modalità di conclusione.

In particolare è necessario inserire nel documento, che sarà firmato tra le parti, un’intestazione (molto simile a quella presente nelle lettere commerciali) in cui sia indicato il mittente e il destinatario della comunicazione.

Dopo aver inserito l’intestazione, sarà possibile aggiungere il testo del contratto che definisce il rapporto che verrà instaurato tra i due contraenti.

2) Sottoscrivi il contratto in un modo riconosciuto dalla legge

Dopo aver adeguato il testo del contratto, assicurati di sottoscrivere il documento in uno dei modi riconosciuti dalla legge.

In particolare, se preferisci il metodo “classico”, stampa il documento su carta e apponi la tua firma alla fine del foglio (inserendo una sigla in ogni pagina).

Scansiona il contratto e ottieni un file “pdf” in “formato immagine” (tuttavia in questo caso è preferibile spedire il documento cartaceo alla controparte).

In alternativa, se preferisci un metodo più evoluto, trasforma il documento in “pdf nativo” o “pdf formato testo” (il pdf in cui si può selezionare il testo) e apponi la firma digitale tramite un sistema di autenticazione legale (es. “smart card” o “dispositivo otp”).

In seguito otterrai un documento in formato “p7m” che potrà essere letto attraverso i programmi di verifica di firma digitale (es. Aruba Sign, Dike, etc..).

3) Scambia i documenti tramite pec

In conclusione dopo aver firmato il contratto, allega il file in un messaggio pec che sarà indirizzato alla controparte.

Ti sconsiglio di utilizzare la mail ordinaria, in quanto non potrai provare l’avvenuta ricezione del messaggio.

Solo la pec ti consente di provare, con assoluta certezza, che la controparte ha ricevuto il documento che hai firmato.

Vantaggi dello scambio di lettere commerciali

La procedura di “scambio di lettere commerciali” è molto utile per concludere un contratto a distanza con un soggetto che non si trova nella tua stessa città.

Grazie a questa soluzione potrai raggiungere un accordo con la tua controparte, in modo sicuro e perfettamente legale, senza il rischio di contestazioni.

Questo è il sistema più utilizzato da alcune società internazionali per concludere dei contratti a distanza.

Anche nel settore legale si utilizza molte volte questa tecnica per transigere delle controversie giudiziali con società o persone che risiedono in città diverse.

Tuttavia, prima di utilizzare questa procedura, chiedi il supporto di un legale per evitare errori e rischi inutili.


Contratto a Distanza: Firma Elettronica

Contratto a Distanza - firma elettronica

La firma elettronica è un prezioso strumento per concludere contratti a distanza in modo rapido ed efficiente.

Grazie a questa tecnologia, il contraente può garantire la validità e l’autenticità di un accordo senza dover ricorrere alla tradizionale firma cartacea.

Questo metodo risulta particolarmente utile perché consente di risparmiare tempo e denaro, eliminando la necessità di spedire documenti fisici attraverso corrieri o servizi postali.

Inoltre, la firma elettronica garantisce una maggiore sicurezza nella gestione dei contratti, poiché ogni transazione viene archiviata in modo crittografato e protetta da accessi non autorizzati.

Utilizzare la firma elettronica per concludere contratti a distanza rappresenta una scelta intelligente.

In questo modo sarà possibile mantenere elevati standard di affidabilità nella gestione dei documenti legali.

Vediamo nel dettaglio alcuni aspetti operativi.

Le diverse tipologie di Firma Elettronica

Esistono diverse tipologie di firma elettronica, tra cui:

  • la Firma Elettronica Semplice (FES);
  • la Firma Elettronica Avanzata (FEA);
  • la Firma Elettronica Qualificata (FEQ).

Nello specifico la Firma Elettronica Semplice (FES) è il tipo di firma elettronica più comune e utilizzata, ma allo stesso tempo è anche la più debole.

Infatti la FES prevede un collegamento tra dati ed è utilizzabile per diverse finalità (inclusa l’autenticazione), senza garantire con certezza l’identità del soggetto che appone la firma.

La Firma Elettronica Avanzata (FEA), invece, presenta una “forza” maggiore, poiché deve soddisfare dei requisiti tecnici più complessi.

In particolare la FEA richiede l’utilizzo di certificati qualificati emessi da Autorità di Certificazione accreditate che consentono una maggiore protezione legale in caso di disconoscimento di firma.

La Firma Elettronica Qualificata (FEQ) è equiparabile alla firma autografa disciplinata dal Codice Civile italiano e presenta numerosi vantaggi per la firma dei contratti a distanza.

Vediamo nel dettaglio alcune caratteristiche.

Firma Elettronica Qualificata (FEQ): caratteristiche e vantaggi

Il Regolamento Europeo eIDAS definisce la Firma Elettronica Qualificata (FEQ) come uno strumento avanzato che grazie un dispositivo esterno crea una firma elettronica basata su un certificato qualificato.

La Firma Elettronica Qualificata presenta le seguenti caratteristiche:

  • il processo di autenticazione prevede l’utilizzo di un certificato qualificato rilasciato da un Ente Certificatore accreditato (Prestatore di Servizi Fiduciari);
  • il livello tecnologico è chiaramente definito (e disciplinato in un testo normativo europeo);
  • per identificare il firmatario è necessario utilizzare un dispositivo di firma affidabile come una Smart Card o un Token USB;
  • consente una compatibilità tra sistemi diversi.

La Firma Elettronica Qualificata, o “firma elettronica forte”, è una firma avanzata che garantisce una connessione forte tra l’oggetto sottoscritto e la firma.

Ciò significa che i dati contenuti nel certificato del titolare sono fortemente protetti e collegati alla firma stessa.

Per questo scopo, la legge richiede che la firma sia apposta tramite un dispositivo (per la creazione di una firma elettronica qualificata) su cui il firmatario ha il controllo esclusivo.

In altre parole, solo il firmatario può utilizzare questo dispositivo per apporre la firma elettronica.


Conclusione

Il contratto a distanza rappresenta uno strumento fondamentale nel contesto dell’economia digitale in cui viviamo.

Questo strumento offre maggiore flessibilità e comodità ai contraenti, permettendo loro di concludere accordi anche da remoto.

Tuttavia è fondamentale seguire degli accorgimenti specifici al fine di garantire la validità e l’affidabilità del contratto stesso.

Per questo motivo è importante concordare le modalità di stipula, per una corretta formazione del consenso tra i contraenti.

Solo seguendo queste linee guida sarà possibile sfruttare appieno i vantaggi offerti dal contratto a distanza ed evitare potenziali contenziosi giudiziari.

Contratto a Distanza - consigli per evitare errori - lista


Consulenza Legale

Se hai bisogno di un chiarimento

Freccia


Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzato in: Crediti • Contratti • Privacy • Tech.

Seguimi su LinkedIn.

Iscriviti al nostro Canale YouTube.

© riproduzione riservata

GDPR e nomina del DPO: introduzione

Se svolgi attività imprenditoriale e tratti dati personali tramite asset digitali (sito web, software, mobile app), allora sicuramente hai sentito parlare di GDPR e nomina del DPO.

Queste due sigle (GDPR e DPO) appartengono all’universo del diritto della privacy e riguardano temi simili ma differenti.

Il GDPR è un testo normativo (regolamento europeo), mentre invece il DPO è un ruolo che opera all’interno di un ente pubblico o impresa.

Dopo l’entrata in vigore del GDPR gli adempimenti legali per le imprese si sono moltiplicati, soprattutto in caso di utilizzo di strumenti tecnologici.

Nel nostro studio legale riceviamo periodicamente molte richieste di assistenza sul diritto della privacy e ci capita spesso di fornire consigli e chiarimenti sulla figura del DPO.

Per questo motivo ho deciso di scrivere la guida definitiva sul GDPR e sulla nomina del DPO, per spiegarti in modo semplice come rispettare la normativa vigente e proteggere la tua impresa da sanzioni e rischi legali.

Per prima cosa iniziamo da alcune definizioni preliminari.

Che cos’è il GDPR

Il GDPR, acronimo di General Data Protection Regulation, è il regolamento europeo n. 679/2016 in materia di protezione dei dati personali.

Questo provvedimento normativo è entrato in vigore nel 2018 e ha l’obiettivo di garantire ai cittadini maggiore controllo sulla propria privacy e sulle informazioni che vengono raccolte su di loro.

Il GDPR si applica a tutte le aziende e organizzazioni che trattano dati personali nell’Unione Europea, indipendentemente dalla loro dimensione o settore di attività.

Dentro il regolamento sono presenti alcuni principi fondamentali tra cui:

  • la trasparenza nel trattamento dei dati;
  • la limitazione della conservazione;
  • l’obbligo per le aziende di adottare misure tecniche e organizzative adeguate per proteggere i dati personali.

Le sanzioni previste in caso di violazione del GDPR possono essere molto elevate, pertanto è essenziale rispettare le sue regole per evitare sanzioni dall’autorità di controllo (Garante della Privacy).

Il regolamento mira anche a stimolare un cambiamento culturale verso una maggiore consapevolezza e responsabilità nella gestione dei dati personali da parte delle imprese e organizzazioni economiche.

Che cos’è il DPO

Il DPO, acronimo di Data Protection Officer (Responsabile della Protezione dei dati), è una figura chiave introdotta dal GDPR per garantire la conformità delle imprese e organizzazioni alla normativa sulla protezione dei dati personali.

Il suo ruolo principale è quello di supervisionare e monitorare l’applicazione delle politiche interne in materia di privacy e sicurezza dei dati.

Il DPO agisce come punto di contatto tra l’organizzazione, gli utenti e le autorità di controllo in caso di problematiche legate al trattamento dei dati personali.

Il soggetto designato in qualità di “Responsabile della Protezione dei dati”, deve essere un esperto nel campo della protezione dei dati e possedere competenze specifiche per svolgere le sue funzioni in modo efficace.

Quali sono le attività del DPO

Il compito principale del DPO è quello di informare e consigliare l’organizzazione sulle responsabilità previste dal GDPR, nonché monitorare il rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali.

Il Data Protection Officer (DPO) svolge un ruolo chiave nell’assicurare che le attività di trattamento dei dati siano conformi al GDPR.

In particolare il DPO si occupa di:

  • formazione del personale sulla normativa privacy;
  • fornire assistenza e collaborazione nei rapporti con le autorità di controllo in caso di violazioni o incidenti relativi ai dati personali;
  • aggiornare la documentazione relativa alla compliance;
  • fornire pareri legali in merito alla valutazione d’impatto sulla protezione dei dati.

La presenza del DPO è fondamentale per garantire una corretta gestione e protezione dei dati all’interno dell’organizzazione.

Quali sono le responsabilità del DPO

Il DPO deve garantire che vengano adottate misure adeguate per proteggere i dati personali e deve essere coinvolto sin dalle fasi iniziali di progettazione dei processi di trattamento dei dati.

Le responsabilità del DPO includono:

  • la supervisione della compliance (conformità) aziendale;
  • la gestione delle richieste degli interessati;
  • il monitoraggio dei processi interni relativi alla protezione dei dati.

Il DPO è incaricato di informare e consigliare l’organizzazione in merito agli obblighi previsti dal GDPR.


GDPR e nomina del DPO: cosa prevede il regolamento

GDPR e nomina del DPO - cosa prevede il regolamento

Il Regolamento europeo sulla protezione dei dati (articolo 37 del GDPR) specifica:

  • quali sono i soggetti che hanno l’obbligo di nominare un Data Protection Officer (DPO);
  • quali sono i criteri che rendono obbligatoria la nomina.

In sostanza, l’obbligo di designare un DPO riguarda le organizzazioni che svolgono attività di trattamento dati su larga scala.

Questo significa che non tutte le aziende sono tenute a nominare un DPO, ma solo quelle coinvolte in operazioni complesse o con grandi quantità di dati personali.

Il DPO ha il compito di monitorare la conformità delle attività di trattamento dei dati con il GDPR e fornire consulenza sia all’interno dell’organizzazione sia verso l’esterno.

È importante garantire l’indipendenza del DPO e assicurarsi che abbia le competenze necessarie per svolgere il ruolo in modo efficace.

Secondo l’articolo 37 del GDPR, il nome del DPO deve essere reso pubblico e comunicato all’autorità di controllo competente.

Questo garantisce trasparenza e facilita la comunicazione tra l’organizzazione, i soggetti interessati e le autorità preposte alla protezione dei dati personali.

GDPR e nomina del DPO: quando nominarlo

La nomina del Data Protection Officer (DPO) è un obbligo imposto dal GDPR a determinate organizzazioni.

Il Regolamento stabilisce che il DPO deve essere designato in caso di:

  • trattamento di dati personali su larga scala, ovvero il monitoraggio regolare e sistematico dei soggetti interessati in un certo contesto geografico;
  • trattamento di categorie particolari di dati come quelli relativi alla salute o all’origine razziale.

La nomina del DPO è richiesta per le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici, indipendentemente dalla natura dei dati trattati.

Anche le organizzazioni private devono nominare un DPO se il loro core business prevede operazioni di trattamento che richiedono una sorveglianza regolare e sistematica degli individui su larga scala.

È importante valutare attentamente se sussistono queste condizioni prima di procedere con la nomina del DPO.

In caso di dubbi sulla necessità della figura del Data Protection Officer, è consigliabile richiedere una consulenza legale specializzata in materia di privacy.

GDPR e nomina del DPO: lettera di incarico

La lettera di incarico del Data Protection Officer (DPO) è un atto fondamentale che formalizza il ruolo e le responsabilità del professionista incaricato della protezione dei dati all’interno di un’organizzazione.

Nel documento vengono specificati i compiti e le attività che il DPO dovrà svolgere, garantendo il rispetto del GDPR e delle normative sulla privacy.

La lettera di incarico contiene:

  • i dati identificativi del titolare del trattamento (il soggetto che effettua la nomina);
  • le generalità del e i dati di contatto del DPO.

Tale documento costituisce la base legale che legittima l’operato del DPO all’interno dell’azienda.

La lettera di incarico può indicare i criteri di selezione che hanno spinto l’organizzazione a scegliere un determinato soggetto, al fine di rendere trasparente il processo di nomina.

Il DPO può essere un dipendente del titolare del trattamento oppure un collaboratore esterno, senza vincolo di subordinazione, che assolve i suoi compiti in base a un contratto di servizio.

GDPR e nomina del DPO: procedura telematica

Il Garante per la Protezione dei dati personali ha creato un servizio online con cui è possibile comunicare l’identità del DPO.

La procedura telematica per la nomina del Data Protection Officer (DPO) è un passo importante nell’adeguamento al GDPR.

La comunicazione dei dati di contatto del DPO (o RPD – Responsabile della Protezione dei Dati) è un’obbligazione del titolare o del responsabile del trattamento, che solitamente è una persona giuridica.

Tuttavia, il sistema informatico è progettato per interagire con una persona fisica.

Per facilitare questa procedura il sistema consente a una persona fisica identificata di effettuare la comunicazione a nome del titolare o del responsabile del trattamento previa assunzione della responsabilità ai sensi dell’articolo 168 del Codice in materia di protezione dei dati personali.

L’utente che effettua la comunicazione deve essere il rappresentante legale del titolare/responsabile del trattamento o una persona che agisce su delega di uno dei due.

Al termine della procedura, se la comunicazione viene accettata, il sistema genera un documento digitale contenente le informazioni fornite dall’utente e il numero di protocollo utilizzato per la registrazione dei dati comunicati.

Questo documento verrà inviato tramite un messaggio pec al titolare/responsabile del trattamento, all’indirizzo indicato durante la procedura telematica.

Grazie a questa soluzione, è possibile conservare tutti i documenti relativi alla nomina del DPO, garantendo così la conformità alle disposizioni normative in materia di protezione dei dati personali.

La procedura telematica ottimizza i tempi e riduce gli oneri burocratici legati alla designazione del Data Protection Officer all’interno dell’organizzazione.

GDPR e nomina del DPO: principio di accountability

In alcuni casi la nomina del DPO, pur non essendo obbligatoria, costituisce una scelta vantaggiosa che dimostra il desiderio di adeguarsi alla normativa privacy.

Questo principio viene denominato “accountability”, e costituisce uno dei concetti chiave del GDPR in merito alla nomina del Data Protection Officer (DPO).

L’accountability misura il grado di “responsabilizzazione” dei titolari e dei responsabili del trattamento dei dati, e consiste nell’applicare una serie di azioni proattive per dimostrare la conformità al regolamento.

Secondo questo principio i titolari delle imprese sono chiamati ad assumersi la responsabilità di decidere autonomamente le modalità, le garanzie e i limiti del trattamento dei dati personali, in linea con la normativa e secondo specifici criteri indicati nel GDPR.

Il DPO svolge un ruolo fondamentale nell’assicurarsi che l’organizzazione rispetti il principio di accountability, attraverso una supervisione della compliance aziendale.

Infatti grazie al contributo del DPO, l’impresa potrà:

  • implementare le procedure necessarie per rispettare i principi del GDPR e le richieste degli interessati riguardanti i loro dati personali;
  • redigere alcuni registri dettagliati sulle attività di trattamento dei dati;
  • applicare le misure tecniche e organizzative per adeguare gli asset tecnologici utilizzati dall’impresa.

In sostanza il DPO agisce come punto di riferimento interno ed esterno per qualsiasi questione relativa alla protezione dei dati all’interno dell’azienda.

La designazione del DPO è quindi essenziale per garantire che l’organizzazione adotti una cultura basata sulla responsabilità e trasparenza nel trattamento dei dati personali secondo quanto previsto dal GDPR.

GDPR e nomina del DPO: differenze tra DPO e Legal Advisor

In alcuni casi il Data Protection Officer (DPO) può essere confuso con un altro ruolo denominato “Legal Advisor” (o “Legal Counsel”).

Entrambe le figure operano all’interno di un’organizzazione imprenditoriale per garantire la conformità alle normative sulla protezione dei dati personali.

Tuttavia, nonostante il DPO e il Legal Advisor abbiano entrambi competenze legali, i loro ruoli e responsabilità differiscono in modo significativo.

Il DPO è specificamente designato per monitorare la conformità del trattamento dei dati personali e promuovere una cultura di protezione dei dati all’interno dell’organizzazione.

Il suo obiettivo principale è garantire che le attività di trattamento siano conformi alla normativa sulla privacy.

Il Legal Advisor, invece, fornisce consulenza legale all’azienda su una vasta gamma di questioni legali, non solo limitate alla protezione dei dati personali.

Pur avendo conoscenze approfondite in materia di privacy, il focus del Legal Advisor può essere più ampio rispetto a quello del DPO.

In alcune realtà imprenditoriali, le due figure sono cruciali per garantire la compliance normativa e migliorare l’efficacia della protezione dei dati all’interno dell’organizzazione.


Conclusione

Il GDPR ha introdotto nuove regole e responsabilità per garantire la protezione dei dati personali.

La nomina del Data Protection Officer è un passo fondamentale per assicurare la conformità alla normativa europea e tutelare la privacy dei cittadini.

È importante comprendere le attività, le procedure e i principi che regolano il ruolo del DPO, differenziandolo chiaramente da quello di un Legal Advisor o consulente legale.

Per questo motivo è necessario nominare un DPO competente e affidabile per garantire una gestione efficace degli adempimenti burocratici previsti dal GDPR.

Dopo aver predisposto la lettera di incarico, bisognerà comunicare i dati di contatto del DPO tramite la procedura telematica istituita dal Garante della Privacy.

Rispettando il principio di accountability e mantenendo sempre aggiornate le procedure aziendali, si potrà mostrare un alto grado di responsabilizzazione nei confronti dell’autorità di controllo.

In alcuni casi la nomina di un Data Protection Officer è essenziale per garantire la conformità alla normativa sulla protezione dei dati personali e preservare la fiducia degli utenti nel trattamento delle proprie informazioni sensibili.

GDPR e nomina del DPO - i compiti del DPO


Consulenza Legale

Se hai bisogno di un chiarimento

Freccia


Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzato in: Crediti • Contratti • Privacy • Tech.

Seguimi su LinkedIn.

Iscriviti al nostro Canale YouTube.

© riproduzione riservata

Fatture non pagate - copertina

Fatture non pagate: introduzione

Se vanti un credito fondato su fatture non pagate, senza aver firmato un contratto, sei nel posto giusto.

In questo articolo ti spiegherò come recuperare un credito fondato su fatture non pagate e come evitare errori in caso di contenzioso.

Probabilmente ti chiedi se le fatture non pagate costituiscono una prova sufficiente per instaurare una causa giudiziale e recuperare il tuo credito.

Non preoccuparti, la fattura è certamente un documento idoneo che puoi utilizzare per ottenere il pagamento dalla controparte.

Tuttavia possono sorgere alcuni problemi in caso di contenzioso giudiziario.

Nella pratica commerciale molti imprenditori concludono accordi con i propri clienti senza firmare un contratto scritto.

Sono numerosi i casi in cui i committenti versano un acconto, chiedono l’emissione della fattura e successivamente non saldano il debito.

Questa circostanza si verifica spesso per chi vende prodotti o fornisce servizi online.

Se il tuo credito è fondato solo su fatture non pagate, senza un contratto scritto, l’attiva di recupero è certamente possibile.

Per questo motivo voglio suggerirti come evitare alcuni errori che potrebbero rendere più difficile il pagamento del debitore.

Prima di proseguire è necessario fornirti alcune definizioni preliminari.

Fatture non pagate: definizione

Le fatture non pagate sono documenti contabili emessi da un’azienda in seguito alla conclusione di transazioni commerciali con i propri clienti.

Tali documenti costituiscono la prova di un debito insoluto nei confronti dell’azienda, in quanto il pagamento pattuito non è stato effettuato entro la scadenza concordata.

Le fatture non pagate costituiscono un serio problema poiché influiscono direttamente sulla liquidità e sulla stabilità finanziaria delle imprese.

Il recupero tempestivo di un credito insoluto è essenziale per garantire la continuità operativa dell’azienda e per evitare problematiche di natura economica.

Inoltre, il monitoraggio costante delle fatture non pagate consente alle aziende di identificare precocemente eventuali rischi legati alla solvibilità dei clienti.

Per questo motivo è molto importante adottare strategie efficaci per gestire le fatture scadute al fine di proteggere la salute finanziaria dell’azienda.


Fatture non pagate: 3 rischi senza il contratto

Fatture non pagate - rischi copertina

Le fatture non pagate rappresentano un serio rischio per il recupero crediti di un’azienda e possono comprometterne la sua stabilità finanziaria.

I crediti non incassati possono influenzare negativamente il flusso di cassa e ridurre lo score finanziario di un’impresa.

La presenza di fatture non pagate mette a repentaglio la solidità dell’azienda nel lungo termine poiché influisce pesantemente sul suo bilancio.

Il recupero di un credito su fatture non pagate può comportare alcuni rischi per il creditore.

Infatti la semplice presenza di fatture non ha lo stesso peso giuridico di un contratto.

Le fatture sono documenti unilaterali che possono dimostrare l’esistenza di un rapporto economico tra le parti coinvolte nell’affare.

Tuttavia senza un’accettazione esplicita e formale da parte del debitore, le fatture possono facilmente essere contestate o ritenute non valide.

Per questo motivo esistono alcuni rischi a cui il creditore in caso di fatture non pagate senza la firma di un contratto.

Vediamo quali sono.

Rischio n. 1 – Mancata concessione della provvisoria esecuzione 

La fattura è ritenuta dai giudici un documento idoneo per ottenere l’emissione del decreto ingiuntivo.

Anche in mancanza di un accordo scritto, il creditore può ottenere un provvedimento giudiziale di condanna contro il debitore che non ha pagato la fattura.

Questo accade perché, durante il procedimento di ingiunzione, il giudice è chiamato a verificare la fondatezza della pretesa creditoria solo sulla base dei documenti esibiti.

La fattura commerciale quindi rappresenta idonea prova scritta sempre che ne risulti la regolarità amministrativa e fiscale (art. 634 del Codice di Procedura Civile).

In questi casi però il decreto ingiuntivo non viene emesso provvisoriamente esecutivo (art. 642 del Codice di Procedura Civile).

La provvisoria esecuzione consente al creditore di iniziare direttamente l’attività esecutiva.

In questo caso non è necessario aspettare il decorso del termine di 40 giorni previsto per l’opposizione (per avere maggiori informazioni su questo tema ti consiglio di leggere questo articolo).

Se il creditore non ha un contratto sottoscritto dal debitore il giudice difficilmente emetterà un decreto esecutivo.

Fatture non pagate: un consiglio per ottenere la provvisoria esecuzione

Se non possiedi un contratto rischi di non ottenere la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo.

Devi sapere però che puoi risolvere il problema nella fase che precede il deposito del ricorso.

Prima di iniziare l’attività legale puoi provare ad avviare un’azione stragiudiziale di risoluzione della controversia.

Il tuo obiettivo dovrà essere quello di far firmare al debitore un accordo scritto (che ha come oggetto un accordo di piano di rientro del debito o un accordo di saldo e stralcio).

La presenza di documento sottoscritto dal debitore che prova l’esistenza del debito facilita il recupero del tuo credito.

In questi casi la legge prevede che il giudice può concedere la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo.

Se il creditore produce documentazione sottoscritta dal debitore, comprovante il diritto fatto valere (art. 642 del Codice di Procedura Civile) il giudice potrà emettere il provvedimento nella forma “provvisoriamente esecutivo”.

Rischio n. 2 – Possibile opposizione del debitore

Se ottieni un decreto ingiuntivo fondato su fatture non pagate il debitore potrà facilmente presentare opposizione (art. 645 del Codice di Procedura Civile) contestando l’esistenza del rapporto.

In questa ipotesi, in mancanza di un accordo scritto, potrebbe essere difficile provare l’origine del credito.

Infatti la fattura costituisce un documento unilaterale proveniente dal creditore.

Se il debitore si oppone al decreto ingiuntivo nel corso del giudizio la fattura non è considerata una prova documentale sufficiente.

Essa rappresenta un mero indizio della stipulazione del contratto e dell’esecuzione della prestazione indicata.

Fatture non pagate: un consiglio in caso di opposizione

Se non possiedi un contratto e il debitore si oppone al decreto ingiuntivo dovrai produrre ulteriori prove.

Infatti, se il debitore si oppone al decreto ingiuntivo è compito del creditore dimostrare l’esistenza del credito attraverso prove concrete.

Per dimostrare l’esistenza del rapporto con il tuo debitore, puoi avvalerti di testimoni oppure puoi produrre in giudizio le email o i messaggi whatsapp scambiati con la controparte.

In particolare i messaggi scambiati tramite chat sono considerati prove atipiche e possono essere prodotti nel giudizio.

Per questo motivo ti consiglio di conservare con cura tutta la corrispondenza scambiata con il debitore, al fine di poterla sfruttare in caso di opposizione a decreto ingiuntivo.

La corretta gestione dei documenti è fondamentale per tutelare i propri interessi e ottenere il recupero del credito.

Rischio n. 3 – Possibile contestazione dell’importo della fattura

Può accadere che il debitore si opponga al decreto ingiuntivo contestando l’importo della fattura e non l’esistenza del rapporto.

La mancanza di un accordo scritto rende difficile per il creditore dimostrare l’ammontare del corrispettivo pattuito con il cliente.

In fase di opposizione la fattura non è considerata una prova documentale sufficiente e dovrai dimostrare con altri mezzi la fondatezza della tua pretesa.

In questo caso puoi produrre lo scambio di email con il tuo cliente dove viene concordato l’importo della prestazione eseguita.

Ricorda che in alcuni contenziosi il giudice può decidere di nominare un consulente tecnico d’ufficio (ctu) per ottenere dei pareri di natura tecnica sui temi trattati nel giudizio.

In alcuni casi il consulente tecnico d’ufficio (ctu) avrà il compito di accertare la corretta quantificazione del credito per cui è sorta la controversia.

Fatture non pagate: un consiglio in caso di contestazione

Anche in questo caso è importante conservare ogni comunicazione scambiata con il debitore.

In particolare nel corso del giudizio dovrai produrre e mettere in risalto i messaggi con i quali la controparte ha approvato il tuo lavoro e ti ha “autorizzato” a emettere fattura.

Infatti nella maggior parte delle transazioni commerciali, esiste un momento nel quale il fornitore (colui che fornisce un bene o servizio) conclude la sua obbligazione.

Spesso queste fasi del rapporto contrattuale possono essere dimostrate attraverso la corrispondenza scambiata con il cliente.

Nel caso in cui la controparte abbia autorizzato l’emissione della fattura, potrai sostenere le parti avevo raggiunto un accordo sulla quantificazione del compenso.

Infatti la mancata contestazione del debitore potrebbe convincere il giudice che vi era un accordo sull’importo del credito insoluto.

In alcuni contenziosi questa strategia ha funzionato.

Tuttavia la tesi processuale del creditore dovrà essere verificata dal giudice, dopo aver analizzato il reale svolgimento dei fatti e i comportamenti delle parti.


Conclusione

Le fatture non pagate rappresentano un problema significativo nel settore del recupero crediti, in quanto incidono direttamente sulla liquidità delle imprese.

È fondamentale agire prontamente per evitare che il credito possa invecchiare e che possa essere danneggiato irrimediabilmente dagli effetti della prescrizione.

Tuttavia prima di promuovere un’azione legale è necessario analizzare i rischi a cui il creditore si espone durante il contenzioso.

Infatti, oltre al potenziale deterioramento dei rapporti commerciali con il debitore, vi è il rischio di dover affrontare costosi procedimenti giudiziari.

Per questo motivo è importante adottare una corretta strategia di gestione del credito che preveda controlli accurati e una comunicazione efficace con la controparte.

Solo così sarà possibile minimizzare i rischi connessi alle fatture non pagate e proteggere la salute finanziaria della tua impresa.

Fatture non pagate - rischi senza il contratto


Consulenza Legale

Se hai bisogno di un chiarimento

Freccia


Autore

Teresa Rossi

Avvocato • Credit Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzata in: Crediti • Immobiliare • Due Diligence.

Seguimi su LinkedIn.

Iscriviti al nostro Canale YouTube.

© riproduzione riservata

Fallimento e Domanda Tardiva - copertina

Fallimento e Domanda Tardiva: introduzione

Se hai sentito parlare di fallimento e domanda tardiva e hai bisogno di maggiori chiarimenti, sei nel posto giusto.

In questo articolo ti fornirò alcuni consigli legali per evitare errori nelle procedure fallimentari.

Ti spiegherò in modo semplice cos’è il fallimento e cosa si intende per domanda tardiva.

Inoltre ti fornirò una descrizione degli organi coinvolti nella procedura e cosa prevede la Legge Fallimentare sulla Domanda Tardiva.

Grazie a questa guida potrai tutelare il tuo credito e saprai come comportarti in caso di fallimento del debitore.

Iniziamo subito.

Fallimento: definizione

Il fallimento è un procedimento giudiziario che si instaura quando un’azienda o una persona fisica non riesce più a onorare i propri debiti e si trova in stato di insolvenza.

In sostanza il debitore viene dichiarato fallito quando non ha più la capacità di pagare i creditori e di onorare le obbligazioni di pagamento.

Questa situazione di insolvenza può essere dovuta a varie cause, come perdite finanziarie consistenti, cattiva gestione o cambiamenti nel mercato.

La procedura fallimentare si avvia su istanza di un creditore o anche su istanza dello stesso debitore.

Successivamente il Tribunale nomina un curatore che avrà il compito di gestire e liquidare i beni del debitore per soddisfare almeno in parte le richieste dei creditori.

È importante sottolineare che il fallimento può riguardare sia imprese che persone fisiche e può avere conseguenze significative sul patrimonio e sulla reputazione del soggetto coinvolto.

La procedura fallimentare mira a garantire una distribuzione equa degli attivi disponibili tra i creditori, seguendo precise regole stabilite dalla Legge Fallimentare.

I creditori hanno la possibilità di presentare istanza di ammissione al passivo fallimentare entro 30 giorni prima dell’udienza fissata per l’esame dello stato passivo (così come indicato dall’articolo 93 della Legge Fallimentare).

In caso di mancata presentazione dell’istanza entro il termine indicato, i creditori potranno presentare una Domanda Tardiva.

Domanda Tardiva: definizione

La domanda tardiva in ambito fallimentare si riferisce alla richiesta di ammissione al passivo avanzata dopo la scadenza del termine stabilito dall’articolo 93 della Legge Fallimentare (30 giorni prima dell’udienza fissata per l’esame dello stato passivo).

In sostanza, quando un creditore presenta una domanda di ammissione dopo che si è svolto l’esame dello stato passivo, la sua richiesta viene considerata tardiva.

Per questo motivo è importante rispettare i termini previsti dalla legge fallimentare per evitare complicazioni e decadenze nel giudizio.

Il mancato rispetto delle scadenze può comportare la mancata ammissione nello stato passivo, con conseguente preclusione dei diritti del creditore interessato.

Tuttavia la Legge Fallimentare consente la possibilità di presentare domanda tardiva anche oltre il termine di 30 giorni prima dello svolgimento dell’udienza per l’esame dello stato passivo.

Gli Organi della Procedura Fallimentare

La attività processuali del fallimento sono svolte grazie agli organi della procedura concorsuale che ne regolano lo svolgimento.

Gli organi principali sono:

  • il Giudice Fallimentare, nominato dal Tribunale per la gestione giudiziale del contenzioso;
  • il Curatore Fallimentare, nominato dal Giudice Fallimentare per amministrare il patrimonio del soggetto fallito al fine di liquidarlo;
  • il Comitato dei Creditori, che viene formato su base volontaria in base all’adesione dei creditori coinvolti nel fallimento.

Fallimento e Domanda Tardiva - organi procedura

Il Giudice Fallimentare è l’organo giudiziario competente per dichiarare lo stato di fallimento di un debitore, nomina il Curatore e gestisce la fase decisoria del contenzioso (attraverso l’applicazione di determinati provvedimenti giudiziari).

Il Curatore Fallimentare ha il compito di amministrare l’attivo del fallimento, tutelando gli interessi dei creditori e cercando di massimizzare la liquidazione dei beni di proprietà del soggetto fallito.

Il Comitato dei Creditori svolge un ruolo di natura consultiva ed esprime il proprio parere su alcune vicende processuali nei casi in cui la legge lo prescrive.

L’obiettivo comune degli organi della procedura è garantire una corretta gestione del fallimento e una equa ripartizione dell’attivo tra i creditori.


Fallimento e Domanda Tardiva: contenuto e termini

Fallimento e Domanda Tardiva - contenuto e termini

La Legge Fallimentare disciplina il contenuto e i termini di presentazione della domanda tardiva.

Nello specifico si prevede che la richiesta deve contenere l’indicazione del credito vantato e le prove su cui si fonda il diritto.

All’interno della domanda dovranno essere inseriti gli stessi elementi previsti dalla domanda di insinuazione “ordinaria”.

In particolare il ricorso dovrà contenere i seguenti elementi:

  • l’indicazione della procedura nella quale si chiede l’ammissione;
  • la determinazione della somma che si intende inserire nel passivo;
  • una breve descrizione dei fatti e degli elementi di diritto che sostengono la richiesta.

Il ricorso può essere considerato inammissibile se alcuni dei requisiti previsti dalla legge sono assenti.

In questo modo si cerca di garantire una corretta ripartizione dell’attivo tra i creditori al fine di tutelare gli interessi delle parti coinvolte.

Per avere maggiori dettagli sul contenuto della domanda di insinuazione al passivo, ti consiglio di leggere questa guida.

Le domande devono essere presentate entro determinati termini.

Fallimento e Domanda Tardiva: termine

La legge (articolo 101 della Legge Fallimentare) stabilisce che qualsiasi richiesta di ammissione al passivo di un credito, di restituzione o rivendicazione di beni mobili e immobili, deve essere inviata al curatore entro 30 giorni prima della data fissata per la verifica del passivo.

Tuttavia la domanda è considerata tardiva, se viene presentata:

  • dopo il termine di 30 giorni prima dell’udienza di verifica dello stato passivo;
  • ma entro il termine di 12 mesi dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo.

La domanda tardiva, sebbene sia presentata “in ritardo” (per questo è definita “tardiva”), viene comunque ammessa al passivo.

La summenzionata norma (articolo 101 della Legge Fallimentare) prevede inoltre che in circostanze eccezionali, in caso di procedura particolarmente complessa, il tribunale può prorogare il termine di 12 mesi (dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo) fino a 18 mesi nella sentenza che dichiara il fallimento.

Fallimento e Domanda Ultratardiva: termine

La legge (articolo 101 della Legge Fallimentare) prevede la possibilità di presentare una domanda “ultratardiva”.

La domanda si considera “ultratardiva” quando viene presentata oltre il termine fissato per la domanda tardiva.

In particolare, una volta trascorso il termine di 12 mesi dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo, le richieste di ammissione al fallimento possono ancora essere accettate finché non sono esaurite tutte le ripartizioni del patrimonio fallimentare.

Tuttavia, il creditore istante deve dimostrare che il ritardo nella presentazione della richiesta dipende da cause non imputabili a lui.

Fallimento e Domande: riepilogo dei termini

Per semplificare la comprensione voglio fornirti un riepilogo dei termini di presentazione delle domande di ammissione al passivo.

In particolare la Legge Fallimentare qualifica la domanda di ammissione in base alla data di presentazione secondo le seguenti regole:

  • Domanda Tempestiva di Ammissione al Passivo = viene considerata “tempestiva”, la domanda che è presentata entro e non oltre 30 giorni prima dell’udienza fissata per l’esame dello stato passivo;
  • Domanda Tardiva di Ammissione al Passivo = viene considerata “tardiva”, la domanda che è presentata dopo il termine di 30 giorni prima dell’udienza di verifica dello stato passivo ma entro il termine di 12 mesi dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo;
  • Domanda Ultratardiva di Ammissione al Passivo = viene considerata “ultratardiva”, la domanda che è presentata dopo il termine di 12 mesi dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo finché non sono esaurite tutte le ripartizioni dell’attivo fallimentare.

Fallimento e Domanda Tardiva - domande ammissione passivo

La mancata comunicazione del fallimento

La distinzione sulle diverse domande di ammissione al passivo può essere utile nel caso in cui il creditore abbia scoperto in ritardo l’apertura del fallimento.

In questi casi è importante capire il motivo che ha determinato la mancata comunicazione.

Di solito gli organi della procedura effettuano una ricognizione completa dei debiti del fallito e avvisano i creditori che risultano dalle scritture contabili o che vantano diritti di prelazione (risultanti dai Pubblici Registri).

Tuttavia è necessario capire se il curatore ha commesso un errore o se il mancato avviso sull’apertura del fallimento è attribuibile all’incuria del creditore.

Per questo motivo è necessario controllare periodicamente la corrispondenza ricevuta per verificare se sono presenti comunicazioni sull’apertura di un fallimento.

In alcune realtà imprenditoriali può capitare che la corrispondenza venga controllata sporadicamente e senza la giusta attenzione (per mancanza di tempo o per superficialità).


Fallimento e Domanda Tardiva: il procedimento

Fallimento e Domanda Tardiva - procedimento

Il procedimento di accertamento per le domande tardive segue le stesse modalità descritte dalla Legge Fallimentare per le domande “tempestive” (articolo 95 della Legge Fallimentare).

In particolare il curatore esamina attentamente le domande presentate e successivamente prepara:

  • un elenco separato che indica la lista dei creditori;
  • un elenco separato che indica la lista dei soggetti che vantano diritti sui beni mobili e immobili del soggetto fallito.

Per ogni richiesta di ammissione, il curatore fornisce un parere sulla fondatezza della domanda e presenta le sue conclusioni motivate.

Inoltre il curatore può formulare osservazioni sulle richieste dei creditori, indicando:

  • quali sono i fatti che determinano l’estinzione, la modifica o l’impedimento del diritto degli stessi creditori;
  • se la documentazione su cui si fonda il credito o il diritto di prelazione (che deve essere allegata alla domanda di insinuazione) è sufficiente o incompleta;
  • se è intervenuta la prescrizione.

In questa fase processuale i poteri del curatore sono molto estesi e sono finalizzati alla valutazione complessiva dei crediti da inserire nello stato passivo.

Fallimento e Domanda Tardiva: reclamo

Contro i provvedimenti del curatore, i creditori possono presentare reclamo (ai sensi dell’articolo 36 della Legge Fallimentare).

In particolare, entro 8 giorni dalla notifica degli atti del curatore, il fallito, i creditori e gli altri soggetti interessati possono presentare “reclamo” al giudice delegato.

Il reclamo è un atto processuale con il quale il soggetto “reclamante” contesta la legittimità di un determinato atto giudiziario.

In particolare il reclamo può essere proposto per:

  • contestare le decisioni del curatore;
  • contestare le decisioni di autorizzazione o diniego del comitato dei creditori;
  • evidenziare la presenza di eventuali comportamenti omissivi .

Dopo la presentazione del reclamo, il giudice delegato emetterà un decreto motivato che definirà la controversia.

In questo modo si apre un piccolo giudizio all’interno del fallimento per verificare eventuali violazioni di legge e per tutelare i diritti vantati dai creditori.

Fallimento e Domanda Tardiva: udienza per l’esame

Nel corso del procedimento il giudice delegato può fissare un’udienza finalizzata all’esame delle domande tardive.

In seguito il curatore informa i creditori “tardivi”, indicando la data dell’udienza.

L’accertamento può essere un momento complesso e delicato poiché coinvolge la valutazione di prove documentali per stabilire i diritti dei creditori nei confronti del debitore dichiarato fallito.

I creditori devono essere pronti a fornire tutte le informazioni necessarie durante l’accertamento per sostenere le proprie richieste.

L’accertamento delle domande tardive rappresenta un momento importante nella procedura concorsuale per la formazione dello stato passivo e la gradazione dei crediti.

Questa fase è fondamentale per garantire equità e trasparenza all’interno del processo fallimentare.

Fallimento e Domanda Tardiva: diritti del creditore

Il creditore tardivo ha il diritto di partecipare alle somme già distribuite, secondo quanto stabilito dall’articolo 112 della Legge Fallimentare.

In particolare i creditori ammessi partecipano solo alle divisioni successive alla loro ammissione, in proporzione al loro credito.

Tuttavia i creditori hanno il diritto di prelevare le quote che avrebbero ricevuto nelle precedenti divisioni se protetti da privilegi o se il ritardo è stato causato da circostanze al di fuori del loro controllo.

In caso di ritardo nella liquidazione, il detentore di beni mobili o immobili può richiedere la sospensione delle attività fino alla determinazione dei propri diritti qualora possa dimostrare che il ritardo è causato da motivi al di fuori del suo controllo.

La presentazione di una domanda tardiva (o ultratardiva) potrebbe pregiudicare gli interessi dei creditori, in caso di distribuzione parziale di somme.

Per questo motivo è importate essere informati tempestivamente sui tempi di apertura del fallimento.

Inoltre il creditore ha diritto a ricevere chiarimenti circa la ripartizione dell’attivo e sulle tempistiche, che non siano già espresse all’interno delle relazioni periodiche del curatore.

Fallimento e Domanda Tardiva: ripartizione dell’attivo

Una fase cruciale della procedura di fallimento è rappresentata dalla ripartizione dell’attivo tra i creditori.

Dopo la vendita dei beni e la liquidazione degli asset del soggetto fallito, si procede a dividere il ricavato in base alle priorità stabilite dalla legge.

I creditori privilegiati, come ad esempio i dipendenti dell’impresa o l’Agenzia delle Entrate, avranno diritto a essere soddisfatti prima degli altri creditori chirografari.

Questa suddivisione avviene seguendo un preciso ordine stabilito per legge al fine di garantire una distribuzione equa e trasparente dell’attivo.

È importante che la ripartizione dell’attivo avvenga nel rispetto delle normative vigenti e sotto la supervisione degli organi competenti.

Infatti, in alcuni casi, esistono provvedimenti normativi che attribuiscono un privilegio speciale ad alcuni crediti in ragione della loro natura speciale.

I creditori dovranno presentare le proprie richieste e monitorare la formazione dell’ordine di gradazione dei crediti.

Per questo motivo è necessario vigilare sui criteri di ripartizione dell’attivo in modo da assicurare che ogni creditore riceva la sua quota secondo quanto previsto dalla legge fallimentare.

Quando tempo può durare un fallimento

Il tempo di durata di un fallimento può variare notevolmente a seconda di specifiche circostanze soggettive.

In generale, la procedura fallimentare può protrarsi per diversi anni a causa della complessità degli adempimenti da svolgere e dei numerosi passaggi previsti dalla legge.

Durante il processo di liquidazione dell’attivo, possono sorgere controversie tra i creditori sui criteri di distribuzione delle somme.

In questi casi la definizione della procedura potrà subire dei rallentamenti in attesa che il Giudice si esprima sulle istanze processuali.

La durata del fallimento dipende anche dall’efficienza degli organi della procedura per la gestione della massa e lo svolgimento di tutti gli adempimenti giudiziali.

È importante tenere presente che ogni situazione è unica e quindi non esiste una tempistica standard per la conclusione di un fallimento.


Conclusione

La domanda tardiva costituisce uno strumento processuale da sfruttare nel caso in cui il creditore non sia stato informato tempestivamente del fallimento.

In questo modo sarà possibile richiedere l’ammissione al passivo e concorrere alla distribuzione dell’attivo fallimentare.

La ripartizione dell’attivo è una fase delicata che può aiutarti a recuperare (anche parzialmente) il tuo credito insoluto.

La conoscenza delle principali norme fallimentari può aiutarti a prendere la decisione giusta in caso di partecipazione a una procedura concorsuale.

Fallimento e Domanda Tardiva - termini domande ammissione passivo


Consulenza Legale

Se hai bisogno di un chiarimento

Freccia


Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzato in: Crediti • Contratti • Privacy • Tech.

Seguimi su LinkedIn.

Iscriviti al nostro Canale YouTube.

© riproduzione riservata

Trattativa Telefonica - copertina verde

Trattativa Telefonica: Introduzione

La trattativa telefonica è uno degli strumenti più utilizzati per recuperare un credito in fase stragiudiziale.

Non sempre è possibile fissare un incontro personale con il debitore per definire il contenzioso.

Anzi in certi casi è preferibile mantenere una certa distanza con la controparte per evitare di farsi coinvolgere emotivamente durante la discussione.

Avviare una trattativa telefonica è sempre un buon metodo per verificare se il debitore è disponibile ad effettuare il pagamento senza l’instaurazione di una causa giudiziale.

Tuttavia non è sempre facile gestire in modo efficace una trattativa.

Ci sono molte insidie e parecchi ostacoli da superare.

In questo articolo voglio fornirti una guida pratica che ti aiuti a condurre in modo corretto la trattativa telefonica verso l’obiettivo prefissato.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Trattativa Telefonica Stragiudiziale: definizione

Una trattativa stragiudiziale è un accordo tra due o più parti coinvolte in una controversia legale prima dell’avvio di una causa giudiziaria.

In particolare, dal punto di vista giuridico, la trattativa è il complesso delle attività preliminari finalizzate al raggiungimento di un accordo.

Durante la trattativa stragiudiziale le parti cercano di definire la controversia attraverso la formulazione di una proposta, ovvero un atto di impulso da parte del proponente.

Nella gestione dei crediti, la proposta può essere formulata dal debitore e può contenere un’offerta di pagamento (o promessa di pagamento) di una determinata somma entro una specifica data.

Per la definizione della trattativa, la proposta deve essere seguita da un’accettazione della controparte.

Di solito nell’ambito del recupero crediti l’accettazione della proposta viene effettuata dal creditore, attraverso una comunicazione scritta che si esprime sulla proposta formulata dal debitore.

Sfruttare il telefono per contattare la controparte durante una trattativa stragiudiziale è utile poiché consente una comunicazione immediata e diretta.

In questo modo la negoziazione sarà più semplice e consentirà alle parti di esprimere i propri punti senza la necessità di un incontro fisico.

Grazie alla rapidità della comunicazione telefonica, è possibile raggiungere intese più velocemente e evitare errori di interpretazione che potrebbero emergere tramite altri mezzi di comunicazione.


Trattativa Telefonica: consigli per recuperare un credito

Trattativa Telefonica - consigli per recuperare un credito

La trattativa telefonica si configura come uno strumento prezioso nella gestione dei crediti insoluti.

Attraverso questa modalità di contatto è possibile instaurare un dialogo diretto con il debitore concordando modalità di pagamento e soluzioni personalizzate.

La gestione accurata della trattativa telefonica è indispensabile per garantire il successo dell’attività di recupero e tutelare gli interessi economici della tua azienda.

Se devi recuperare un credito insoluto, prima di chiamare il debitore, voglio fornirti alcuni consigli e suggerimenti legali.

1) Identifica il Debitore

Prima di contattare telefonicamente il debitore cerca di identificarlo in modo corretto.

Se sei il creditore sarà facile identificare il debitore: avrai già un suo recapito telefonico o lo avrai già incontrato di persona.

Una trattativa telefonica efficace per il recupero di un credito dipende in gran parte dalle informazioni accurate e dettagliate sul debitore.

Dove abita, quanti anni ha, dove lavora (se lavora), perché non ha effettuato il pagamento, quanti soldi deve corrispondere, quanto ha già versato, se vi sono contestazioni sul prezzo o sulla fornitura del bene.

Tutte queste informazioni ti aiuteranno a delineare un quadro completo della vicenda e ti permetteranno di comprendere i motivi del mancato pagamento.

Se è sorta una contestazione sul bene acquistato o sulla fornitura, occorre essere preparati per replicare in modo tempestivo alle eventuali eccezioni del debitore.

Le informazioni sulla situazione lavorativa, familiare e patrimoniale del debitore sono altrettanto importanti per valutare la sua capacità di onorare l’impegno finanziario.

Senza queste informazioni preziose, rischi di intraprendere una trattativa telefonica inefficace che potrebbe portare a un fallimento nel recupero del credito.

È dunque indispensabile investire tempo ed energie nella raccolta di dati accurati prima di avviare la trattativa con il debitore.

Se sei già informato partirai con una marcia in più e potrai gestire in modo più consapevole la trattativa telefonica.

2) Rispetta la privacy del Debitore

Uno degli errori più comuni che si commettono in fase di trattativa stragiudiziale è quello di comunicare a soggetti diversi dal debitore il motivo della telefonata.

Se parli con un parente del debitore devi assolutamente evitare di comunicargli che stai chiamando per sollecitare il pagamento di un debito.

Infatti parlare del debito con una persona diversa del debitore può farti commettere un illecito civile.

Divulgare a terzi che il sig. Rossi è debitore di te o del tuo cliente può causare la violazione del codice della privacy e ti espone ad una responsabilità civile.

La Giurisprudenza ha affrontato molte volte questo tema cambiando spesso orientamento.

Ad esempio nel corso di un’assemblea condominiale se affermi che un condomino è moroso potresti anche essere considerato colpevole del reato di diffamazione (di recente però l’orientamento della Cassazione è mutato: se vuoi approfondire l’argomento clicca qui).

Se non riesci a parlare direttamente con il debitore il mio suggerimento è quello di evitare di comunicare il motivo della telefonata.

Qualificati con il tuo nome e cognome (se hai un titolo professionale o comunicalo pure), lascia un tuo recapito e chiedi di essere chiamato per comunicazioni urgenti.

Se il tuo interlocutore è curioso e chiede maggiori approfondimenti dovrai dire che non sei autorizzato a rilasciare ulteriori informazioni, ma comunicherai il motivo della telefonata al diretto interessato.

Presta molta attenzione: alcune persone registrano le telefonate con il proprio smartphone.

Evita di commettere errori che si ritorceranno contro di te.

3) Durante la telefonata mostrati cordiale ma deciso 

Non appena ti sarai presentato in modo corretto cerca di essere disponibile con la tua controparte.

Se mostri una certa empatia iniziale potresti indirizzare la trattativa verso il tuo obiettivo.

Cerca di essere professionale e non aggredire il tuo interlocutore; ascoltalo e lascialo parlare.

Però non mostrarti troppo disponibile, il debitore deve accorgersi di avere di fronte un professionista cortese ma deciso.

Non cedere alle sue provocazioni e ai suoi possibili insulti.

Ricorda che se ti fai trascinare nella rissa verbale la trattativa potrebbe essere compromessa.

Cerca di far rilassare la controparte e invitalo a trovare una soluzione.

Ricorda al debitore che stai telefonando per trovare una soluzione ragionevole per entrambi.

Tu recuperi un credito, lui salda un debito ed evita una seccatura.

4) Cerca di strappare una Promessa di Pagamento 

Se hai gestito la trattativa in modo corretto e se il debitore ha compreso che è meglio estinguere il suo debito, devi cercare di strappargli una promessa di pagamento.

Invitalo a formulare una proposta di pagamento.

Ricorda al debitore che in questo modo potrebbe uscire da una situazione difficile.

Una promessa di pagamento costituisce una buona base per proseguire la trattativa.

Non illuderti però, le chiacchiere sono inutili se non vengono seguite dai fatti.

Tuttavia se il debitore ha promesso il pagamento di una cifra, possono esserci buoni margini per chiudere il contenzioso ed incassare il tuo credito.

Strappare una promessa di pagamento durante la trattativa telefonica non solo conferma l’intenzione del debitore a saldare il debito, ma crea anche un legame più forte tra le parti coinvolte.

Inoltre, la proposta del debitore permette di fissare chiaramente i termini e le modalità di pagamento, evitando incertezze o fraintendimenti futuri.

5) Fissa un nuovo appuntamento

Se il debitore non ha ancora promesso un pagamento, ma ti accorgi che è favorevole ad estinguere il debito ti conviene interrompere quella telefonata e fissare un nuovo appuntamento.

A volte rinviare la discussione di qualche giorno può sbloccare la trattativa verso il risultato sperato.

Il debitore potrà meditare sulla situazione critica e potrà organizzarsi per trovare la liquidità necessaria per formulare un’offerta transattiva.

Questa tecnica non offre garanzie di successo, ma è un modo per rinviare la decisione finale a un momento successivo.

Ti conviene fissare un nuovo appuntamento telefonico anche quando il debitore rifiuta ogni pagamento.

Molte persone reagiscono in modo impulsivo al primo contatto, ma successivamente possono mostrarsi più favorevoli a una transazione.

Se fissi un nuovo appuntamento il debitore avrà più tempo di pensare, e magari sarà più disponibile a trovare una soluzione.


Conclusione

La trattativa telefonica riveste  un’importanza cruciale all’interno del processo di recupero crediti.

È fondamentale che ogni conversazione telefonica segua regole ben precise al fine di massimizzare le possibilità di successo dell’attività.

La comunicazione efficace, la cortesia e la professionalità sono elementi essenziali da tenere in considerazione durante una trattativa telefonica.

Solo rispettando determinate regole si potrà ottenere la fiducia del debitore, al fine di individuare soluzioni condivise e raggiungere l’obiettivo prefissato nel minor tempo possibile.

Trattativa Telefonica - come recuperare un credito - lista consigli


Consulenza Legale

Se hai bisogno di un chiarimento

Freccia


Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzato in: Crediti • Contratti • Privacy • Tech.

Seguimi su LinkedIn.

Iscriviti al nostro Canale YouTube.

© riproduzione riservata

Prescrizione - copertina e monete

Prescrizione: Introduzione

La prescrizione è il nemico con il quale un professionista del recupero crediti si confronta giornalmente.

Tra le tante insidie da affrontare per conservare la qualità di un credito, la prescrizione costituisce il problema più delicato.

La prescrizione costituisce l’accertamento preliminare più importante nell’attività di credit management.

Tale istituto giuridico rappresenta il termine entro il quale è possibile agire legalmente per richiedere il pagamento di un credito insoluto.

Una volta scaduto il termine di prescrizione diventa impossibile ottenere la restituzione del credito tramite azioni legali.

Pertanto il creditore dovrà monitorare attentamente i tempi e adottare le misure necessarie per tutelare i propri interessi economici.

In questo articolo ti spiegherò come evitare errori e conservare l’esigibilità del tuo credito insoluto.

Prima di proseguire voglio fornirti alcune definizioni preliminari.

Prescrizione: definizione

La prescrizione consiste nella perdita di un diritto che si verifica a causa dell’inerzia del suo titolare.

In altre parole, se non eserciti il tuo diritto di credito per un determinato periodo di tempo, perderai definitivamente la possibilità di poter ricevere il pagamento in futuro.

Si tratta di una misura necessaria per garantire la certezza del diritto.

La prescrizione serve infatti per evitare che le richieste di pagamento possano essere sollevate infinitamente nel tempo.

Prescrizione: cosa prevede la legge

Il nostro ordinamento prevede diversi termini di prescrizione in base alla tipologia del credito vantato (in questa pagina trovi una tabella riepilogativa dei termini di prescrizione).

In base al tipo di diritto, la legge fissa un termine di prescrizione differente.

Ma a volte conoscere le norme di legge non basta per evitare dei possibili rischi.

Ricorda che la prescrizione del credito determina la cancellazione del debito.

Se il credito è prescritto il creditore non può più richiedere al debitore il pagamento di quanto dovuto.

Infatti la prescrizione rappresenta il limite temporale entro il quale il creditore ha la possibilità di agire per ottenere quanto gli spetta.

È pertanto indispensabile vigilare costantemente sui termini di prescrizione al fine di proteggere i propri interessi finanziari.

Prescrizione: cosa fare per evitarla

Affinché il creditore possa evitare la prescrizione, è necessario intraprendere tempestivamente determinate azioni.

In primo luogo, è essenziale mantenere classificare in modo corretto tutti i documenti e tutte le transazioni finanziarie con il debitore.

In secondo luogo, occorre monitorare costantemente lo stato dei crediti e assicurarsi che vengano rispettati tutti i termini di pagamento concordati.

Infine, qualora si avvicini la scadenza del termine di prescrizione, il creditore deve adottare misure legali adeguate per interrompere i termini prescrizionali.

Prescrizione: i rimedi più efficaci

I creditori più attenti sanno cosa fare per evitare la prescrizione.

Per raggiungere questo obiettivo, infatti, puoi compiere le seguenti attività:

  • inviare una lettera di diffida;
  • far firmare al debitore delle cambiali;
  • far firmare al debitore degli accordi stragiudiziali.

Dopo queste doverose premesse, vediamo nel dettaglio come evitare rischi legali e “sconfiggere” la prescrizione.


Prescrizione: casi in cui il credito è a rischio

Prescrizione - credito a rischio

Non sempre le azioni che ti ho suggerito sono sufficienti per salvaguardare un credito.

A volte l’attività di recupero crediti presenta delle insidie che, se non vengono gestite in modo corretto, pregiudicano irrimediabilmente la pretesa creditoria.

Ricorda che inviare una diffida o notificare un atto giudiziario allunga l’esigibilità del credito per i prossimi dieci anni (a volte anche per un periodo inferiore).

Tuttavia possono esserci alcuni casi in cui il tuo credito è in pericolo.

Vediamo quali sono.

1) In caso di cessione del credito

Accade molto spesso che i crediti vengano ceduti dal creditore originario (cedente) a un altro soggetto (cessionario).

Il trasferimento può avvenire a titolo oneroso o gratuito (art. 1260 c.c.).

Devi sapere che la cessione di un credito ha effetto nei confronti del debitore ceduto solo se quest’ultimo l’ha accettata o quando gli è stata notificata (art. 1264 c.c.).

Pertanto il soggetto che acquista un credito altrui deve comunicarlo al debitore ceduto il prima possibile.

Nella maggior parte dei casi, lo strumento utilizzato per assolvere l’obbligo di comunicazione è quello della raccomandata con avviso di ricevimento (“raccomandata A/R”).

Tale documento può contenere anche la richiesta di pagamento e l’origine del credito.

L’obbligo di informazione è fondamentale non solo per l’efficacia della cessione ma anche e soprattutto per interrompere la prescrizione.

Tuttavia esiste un pericolo.

In caso di cessione del credito succede spesso che molti crediti siano prossimi alla prescrizione.

In queste situazioni è necessario esaminare la documentazione fornita dal cedente, nel più breve tempo possibile, al fine di verificare se il credito ceduto è a rischio prescrizione.

Per questo motivo non appena acquisti un credito ti consiglio di inviare la raccomandata in tempi molto brevi.

Se non lo farai metterai a repentaglio non solo la validità della cessione ma anche l’esigibilità del credito acquistato.

2) In caso di iscrizione di ipoteca

In caso di immobile gravato da ipoteca devi distinguere il diritto di credito dalla garanzia reale (la garanzia sull’immobile).

Il creditore può far valere il diritto di credito nei confronti del debitore entro un determinato periodo di tempo, mentre l’ipoteca avrà una durata differente.

Ti fornisco un esempio.

Tizio acquista un immobile grazie ad un mutuo.

La banca eroga il mutuo a Tizio e iscrive ipoteca sulla casa.

Se Tizio non paga più le rate del mutuo, la banca può richiedere il pagamento del credito entro 10 anni dall’ultimo pagamento effettuato.

Tuttavia il diritto di prelazione sull’immobile, costituito grazie all’iscrizione dell’ipoteca, avrà una durata di 20 anni dalla data di trascrizione dell’atto di compravendita.

Anche in questo caso esiste un pericolo.

Se hai iscritto ipoteca su un bene, la durata ventennale del privilegio non conserverà l’esigibilità del credito.

In questi casi devi gestire separatamente il credito e la garanzia reale attraverso due distinte attività legali.

3) In caso di estinzione di esecuzione immobiliare

Accade molto spesso che per recuperare un credito sia necessario avviare o intervenire in un’esecuzione immobiliare.

I pignoramenti immobiliari che si concludono con la vendita all’asta del bene non rappresentano un problema per la prescrizione del tuo credito.

Tuttavia non sempre le esecuzioni immobiliari si concludono in questo modo.

Infatti il giudice può estinguere la procedura perché le parti non hanno mostrato interesse alla prosecuzione (art. 630 c.p.c.).

In altri casi l’esecuzione si estingue perché i creditori hanno rinunciato agli atti (art. 629 c.p.c.) oppure non si sono presentati in udienza (art. 631 c.p.c.).

Può accadere, inoltre, che il creditore procedente non rinnovi la trascrizione del pignoramento (art. 2668 ter c.c.).

Per evitare rischi, ti consiglio di inviare un atto interruttivo della prescrizione al debitore anche in costanza del giudizio di esecuzione.

In questo modo potrai garantire l’esigibilità del tuo credito indipendentemente dall’esito del pignoramento.


Prescrizione e Pignoramento Immobiliare

Prescrizione e Pignoramento Immobiliare

Il pignoramento immobiliare è una procedura giudiziaria che permette al creditore di ottenere il pagamento del debito attraverso la vendita forzata di un immobile.

Una volta avviato il procedimento immobiliare è essenziale conoscere i tempi e le conseguenze giuridiche legati alla prescrizione.

Secondo gli orientamenti della giurisprudenza, l’esito della procedura di espropriazione può influenzare la prescrizione del credito.

Vediamo nel dettaglio alcuni casi particolari.

Prescrizione: la notifica del Pignoramento Immobiliare

La dottrina (gli esperti di diritto) e la giurisprudenza di legittimità sono concordi nel sostenere che la notifica del pignoramento immobiliare interrompe la prescrizione (art. 2943 c.c.).

Infatti per tutta la durata della procedura esecutiva i termini non decorrono (art. 2945 c.c.).

In questo modo il creditore può mantenere intatta la possibilità di soddisfare il credito vantato attraverso le opportune procedure giudiziarie.

Il nuovo periodo di prescrizione dovrà essere calcolato dalla data del provvedimento che dichiara la chiusura del processo.

Prescrizione: l’aggiudicazione dell’immobile all’asta

Se l’immobile pignorato viene aggiudicato, il termine di prescrizione del credito inizia a decorrere dalla data di approvazione del piano di riparto.

All’interno di questo documento vengono distribuite ai creditori le somme ricavate dalla vendita dell’immobile.

Il piano di riparto permette di regolare in maniera equa e trasparente la divisione dei proventi della vendita, garantendo che ogni creditore ottenga la propria quota (in base al grado di privilegio del suo credito).

L’approvazione definitiva del piano di riparto (o progetto di distribuzione) viene equiparata alla sentenza passata in giudicato (art. 2943 c.c., 2° comma).

Una volta che l’immobile è stato aggiudicato, il conto alla rovescia per la prescrizione inizia dal momento in cui il piano di riparto viene accettato e ratificato.

Prescrizione: l’estinzione per rinuncia o mancata comparizione

Quando l’esecuzione si conclude con un provvedimento di estinzione (mancata comparizione, rinuncia agli atti) possono esserci difficoltà nell’individuare il termine da cui far decorrere la prescrizione.

In questo caso la legge non si esprime in modo chiaro.

La Corte di Cassazione tuttavia si è espressa in un caso simile con una sentenza piuttosto importante (Cass. n. 21733/2006).

I giudici di legittimità affermano che, in caso di estinzione, il termine di prescrizione del credito decorre dalla data di deposito del provvedimento finale.

Si tratta del decreto o dell’ordinanza con cui il Giudice dichiara il termine della procedura.

Nel caso in cui la procedura esecutiva si estingua per la mancata comparizione delle parti o per rinuncia è preferibile inviare una diffida.

Tale documento dovrà essere inviato dopo l’emissione del provvedimento di estinzione.

Sebbene alcune sentenze di primo grado hanno confermato l’orientamento della Cassazione (la prescrizione decorre dal provvedimento di estinzione), permangono molti dubbi.

Infatti molti esperti di diritto ritengono che sia preferibile dottare un atteggiamento più prudente e rigoroso riguardo alla prescrizione.

Pertanto inviare una diffida in corso di esecuzione (per quanto assurdo possa sembrare) può essere una soluzione che ti farà dormire sogni tranquilli.


Conclusione

La prescrizione è un istituto giuridico che regola il limite di tempo entro il quale un diritto può essere esercitato legalmente.

La prescrizione riveste un ruolo fondamentale nel gestione dei crediti, poiché rappresenta il termine ultimo entro cui è possibile agire  per ottenere il pagamento di somme dovute.

Il decorso del tempo può agire contro il creditore se non vengono intraprese le opportune azioni legali.

Per questo motivo ti consiglio di chiedere supporto legale qualificato al fine di interrompere il decorso della prescrizione e conservare il diritto di credito.

Prescrizione - casi in cui il tuo credito è a rischio


Consulenza Legale

Se hai bisogno di un chiarimento

Freccia


Autore

Teresa Rossi

Avvocato • Credit Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzata in: Crediti • Immobiliare • Due Diligence.

Seguimi su LinkedIn.

Iscriviti al nostro Canale YouTube.

© riproduzione riservata

Iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare - copertina

Iscrizione a Ruolo del Pignoramento Immobiliare: Introduzione

Se vuoi scoprire come effettuare l’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare, sei nel posto giusto.

In questo articolo ti spiegherò tutto quello da sapere su un adempimento giudiziario molto delicato.

L’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare determina la pendenza del giudizio di esecuzione e ti permette di recuperare un credito.

Conoscere queste informazioni ti aiuterà a evitare errori e ti consentirà di gestire con maggiore consapevolezza l’iter giudiziale contro il debitore.

Ma prima di proseguire voglio fornirti alcune nozioni preliminari.

Iscrizione a Ruolo: definizione

L’iscrizione a ruolo rappresenta la fase iniziale di un procedimento giudiziario che porta al pignoramento immobiliare.

Ma cosa si intende esattamente con questo termine?

In poche parole, l’iscrizione a ruolo è il momento in cui viene formalmente avviata la procedura esecutiva per il recupero del credito da parte del creditore nei confronti del debitore.

Durante questa fase, vengono presentati tutti i documenti necessari al tribunale competente affinché si proceda con l’iscrizione del contenzioso in un registro che viene definito “ruolo”.

Dopo l’iscrizione a ruolo, il tribunale assegna un numero progressivo seguito dall’anno in cui si effettua l’iscrizione prende il nome di “numero di Registro Generale” o più semplicemente “numero di RG”.

Nel caso dei giudizi di esecuzione, il “numero di RG” si definisce “numero di RGE” (ovvero numero di Registro Generale Esecuzioni) e può essere distinto nelle seguenti categorie:

In pratica, l’iscrizione a ruolo costituisce il punto di partenza per dare avvio alle azioni legali finalizzate al pignoramento dei beni immobili del debitore.

Si tratta quindi di una tappa imprescindibile per chiunque voglia recuperare un credito insoluto attraverso un procedimento giudiziale.

Pignoramento Immobiliare: in cosa consiste

Il pignoramento immobiliare è una procedura giudiziale attraverso la quale un creditore mette all’asta i beni immobili del debitore.

In seguito, dopo l’avvio del giudizio, si procederà con la vendita forzata degli immobili appartenenti al soggetto esecutato per soddisfare il credito insoluto.

Di solito questa procedura viene attuata quando non vi sono altri beni mobili del debitore in grado di soddisfare il creditore.

In molti casi il pignoramento immobiliare rimane l’unico rimedio da utilizzare quando le altre possibilità di recupero del credito risultano infruttuose.

Il pignoramento immobiliare è un giudizio abbastanza complesso e prevede lo svolgimento di determinati adempimenti burocratici per la sua instaurazione.

Devi sapere che il pignoramento immobiliare è una soluzione piuttosto onerosa e richiede il pagamento iniziale delle spese legali (per l’attività dell’avvocato) oltre alle spese di giustizia (le tasse da versare al tribunale).

Pertanto, prima di procedere con questo strumento processuale, è importante verificare se vi sono altre possibilità di risolvere la controversia senza rivolgersi al Giudice.


Il percorso prima del Pignoramento

Iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare - percorso prima

Prima di arrivare al pignoramento immobiliare, è necessario seguire un percorso giudiziario compiendo le seguenti attività:

  1. inizialmente sarà necessario effettuare un esame dei beni immobili di proprietà del debitore;
  2. in seguito il creditore dovrà ottenere un titolo esecutivo;
  3. infine il creditore notificherà un atto di precetto prima di avviare l’esecuzione forzata.

Solo dopo aver seguito queste fasi preliminari, si può effettuare l’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare.

Vediamo nel dettaglio ogni fase.

1) Esame degli Immobili del Debitore

Quando si procede con un pignoramento immobiliare, è essenziale esaminare attentamente i beni immobili del debitore.

Questa fase è cruciale per determinare quali proprietà possano essere oggetto di esecuzione forzata.

Gli immobili del debitore vengono valutati per stabilire il valore di mercato e verificare la loro idoneità come garanzia per il recupero del credito.

Durante l’esame degli immobili, si effettua una dettagliata analisi delle proprietà possedute dal debitore, includendo case, terreni o locali commerciali.

È importante identificare correttamente ogni bene e verificarne la titolarità al fine di proseguire con successo il processo di pignoramento.

Per questo motivo è importante estrarre una visura catastale e verificare se il bene è in comproprietà con soggetti terzi.

Infatti in caso di immobile intestato a più proprietari, la valutazione di rivendita in asta sarà differente.

Affrontare con attenzione l’esame degli immobili del debitore rappresenta un passaggio significativo nel cammino verso l’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare.

Una pianificazione strategica e dettagliata in questa fase può influenzare positivamente l’esito dell’intero processo giudiziario relativo.

2) Emissione di un Titolo Esecutivo

Per ottenere un titolo esecutivo, è necessario intraprendere una serie di passaggi fondamentali nel percorso giudiziario.

Inizialmente, si deve avviare un’azione legale presso il Tribunale competente per far valere i propri diritti nei confronti del debitore inadempiente.

Successivamente, dopo aver presentato le prove e documenti necessari al Giudice, quest’ultimo emetterà un provvedimento (sentenza o decreto ingiuntivo) con cui si intima il pagamento della somma dovuta.

Questo documento conferisce al creditore il potere di procedere con l’esecuzione forzata dei beni del debitore.

Una volta ottenuto il titolo esecutivo, sarà possibile procedere con la notifica del precetto al debitore, che rappresenta l’avviso formale dell’intenzione di pignorare i suoi beni per soddisfare il credito vantato dal creditore.

3) Notifica del Precetto

La notifica del Precetto è un passaggio fondamentale nel percorso giudiziario che porta al pignoramento immobiliare.

Quando si ottiene un titolo esecutivo, come una sentenza o un decreto ingiuntivo, si può procedere con la notifica del precetto al debitore.

In particolare l’atto di precetto deve contenere:

  • la richiesta di pagamento entro un termine stabilito;
  • l’avvertimento che in caso di inadempimento da parte del debitore, si procederà con il pignoramento immobiliare.

In caso di mancato pagamento, il creditore potrà procedere con ulteriori azioni legali, tra cui il pignoramento dei beni immobili del debitore.

La corretta notifica del precetto è essenziale per garantire la validità delle successive fasi del processo esecutivo.

È importante seguire scrupolosamente le procedure previste dalla legge per evitare possibili contestazioni da parte del debitore.

Dopo la notifica del precetto si può procedere con la notifica e successiva iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare.


Iscrizione a Ruolo del Pignoramento Immobiliare: cosa fare

Iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare - cosa fare

Quando si arriva alla fase dell’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare, è importante agire con tempestività e precisione per garantire il corretto svolgimento della procedura.

La prima cosa da fare è rivolgersi ad un avvocato specializzato in materia di esecuzioni immobiliari.

Il legale dovrà guidarti attraverso ogni passaggio del processo e avrà il compito di informarti di tutte le attività da compiere.

Successivamente, sarà necessario raccogliere tutta la documentazione relativa al credito insoluto e agli immobili coinvolti nel pignoramento.

È fondamentale presentare tutti i documenti richiesti nelle forme e nei tempi previsti dalla legge per evitare ritardi o complicazioni durante l’iter giudiziario.

In seguito si dovrà procedere con la notifica del pignoramento immobiliare.

Notifica del Pignoramento Immobiliare

La notifica del Pignoramento Immobiliare ti consente di informare il debitore dell’avvio dell’esecuzione forzata.

Una volta ottenuto il titolo esecutivo e notificato il precetto, potrai avviare formalmente il processo di pignoramento.

All’interno del pignoramento immobiliare il creditore descrive l’origina del credito e intima al debitore il pagamento della somma dovuta.

Inoltre all’interno dell’atto giudiziario dovrà esserci una descrizione dei beni immobili appartenenti al debitore su cui si vuole creare il vincolo di indisponibilità.

Infine il pignoramento viene consegnato all’Ufficiale Giudiziario affinché quest’ultimo possa effettuare la notifica.

Dopo aver effettuato la notifica si può procedere con la trascrizione del pignoramento immobiliare.

Iscrizione a Ruolo del Pignoramento Immobiliare: trascrizione

La trascrizione del pignoramento immobiliare è un passaggio fondamentale nel processo di esecuzione forzata.

Essa consiste nell’iscrivere il pignoramento presso l’Ufficio del Registro Immobiliare competente, rendendo così pubblica la situazione giuridica dell’immobile soggetto a pignoramento.

Questo atto ha lo scopo di garantire che tutti gli interessati possano essere informati ufficialmente sul vincolo gravante sull’immobile.

La trascrizione conferisce al creditore una tutela maggiore nei confronti di eventuali terzi acquirenti dell’immobile pignorato.

È importante seguire scrupolosamente le procedure e i tempi previsti per la trascrizione al fine di evitare possibili contestazioni.

Un errore nella trascrizione potrebbe infatti compromettere l’esito positivo della procedura di esecuzione forzata.

Una volta effettuata la trascrizione dell’atto giudiziario si può procedere con il deposito della nota di trascrizione.

Iscrizione a Ruolo del Pignoramento Immobiliare: depositare la nota

Il deposito della nota di iscrizione a ruolo completa l’iter burocratico di instaurazione del giudizio.

La nota di iscrizione a ruolo (anche denominata con la sigla “nir”) è un documento che l’avvocato del creditore dovrà produrre per avviare l’esecuzione.

Il deposito avviene nelle forme previste dalla legge secondo le regole fissate per il “processo civile telematico”.

In sostanza i documenti verranno allegati dall’avvocato attraverso un apposito software denominato “redattore di busta telematica”.

La busta telematica viene poi inviata, tramite pec, al recapito del Tribunale competente.

Il Tribunale, dopo aver analizzato la busta telematica, creerà il fascicolo del procedimento assegnando un numero progressivo (numero di registro generale) che identifica la causa.


Conclusione

L’iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare è un passaggio fondamentale nel percorso giudiziario che porta all’esecuzione forzata dei crediti vantati dal creditore.

Attraverso una serie di fasi ben definite, come l’ottenimento del titolo esecutivo e la notifica del precetto, si arriva infine alla trascrizione del pignoramento immobiliare.

Questa procedura offre al creditore una garanzia sulla soddisfazione del proprio credito attraverso la vendita forzata dell’immobile appartenente al debitore.

È importante seguire scrupolosamente ogni passaggio previsto dalla legge per garantire il successo dell’esecuzione forzata.

In questo modo sarà possibile aumentare le probabilità di recupero e incassare il credito insoluto.

Iscrizione a ruolo del pignoramento immobiliare - lista fasi


Consulenza Legale

Se hai bisogno di un chiarimento

Freccia


Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzato in: Crediti • Contratti • Privacy • Tech.

Seguimi su LinkedIn.

Iscriviti al nostro Canale YouTube.

© riproduzione riservata

Ipoteca - regole da seguire - copertina

Iscrizione di Ipoteca: introduzione

L’iscrizione di ipoteca è un’attività che mette in crisi molti professionisti.

Le domande più comuni che mi vengono rivolte riguardano non soltanto principi giuridici ma soprattutto risvolti pratici.

Da che parte iniziare?

A chi rivolgersi?

Come garantire il proprio credito?

Che programma usare?

Come pagare le imposte?

In questo articolo risponderò a queste domande e ti spiegherò come comportarti per iscrivere ipoteca.

Ma prima di proseguire è necessario spiegarti alcune nozioni preliminari.


Che cos’è l’Ipoteca

Ipoteca - definizione articolo

L’ipoteca  è un diritto reale di garanzia che attribuisce al creditore il potere di espropriare i beni vincolati a garanzia del suo credito (art. 2808 c.c.).

Grazie a questo strumento si crea un vincolo tra il credito insoddisfatto e l’immobile che appartiene al debitore.

In questo modo in caso di pignoramento immobiliare, il creditore potrà ricevere la somma ricavata dalla vendita forzata in misura corrispondente al proprio credito (se vuoi avere maggiori informazioni su questo tema clicca su questa pagina).

L’ipoteca si iscrive in presenza di un diritto credito e quando il diritto è cristallizzato in un titolo esecutivo (nei successivi paragrafi ti spiegherò meglio cos’è un titolo esecutivo).

L’iscrizione di ipoteca si effettua sul capitale (o “sorte capitale“) e sugli “interessi” del credito.

Il Capitale (o Sorte Capitale)

Il capitale (o sorte capitale) è un termine legale utilizzato per definire la quota del credito che produce interessi.

Il termine “capitale” (o “sorte capitale“) è spesso utilizzato nell’ambito del diritto bancario e rappresenta la somma di denaro erogata che dovrà essere restituita con pagamenti periodici dal soggetto finanziato.

Ti fornisco un esempio concreto.

Un imprenditore di nome Tizio si rivolge alla Banca Alfa e chiede un finanziamento per l’importo di 100 euro.

La Banca Alfa, dopo aver valutato la solidità economica di Tizio, concederà il finanziamento di 100 euro previa sottoscrizione di un contratto di finanziamento.

Dopo l’erogazione dell’importo finanziato, Tizio si impegnerà a restituire il finanziamento concesso in 10 rate mensili.

Tuttavia l’importo che Tizio dovrà restituire alla Banca Alfa sarà maggiore di 100 euro, poiché comprenderà il “capitale” (ovvero l’importo di 100 euro) e anche gli “interessi”.

Al di fuori del diritto bancario, il “capitale” (o “sorte capitale“) costituisce la quota del debito originario su cui vengono calcolati gli interessi.

Gli Interessi

Dal punto di vista giuridico gli “interessi” rappresentano dei frutti civili del denaro, e costituiscono un compenso dovuto quando un soggetto ha goduto di una determinata somma di denaro.

Gli interessi sono una forma ricompensa finanziaria che viene pagata o guadagnata in relazione al tempo o al ritardo nel pagamento di un debito.

Le obbligazioni che implicano il pagamento di una somma di denaro sono associate a un impegno aggiuntivo, che consiste nel versamento degli interessi.

Pertanto, gli interessi costituiscono un impegno complementare rispetto all’obbligazione principale.

In ambito finanziario, gli interessi rappresentano il costo del denaro prestato (nel caso di prestiti) o i guadagni derivanti dall’investimento di capitale (nel caso di investimenti).

Dal punto di vista giuridico, sia la dottrina che la giurisprudenza, sebbene possano fornire definizioni variabili, classificano gli interessi in tre categorie pricipali in base al loro scopo:

Gli Interessi Moratori

Gli “interessi moratori” sono gli interessi dovuti a causa di un ritardo nell’adempimento di un obbligo e rappresentano una forma di risarcimento per il danno subito dal creditore a causa della perdita di benefici nel periodo di ritardo nell’ottenere la somma dovuta dal debitore.

Gli Interessi Corrispettivi

Gli “interessi corrispettivi” sono gli interessi richiesti semplicemente per il possesso di un credito in denaro liquido e già esigibile, fungendo da pagamento per l’uso del capitale da parte del debitore.

Gli Interessi Compensativi

Gli “interessi compensativi” sono gli interessi che derivano da un credito liquido, anche se non ancora esigibile, e costituiscono un compenso per l’uso di un bene che produce reddito.

Nell’iscrizione dell’ipoteca gli interessi ricoprono un ruolo molto importante, poiché consentono di aumentare legalmente l’importo del credito vantato nei confronti del debitore.


Ipoteca: le regole da seguire

Ipoteca - regole da seguire - articolo

In alcuni casi l’ipoteca è lo strumento più efficace per recuperare crediti di alto importo.

Pertanto se hai avviato una trattativa stragiudiziale contro il debitore senza ottenere il pagamento, l’iscrizione di ipoteca potrebbe consentirti di raggiungere il tuo obiettivo.

Tuttavia per non commettere errori, devi seguire alcune regole fondamentali.

Per questo motivo voglio fornirti una breve guida che ti spiega cosa devi fare per iscrivere ipoteca.

Iniziamo subito.

1) Accertati di avere un Titolo Esecutivo

Il requisito fondamentale per iscrivere ipoteca è quello di possedere un titolo esecutivo.

La legge consente l’iscrizione di ipoteca solo nel caso in cui il creditore sia in possesso di un titolo esecutivo, diversamente non sarà possibile iscrivere il privilegio nei registri immobiliari.

Un provvedimento giudiziale (sentenza o decreto ingiuntivo) diventa esecutivo quando materialmente viene rilasciato in copia attestata conforme all’originale.

Questa soluzione sostituisce la vecchia “formula esecutiva”, ovvero un timbro (apposto dalla Cancelleria o in alcuni casi da un Notaio) con cui si “comanda” agli Ufficiali Giudiziari di porta ad esecuzione il titolo (art. 475 c.p.c.).

2) Individua i beni immobili su cui iscrivere Ipoteca

Dopo esserti accertato di vantare un titolo esecutivo, dovrai individuare con precisione i beni immobili su cui andrà iscritta ipoteca.

E’ possibile scoprire se il debitore è proprietario di immobili richiedendo una visura catastale o un’ispezione ipotecaria.

La legge (art. 2810 c.c.) stabilisce che è possibile ipotecare:

1) i beni immobili che sono in commercio con le loro pertinenze;

2) l’usufrutto dei beni stessi;

3) il diritto di superficie;

4) il diritto dell’enfiteuta e quello del concedente sul fondo enfiteutico.

3) Verifica il grado di Ipoteca

Dopo aver verificato se il debitore possiede dei beni immobili, dovrai verificare se sugli immobili sono iscritte precedenti ipoteche.

Per verificare il grado di ipoteca dovrai estrarre un’ispezione ipotecaria e valutare le formalità annotate nei pubblici registri (se vuoi ricevere supporto questa attività leggi questa pagina).

In base al numero di ipoteche iscritte sui beni immobili, potrai accertare il grado di ipoteca.

Il grado di ipoteca stabilisce un ordine di prelazione dei creditori; di conseguenza il creditore che ha iscritto ipoteca per primo vanterà ipoteca di primo grado.

In base alla data di iscrizione dell’ipoteca, indicata nei pubblici registri immobiliari potrai stabilire l’ordine di prelazione del tuo credito.

4) Compila la Nota di Iscrizione Ipotecaria

L’ipoteca si iscrive attraverso la compilazione di un documento che viene denominato “nota di iscrizione ipotecaria”.

Il documento può essere compilato attraverso dei programmi in cui è necessario inserire tutti i dati catastali dell’immobile.

I software più utilizzati per la compilazione della nota sono: Nota e Unimod.

E’ possibile scaricare i programmi dal sito dell’Agenzia delle Entrate.

Il software “Nota” è stato aggiornato fino al 2006 mentre “Unimod” viene aggiornato regolarmente, divenendo oggi il programma più utilizzato dalla maggior parte delle Conservatorie italiane.

5) Inserisci nella Nota di Iscrizione anche gli Interessi

Uno degli errori più comuni quando si iscrive ipoteca è quello di non inserire in modo corretto il tasso degli interessi da applicare.

Molte sentenze della Cassazione hanno affermato che il creditore non può richiedere al debitore il pagamento degli interessi ipotecari qualora nella nota di iscrizione non sia stato inserito il tasso di interesse.

In sede di pignoramento immobiliare questo dettaglio può far nascere molte contestazioni al momento della precisazione del credito.

6) Compila il Modello F24 per il pagamento delle imposte

Dopo aver redatto la nota di iscrizione sarà necessario compilare il modello F24 per il pagamento delle imposte.

Ecco un breve elenco delle spese da sostenere:

  1. Imposta di Registro 0,50% (sia in caso di iscrizione che di cancellazione, aumentata all’1% se in atto c’è anche un riconoscimento di debito e al 3% se c’è un finanziamento) da calcolarsi sull’importo dell’ipoteca;
  2. imposta di bollo pari a circa euro 155,00;
  3. imposta ipotecaria 2% (in caso di iscrizione) e 0,50% (in caso di cancellazione) da calcolarsi sull’importo dell’ipoteca;
  4. tassa di trascrizione pari a circa euro 35,00.

7) Iscrivi l’Ipoteca nei Pubblici Registri Immobiliari

La legge prevede che l’ipoteca si iscrive nell’ufficio dei registri immobiliari del luogo in cui si trova l’immobile (art. 2827 cc).

Dopo aver pagato le imposte, potrai completare l’iscrizione recandoti presso la Conservatoria del luogo in cui è presente l’immobile.

Grazie alla digitalizzazione dei sistemi gestionali adesso è possibile richiedere l’iscrizione dell’ipoteca in via telematica.


Conclusione

Sei arrivato al termine di questo articolo.

Ti fornisco un breve riepilogo delle attività più importanti che dovrai svolgere per iscrivere ipoteca:

  1. Accertati di avere un titolo esecutivo;
  2. Individua i beni immobili su cui iscrivere ipoteca;
  3. Verifica il grado di ipoteca;
  4. Compila la nota di iscrizione ipotecaria;
  5. Inserisci nella nota di iscrizione anche gli interessi;
  6. Compila il modello F24 per il pagamento delle imposte;
  7. Iscrivi l’ipoteca nei pubblici registri immobiliari.

Ricorda che l’iscrizione di un’ipoteca su un immobile è un argomento molto delicato sul quale è facile commettere errori dovuti a inesperienza.

Per questo motivo, se vuoi iscrivere ipoteca, ti consiglio di chiedere supporto legale a un professionista specializzato in crediti ipotecari e diritto immobiliare.

Ipoteca - regole da seguire - la lista


Consulenza Legale

Se hai bisogno di un chiarimento

Freccia


Autore

Tino Crisafulli

Avvocato • Legal Advisor | Founder di Recupero Legale.

Specializzato in: Crediti • Contratti • Privacy • Tech.

Seguimi su LinkedIn.

Iscriviti al nostro Canale YouTube.

© riproduzione riservata